
“Quest’anno ho deciso di portare come gemma una foto di me bambina, quella del mio primo saggio di danza. Come si può vedere dalla mia espressione, ero davvero felice, e questa immagine rappresenta perfettamente come mi sento quando ballo. La danza è sempre stata una parte fondamentale di me, il mio posto sicuro, il luogo dove il mondo intorno smette di esistere. Fin da piccola, quando sentivo la musica, tutto diventava più chiaro; potevo chiudere gli occhi e sentire che, attraverso la danza, potevo essere me stessa, senza paura e senza giudizio. A tre anni, ricordo che dissi a mia madre che volevo fare “il ballo delle danze”. Inizialmente, era solo un modo per divertirmi e stare con le mie amiche, ma col passare del tempo è diventato il mio rifugio. Quando ero triste, ballare mi aiutava a liberarmi; quando ero felice, era il mio modo di esprimere una gioia che non riuscivo a contenere. Con il tempo, ho capito che la danza non era solo un passatempo: era il mio linguaggio segreto, quello che mi permetteva di raccontare chi ero, anche quando le parole non ci riuscivano. Negli ultimi anni, mi rendo conto di quanto sia importante nella mia vita, soprattutto quando iniziano ad accumularsi i problemi e le paranoie. Quando ballo, riesco a dimenticarmi di tutto, come se i problemi non esistano più per quel lasso di tempo. Mi ha insegnato ad ascoltare il mio cuore e a fidarmi di ciò che sento. È la mia compagnia più fedele, il posto dove tornare ogni volta che ho bisogno di ritrovarmi” (B. classe terza).


