Gemma n° 2249

“Quest’anno come gemma ho deciso di portare due momenti di quest’estate per me molto significativi. La prima foto mostra l’alba ripresa dalla spiaggia di Lignano. Quest’estate infatti io e i miei amici siamo andati a vedere l’alba alle 5 la mattina di Ferragosto in spiaggia. Abbiamo deciso proprio questa data perché in quel giorno, circa 7 anni fa, ci siamo conosciuti in quello stesso posto, l’ufficio 17 di Lignano Sabbiadoro. Vedere il sorgere del sole con degli amici che vedo solo 2 settimane all’anno data la distanza è stato un momento veramente magico e indimenticabile che porterò nel cuore.

Quest’estate ho avuto anche l’opportunità di assistere a un paio di concerti, in particolare quello di Irama. Irama da quando sono in seconda media è il mio cantante preferito è l’anno scorso sono finalmente riuscita ad andare ad un suo concerto.
La prima volta che ho ascoltato La ragazza con il cuore di latta è stata nel 2019 quando ha partecipato a Sanremo con questa canzone. Al primo ascolto mi sono stupita per il significato profondo che possiede, ma poi quando sono andata a leggere il testo parola per parola e ho cercato la vera storia che c’è dietro a questa canzone mi sono commossa. Quando l’ha cantata al concerto ho provato le stesse emozioni di quella volta, rimanendo stupita dall’intensità del brano e dal coinvolgimento emotivo che mi dà ad ogni ascolto.”
(S. classe terza).

Gemma n° 2240

“Come gemma ho deciso di portare una delle mie prime divise da basket della squadra.
Ormai gioco a basket da 11 anni, e non mi ha ancora stancato. La pallacanestro, per me, oltre ad essere uno dei modi per sfogarmi, è anche una famiglia, dove, insieme ai miei compagni di squadra, futuri e passati, rappresenteremo ed abbiamo rappresentato, oltre ad una semplice squadra, la nostra città” (L. classe prima).

Gemma n° 2210

“Nel video motivazionale che io e il mio compagno D. abbiamo deciso di portare come gemma, vediamo un omino apparentemente insoddisfatto della sua vita, prigioniero delle sue stesse cattive abitudini. Questo omino viene posto davanti a una scelta, prendere la pillola blu o la pillola rossa. La pillola blu rappresenta il bene e il successo, mentre la pillola rossa rappresenta la miseria e la mediocrità. Scegliendo la pillola blu, l’omino sarebbe in grado di cambiare la sua vita seguendo gli esempi di tutte le persone che vengono rappresentate durante il video, arrivando a sentirsi soddisfatto della vita che sta vivendo e orgoglioso degli obiettivi che ha raggiunto o che sta raggiungendo. Scegliendo la pillola rossa invece, l’omino continuerebbe a vivere la vita insoddisfatta che fin a questo momento aveva vissuto, permettendo alle cattive abitudini e ai propri vizi di prendere il controllo della sua vita, rendendolo triste e insoddisfatto.
A febbraio del 2022, io e il mio amico D. abbiamo deciso di intraprendere un percorso insieme in palestra, che durante il passare del tempo si è rivelata essere una nostra passione, nonché ormai una nostra attività quotidiana. Parlando e confrontandoci, ci siamo resi conto di esserci sentiti entrambi come l’omino all’inizio del video, ma ci siamo resi conto anche di quanto siamo migliorati entrambi grazie all’aiuto dell’altro. Ogni giorno cerchiamo di spronare l’altro a migliorare ed è anche per questo che ci siamo sentiti rappresentati da questo video, ogni giorno ci sentiamo come se dovessimo prendere una decisione importante, prendere la pillola blu e dare il meglio di noi stessi per poter migliorare, oppure prendere la pillola rossa e continuare a essere le persone che siamo ogni giorno.”
(V. e D. classe quarta).

Gemma n° 2201

“Come gemma oggi ho portato un disco del mio artista preferito: Tupac. Questo disco mi è stato regalato il giorno del mio compleanno da una mia amica molto stretta.
Ho voluto portare questo per due principali motivi: primo, perché la musica non è solo una passione per me, ma è qualcosa di veramente importante. Ascoltarla mi fa sempre sentire bene, mi ha aiutato nei brutti periodi e mi ha aiutato a trovare la luce nei momenti più bui.
Il secondo motivo è per parlare dell’amicizia. Secondo me questo è un valore di cui tutti hanno bisogno nella propria vita: secondo me un amico è il dono più grande e sono grata di avere gli amici che ho perché so di poter sempre contare su di loro” (B. classe prima).

Gemma n° 2188

“Questa volta ho deciso di portare un video per la gemma invece di un testo e un oggetto come ho fatto l’anno scorso. Ho creato un video recap del mio 2022 dei momenti in cui mi son sentita più spensierata e felice e che ho potuto condividere con gli amici che mi hanno aiutato tanto e che sono stati al mio fianco durante quest’anno particolarmente difficile” (E. classe quarta).

Gemma n° 2178

“Ho scelto di portare come gemma questo portachiavi che mi ha regalato il mio migliore amico una volta tornato da New York. Ha scelto di portarmelo non con la “A” ma con la lettera “G”  l’iniziale del nome con cui mi soprannomina sempre. Non ho portato questo portachiavi per l’oggetto in sé, che è sì un bellissimo regalo, ma per la persona che me lo ha regalato, appunto, il mio migliore amico, che anche oltremare si è ricordato di me. Con questo mi collego al motivo per cui ho portato quest’oggetto ovvero l’amicizia tra maschio e femmina; secondo me è importante avere un migliore amico maschio che a volte la pensa diversamente, che guarda le cose da un altro punto di vista e che certe volte, anche se non lo dimostra, potrebbe tenere a te più di quanto tu lo pensi” (A. classe prima).

Gemma n° 2167

“Ho scelto di portare questo braccialetto come gemma perché mi è stato regalato quest’estate da una bambina che frequentava l’oratorio estivo in cui sono animatrice ed è diventato molto importante per me. Mi ricorda l’estate e il tempo passato con i bambini e i miei amici” (M. classe terza).

Gemma n° 2130

“Ho scelto di portare R., un mio amico. Lo conosco da quando ho un anno e l’ho sempre considerato un fratello che mi è stato accanto anche nei momenti più difficili. Noi due siamo molto uniti, abbiamo 11 anni di differenza e ci vogliamo un bene immenso. Fin da piccola lui è sempre stato la mia roccia, la persona su cui poter contare sempre. Ogni estate con le nostre famiglie più un’altra andavamo in vacanza insieme. Nell’estate del 21, mentre eravamo in vacanza, io ricevetti la notizia che una mia amica non c’era più e stetti male per parecchi giorni. Ogni sera andavo sulla terrazza della casa che avevamo affittato e mi mettevo a guardare il cielo e tutte le stelle pensando a lei; passavo i giorni a guardare le nostre foto fatte insieme e le nostre conversazioni. Stavo molto male, cercavo di allontanare tutti da me, tutti tranne R. che mi è stato vicino e cercava di distrarmi. Poi lui si è arruolato in aeronautica militare: all’inizio ci vedevamo abbastanza spesso, ma ora lo vedrò di meno perché è andato negli Stati Uniti. Spero di vederlo presto perché mi manca” (I. classe prima).

Gemma n° 2084

“Come gemma quest’anno ho deciso di portare questo peluche a forma di orca, che si trova in camera mia sopra la libreria; agli occhi degli altri probabilmente potrà sembrare una cosa stupida o infantile ma per me ha un significato importante.
Questo oggetto l’ho ricevuto durante l’ultima sera che ho passato con i miei amici di R. prima di trasferirmi qui in Friuli.
Quella sera c’erano le giostre ma io ero comunque abbastanza triste perché il giorno dopo sarei partita e non li avrei più rivisti per un bel po’ di tempo, e sapevo che sarebbe stato difficile per me allontanarmi da loro visto che erano persone a cui volevo bene e con cui uscivo molto frequentemente.

Verso fine serata, quando era quasi arrivato il momento di tornare a casa, mi misi a piangere. Un mio amico di nome G., ad un certo punto, si allontanò dal gruppo e per risollevarmi un po’ il morale andò ad uno stand, quello in cui devi prendere i cigni con l’asta. E’ stato lì per una mezz’ora e alla fine ha vinto questo peluche e me l’ha regalato, poi ognuno dei miei amici ha scritto la sua iniziale sull’etichetta. Per questo motivo il pupazzo è molto importante per me, perché è un bellissimo regalo che mi hanno fatto i miei amici e ogni volta che lo vedo penso a loro” (R. classe quarta).

Gemma n° 2074

“Ho deciso di portare come gemma una foto di mio fratello. Ho scelto lui perché, oltre ad essere mio fratello, è anche il mio migliore amico. Noi non ci diciamo segreti o cose che normalmente si dicono i migliori amici, ma so che per me ci sarà sempre e posso sempre contare su di lui” (B. classe prima).

Gemma n° 2066

“Ho scelto questa foto perché mi ricorda quest’ultima estate. Era un momento felice assieme ai miei amici, avevo appena imparato a giocare a poker e stavo perdendo di brutto, ma perlomeno mi stavo divertendo.
Nonostante questa foto sia stata scattata i primi di settembre, è un ricordo della “vecchia” me, che in veramente pochi mesi/settimane è cambiata in meglio per quanto riguarda idee e pensieri” (F. classe seconda).

Gemma n° 2041

“Questa foto è davvero molto importante per me. Nella foto ci siamo io, la mia migliore amica L., F., A., V. e G. È stata scattata nel giugno del 2010 e io non riesco davvero a credere che siano passati dodici anni.
Questa foto mi provoca sempre tanta nostalgia del passato perché rappresenta perfettamente quando eravamo tutti felici e spensierati. Ormai di questa foto (che è anche molto rovinata) rimane poco: la casetta in cui siamo messi è stata regalata ad un asilo, in quanto a noi ragazzi, ci vediamo solo una volta all’anno per 3 giorni e non più per un’estate intera. 
I miei amici  infatti vivono a Milano e l’unica occasione per vederci è il compleanno di loro nonno a ferragosto, che per me è una data molto importante. 
Il mio desiderio per il futuro è di poter restare uniti, rivederci e ricordarci tutte le avventure che abbiamo vissuto insieme, che per me sono i ricordi più belli” (E. classe seconda)

Gemma n° 1982

“La mia gemma è un collage di fotografie. Ci sono: i nonni, i genitori della mia mamma; alcuni amici, uno dei quali non c’è più purtroppo; io, mia mamma e mia sorella; C. e V.; i miei amici più stretti nel giorno del mio compleanno. Loro sono le mie ancore, le persone che mi tengono salda e mi impediscono di finire in balia delle cose che mi toccano personalmente. Ho sentito di portare questa gemma in questo momento perché non è un momento molto buono per la mia famiglia, stiamo attraversando un periodo difficile e queste persone mi stanno tenendo più salda che mai. Devo veramente molto a tutti loro perché mi danno veramente tanta forza e forse non sanno neanche loro quanta me ne diano. Provo per loro un grandissimo senso di gratitudine, mi sento fortunata e anche se qualcuno di loro non c’è più lo sento comunque molto vicino. Penso anche che siano le uniche persone che riescono a sopportarmi e starmi dietro nonostante i miei sbalzi d’umore. Un paio di volte fa la mia psicologa mi ha fatto riflettere sulla frase “la forza del lupo sta nel branco”: credo che la forza dell’individuo stia nel gruppo delle persone che lo circonda e questo è il gruppo che circonda me”.

Mi soffermo sulle ultime parole di S. (classe quarta), quelle della citazione di Rudyard Kipling sul lupo. La frase de Il libro della giungla nella sua completezza recita però così “La forza del lupo è il branco, e la forza del branco è il lupo”. E la cosa mi piace alquanto. Il gruppo è molto importante, ma lo è anche il contributo del singolo al gruppo. Il gruppo è sicuramente una forza per il singolo, ma non può esistere senza singoli. Si tratta di un rapporto di reciprocità da sottolineare.

Gemma n° 1966

“Ho deciso di portare questa foto perché mi ricorda un momento piacevole passato con alcuni miei amici; si tratta di una specie di gita fatta a Venezia durante il Carnevale. Ho semplicemente trascorso del tempo piacevole con loro e non li vedo da un po’”.

Nella loro semplicità, le gemme sugli amici, come questa di E. (classe terza), si portano dietro la grande verità della diversità del tempo. Un’ora è un’ora, sono sempre 60 i minuti che passano. Eppure il tempo dell’amicizia ha un valore differente da altri tempi. Scriveva Herman Hesse: Troppo spesso togliamo tempo ai nostri amici per dedicarlo ai nostri nemici.

Gemma n° 1957

“Ho pensato tanto a cosa portare come gemma perché ci sono tante cose che si possono portare, però più che portare qualcosa di materiale ho pensato a cosa è più importante per me in questo momento ed è la compagnia. Ho quindi deciso di portare tutte le persone a cui voglio bene: tutti i miei amici, la mia famiglia. E’ una gemma molto semplice ma penso che la compagnia sia qualcosa che ti aiuta e a me ha aiutato tanto, soprattutto l’anno scorso. Dalla passata estate in poi ho visto proprio un cambiamento perché ho conosciuto tante nuove persone; la cosa bella è che oltre a conoscerle è sapere di averle vicino. Non mi sento più sola e ringrazio tutte le persone che mi sono vicine ogni giorno”.

Mentre M. (classe quarta) presentava la sua gemma ho immediatamente deciso che le avrei dato una colonna sonora: una vecchia canzone di Lucio Battisti, interpretata poi da Vasco Rossi. Titolo? La compagnia.
Mi sono alzato, mi son vestito e sono uscito solo solo per la strada
Ho camminato a lungo senza meta finché ho sentito cantare in un bar
Canzoni e fumo ed allegria, io ti ringrazio sconosciuta compagnia
Non so nemmeno chi è stato a darmi un fiore
Ma so che sento più caldo il mio cuor
So che sento più caldo il mio cuor
Felicità, ti ho perso ieri ed oggi ti ritrovo già
Tristezza va, una canzone il tuo posto prenderà
Abbiam bevuto e poi ballato, è mai possibile che ti abbia già scordato?
Eppure ieri morivo di dolore ed oggi canta di nuovo il mio cuor
Felicità ti ho perso ieri ed oggi ti ritrovo già
Tristezza va, una canzone il tuo posto prenderà

Gemma n° 1946

“Ho deciso di portare il video preferito di tutta la mia galleria, è quello del mio diciottesimo compleanno. E’ stata una giornata molto bella per me e per le mie amiche: ci siamo preparate tantissimo prima ed è stato un momento molto emozionante. Lì c’erano tutte le persone più importanti per me: i miei amici, la mia famiglia, il mio fidanzato. Ogni volta che lo riguardo mi ricordo del bel momento passato insieme e anche la canzone in sottofondo è molto significativa.”

Stephen Littleworld ha scritto una cosa che commenta bene la gemma di C. (classe quinta): “Il compleanno è solo un giorno in più di tutti i giorni che verranno, ma diventa un ricordo speciale se trascorso con chi si ama. Ciò che rende speciale un compleanno non è la data in sé, ma l’amore che si è seminato negli anni, raccolto attraverso le attenzioni e sorrisi di chi ci sta accanto.”

Gemma n° 1879

“Ho portato Amici di Massimo Pericolo: me l’ha fatta scoprire un mio amico quest’estate e quindi mi ricorda quello che abbiamo fatto io e lui”.

Così ha motivato la sua scelta T. (classe prima). Prendo da Wegather un interessante commento al pezzo:
“Amici” è l’ultima traccia dell’album “Scialla Semper” di Massimo Pericolo, pubblicato nel 2019. Racconta di una festa e, da come si può intuire dal titolo, dei suoi più cari amici. All’inizio della canzone lo vediamo un po’ riluttante ad andare a questa festa. Capiamo quanto ne sia interessato: “anche se insistono non ci vengo alla festa di questo neanche fosse la festa di Cristo e poi no”. Però alla fine cede alle insistenze degli amici, che lo accompagnano in macchina. Qui cambia lo scenario. Infatti ci troviamo in viaggio per le strade di provincia. Tra un bicchiere e l’altro, Massimo Pericolo inizia a pensare alle cose che gli erano mancate quando era dentro e soprattutto alle cose che gli erano mancate quand’era bambino: “e ‘sto borghese ha una villa solo per vacanza, io che sognavo soltanto una stanza”.
Ritorna continuamente il tema degli amici, com’è ovvio. Però qui son considerati come un’ancora di salvezza e, cosa ancor più importante, solo con loro lui riesce a svuotare la mente dai pensieri opprimenti. Si sente tanto felice che sarebbe disposto a morire anche in quel momento, perché non ha mai provato con nessun altro la spensieratezza che, invece, è sempre presente quand’è con i suoi amici. Questo sentirsi parte considerata e apprezzata di un gruppo e il gridarlo a squarciagola nella sua canzone fa saltare ancor di più all’occhio la differenza che c’è tra i suoi due mondi: gli amici e la società.
Sarebbe interessante soffermarsi su alcune frasi della canzone che, a mio parere, sono molto efficaci e dirette, da cui possiamo capire qualcosa della sua vita. La prima frase che mi ha fatto riflettere è “Con la sensazione di essere un peso”, a inizio canzone. Da queste semplici, comuni, strautilizzate parole capiamo già a primo impatto che Massimo Pericolo non è così contento all’inizio di farsi venire a prendere in macchina dai suoi amici. Pensa che in qualche modo per loro possa essere un fastidio passare a prenderlo. Però questo momento un po’ malinconico va via subito e ce ne accorgiamo quando dice “Ma dai, siamo amici da un secolo”. Considerando questo si rasserena, perché gli amici di una vita mai potrebbero ritenerti un peso.
Un’altra frase è “Io che sognavo soltanto una stanza”. La comprendiamo maggiormente se accostiamo a questa altre frasi come “Noi uniti da sempre dai sogni, senza soldi né grandi bisogni” e “Chi senza la tipa chi senza il papà”. Ecco, qui sta racchiudendo in due parole tutto il suo trascorso: vedendo una villa durante il viaggio per andare alla festa, gli viene in mente che, a differenza del proprietario di quella bella casa, lui non poteva permettersi di avere una camera tutta per sé, ma doveva condividerla con sua madre. Poi, ripensando ai momenti, anni addietro, passati con gli amici, fa riferimento ai soldi che mancavano e allude, infine, all’assenza del padre e/o di un modello maschile da seguire.
Inoltre quando dice “E non mi ero mai sentito così, come se nessuno c’ha tutto e io sì”, afferma nel presente, con ancora più decisione, la contentezza che prova con gli amici rispetto ai momenti in cui la tristezza era solita a impadronirsi di lui.
Il divario che c’è tra il mondo degli amici e quello della società è talmente ampio che l’uno si contrappone all’altro, “Che questo vedere più chiare le cose andrà via con la notte, accecato dal sole”. Dove la società in generale è abituata a considerare e valutare le cose alla luce del sole, lui e i suoi amici riescono a farlo solamente sotto la luce della luna, cioè in una maniera completamente opposta e assolutamente inconciliabile alla prima.
Questa avversione e ostilità nei confronti della società si può molto probabilmente ricondurre alla difficile adolescenza e al ruolo quasi totalmente assente di figure familiari, eccetto i nonni, come lui stesso ammette in quasi tutti i suoi brani. In 7 Miliardi lo vediamo mentre sfoga tutta la sua rabbia, esprimendo tutti i suoi pensieri e le sue critiche verso la società, portandole all’eccesso. Invece in Amici si concentra sull’altro mondo, quello che preferisce, quello che lo aiuta e accoglie, lasciando da parte quello che lo ha respinto e da cui non può trarre alcuna utilità.
In questa canzone, che racconta un pezzo felice di vita, avviene la completa sostituzione degli amici alla famiglia. Infatti gli amici per Massimo Pericolo non sono solo come una seconda famiglia ma diventano la vera e propria famiglia che non ha mai avuto. Amici è un monito a non abbattersi mai di fronte alle sconfitte della vita, ma a trovare sempre il modo di superare le difficoltà e soprattutto “Noi non faremo l’errore come fanno le altre persone di far sempre la scelta più giusta invece di quella migliore”.

Gemma n° 1849

“Ho portato questa foto di un tramonto: l’ho scattata alla fine di agosto. Ricordo una bellissima giornata passata con i miei amici a Lignano, senza mai usare il telefono, in pieno relax e senza pensare a nulla. Fare foto ai tramonti mi piace molto, mi rilassa per i colori. Ho infatti scattato la seconda foto da casa mia: viola, violetto chiaro, rosa…”

Anche io, come S. (classe quarta), amo fotografare i tramonti. E pure le albe. Sicuramente per i colori, soprattutto in inverno, ma anche per il silenzio (l’alba in particolare). E anche per un altro motivo: sono momenti che, pur tentando di fare miei attraverso la macchina fotografica, non posso pretendere di possedere in quanto appartengono a tutti. E il bello è che domani ci saranno di nuovo.

Gemma n° 1796

Fonte immagine Friuli Oggi

“Come gemma ho deciso di portare un luogo, ossia Viale Ledra. Può sembrare una semplice via, ma per me è molto altro. È uno tra i pochi luoghi in cui posso stare con i miei amici al di fuori della scuola. È un po’ il posto in cui la parte più scherzosa di me esce fuori e la condivido con le persone che non giudicano le mie stranezze. Qui riesco a ridere, scherzare e stare bene, essere felice”.

Questa la gemma di R. (classe seconda). Emerge spesso, non solo nelle gemme, anche nelle discussioni in classe, il fastidio dell’essere giudicati dagli altri; Carl Gustav Jung diceva “Pensare è difficile. Per questo la maggior parte della gente giudica”.

Turoldo, poeta degli ultimi

Fonte

Il 6 febbraio 1992 si concludeva a Milano l’esperienza terrena di David Maria Turoldo, teologo, poeta, profeta friulano. La scorsa settimana, nel giorno dell’anniversario, l’Aula Magna del mio liceo ha ospitato l’Associazione culturale Padre David Maria Turoldo.

La Dirigente Gabriella Zanocco ha salutato così i presenti: “Come scuola ci sentiamo veramente e sinceramente onorati per aver potuto offrire a voi l’occasione di vivere questo incontro. Non siamo di fronte ad una conferenza tradizionale o a quelle a cui siamo tradizionalmente abituati, dove si dicono delle cose che hanno una ricaduta più o meno interessante, più o meno didattica. Il tema di questa conferenza che si incentra su un uomo particolare vuole portare tutti noi e tutti voi a una riflessione profonda, a ragionare cosa significhi l’umanità e vivere profondamente l’umanità. Sono parole che hanno un loro peso forte e io credo che oggi, in questo momento storico abbiano un peso maggiore che in altri momenti. Che cos’è l’umanità? Cosa significa? Quando andavo a scuola mi hanno insegnato che le parole accentate sono parole astratte. Umanità è una parola accentata, ma non c’è niente di più concreto, se noi guardiamo al significato di questo termine e lo rapportiamo alla storia in generale, non soltanto alla storia di oggi, ma a tutto l’arco storico dell’umanità stessa. Allora una riflessione su padre Turoldo fatta oggi, anniversario della sua morte, credo che debba essere fatta e debba essere fatta soprattutto con i ragazzi, con l’umanità del futuro, con l’umanità che viene chiamata a essere direttiva nel futuro. Dove ci portano certe scelte e quali valori devono essere per noi irrinunciabili? Grazie per le riflessioni che verranno fatte oggi ma soprattutto grazie per le riflessioni che dovremo noi tutti fare domani”.

La Direttrice del Comitato Scientifico dell’Associazione, Raffaella Beano, ha introdotto quindi la figura di padre Davide e la visione di un filmato. Ha quindi invitato a prendere la parola Ermes Ronchi, friulano, anche lui teologo dell’ordine dei Servi di Maria e amico di padre Davide.

“Sono molto emozionato di essere davanti a tanti bei volti, a tanti begli occhi perché è in questa bellezza che riposa la speranza di noi che abbiamo già navigato.
Quando padre David arrivava nella mia casa natia a Racchiuso di solito era sera e arrivava sempre con degli amici, mai da solo: aveva un bisogno fisico di avere degli amici attorno. Arrivava e iniziava dal fondo del lungo cortile che porta alla casa – era già sera, i contadini vanno a letto presto, le luci spente, ma a lui non importava: quando arrivava in un posto diceva “Adesso, chi andiamo a tirar giù dal letto?” – a dire “Mariute, atu alc di mangjâ?”. Scendevano il papà e la mamma; il papà scendeva in cantina a prendere un salame perché era quello che lui desiderava e poi lui lo preparava, preparava le fette, tagliava la cipolla, il salame con l’aceto, il salam cun l’asêt, il fast-food contadino, era il nostro McDonald’s. Quando c’era urgenza, fretta, fame e voglia di stare insieme con semplicità il papà correva con i boccali del merlot dalla cantina. Ogni incontro con lui era un evento, diventava un evento di cui poi si parlava a lungo perché uscivi arricchito da ogni incontro con lui…
E’ stato uno degli uomini dell’Italia di quegli anni che più è ricordato. Perché? Perché era un poeta ed un profeta, questa la sua forza: la poesia e la profezia. Apparteneva alla gente di questa nostra terra, ma aveva le finestre aperte ai grandi venti della storia. Ben radicato, amava il suo Friuli, ma aperto a tutti i movimenti. Nella sua chiesa di Fontanelle arrivava gente da tutta Europa ed era diventato il laboratorio liturgico più importante del mondo in quell’epoca del post Concilio. Non solo dall’Europa, ma da tutti i movimenti popolari, dall’America Latina, che allora gemeva sotto le dittature militari, arrivava gente perseguitata, arrivavano profughi e lui li accoglieva. La sua casa era un crogiolo di storia e di futuro.
A incontrarlo ti colpiva subito, da un lato la sua forza contadina, le grandi mani, la sua imponenza e irruenza da antico guerriero vichingo (Turoldo è un  nome vichingo, un nome normanno che dice e tradisce la sua origine e anche la sua fisicità), dall’altro i suoi occhi che si commuovevano, occhi infantili e chiari, contrasto tra quella voce profonda, da cattedrale o da deserto, e l’invincibile sorriso degli occhi azzurri. Figlio di questa nostra terra friulana, scriveva, “dove gli occhi di tutti diventano azzurri a forza di guardare”.
Il suo nome da ragazzo era Bepo, Bepo rôs, rosso, il soprannome che gli davano i compagni per i capelli rossi, che poi con l’età sono diventati di un biondo meno inquietante. Io conservo di lui trent’anni di amicizia, trent’anni in cui è stato il mio riferimento, l’amico. Ho subito da parte sua una seduzione di lungo corso e che continua dopo tanti anni dalla morte con la brezza dell’amicizia e il vento impetuoso che scuote ancora, brezza e uragano insieme; lui era così, era dolce e combattivo. Aveva un grandissimo amore per la vita che mi colpiva sempre, era amore per l’uomo, per gli amici, per la festa, l’incantamento che provava davanti alla natura, ad un fiore sul muro, la gioia concreta del buon vino bevuto con gli amici. Ricordo le partite a scopone scientifico la domenica sera a Fontanelle, finite tutte le celebrazioni, con gli amici; erano quattro amici, sempre coppie fisse, e le risate e i pugni battuti sul tavolo per una giocata sbagliata e poi le notti a ragionare insieme di poesia e di Dio. Mi ha insegnato ad amare con la stessa intensità il cielo e la terra, questa era la sua grande caratteristica. E, come diceva la Dirigente prima, la caratteristica di Turoldo si trova nelle sue parole: “Guardate che il criterio fondamentale per decidere le vostre scelte, è questo: scegliete sempre l’umano contro il disumano”. Questo è importantissimo soprattutto oggi, in cui viene avanti il disumano ragionevole: si ammantano scelte disumane di ragionevolezza, si truccano di bene comune o di difesa del bene comune scelte disumane. Su questo è necessario per tutti noi vegliare.
Che cosa lo fa essere così vivo? La poesia e la profezia, e poi questa insurrezione di libertà; ci ha contagiato di libertà, di sogni e della passione per Dio. Il mondo, per lui, si divideva non tanto fra poveri e ricchi, no, c’era qualcosa di più profondo… lui diceva “Il mondo si divide tra i sottomessi, i sotans, e i ribelli per amore”, così si chiamavano gli uomini della resistenza a Milano. Ecco, lui era, con tutto se stesso, un ribelle per amore. Aveva quella doppia beatitudine segreta, non scritta nel Vangelo, ma scritta dal dito di Dio nella vita di tanti… aveva due beatitudini: quella degli uomini liberi – beati gli uomini liberi e le donne libere, beato l’uomo e felice la donna che ha sentieri nel cuore, strade di libertà – e quella degli oppositori – beato chi sa opporsi al mare, beati coloro che hanno il coraggio dell’opposizione all’ingiustizia, all’indifferenza, allo spirito di sconfitta. Credo che questa opposizione all’ingiustizia sia estremamente importante; se vedi una situazione di ingiustizia e non ti schieri, allora tu ti metti dalla parte dell’oppressore, non ci sono alternative. Lui si opponeva per ubbidienza all’umano, e per ubbidienza alla parola di Dio. Si opponeva a tutto ciò che umilia, emargina, crocifigge, sottomette, ciò che chiude; si opponeva con la parola, con la radio, coi giornali, con i libri. In difesa dei poveri la sua voce diventava un ruggito, il ruggito di un leone. Sapendo che la caratteristica dei profeti, la garanzia della profezia è la persecuzione, lui è anche stato perseguitato.
In lui c’era una sorta di spiritualità friulana, se così si può dire che consisteva in questo:

  1. la terra: “la terra è l’immagine di mia madre” oppure “mia madre è l’immagine di questa mia terra”. “Guardavo da ragazzo il volto della Madonna addolorata e il volto di mia madre e non sapevo distinguere l’una dall’altra, si confondevano”. Tre unità fuse tra loro: la terra, la madre, la Madonna;
  2. la gente: la sua spiritualità era quella della gente lavoratrice, povera e di cuore, gente di emigrazioni, ma anche un popolo cantore. Davide amava le villotte, quest canti popolari teneri e forti che terminano però sempre in maggiore, in speranza;
  3. il paese: l’eredità friulana di Davide non è la città o la cittadine, ma sempre il paese, luogo di relazioni, di legami, di radici antiche. Coderno è stato l’elemento fondante della sua spiritualità friulana;
  4. l’essenzialità: poca polvere. Quando io dovevo cominciare a predicare mio papà mi diceva “Pocjis e che si tocjin”, poche parole e concrete. E lui era così: essenziale e concreto. Tutti i profeti hanno un linguaggio franco diretto, un linguaggio che non gira attorno alle cose, che tocca anche le parole degli argomenti più difficili;
  5. il senso di libertà: il senso di libertà e di autonomia che la nostra gente custodisce dai secoli del Patriarcato, senso di diffidenza istintiva davanti a ogni potente, davanti a ogni arroganza

Ecco, se noi potessimo cogliere ancora qualcosa di tutto questo penso che il vero conformarsi, il vero suffragio, lui scrive… “è conformare le nostre azioni ai forti esempi”. Lui è un forte esempio cui conformare le nostre azioni”.

A questo è seguita la visione di alcuni spezzoni del film “Gli ultimi” commentati da padre Ermes (sarà oggetto di un altro post…).

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