Ve lo ricordate Boko Haram?

Sono passati 10 anni, proprio adesso. Sto scrivendo al pc e la campana del mio paese ha appena dato il rintocco dell’01:00. Le finestre sono aperte dopo questa calda e anomala giornata di aprile. Esattamente 10 anni fa, succedeva quello che racconta questo articolo de IlPost.“Nella notte tra il 14 e il 15 aprile del 2014, dieci anni fa, alcuni miliziani del gruppo islamista e terrorista Boko Haram fecero irruzione in una scuola secondaria di Chibok, città a maggioranza cristiana nel nord-est della Nigeria, e rapirono 276 studentesse tra i 16 e i 18 anni. Alcune di loro riuscirono a scappare lanciandosi giù dai furgoni su cui erano state caricate, altre furono liberate negli anni successivi in varie operazioni dell’esercito nigeriano, in cambio di grossi riscatti. Di un centinaio di loro si sono perse le tracce.
Il rapimento delle studentesse di Chibok ebbe un’enorme risonanza anche fuori dalla Nigeria. Fu raccontato in documentari, libri e fu oggetto di molte manifestazioni. Nacque anche un movimento, chiamato Bringbackourgirls (“Ridateci le nostre ragazze”), che ancora oggi chiede di trovare e liberare le studentesse disperse.
Il rapimento di Chibok è diventato un po’ il simbolo di un problema che in Nigeria esiste ancora oggi: i rapimenti di massa continuano a essere frequenti, attuati con modalità simili a quelle di Chibok, sia da gruppi terroristici che da gruppi criminali comuni, e i vari governi non sono mai stati in grado di gestirli.
Il 14 aprile del 2014 i miliziani raggiunsero la scuola a bordo di furgoni. A Chibok, dove vivono circa 66mila persone, c’erano già stati attacchi di Boko Haram, e nelle ore precedenti al rapimento in città erano già circolate voci sull’arrivo del gruppo, per via di alcune telefonate di residenti di città vicine che avevano visto un convoglio di furgoni dirigersi verso Chibok.
Una volta raggiunta la scuola, i miliziani fecero irruzione al suo interno. Nonostante gli attacchi precedenti, la città non era dotata di un’adeguata sicurezza. Una quindicina di soldati lì presenti si scontrarono coi miliziani e cercarono di fermarli: gli scontri durarono circa un’ora, ma non arrivarono rinforzi. I miliziani di Boko Haram erano di più e più armati: uccisero alcuni soldati e iniziarono a rapire le studentesse, minacciandole di morte se non li avessero seguiti, e a caricarle sui furgoni. Poi diedero fuoco alla scuola.
Una volta terminato il rapimento, il convoglio di furgoni si diresse verso la foresta Sambisa, un’enorme area che si estende per oltre 500 chilometri quadrati e che è considerato da tempo un nascondiglio e luogo di addestramento dei miliziani di Boko Haram. L’operazione durò in tutto cinque ore. Le studentesse che riuscirono a lanciarsi giù dai furgoni e a scappare furono una cinquantina. Nei giorni successivi alcuni familiari delle altre si unirono e si addentrarono nella foresta, a bordo di moto e con armi artigianali, senza successo.
Il rapimento suscitò reazioni molto intense da parte dell’opinione pubblica nigeriana e non solo: il fatto che un gruppo di terroristi potesse agire quasi indisturbato, rapendo quasi 300 persone all’interno di una città, bruciando una scuola e scappando, divenne l’esempio della grave inadeguatezza delle istituzioni, e di come gruppi criminali e terroristici potessero sfruttarla per rafforzarsi. Nei mesi successivi, inoltre, organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International accusarono l’esercito nigeriano di essere stato a conoscenza del pericolo di quel rapimento e di non aver fatto nulla per evitarlo.
Le autorità locali promisero di impiegare tutte le risorse umane e materiali necessarie al ritrovamento e alla liberazione delle studentesse, ma ci vollero tre anni per ottenere le prime liberazioni. Con uno scambio di prigionieri organizzato dal governo nigeriano, a maggio del 2017 furono liberate 82 studentesse. Oltre allo scambio di prigionieri il governo nigeriano pagò un riscatto dell’equivalente di 3 milioni di euro: la cifra dell’importo fu rivelata con una lunga inchiesta del Wall Street Journal, di fatto il primo resoconto dettagliato di come si fosse arrivati alla liberazione di gran parte delle studentesse rapite.
Con la liberazione delle studentesse arrivarono anche i primi racconti sulla prigionia: alcune ragazze raccontarono di conversioni forzate all’Islam, di matrimoni forzati con miliziani di Boko Haram e del fatto che chi si rifiutò fu costretta a violenze e lavori forzati. Alcune studentesse morirono di parto, altre durante attacchi compiuti dall’esercito nigeriano contro Boko Haram.
Negli anni successivi furono liberate alcune altre studentesse, diventate ormai adulte, ma di molte altre non si ebbero più notizie. L’interesse dell’opinione pubblica andò scemando, e si diffusero anche teorie del complotto secondo cui il rapimento di Chibok non sarebbe in realtà mai avvenuto e sarebbe stato inventato per fini politici.
I rapimenti sono continuati anche negli anni successivi, sia da parte di gruppi terroristici che da parte di criminali comuni. Quelli compiuti nelle scuole sono stati i più frequenti: scuole e collegi si trovano molto spesso in luoghi isolati e fuori dai centri cittadini, in punti in cui la sicurezza è ancora più precaria o assente che in città. Rapire gruppi numerosi di studenti, bambini o adolescenti rende anche più facile l’ottenimento di un riscatto, per la pressione dei media nazionali e internazionali e dell’opinione pubblica nigeriana per la loro liberazione.
Secondo l’organizzazione Save the Children, dal 2014 a oggi sono stati rapiti circa 1.600 studenti e studentesse solo nel nord del paese, area in cui tendono a essere più attivi gruppi radicali islamisti come Boko Haram. Solo il mese scorso, in tre diverse operazioni, sono stati rapiti oltre 300 studenti.
I governi che si sono succeduti finora in Nigeria non solo non sono stati in grado di gestire questi problemi, ma a volte ne hanno a loro volta approfittato per arricchirsi. In passato i flussi di denaro per i riscatti sono stati anche un’occasione di guadagno per funzionari pubblici di medio livello, che nei casi in cui il governo gestiva i negoziati con i rapitori hanno iniziato a trattenere parte della somma destinata a liberare gli ostaggi.
Nel corso degli anni sono stati avviati vari progetti, come il Safe Schools Initiative, promosso dalle Nazioni Unite per rafforzare la sicurezza attorno alle scuole, e la cui realizzazione è stata ostacolata da vari problemi, tra cui la corruzione dei politici locali e la stessa instabilità politica del paese. I rapimenti di massa sono però diminuiti dal 2022, quando il governo ha approvato una legge che rende illegale pagare i riscatti e ha reso i rapimenti punibili con la pena di morte nel caso in cui le persone rapite muoiano.”

Gemma n° 2493

“Il 13 Giugno 2023 mi viene detto che sono stata bocciata.
Ovviamente non è stato un fulmine a ciel sereno, lo sapevo da un po’ che sarebbe andata così, ma ciò non significa che l’abbia presa bene. Mi ricordo perfettamente com’è andata: c’era un sole caldo e splendente e facevo l’animatrice al centro estivo, una delle mie attività preferite.
Avevo la squadra blu, composta da bambini dai 6 agli 8 anni.
Quel giorno S., che nonostante i suoi 7 anni aveva una vita troppo travagliata, mi disse: “Maestra S., sei diventata la mia maestra preferita!”.
G., G. e C., di 9 anni e appassionate di ginnastica artistica, mi chiesero di guardarle mentre facevano un balletto che avevano creato da sole.
G., 8 anni e con una gamba rotta mentre andava in bici, si sedette accanto a me e mi raccontò tutto quello che sapeva sugli antichi egizi.
M., 18 anni e la mia migliore amica da 5, mi chiese di andare a mangiare al Mc.
D., 19 anni e il mio posto di pace, mi disse che amava il mio sorriso.
Era una giornata perfetta.
Mentre salutavo i genitori che venivano a prendere i loro figli, vidi la macchina dei miei avvicinarsi, cosa strana considerando che tornavo a casa sempre da sola.
Forse dovevano passare di lì e avevano pensato di venirmi a prendere?
Salii in macchina e mio padre mi chiese com’era andata, ma prima che potessi rispondere, mia madre disse: “Ha chiamato la prof, quest’anno rimani in quarta”. Dissi solo “Vabbè, tanto lo sapevamo tutti”.
Entrai a casa e non ebbi neanche il tempo di spogliarmi per fare la doccia che scoppiai a piangere. Un pianto estremamente esagerato per essere una notizia che già sapevo sarebbe arrivata.
Ma non ero triste per il fatto di dover ripetere l’anno, ero triste perché avevo preso coscienza che sarei rimasta un anno indietro, che non sarei più stata nella classe migliore che mi sia mai capitata. Non avrei più sentito le interrogazioni assurdamente divertenti di Cod, non avrei più riso con Terra ricordando la nostra esperienza come compagne di stanza, non avrei mai più detto “buongiorno raggi di sole!” appena entrata in classe.
Era come se avessi perso parte di me stessa.
Ora, so perfettamente che ci sono cose ben peggiori nella vita, ma il dolore che sentivo era una miscela di nostalgia, di paura e di incertezza per il futuro. Non sapevo cosa mi avrebbe riservato l’anno successivo, se sarei riuscita a mantenere i legami con i miei ex compagni, se avrei trovato di nuovo il mio posto di pace.
Il pianto che mi aveva travolto era il risultato di tutte queste emozioni riversate in un momento preciso, quando la realtà di ciò che stava accadendo si era manifestata in tutta la sua crudele semplicità. Avrei dovuto affrontare una nuova classe, nuovi insegnanti, una nuova dinamica che non avrei potuto predire.
Così, la doccia che avrebbe dovuto lavare via la fatica della giornata, fu invece un momento di confronto con me stessa, con i miei timori e con la consapevolezza che il mio mondo stava cambiando, anche se non ero del tutto pronta ad accettarlo.
Ora sono in una nuova classe, ho nuovi amici e sono riuscita a mantenere i rapporti a cui tengo di più, quindi direi che non sta andando così male come pensavo.
Certo, a volte il senso di nostalgia e tristezza mi travolge e mi porta giù, ma sto imparando a tornare in superficie sempre più velocemente.
Ho deciso di non scrivere un finale a questo testo perché non so cosa mi riserverà il futuro e non so se sarò pronta ad accettarlo, ma so per certo che porterò per sempre nel mio cuore i miei raggi di sole.”
(S. classe quarta).

Gemma n° 2486

“Sono molto grata di aver trovato delle amiche a scuola che rendano le giornate più divertenti e piacevoli, perché l’ambiente scolastico diventa meno pesante. È un’amicizia che non dimenticherò mai, e con loro ho molti bei ricordi” (A. classe terza).

Gemma n° 2465

“Mi é andata bene la data della gemma, in quanto si colloca a quasi esattamente un anno da questa gita a Bruxelles che mi/ci ha svoltato la vita.
Eravamo già abbastanza legati come classe ma questa gita ci ha fatto diventare compagni di vita. Ho imparato ad apprezzare veramente tanto i compagni di classe, cosa che prima non facevo, e ho tratto da ognuno un insegnamento diverso. Ho conosciuto molti dei loro lati e aspetti del carattere e di come sono loro nella vita quotidiana.
D’altronde é stato come vivere assieme per 4 giorni. Abbiamo scoperto di avere molte cose in comune. Ci sono stati malintesi ma questi ultimi ci hanno portato al maturamento.
Spero che quando ognuno prenderà la propria strada potremo sempre trovarci in 106 (per pochi)”.
(M. classe quarta).

Gemma n° 2453

“Ho riflettuto a lungo su cosa portare per questa gemma, non tanto perché non sapevo cosa portare (anche se effettivamente anche questo è stato uno dei fattori), ma soprattutto perché è l’ultima gemma che porterò (si spera). La mia preoccupazione non era tanto “chissà cosa posso portare”, ma “e se sbaglio? E se ho qualcos’altro da dire?”.
Quindi barerò un po’ innanzitutto, perché voglio usare questa introduzione per ringraziare innanzitutto lei, prof, per averci dato questo spazio per esprimere una parte di noi stessi, senza la paura di essere giudicati. Inoltre, mi piacerebbe ringraziare anche tutta la classe, perché nonostante tutti gli alti e i bassi, tutti i “gruppetti” che si sono creati, sono sempre stati tutti dei ragazzi molto inclusivi, comprensivi e sempre pronti ad aiutare in caso di difficoltà, e mi reputo molto fortunata ad essere finita in una classe di questo tipo, perché poteva andare molto peggio. Detto ciò volevo dire che mi mancherete un po’ tutti, sia quelli con cui ho legato di più, che con quelli con cui ho legato di meno, perché non troverò mai un altro ambiente del genere e, anche nel caso esistesse qualcosa di simile, non sarà mai uguale a questo corso.
Detto ciò posso finalmente iniziare la mia gemma. Quest’anno ho deciso di portare un insieme di oggetti che risalgono a giugno 2023. Io l’estate di solito sono molto libera e, avendo amici che abitano abbastanza lontano, non ho molte possibilità di vederli molto spesso (mannaggia a loro). Per tenermi un po’ impegnata ho deciso di fare l’animatrice al campo estivo della mia squadra di pallavolo, che ho scelto principalmente perché era retribuito (lo ammetto, sono una brutta persona). Coloro con cui ne ho parlato in classe possono confermare che ero molto scettica sull’argomento e che ero sicura che sarebbe stato un peso e che non mi sarei divertita per niente. Inutile dire che mi sbagliavo su tutti i fronti.
Piccola premessa: la quarta superiore è stata molto pesante per me sia a livello di studio che di relazioni umane, ci sono state un po’ di “miscommunication”, passatemi il termine, con alcune delle persone che qui in classe sono per me estremamente importanti (che derivano principalmente dal fatto che io per prima non parlo delle cose che mi turbano e ho la tendenza a tenermi tutto dentro, per poi esplodere alla fine, no, non è molto sano, avete ragione se lo pensate), ma anche dal fatto che per qualche mese ho cercato di uscire da una relazione durata anni, che solo dopo esserne uscita ho capito essere esageratamente tossica (ai livelli che mi sono stata sentire dire che non potevo andare a studiare fuori dal Friuli -mio grande sogno fin dalle medie-, che non facevo niente per stare vicino a questa persona, quando ero la prima a cercare di andarle incontro e di trovare delle soluzioni per aiutarla, e che, nel caso, sarei stata la causa del suo suicidio e molto altro).
Comunque, dopo questa premessa non tanto piccola, che ovviamente mi ha fatto perdere il filo del discorso, posso finalmente iniziare a parlare della mia gemma in sé per sé.
Allora: 12 giugno 2023, ore 9.30 circa, Alessia viene affidata al gruppo di bambini più piccoli, dai 5 ai 7 anni (bimbi nati nel 2015-2016, no, il mio cervello non ha ancora processato questa informazione) e da quel giorno capisce che forse non odia poi così tanto i bambini come diceva.
Fin dal primo giorno, infatti, quelle piccole pesti mi hanno conquistato il cuore poco a poco. Forse per altre persona presenti qui in classe, può sembrare stupido o banale, ma io ho molti cugini, qualcuno molto più piccolo di me, (l’ultima è nata nel 2020), e io sono una delle cugine più grandi, quindi ho vissuto in mezzo a bimbi piccoli per molto tempo e i miei cugini non sono esattamente il miglior esemplare di bimbo dai 2 ai 13-14 anni. Dico solo che appena i miei cuginetti più piccoli si mettono in combutta, tutti i più grandi finiscono la giornata a suon di moment per il mal di testa. Quindi la mia esperienza con i bimbi piccoli non è decisamente la migliore.
Questi bambini invece, insieme a un po’ tutta l’atmosfera del campus mi hanno aiutato a ritrovare non tanto la felicità, quanto la spensieratezza. Lì per lì non me ne sono accorta più di tanto, ma a ripensarci mi sono veramente resa conto di quanto ne avevo bisogno in quel periodo e anche per farmi iniziare la quinta in modo più leggero.
La cosa che mi ha sorpresa di più è stato vedere quanto velocemente questi piccoli esserini hanno iniziato a legarsi a noi animatori, del tipo che dal secondo/terzo giorno venivano già a cercarci per parlare (fino alla sfinimento a volte, come quando ci tartassavano di domande -“maestra ma quanti anni hai? Indovina quando compio gli anni. Maestra ma quando si mangia?), per giocare oppure per un abbraccio (a volte erano troppo appiccicosi? Sì, però gli era concesso). E qui arriviamo ai primi oggetti della mia gemma: la foglia a forma di cuore, il fiore e l’elastico con la stellina. Questi infatti sono tre regali che mi hanno fatto tre delle mie bimbe. Non rappresentano niente di per sé, però, per me costituiscono il ricordo dell’affetto incondizionato che queste bimbe provavano per me, in particolare perché per me è molto difficile legare con le persone -di qualsiasi tipo-. Grazie a questi mi ricordo anche un po’ di tutto il gruppetto, sia i bimbi che le bimbe e della loro spontaneità, perché, sebbene abbia una cosa solo di queste tre bimbe (in realtà avrei altre foglie e fiori, ma si sono disintegrati il giorno stesso e non ho potuto tenerli), tutti i bambini in realtà mi sono rimasti impressi.
La seconda cosa che mi ha stupita sono stati i giochi. Nel senso: molte volte noi animatori partecipavamo ai giochi a fianco dei bimbi. In queste occasioni, oltre a metterci in competizione tra noi, -perché siamo un po’ dei cretini-, ho riscoperto la bimba che c’è in me. Da piccola non mi piaceva particolarmente partecipare ai giochi con gli altri bambini, probabilmente perché finivo sempre con l’essere quella messa un po’ in disparte (ci sono stati episodi di una crudeltà tale durante la mia infanzia che mi hanno portata ad allontanarmi dalle attività di gruppo), mentre giocando con i bimbi ho riscoperto il divertimento terra terra di lupo ghiaccio, palla prigioniera, un-due-tre stella (questo gioco particolarmente era divertente perché noi animatori ci mettevamo a fare il solletico ai bambini per farli “eliminare”) e molti altri. In particolare, la cosa che mi è rimasta più impressa è come i bambini diventassero molto più competitivi e agguerriti -in senso buono- quando giocavamo con loro (un giorno abbiamo giocato con loro al tiro della fune: 5 animatori, di cui 3 giocatori di pallavolo, tra cui uno della serie D maschile, contro una trentina di bimbi. Inutile dire che ci hanno stracciato). A questo disco si ricollega la maglietta del campus, che appunto racchiude tutta l’esperienza che ho fatto in sé.
Mi dispiace tediarvi ancora, so che non mi sopportate, più, ma vorrei dire altre tre cose che mi hanno scaldato il cuore (per non dilungarmi metto anche i punti -spoiler: mi dilungherò comunque-):

  • la prima cosa è come si illuminavano i loro occhi quando mi notavano la mattina, per poi qualche volta correre ad abbracciarmi;
  • la seconda cosa è accaduta poco dopo la fine del centro estivo. Dopo una lezione di scuola guida sono uscita e ho trovato fuori uno dei bimbi (vicino alla scuola guida c’è un centro per l’insegnamento della lingua inglese tipo) e in particolare mi ha colpito perché questo era uno dei più caotici, e quando mi ha vista è corso ad abbracciarmi
  • la terza cosa invece è successa ad agosto alla sagra di Rizzolo. Una delle mie bimbe mi ha vista, aveva una bottiglia e un pacchetto di patatine in mano. La scena è stata: lei che da velocemente le patatine e la bottiglia alla madre, corre verso di me e mi salta praticamente in braccio.

Con questo la mia -cortissima- gemma è giunta al termine. Ne approfitto per ringraziare ancora una volta il prof per le cose dette prima, ma anche perché è probabilmente l’unico che non mi dice di stringere i miei discorsi”.

(A. classe quinta).

Gemma n° 2436

“1^ PARTE
Questa è l’ultima gemma che porto, quindi ci ho riflettuto abbastanza su quali potessero essere i contenuti adatti, tra i tanti che avevo in mente, da essere degni di nota per la gemma di 5^.
Non molto tempo fa ho iniziato ad ascoltare assiduamente i Rolling Stones, non mi avevano mai attirato tanto, per quanto mi piaccia il rock e la “roba vecchia”, come la definirebbe più di qualcuno.
Dopo qualche canzone, spunta fuori questa, e dopo svariati ascolti ho detto: “ecco, questa è da portare!”. Si tratta di Dead Flowers, del 1971.

La canzone affronta svariati temi, tra cui quello dell’amore non corrisposto.
Inviare fiori morti simboleggia un gesto contorto e beffardo, è un modo passivo-aggressivo di esprimere sdegno verso qualcuno.
Esplorando la canzone più a fondo ho capito che il testo ci suggerisce che anche se si può essere lasciati indietro feriti, si può trovare la forza di affrontare le avversità e canalizzare l’energia negativa per sbocciare di nuovo, quello che i fiori morti ormai non possono più fare.
Quello che mi ha colpito è che il fulcro a cui il cantante nel ritornello si aggrappa è una figura femminile, Susie, in questo caso.
Allora ho riflettuto: “perché non dedicare la gemma finale alle ragazze (tutte, in generale) in particolare alle ragazze della mia classe?”.
Sembrava carino, dopotutto…
Noi ragazzi lo dimentichiamo troppo spesso (e purtroppo lo si vede) che è grazie alla figura femminile che siamo ciò che siamo.
Non sarei così se fossi stato in una classe di soli maschi.
La ragazza DEVE essere rispettata, amata, ringraziata (che ci sopporta), protetta… e NON è oggetto.
Ha le proprie libertà, i propri spazi, esigenze, proprie ragioni (ha SEMPRE ragione), le proprie voglie e l’uomo non deve permettersi di invadere queste barriere.
La donna, volendo, darebbe 10-0 all’uomo, ma forse ci evita una tale umiliazione perché ha un po’ più di sesto di noi e sa ragionare con il cervello e non con il madrac e basta…
Auguro a tutte le ragazze di questa classe e del mondo di non sentirsi mai come dei semplici fiori morti, ma di trarre da umiliazioni, abusi, insulti e violenze di ogni genere che siano, la forza necessaria per fiorire di nuovo su un terreno migliore e di vivere la loro vita come è giusto la vivano.
Ovvero come dei fiori rigogliosi!

2^ PARTE
L’altra parte di gemma è dedicata ad una persona molto speciale: la mia ragazza.
Esattamente oggi (01/02/2024) facciamo due anni assieme e io non potrei essere più felice.

Le dedico Happy, sempre dei Rolling Stones, una canzone semplice scritta dal chitarrista della band, che non sapendo come chiamarla, dopo la fine della registrazione in studio, alla domanda: “come ti senti?”, rispose: “felice!”.
Da qui il titolo della canzone ed è esattamente come mi sento anche io quando sono con la mia ragazza: FELICE.
In questi due anni mi ha aiutato tantissimo nella mia crescita, a vedere i miei lati negativi e a farmi riflettere su come io possa migliorarmi.
Mi dà una mano con la scuola, crede sempre in me, dice di non abbattermi davanti alle difficoltà ma di andare avanti. È una ragazza davvero speciale!
Ha un bellissimo rapporto con la mia famiglia, aiuta le mie sorelle con i compiti, parla con loro se hanno dei problemi da risolvere e tutto questo è davvero bello.
Stamattina quando sono uscito di casa mia mamma mi ha urlato dietro: “hai una ragazza d’oro!”.
Auguro a tutti di trovare un ragazzo o una ragazza come lei, perché guardandomi intorno ho scoperto che sono davvero rare le persone così, con un cuore grande e con la testa sulle spalle.”
(S. classe quinta).

Gemma n° 2434

“Come prima gemma ho deciso di portare questa immagine.
Ho scattato questa foto a luglio dell’estate 2023, sull’aereo diretto a Dublino, dove ho trascorso due settimane in vacanza studio.
É stata un’esperienza magnifica, ho conosciuto nuovi ragazzi provenienti dalla Spagna, Portogallo, Francia… ma ho anche legato di più con le persone con cui sono andata e che giá conoscevo. lo e la mia migliore amica siamo state ospitate da una famiglia irlandese molto numerosa, erano in 7, più noi due e altre tre ragazze, due italiane e una spagnola. Erano molto simpatiche e ci sentiamo ancora spesso.
È stata un’esperienza stupenda, forse addirittura il viaggio più bello che abbia mai fatto in compagnia di altri ragazzi a cui tengo molto. Se potessi lo rifarei ancora, ma sono sicura che non sarà mai come la prima volta” (E. classe prima).

Gemma n° 2408

“Se c’è una cosa che devo ammettere, è che questa gemma probabilmente è stata la decisione più complicata dell’ultimo mese. È un momento importante e vorrei dedicarlo a tante persone / esperienze: mi sono sempre trovata bene in questa classe e il mio piano iniziale era portarla come gemma. Avevo anche in mente di portare il mio gatto o un concerto a cui sono molto affezionata. Mi sono accorta però che c’è una cosa che prima tra tutte merita di essere oggetto della mia ultima gemma, o meglio qualcuno.
Spero di non suonare tanto cringe, perché lei manco se lo aspetta.
Io e L. ci conosciamo dalla 1^. Lei dice che si ricorda il contesto in cui ci siamo parlate per la prima volta, io non ne ho la più pallida idea. 100% me lo dirà appena finirò questo discorso. Fatto sta che siamo diventate amiche di punto in bianco e lo siamo state fino ad ora.
Io e L. siamo molto simili, forse più di quanto pensiamo. A volte mi fa sclerare o io faccio sclerare lei. Altre volte mi rendo conto che le voglio molto bene e per me è come una sorella.
A volte guardo L. e con un solo sguardo mi sembra di capire tutto ciò che vorrebbe dirmi in quel momento. Altre volte la guardo e basta per rassicurarmi, senza cercare di capire che cosa mi stia cercando di dire.
L. mi è stata accanto da sempre dopo la prima ed è rimasta fino ad ora.
Sono grata di averla conosciuta e spero che anche dopo la scuola, anche quando prenderemo strade diverse, non ci separeremo mai”.
(S. classe quinta).

Gemma n° 2402

“Cara classe, siamo cresciuti insieme, abbiamo passato 5 anni assieme, passando attraverso sfide, vittorie, e momenti indimenticabili che ci hanno accompagnato nel nostro percorso comune. Ora, ci troviamo alla fine di questo viaggio, all’ultimo anno di superiori, pronti a concludere questo capitolo con i ricordi che abbiamo costruito insieme, uno accanto all’altro.
Nel corso di questo periodo, abbiamo condiviso risate, lacrime, e la scoperta di noi stessi. Siamo diventati non solo compagni di classe, ma veri e propri amici, anzi ancora meglio una famiglia. Le lunghe giornate di studio, le risate durante le pause, e le gite  fuori dalla scuola sono diventate le tessere di un mosaico unico che piano piano si sta concludendo e rappresenta la nostra esperienza insieme.
Siamo diventati una squadra, una famiglia, sostenendoci durante i momenti difficili e celebrando insieme i successi.
Ora, mentre ci avviciniamo alla fine di questo capitolo, è inevitabile guardare indietro e riflettere sul nostro cammino.
Siamo maturati insieme, abbiamo affrontato le incertezze del futuro e sostenuto i nostri sogni. La nostra classe è diventata un rifugio sicuro, un luogo dove siamo cresciuti, imparando non solo dagli insegnamenti dati dai nostri insegnanti, ma anche dalla vita.
Voglio dirvi Grazie, grazie per essere diventati una delle parti più importanti della mia vita, anche quando essa mi sembrava scivolare tra le mani, voi siete riusciti ad aiutarmi.
Siete e sarete un pezzo cruciale della mia vita. Grazie
(A. classe quinta).

Gemma n° 2398

“Quest’anno ho deciso di portare come gemma i miei migliori amici: E., V., E. e L.
E. è una delle mie amiche più care dalle elementari, E. dalla terza media, mentre con L. e V. ho legato soprattutto durante gli ultimi due anni di superiori.
Forse all’inizio nemmeno me lo aspettavo che avremmo legato così tanto in questi anni, e invece alla fine abbiamo creato il nostro bel gruppetto che continua a resistere con lo stesso nome da ormai tre anni.
Nonostante io li veda praticamente ogni giorno (forse anche troppo), non dico mai quanto effettivamente io tenga a loro e quanto mi siano d’aiuto.
Per questo motivo li ho scelti come mia gemma per questo quarto anno, perché alla fine sono proprio loro che rendono le mie giornate scolastiche un po’ più leggere e meno faticose” (B. classe quarta).

Gemma n° 2397

“Come gemma quest’anno ho scelto la classe.
Non sono un ragazzo che per primo inizia a parlare con estranei e a fare amicizia, e a causa di ciò i tre anni di medie per me sono stati di sofferenza, se non per una sola persona.
Fortunatamente l’anno scorso ho incontrato persone più sane e con cui mi sono trovato meglio.
Di solito cerco di farmi piacere ogni persona, ma anche se qualcuno nella classe mi sta meno simpatico di qualcun altro, ho passato uno dei migliori anni scolastici della mia vita.
Ogni giorno speravo di vedere quelle persone che mi avrebbero migliorato la giornata, e così è stato per tutto l’anno” (L. classe seconda).

Gemma n° 2379

“Proprio ieri mi è capitata tra le mani questa piccola boccetta di profumo che ho comprato durante la gita a Nizza di marzo. Ciò mi ha fatto tornare in mente tutti i bei ricordi che ho condiviso con i miei compagni di classe, sia durante la gita che nel quotidiano tra i banchi di scuola.
Per me loro sono stati una piccola seconda famiglia, a volte anche una prima. Mi hanno aiutato quando ne avevo bisogno, mi sono stati vicini nei momenti di difficoltà, mi hanno supportata e motivata a continuare gli studi. A loro devo tanto del mio percorso scolastico, e soprattutto dei miei progressi a livello personale. Con alcuni di questi ho condiviso 5 anni di scuola, con altri addirittura pochi mesi, ma sono davvero grata di essere circondata da un gruppo così genuino di persone, che prima di essere miei compagni di classe, sono miei amici. Vi voglio tanto bene ragazzi” (T. classe quinta).

Gemma n° 2354

“Quest’anno come gemma ero indecisa su cosa portare. Quest’anno è stato un anno di tanti cambiamenti, sia belli che brutti, ma che in qualche modo mi hanno aiutata a crescere ancora di più.
Ho avuto modo di conoscere tante persone nuove, ma soprattutto rinsaldare il rapporto con altre, soprattutto grazie allo sport ma anche grazie alla scuola.
Quest’anno sarà l’ultimo anno di liceo, e volevo cogliere l’occasione di quest’ultima gemma per ringraziare uno per uno i miei compagni di classe.
Partiamo dalle mie vicine di banco:
A: la conosco praticamente da quando sono nata, abbiamo frequentato la scuola materna, l’asilo, le elementari, le medie, le superiori e chissà magari finiremo insieme nella stessa università. A. forse è uno dei motivi per cui mi alzavo e alzo ancora la mattina per venire a scuola anche se molto spesso non ne avrei voglia: i minuti di lezioni con lei passano più veloci, cerchiamo sempre di aiutarci e dividerci le cose da fare. Forse, anzi sicuramente, senza di lei l’esperienza del liceo non sarebbe stata la stessa.
C: a C. non piace quando la chiamo col suo nome intero, ma ormai si è rassegnata. È stato facile voler bene a C.: è una ragazza solare che sa diffondere il buon umore; è una ragazza speciale, che merita tanto. Mi riesce ad ascoltare e sopportare tutto il giorno e soprattutto ha tanta pazienza (mi lascia usare i suoi pennarelli che le rubo puntualmente ogni giorno).
E: io e E. siamo in un certo senso molto simili: entrambe sportive, competitive (lei un po’ più di me), ed abbiamo anche lo stesso umorismo. Penso che sia la persona che dal punto di vista sportivo possa capirmi di più, e mi spiace sentire che non può nuotare, perché so cosa significa rinunciare a qualcosa che ti ha accompagnato per tutta la vita. (Anche se mi sta antipatica le voglio bene.)
L: L. è un ragazzo d’oro. Anche se quando abbiamo verifiche e interrogazioni mi mette ansia anche quando non ce l’ho, sa portare il buon umore in classe e in qualche modo sa sempre mettermi di buon umore, che sia con un abbraccio, un sorriso o una parola.
C: C. ha una grande forza. Sia al di fuori della scuola che nel contesto scolastico. Ammiro molto la sua padronanza dell’italiano, il modo in cui parla in qualsiasi lingua e in qualsiasi altra materia. Penso che sia tra le persone che sanno infondere più calma e razionalità in classe (insieme a L. o L. che dir si voglia).
C: anche C. è stata tanto forte: mi ha reinsegnato cos’è la motivazione e che non bisogna mai mollare e lei infatti non l’ha mai fatto: l’anno scorso sicuramente non è stato facile per lei ma ha comunque cercato di continuare a coltivare i suoi interessi e le sue passioni nonostante tutto.
A: A. non ha avuto neanche lei un periodo facile, però ha saputo rialzarsi, ed è assolutamente una cosa di cui deve andare fiera. La sua risata da scimmietta e la sua solita domanda “andiamo al sushi” mi fanno sempre sorridere.
S: che dire, S. è una persona impulsiva, diretta e onesta, ed è questo quello che mi piace di lei: ti dice le cose come stanno, senza fare troppi giri di parole.
L: L. rappresenta per me l’allieva modello, e non vuole essere un’offesa: ha un modo di pensare e scrivere che secondo me supera tutti noi. Leggere i suoi temi, le sue risposte mi fa capire che ho ancora tanta strada da fare, e che se mi impegnassi di più  forse potrei ottenere anch’io qualcosa di più (di sicuro però non al suo livello).
A: A. oggi non è qua, ma di lei mi piace la sua organizzazione e la sua voglia di portarsi avanti con le cose da fare (la voglia che dovrei avere anche io, che puntualmente mi riduco sempre all’ultimo a fare tutto).G: G. è arrivata quest’anno nella nostra classe. Non ci conosciamo ancora bene, ma di lei mi piace il modo in cui parla di certi argomenti che si vede che le piacciono, perché attraverso le parole riesce a trasmettere questa sua passione. Le auguro di poter proseguire al meglio questo anno scolastico e di continuare a provarci perché purtroppo o per fortuna il nostro ultimo anno è ancora lungo”.
(E. classe quinta).

Gemma n° 2348

“Volevo usare la mia gemma per condividere un pensiero rivolto a tutti voi.
Ormai, e oserei dire finalmente, siamo in quinta, a giugno avremo gli esami e poi ognuno andrà per la sua strada. Magari ci vedremo in futuro e rimarremo in buoni rapporti di amicizia. Però finché siamo qui tutti assieme volevo solo ringraziarvi per il tempo passato assieme, i compiti che ci siamo passati sperando che la prof non ci scoprisse, il ripassone il giorno prima della verifica, il teatro (una delle mie passioni che mi porterò sempre nel cuore), le note più disparate e le gite più belle che abbiamo fatto assieme (ovviamente aspettando con ansia Praga e di andare in disco con …). Detto ciò, voglio augurarvi il meglio per qualsiasi scelta facciate e per il vostro futuro.
Vorrei ringraziare anche il prof. Del Mondo che ci ha accompagnato per 5 anni con le sue gemme durante l’ora di reli, ho trovato questi momenti di condivisione molto intimi e allo stesso tempo ricchi di sentimenti che abbiamo provato tutti assieme qui.
Perciò grazie.
Voglio condividere con voi una cartella con i momenti migliori di questi anni in cui anche voi potrete aggiungere i vostri.”
(M. classe quinta).

Gemma n° 2335

“Ho deciso di portare queste foto perché rappresentano le persone importanti che hanno fatto parte della mia più grande avventura. Quest’anno infatti sono stata due settimane a Miami per un viaggio-studio. Ero completamente sola dall’altre parte del mondo, lontana da tutti, ma per fortuna ho conosciuto tante persone fantastiche che mi sono state vicine in quei giorni. Ho conosciuto ragazzi italiani e americani, infatti in una foto ci sono tutti i ragazzi che facevano parte della mia classe di business alla Mater (la scuola che ho potuto frequentare quelle due settimane); in un’altra c’è E., la mia buddy, che mi ha accompagnato e spiegato ogni cosa all’interno della scuola, e con cui ho molto legato. In un’altra foto invece c’è A., un ragazzo americano che mi ha subito accolta e con cui ho fatto molta amicizia. Nell’ultima foto ci sono invece le ragazze italiane con cui ho condiviso questo viaggio. Sono diventate la mia seconda famiglia e sono molto grata di averle potuto conoscere.
È stata un’esperienza unica che mi ha cambiato, mi ha fatto conoscere una nuova cultura e mi ha resa una persona indipendente” (R. classe terza).

Gemma n° 2332

La mia gemma quest’anno è il mio anno all’estero: in dieci mesi sono cresciuta e cambiata tantissimo e decidere di partire è stata la decisione migliore che avessi potuto prendere. Mi fa piacere che in tanti abbiano notato il mio cambiamento: dicono che sembri più felice, espansiva e disinvolta. Oggi ho portato in classe una delle testimonianze più belle che mi sono rimaste, una delle più preziose per me, ovvero tutte le lettere e i biglietti che le persone più importanti che ho incontrato negli Stati Uniti mi hanno scritto e regalato poco prima che io ripartissi per tornare in Italia. È stato davvero il regalo più bello che avessero mai potuto farmi perché ora ho le loro parole da rileggere tutte le volte che voglio. In quei mesi ho scoperto una nuova cultura, un diverso stile di vita, mi sono sentita parte di una comunità, ho viaggiato, riso, pianto, ho esplorato ed apprezzato un nuovo sistema scolastico, ho provato nuovi sport e vissuto al massimo. In dieci mesi ho incontrato delle persone che hanno lasciato un segno indelebile nella mia vita e con cui sono ancora in contatto tutti i giorni: amici, famiglia ospitante e insegnanti mi hanno sempre accolta, incoraggiata e fatta sentire inclusa. Custodirò per sempre la mia esperienza all’estero nel cuore come l’anno più felice che ho vissuto finora…adesso posso davvero dire di avere una seconda casa dall’altra parte del mondo, e se ci penso mi commuovo.

Gemma n° 2325

“Ho deciso di portare una scarpa, ma non è una qualsiasi scarpa.
È una scarpina da bambola con su scritto il mio nome.
Mi fu regalata in quarta elementare dalla mia maestra di italiano, che avrebbe cambiato scuola l’anno successivo.
Questa scarpa ha un valore per me speciale perché quando me la regalo non compresi appieno il suo significato, essendo ancora piccina.
Col tempo compresi che quella scarpa aveva un significato importante, simbolico: quello del mio cammino nella vita nel futuro e quindi ho pensato che un lungo cammino corrisponde a perseveranza nel raggiungere i propri obiettivi” (F. classe terza).

Gemma n° 2323

“La mia ultima gemma è una lettera che dedico alla mia classe, grazie alla quale sono cresciuto molto in questi cinque anni e alla quale darei il mondo per quanto mi hanno dato.

Alla lettera ho unito anche due canzoni: Sunny side of London dei Joker Out e On my way di Alex Lahey (dal film “I Mitchell contro le macchine”).

La prima canzone è speciale per me perché nel ritornello viene cantato “hug your best friends (abbraccia i tuoi migliori amici)” e non è un segreto il fatto che io ami abbracciare i miei amici, ma soprattutto nell’urlo che si sente dopo “scream as loud as you can” ci sono anche le voci mia e di una mia cara amica, con la quale sono stato al concerto in cui la band ha registrato l’urlo usato nella canzone; perciò l’ho scelta come simbolo dell’affetto che provo per i miei compagni.

La seconda canzone invece parla del proprio percorso di vita, del procedere verso il futuro guardando con felicità al passato; poche canzoni sono riuscite a commuovermi come questa e a farmi sentire nostalgia di qualcosa che non ho ancora superato. L’ho scelta perché nonostante sarà molto difficile per me separarmi dalla mia classe, so che dovrò andare avanti per me stesso e per i miei amici.
(T. classe quinta).

Gemma n° 2298

“Gli anni scorsi quando dovevo pensare a cosa portare come gemma c’erano mille indecisioni, quell’“oddio, cosa porto?”, ma quest’anno non ci sono state esitazioni.
Quest’anno è l’ultimo anno di un percorso che abbiamo affrontato insieme in cui ci siamo sempre aiutati e sostenuti in qualsiasi momento.
Mi ritengo veramente fortunata a far parte di questa meravigliosa classe che, nonostante il mio carattere riservato che mi porta a chiudermi in me stessa, mi ha compreso e sempre fatta sentire parte del gruppo.
Alle volte sono consapevole di sembrare un po’ distaccata, per questo motivo volevo farvi sapere quanto siete importanti per me, insieme abbiamo passato dei momenti speciali che porterò sempre con me.
Per questo, oggi la mia gemma siete voi”.
(L. classe quinta).

Palla al centro

Settembre ha sempre un po’ il sapore di primavera. Primavera in friulano si dice vierte, che significa apertura. E settembre si porta dentro l’inizio di un un nuovo anno scolastico, un’apertura a ciò che deve venire, una vierte, appunto. E’ un atteggiamento che auguro a me stesso, a colleghe e colleghi, e soprattutto a studentesse e studenti che incrocerò. Si tratta del momento in cui si rimette la palla al centro. Che sia l’inizio della partita, che sia la ripresa dopo aver subito il goal o dopo averlo fatto, che sia l’inizio del secondo tempo o dei tempi supplementari, poco conta: ecco la colonna sonora per oggi!

“Non scrivere mai la parola “fine”
Non dare a tutto un nome, ma goditi le attese
Non inseguire le cose, non stare sulle spine
Lascia stare le offese, sono acqua di rose
Staccare gli occhi dallo schermo, fare un giro più al largo
Non è quante volte sbaglio, sono quelle in cui mi rialzo
E non è da dove vengo, è dove sto andando
Non è quello che sembro, è quello che faccio
Di dire, di dire, no, no, palla al centro
Di dire, di dire, no, no, palla al centro
Di dire, di dire, no, no, palla al centro
Siamo le onde, siamo le onde di un mare grande (di un mare grande)
Siamo le stelle, siamo le stelle sopra le Ande
Siamo le bande (Sopra le Ande)
Che suonano nei cortei
Correnti che soffiano sui Pirenei
Siamo le onde, siamo le onde di un mare grande (Grande)
Non è quello che ti dico è il sorriso che ti strappo
Sai che colpo, scacco matto, ti basta essere te
Non so fare quello che conviene, mi lascio i dolori alle spalle
Si corre più veloce, ci si ferma per le cose belle
Staccare gli occhi dallo schermo, fare un giro più al largo
Non è quante volte sbaglio, sono quelle in cui mi rialzo
E sono felice quando siamo liberi come il vento
Non chiedermi dove sto andando che un posto vale l’altro
Non è quello che sembro, ma è quello che faccio (Palla al centro)
Non è quello che sembro, ma è quello che faccio (Palla al centro)
Non è quello che sembro, ma è quello che faccio (Palla al centro)
Non è quello che sembro, ma è quello che faccio
Siamo le onde, siamo le onde di un mare grande (di un mare grande)
Siamo le stelle, siamo le stelle sopra le Ande
Siamo le bande (Sopra le Ande)
Che suonano nei cortei
Correnti che soffiano sui Pirenei
Siamo le onde, siamo le onde di un mare grande (Grande)
Grande, grande, grande
Stacco gli occhi dallo schermo Vado avanti, non sto fermo
Non è quello che sembro, è quello che faccio
Non è quante volte sbaglio Sono quelle che mi rialzo
Con gli anfibi oppure scalzo Prima un passo, poi un balzo
Liberi come il vento Palla al centro
Siamo le onde, siamo le onde di un mare grande (di un mare grande)
Siamo le stelle, siamo le stelle sopra le Ande
Siamo le bande (Sopra le Ande)
Che suonano nei cortei
Correnti che soffiano sui Pirenei
Siamo le onde, siamo le onde di un mare grande (Grande)
Quando cado mi rialzo Con gli anfibi oppure scalzo
Prima un passo, poi un balzo Liberi come il vento
Palla al centro”