“Quest’anno le gemme le leggevo solo: dall’altra parte del mondo guardavo le storie di “s del mondo” ma per la prima volta da quando sono al Percoto non stavo pensando a cosa valesse di diventare la mia gemma per l’ora di reli. Però poi sono tornata, fuori programma, e io ufficialmente non c’entrerei niente con la classe, ma il prof appena mi ha vista mi ha inclusa offrendomi di presentare la mia gemma. Ed è stato l’unico anno in cui mi è subito venuto in mente cosa portare, non avevo dubbi su quale fosse la mia cosa speciale. È questo ciondolino di Pandora. Me l’ha regalato la mia famiglia ospitante l’ultima sera prima che dovessi lasciarli. Una delle tante caratteristiche che amavo di loro è che ogni sera facevamo qualcosa tutti insieme dopo cena, poteva essere un film o ci eravamo appunto appassionati ai puzzle. E quindi questo è il primo significato associabile a questo ciondolo. Il secondo può essere invece spiegato da questa lettera che mi ha scritto M., la mia sorella ospitante” (A. classe quarta).
“Ho deciso di portare questo braccialetto perché mi è stato regalato dai miei genitori, dicendomi delle parole importanti. L’anno scorso mi si è rotto sul bus, mi era dispiaciuto e quindi ho chiesto a mio padre di portarlo a sistemare; quest’anno per il compleanno l’ho riavuto. Questo bracciale, che io considero un po’ un compagno di squadra e un po’ me stessa, simboleggia una rottura tra la me del passato e quella di adesso, che dopo un momento difficile è diventata più forte” (G. classe seconda).
“Ho portato il libretto del Live, ovvero un percorso annuale, durante il quale ci si ritrova tra animatori una volta al mese a Santa Maria la Longa per stare una giornata insieme, per ballare, giocare, cantare, pregare eccetera. Ci sono anche altri incontri come un sabato sera al mese, oppure 3 incontri durante l’anno che si tengono a Mestre o a Mogliano Veneto. Ho deciso di portare questo libretto perché simboleggia uno dei posti a cui tengo di più, soprattutto per le persone che vi sono dentro, sincere, buone e con le quali posso essere me stessa. È dall’anno scorso che partecipo a questi incontri ma solo quest’anno ho capito che è qualcosa senza il quale mi sento persa, per cui spero di continuare ancora per molto. Questo percorso termina in estate con i campi estivi” (S. classe seconda).
“La mia gemma è questa collana che mi è stata regalata l’anno scorso in occasione del mio compleanno. Me l’hanno regalata le mie tre migliori amiche. Per me questa collana è molto importante perché mi porta sempre fortuna e la considero quindi un oggetto molto prezioso. È un quarzo rosa che rappresenta l’amicizia e i sentimenti legati al cuore”. (M. classe seconda).
“Ho portato la foto della mia nonna materna: si chiama H. Lei per me è la persona più importante; da piccolo preferivo stare a casa sua, non a che casa mia ci fossero litigi, ma lei mi ha insegnato l’educazione, il rispetto e, visto che è parecchio brava a cucinare, anche qualche tipico piatto albanese. Da poco mio nonno è morto, quindi cerco di starle più vicino possibile anche se lei abita in Albania. Questo Natale e per il mio compleanno è venuta qui in Italia, ci siamo divertiti e abbiamo riso tanto. Poi, quando se n’è dovuta andare, mi sono molto rattristito. Se la conosceste anche voi, pensereste la stessa cosa perché lei è così affettuosa e carina con tutti” (L. classe prima).
“Ho portato una foto di Firenze. Due settimane fa vi sono andata per un weekend: è stata la sorpresa di anniversario del mio fidanzato. Il venerdì me l’ha detto e il sabato mattina siamo partiti” (L. classe quinta).
“I nonni sono una delle cose più preziose che esistano, un dono che purtroppo non tutti sono così fortunati da ricevere. Io sono stata la bambina più fortunata del mondo, non solo ho conosciuto i miei nonni, ma anche i bisnonni. Purtroppo però, non c’è cosa peggiore che vedere giorno dopo giorno questo dono stupendo sgretolarsi. Mi ricordo quando giocavo a carte con il bisnonno , tutti i pomeriggi. Lui entrava in casa e appoggiava il suo cappello sullo scalino, sempre lo stesso, mi guardava con i suoi occhi blu dolcissimi e mi chiedeva in friulano: “hai fatto la pipì nel letto stanotte?”. E io ridevo, ridevo tantissimo. Ridevo quando non mi faceva mai vincere ai giochi di carte, quando faceva delle sciocche battute e quando faceva le sue solite espressioni o boccacce sceme. Ma poi, tutto un tratto, i suoi occhi sono diventati assenti e io un ricordo vago nella sua mente, non ero più la sua nipotina che faceva la pipì nel letto e che rideva con lui, ero solo un ricordo sbiadito, un’immagine sfocata e poi più nulla. Così anche per nonna, che sta convivendo ora con l’Alzheimer e che ogni tanto mi chiede se sono la sua vicina di casa venuta dalla Francia e io le devo ricordare che sono io, sua nipote e che Daniele, il mio papà, è suo figlio e lei risponde che c’è sempre una prima volta per conoscerlo. Inizialmente mi faceva sorridere il fatto che mi chiedesse 50 volte se volessi l’insalata o quando perdeva le cose e le ritrovava solo mesi dopo tra grandi risate, ma ora è lei ad essersi persa. Anche il nonno sta girovagando tra gli ospedali, il Parkinson è una brutta bestia. Nonostante ciò ho ancora quasi tutti i miei nonni e continuo a ridere e sorridere insieme a loro e mi reputo fortunata anche solo ad averli conosciuti, ma vederli andare via o essere per loro solamente un’immagine indefinita, mi ferisce”. (S. classe quinta).
“Come gemma ho deciso di portare il mio cane. Si chiama Lilly e ha 8 anni, ho pensato di portare lei come gemma perché è una parte fondamentale della mia vita. Lei è il mio primo cane ed ha un posto speciale nel mio cuore, non riesco ad immaginare la mia vita senza di lei. Ogni volta che torno a casa dopo una giornata lunga e stancante di scuola lei è la prima che mi viene vicino con la sua coda scodinzolante pronta a rallegrarmi la giornata. Non molto tempo fa, a causa di un forte temporale il cancello del mio giardino si è aperto e lei è uscita, non siamo riusciti a trovarla per giorni e in quel periodo ho sentito un vuoto dentro di me perché quando tornavo a casa non c’era nessuno ad aspettarmi pronto a venirmi incontro, avevo paura di non riuscire a poterla rivedere ma fortunatamente i vicini l’hanno vista e ce l’hanno riportata sana e salva. Per questo dopo quel giorno sono grata di poter ancora andare a farle fare delle passeggiate o anche solo di poterla salutare prima di andare a scuola. Ho sempre pensato che un cane o comunque un animale domestico debba essere una parte fondamentale nella vita di tutti perché l’affetto che si prova nei confronti di un animale è un sentimento stupendo ed io non smetterò mai di volerle bene” (S. classe prima).
“Queste siamo io e A., la mia migliore amica. Da piccole ci conoscevamo di vista per esserci viste in spiaggia o uscire dalle nostre case estive, siccome abitiamo nello stesso condominio. Col tempo abbiamo iniziato ad andare in spiaggia assieme, a fare la spesa assieme o anche solo vederci nel giardino di sera dato che non potevamo uscire. Pur di vedere A. la accompagnavo alle 6 di mattina in spiaggia solo per giocare col suo cane, per poi trovarci a fare colazione a casa sua. Ora esco di casa con la borsa piena di vestiti per dormire da lei, così da poter passare più tempo insieme, anche solo per guardare un brutto film per poter ridere un po’. A. nonostante si arrabbi se non riusciamo a vederci mi sta sempre vicino: basta un messaggio in cui le chiedo aiuto per qualsiasi cosa e lei mi risponde. A. è importante ed è praticamente la mia seconda sorella” (V. classe prima).
“Come gemma di quest’anno ho scelto il mio piccolo pupazzo a forma di coniglietto. Me l’ha regalato un’amica di mia madre quando non avevo ancora compiuto un anno e da allora è stato, in un certo senso, il mio migliore amico. Quando tutto il mondo intorno a me cambiava, lui rimaneva quello che non si sarebbe mai modificato e che sarebbe rimasto sempre lì al mio fianco. Anche se è molto piccolo, quando lo abbraccio, mi riporta indietro nel tempo, a quegli anni tranquilli e spensierati” (C. classe seconda).
“Quest’anno ho riflettuto parecchio su cosa avrei potuto portare come gemma, non perché non avevo delle cose da portare bensì perché le cose che avrei voluto portare erano davvero molte. Così ho scelto un oggetto che potesse racchiudere in qualche modo tante piccole gemme che hanno contribuito a riempire quest’anno con tante emozioni ed esperienze. Quindi ho portato una macchina fotografica analogica e anche alcune foto che ho scattato durante momenti di grande spensieratezza e felicità. Questa analogica in particolare è la terza che utilizzo; la prima l’avevo comprata insieme alle mie amiche durante un viaggetto che avevamo fatto insieme a Trieste ad aprile, infatti è piena di foto che abbiamo scattato durante quella giornata. La seconda comprendeva principalmente foto che ho scattato durante le mie vacanze in Grecia e alcune foto scattate a Londra. Nella terza (ovvero questa), che non ho ancora terminato, ci sono altre foto di Londra, un paio di foto fatte ad alcuni concerti a cui sono andata quest’estate ma soprattutto tante foto delle mie amiche. Ho scelto di portare la macchina fotografica non perché sia la mia più grande passione, bensì perché a me piace davvero molto scattare foto a luoghi e a persone che amo, di cui vorrei ricordarmi per sempre, infatti anche la galleria del mio telefono è davvero piena di foto. Le mie foto non devono necessariamente avere un significato profondo, semplicemente rappresentano ciò che io considero bello. Molte foto mi ricordano del luoghi, ricollegabili a delle avventure che ho vissuto; altre ritraggono le amiche, una delle cose che amo di più fotografare, soprattutto mentre fanno cose semplici e spontanee; secondo me le mie amiche sono davvero davvero belle, non solo esteticamente, loro hanno qualcosa che le fa splendere in tutto ciò che fanno. Faccio tante foto durante delle belle esperienze memorabili, così che anche nei momenti di tristezza, nei quali la mia mente non riesce a spostarsi dai pensieri negativi, io possa riguardare le mie foto ed ecco che subito ritorna un grande sorriso: mi basta semplicemente guardare una foto scattata in un momento pieno di serenità per stare un po’ meglio. C’è una frase di una delle mie canzoni preferite dei The Cure, ovvero Pictures of You, che dice “I’ve been looking so long at these pictures of you that I almost believe that they’re real; I’ve been living so long with my pictures of you that I almost believe that the pictures are all I can feel” (ovvero “ho guardato così a lungo queste tue foto che quasi credo che siano reali; ho vissuto così a lungo con le mie foto di te che quasi credo che le immagini siano tutto ciò che posso sentire”); diciamo che per me le foto sono appunto un modo per rivivere i ricordi e farmi tornare “a quei momenti lì”, intrisi di serenità. Inoltre scattare foto alle persone è uno dei miei modi per dimostrare affetto, è per questo che cerco, nella quotidianità, di “cogliere l’attimo” e scattare qualche foto durante dei momenti spontanei: secondo me infatti le foto più belle sono fatti negli attimi più inaspettati. Per me fare foto è sia una “dimostrazione di amore” verso persone, cose o luoghi che sto fotografando, sia un mezzo per non dimenticarmi mai delle esperienze vissute, così da ricordarmene sempre; mi trasmettono speranza e allegria, sono un modo per ricordarmi che nonostante i momenti brutti, durante i quali magari è difficile trovare un motivo per continuare ad andare avanti, ci sono anche molti momenti pieni di felicità, che mi permettono di andare avanti nella speranza di vivere ancora tanti momenti come quelli” (S. classe terza).
“Ho portato delle foto con la mia migliore amica. E’ sempre stata l’unica amica con cui ho condiviso tutto di me, fin da quando sono arrivata qui alle elementari. Questo è uno di quei ricordi che ogni tanto riguardo e mi riportano alla mente i momenti belli. Abbiamo fatto queste foto al Città Fiera nel giorno in cui abbiamo festeggiato 6 anni di conoscenza”.
“Come gemma ho scelto di portare mia sorella A. perché è una tra le pochissime persone che mi capiscono e mi aiutano. A. ha 17 anni, ha i capelli biondo scuro e gli occhi azzurri. Ha un carattere veramente molto particolare e faccio fatica qualche volta a capirla. Io ed A. litighiamo ogni giorno ma questo non influisce tanto sul nostro rapporto. A. non dimostra affetto, non mi ha mai abbracciato o dato un bacio sulla guancia, non mi ha mai detto “ti voglio bene” (forse perché si vergogna) però so che ci tiene a me come io tengo a lei. In questi mesi ci parliamo molto di più, ci raccontiamo di tutto e di più e ci sfoghiamo, mentre un anno fa ci dicevamo solo “ciao” e basta. Io mi fido ciecamente di A. e per me la fiducia è qualcosa che non tutti si meritano. E’ proprio lei la persona che mi insegna, ogni giorno, a crescere e a pensare. Senza di A. mi mancherebbe un pezzo fondamentale e insostituibile della mia persona” (C. classe prima).
“Ho portato una canzone che ricorda tanto la mia infanzia perché me l’aveva dedicata mio papà. In realtà della mia infanzia non ricordo tante cose però questa canzone mi è rimasta impressa perché ha un bellissimo testo.
Per me il papà è un punto di riferimento perché, anche se qualche volta mi fa arrabbiare e mi innervosisce molto spesso, il papà è sempre il papà. Mi piace anche una frase che dice che il papà è il primo eroe di un figlio e il primo amore di una figlia” (G. classe terza).
“Ho scelto di portare una fotografia di anni fa nella quale ci sono mia mamma, mio fratello ed io nel pancione. La mia famiglia sarà sempre preziosa come una gemma. Ci tengo molto a questo ricordo speciale seppur io non fossi ancora nata, credo anche che saremo per sempre uniti e che continueremo a volerci bene come dal primo momento” (A. classe terza).
“Qualche mese fa, precisamente ad ottobre, sono andata a Cividale per fare un giro tra le bancarelle di antiquariato insieme al mio ragazzo. Mai mi sarei aspettata però, di trovare la mia gemma. Mi ricordo che stavamo passeggiando e avevamo deciso di fermarci a guardare una bancarella; tra le varie cose, ho trovato loro: sono due medagliette che un tempo si cucivano nei cappotti, e a guardarle così non sono nulla di che, però sembrava mi stessero aspettando, perché incise su quelle medagliette ci sono le iniziali mie e del mio ragazzo. Non mi sembrava vero, anche perché erano le uniche, non ce ne erano altre con altre iniziali, c’erano semplicemente loro in mezzo alle cianfrusaglie. Forse non saranno nulla di che, anche perché non me ne posso fare nulla, ma sono rimasta talmente colpita dalla coincidenza che me le sono portate a casa. Mi sembra assurdo, quasi un segno del destino averle trovate, mi ha fatto la pelle d’oca, perché io un po’ ci credo in queste cose, penso di averle trovate per un motivo. È come la storia che ci ha raccontato lei prof, di quando ha incontrato Sara, c’è una connessione così forte che avvengono cose che non sappiamo spiegare. Magari sono ancora troppo giovane, ma so che io sono tale e quale a lui, e che lui è la mia anima gemella; anche se un giorno dovesse finire, non penso che troverò mai un’altra persona così simile a me che mi faccia sentire a casa” (A. classe quarta).
“Ho deciso di portare questo cappello di Spider-man. Nonostante possa sembrare una cosa molto infantile, per me ha un grande significato. Ad agosto dell’anno scorso sono riuscita ad andare in Bosnia dai parenti di mia mamma. Sono rimasta a casa di mio nonno e di mia zia, che vivono insieme. Era la prima volta che andavo giù dopo la pandemia ed ero molto felice. Un giorno mia mamma e mio nonno sono usciti a fare shopping al centro commerciale. Quando sono tornati a casa mio nonno mi ha dato questo cappello, sapendo che il personaggio mi piaceva. La cosa ovviamente mi ha fatto molto piacere. Questo cappello è diventato l’ultima cosa che mio nonno mi ha dato prima di morire, pochi mesi dopo. Ho deciso di portarlo perché è un modo non troppo triste per avere qualcosa che mi ricordi lui e che posso sempre avere con me” (V. classe seconda).
Chi è nel triennio ormai lo sa: tra gli stoppini prima (durante la DAD) e gli auguri poi, a Natale e a Pasqua ho preso l’abitudine di rivolgervi un pensiero scritto… Non so che periodo vi aspetti, non so quali feste vi attendano. So che c’è chi aspetta con trepidazione le vacanze natalizie perché è un momento di gioia e condivisione e chi le attende con paura perché legate a momenti dolorosi, c’è chi le attende con indifferenza perché è tutto come gli altri giorni e chi le passerà da una festa all’altra. C’è in particolare chi le vivrà con il vuoto di chi non può più avere accanto fisicamente, e costoro le e li abbraccio con forza. In mezzo a tutto questo, desidero farvi un augurio per il pranzo di Natale o di Capodanno o di un qualsiasi giorno delle vostre vite. Prendo spunto da una poesia di Franco Arminio:
Alzatevi durante la cena, ditelo che avete un dolore che non passa. Guardate negli occhi i parenti, provate a fondare davvero una famiglia una federazione di ferite. Ora che siete in compagnia ditela la vostra solitudine, sicuramente è la stessa degli altri. E dite la noia, l’insofferenza per il freddo, per il cappotto, per la digestione. Se scoppiate a piangere è ancora meglio, scandalizzateli i vostri parenti, piantate la bandiera dell’inquietudine in mezzo al salotto. Fatevi coraggio, prendete un libro di poesia leggete qualche verso, loro per domani hanno programmato il cinema. Parlate dei morti, parlate di voi e poi ascoltate, sparecchiate, togliete di mezzo il cibo, mettete a tavola la vostra vita.
Mi viene da aggiungere un piatto a questa tavola imbandita: quello della gioia, delle cose belle perché anche loro hanno bisogno di essere condivise, di essere portate alla luce, di essere consumate e digerite per diventare sostanza dei nostri giorni. Si tratta di mettere in tavola quello che conta, di mettere a fuoco l’essenziale. In una classe prima, quest’anno, è stato messo sulla cattedra il presepe della foto. Come nella foto, accade spesso anche nella vita che ci voglia un po’ per mettere a fuoco l’essenziale, la condivisione, l’io e il tu, il noi, l’amore… A tutte voi, a tutti voi, alle persone che amate e che sono una benedizione nelle vostre vite, auguro buon Natale e, viste le parole che ho scritto… buon appetito!
“Ecco la mia gemma, G.. G. è mio fratello ed è una delle persone che amo di più. Io e lui siamo cresciuti insieme come se fossimo gemelli, infatti abbiamo solamente due anni di differenza. Molti della classe conoscono G. in quanto è una persona eccentrica, energica ed estremamente espansiva. Oggi però vorrei farvi conoscere il lato più sensibile e dolce di mio fratello e lo farò raccontandovi quanto amore c’è tra di noi. Ultimamente ho compreso l’importanza di avere accanto un fratello, G. infatti mi capisce al volo, gli basta uno sguardo o un “toc toc” sul muro che divide le nostre stanze. A settembre ho messo fine ad una lunga relazione. G. ha subito capito che per me questa cosa non era stata facile e da quel momento, per un mese ha passato molte notti insieme a me raccontandomi cose divertenti o dicendomi “ma cosa ti frega, è scemo e ti trattava male”. Anche ultimamente passiamo le serate insieme, io devo studiare molto e a lui dispiace lasciarmi sola, quindi resta in camera mia ad ascoltarmi ripetere storia, scienze, francese…
Ho deciso di parlare di lui perché nonostante gli infiniti litigi a causa del caricatore o per chi abbia il diritto alla doccia per primo G. è la mia persona preferita e per lui darei qualsiasi cosa” (C. classe quinta).
“Come gemma ho scelto la canzone Ça plane pour moi di Plastic Bertrand. Ho scelto questa canzone perché è una delle preferite di mio padre visto che gli ricorda la sua adolescenza. Ogni volta che siamo in macchina la metto perché le mie canzoni gli fanno venire il mal di testa. Un’altra ragione per cui l’ho scelta è per festeggiare il suo ritorno questo sabato dopo essere stato via per lavoro” (L. classe seconda).