Gemma n° 2270

🍎🍏🍎🍏

È da due mesi che devo portare la gemma, ma tra una cosa e l’altra non ho mai avuto occasione.
In più tutti sono testimoni di quanto io fossi indecisa e abbia cambiato idea mille volte perché volevo portare qualcosa di significativo per me e riuscire a raccontarlo.
Oggi come gemma vorrei portare una perla di saggezza a cui hanno contribuito due miei cari amici.
Un mese fa io e il mio ragazzo, ormai ex, ci siamo lasciati e ci sto ancora male, perché quando una cosa che ti faceva stare benissimo ti viene tolta dalla tua quotidianità ci si sente come se mancasse un pezzetto.
È da qualche giorno che io dico di sentirmi come una mela che è stata morsa e che quindi ha paura di “marcire” e peggiorare, perdere la sua scintilla diciamo. E allora, come faccio spesso e volentieri, proprio ieri sera ho chiesto consiglio al mio angelo custode A.

Ieri sera:
E le ho scritto in un mio momento di malinconia che accade frequentemente in questo periodo: mi sento come una mela morsa cosa dovrei fare?
A: “La mela rimarrà morsa, il morso non si può riattaccare. Ma quando troverai la persona giusta o passando del tempo da sola, inizierai a dimenticare la presenza di questo morso”
> “E se fa i vermi e poi marcisce?”
A: “se la conservi bene non succede”
> “Consigli su come conservarmi meglio?”
A: “Devi tenere a te stessa per preservare il resto della mela. Non pensare troppo a trovare qualcuno di giusto, ma inizia ad apprezzare la tua stessa compagnia e le cose che ti circondano. Fare le cose che ti piacciono e che ti fanno stare bene. E (non fare come me) agisci eventualmente quando vedi un possibile interesse da parte di qualcuno, ovviamente se interessa anche a te”

Stamattina:
Ho raccontato a M. la questione della mela per sapere cosa ne pensasse.
E a ciò che ha detto A. ha aggiunto:
M: “La mela si deteriora solo in quel punto lì, intorno, quindi rimane intera e resiste, e tu resisti”
M: “Quando sarai piena di morsi fammi sapere”
> “Quella volta cambieremo la mela piantando i semi e ne farò crescere un’altra”.
🍎🍏🍎🍏
🍋🍋🍋
P: “Potresti anche cercare il limone.
Se lo spruzzi sulla mela impedisce di ossidarsi e cicatrizza”
(grazie prof)
🍋🍋🍋
(G. classe quarta).

Gemma n° 2261

“1° Settembre, 2022
h. 22.30
Quando manca una persona a noi cara cerchiamo immediatamente di raccogliere ogni cosa possa rammentarcela. Una frase, un oggetto, un ricordo qualunque, come se avessimo paura che con la morte fisica, quella persona non esistesse più, si cancellasse dalla nostra mente.
La verità è che, nonostante i ricordi sbiadiscano, l’essenza dell’anima è immortale. Quella persona vive in noi, è nei nostri modi di dire, nelle nostre azioni quotidiane, è legata a noi per sempre in una maniera che non potremo percepire finché non la riabbracceremo.
Le anime si ritrovano sempre.”
(B. classe quinta).

Gemma n° 2259

“Ho portato la foto della mia nonna materna: si chiama H. Lei per me è la persona più importante; da piccolo preferivo stare a casa sua, non a che casa mia ci fossero litigi, ma lei mi ha insegnato l’educazione, il rispetto e, visto che è parecchio brava a cucinare, anche qualche tipico piatto albanese. Da poco mio nonno è morto, quindi cerco di starle più vicino possibile anche se lei abita in Albania. Questo Natale e per il mio compleanno è venuta qui in Italia, ci siamo divertiti e abbiamo riso tanto. Poi, quando se n’è dovuta andare, mi sono molto rattristito. Se la conosceste anche voi, pensereste la stessa cosa perché lei è così affettuosa e carina con tutti” (L. classe prima).

Gemma n° 2257

“Ho portato una foto di Firenze. Due settimane fa vi sono andata per un weekend: è stata la sorpresa di anniversario del mio fidanzato. Il venerdì me l’ha detto e il sabato mattina siamo partiti” (L. classe quinta).

Gemma n° 2256

“I nonni sono una delle cose più preziose che esistano, un dono che purtroppo non tutti sono così fortunati da ricevere. Io sono stata la bambina più fortunata del mondo, non solo ho conosciuto i miei nonni, ma anche i bisnonni. Purtroppo però, non c’è cosa peggiore che vedere giorno dopo giorno questo dono stupendo sgretolarsi.
Mi ricordo quando giocavo a carte con il bisnonno , tutti i pomeriggi. Lui entrava in casa e appoggiava il suo cappello sullo scalino, sempre lo stesso, mi guardava con i suoi occhi blu dolcissimi e mi chiedeva in friulano: “hai fatto la pipì nel letto stanotte?”. E io ridevo, ridevo tantissimo. Ridevo quando non mi faceva mai vincere ai giochi di carte, quando faceva delle sciocche battute e quando faceva le sue solite espressioni o boccacce sceme. Ma poi, tutto un tratto, i suoi occhi sono diventati assenti e io un ricordo vago nella sua mente, non ero più la sua nipotina che faceva la pipì nel letto e che rideva con lui, ero solo un ricordo sbiadito, un’immagine sfocata e poi più nulla.
Così anche per nonna, che sta convivendo ora con l’Alzheimer e che ogni tanto mi chiede se sono la sua vicina di casa venuta dalla Francia e io le devo ricordare che sono io, sua nipote e che Daniele, il mio papà, è suo figlio e lei risponde che c’è sempre una prima volta per conoscerlo.
Inizialmente mi faceva sorridere il fatto che mi chiedesse 50 volte se volessi l’insalata o quando perdeva le cose e le ritrovava solo mesi dopo tra grandi risate, ma ora è lei ad essersi persa. Anche il nonno sta girovagando tra gli ospedali, il Parkinson è una brutta bestia.
Nonostante ciò ho ancora quasi tutti i miei nonni e continuo a ridere e sorridere insieme a loro e mi reputo fortunata anche solo ad averli conosciuti, ma vederli andare via o essere per loro solamente un’immagine indefinita, mi ferisce”.
(S. classe quinta).

Gemma n° 2238

“Quest’anno come gemma ho deciso di portare la gratitudine verso il mio cambiamento positivo.
L’anno scorso stavo passando un brutto periodo della mia vita: mi sentivo sola, senza nessun obiettivo e senza quella motivazione che ero solita avere, ma cercavo di nasconderlo. Facendo un giro in libreria, trovai questa raccolta di poesie di Franco Arminio, Studi sull’amore. Lessi tutte le poesie in un giorno ed evidenziai quelle che in quel periodo mi sembravano stupende.
Una di queste si chiama “Sono due giorni che soffro”:

Sono due giorni che soffro
per paura. E ho sofferto
per tutto il tempo che ho vissuto,
e qui nel petto un vago allarme,
un cuore che mi punta
e io scappo dal mio sangue,
mi faccio aria, mi nascondo
in tutte le parole che dico,
non c’è più nessun me
a cui posso appigliarmi,
c’è solo un cenno antico,
un cenno d’infanzia
fatto di neve e del petto di mia madre.
Ti prego, tienimi in vita,
stendimi al sole,
prestami un respiro.

Recentemente ho riletto il libro, per curiosità, e mi sono accorta di come tutto sia cambiato nel giro di pochi mesi. Ora sono grata per come la mia vita sia e per i miei obiettivi che sono riuscita a portare a termine anche se con molta difficoltà. Ma soprattutto sono grata per chi ho vicino: ho amici che mi supportano sempre, una famiglia che mi accetta per come sono e una persona che mi ama nonostante i miei difetti.
Come poesia di questo periodo ho scelto “Contro la morte esiste solo l’amore”:

Contro la morte esiste solo l’amore.
Le donne lo sanno meglio degli uomini,
meglio delle donne lo sa la luna,
meglio della luna lo sa il vento.
Lascia correre il tuo amore,
dentro di te e dentro gli altri.
Chi ama non esce mai di scena,
siamo tutti qui,
sangue della stessa vena.

(B. classe quarta).

Gemma n° 2235

“Questo anello è la prova materiale, tangibile, visibile e reale dell’inizio e del corso della storia del mio primo amore e attualmente amore della mia vita.
Mi è stato regalato 5 anni fa da lui, nemmeno a quella tenera età vivevamo di una spensierata e ingenua serenità, forse l’ho destinato a me per la mia natura caotica.
Lo indosso ogni giorno, a volte sul pollice destro altre su quello sinistro, rimane lì statico, metaforicamente inciso nella mia pelle. Incollato a me come l’infinito e intenso sentimento che provo e condivido con questa persona. Mi è vicino al corpo come nell’anima l’emozione che persiste anche dopo 7 anni di conoscenza, persino dopo la fine concreta della nostra relazione ma non del legame che percepiamo attraverso i filamenti che ci guidano uno verso l’altro.
Le persone, però, non sono simili ai materiali, agli anelli, non le puoi portare con te, non ti posso trasportare in tutte le strade che percorro, non puoi accompagnarmi in tutte le mie metamorfosi.
La malinconia mi pervade nel ragionare che stiamo cambiando, stiamo crescendo e sbocciando. I nostri petali cadono delicatamente sul terreno che ha fatto da base e ascoltatore per il nostro amore, per le parole dolci che sfilavamo fuori dalle labbra l’uno dell’altro con il fine di coltivare le nostre sensazioni e insegnarci a rimanere, a sostenerci. Il nostro giardino sta appassendo e stanno fiorendo colori differenti rispetto a quelli abitudinari, quelli che abbiamo sentito confortevoli nel nostro struggimento a lungo.
Non so ancora oggi comprendere se ci è stato rubato del tempo o se abbiamo finito di scrivere capitoli di noi, forse non so accettare il mio presente manchevole della tua presenza.
Però, si è instaurata un po’ di titubanza nel mio flusso di pensieri, non so spiegare se questa nostra crescita è davvero intrinseca di angoscia, se viaggio all’esterno di chi siamo noi mi commuovo di gioia nell’osservare la nostra evoluzione di amanti e individui.
Come ti avevo detto, ho un rullino tutto nostro custodito nei cassetti della mia mente.
Scrivo di ciò perché questo oggetto contiene all’interno di sé tutte queste informazioni sensibili, un’infinità di dati sentimentali e ricordi brutti come belli.
Questo anello racchiude soprattutto te, che sei una foresta di me, sei lo stupore della vita e la creatura in cui riconosco la mia libertà, l’Amore con la a maiuscola, la bellezza del mondo filtrata dal mio cuore e dai miei occhi.
Ti catturo tra un battito e l’altro come tengo il tuo amore al pollice, tuttavia mi viene spontaneo chiedermi se ho finito di contare le tue espressioni, perciò proprio perché ti amo ho deciso di lasciarti camminare in un senso esistenziale diverso dal mio, di permetterti di esplorare un tragitto completamente tuo.
Magari ci incontreremo, di nuovo, ad un bivio.”
(L. classe quarta).

Gemma n° 2227

“Come Gemma quest’anno, ho deciso di portare 4 brevi video presi dal film Collateral Beauty. Collateral Beauty, il film diretto da David Frankel, vede protagonista Howard Inlet (Will Smith), direttore di un azienda pubblicitaria, profondamente depresso a causa della perdita prematura di sua figlia. Whit (Edward Norton), Claire (Kate Winslet) e Simon (Michael Peña), suoi amici e collaboratori capiscono che il suo stato d’animo sta diventando un problema per l’azienda: dopo aver perso sua figlia, a Howard non importa perdere tutto il resto. Gli amici per questo, assumono un’investigatrice privata per capire cosa l’amico stia passando e cercare di aiutarlo.
Quest’ultima, Sally scopre che l’uomo invia strane lettere indirizzate ad “Amore”, “Tempo” e “Morte”. Superato lo sconcerto, decidono di assumere attori che incarnano questi stati d’animo per organizzare incontri con Howard e rispondere agli interrogativi presenti nelle sue lettere.

Intanto Howard decide di frequentare un gruppo di sostegno e conosce Madeleine (Naomie Harris) che ha perso anche lei la figlia. Si susseguono gli incontri organizzati dai suoi colleghi, fin quando “Amore” riesce a far capire ad Howard che deve permettere all’amore di essere ancora presente nella sua esistenza, in quanto elemento fondamentale per continuare a vivere.
I video che ho scelto sono rispettivamente il suo incontro con la Morte, con il Tempo e con l’Amore. Queste conversazioni sono ricche di elementi che fanno riflettere sulla vita e sul suo fine. Quando ho visto il film per la prima volta sono rimasta impressionata da questo espediente usato dal regista per analizzare profondamente gli stati d’animo del protagonista.
Dopo che l’ho visto, ho riflettuto a lungo su questi tre temi che caratterizzano la nostra vita, che noi ce ne rendiamo conto o meno. La morte la colleghiamo al dolore ed alla sofferenza ma se scaviamo a fondo, ci insegna sempre qualcosa della vita e ci fa guardare dentro in maniera diversa. Il tempo ci insegue ma come anche noi inseguiamo lui. Spesso e volentieri siamo arrabbiati con lui ma in realtà non è colpa sua. Siamo noi autori della nostra vita e siamo noi gestori di come lo spendiamo e con chi. L’amore è ciò che ci scalda, ma è anche ciò che ci fa raggelare. L’amore è un contrasto, fa sorridere e fa piangere, ci aiuta a rialzarci ma ci fa anche cadere. Tuttavia, senza amore non vivremmo. Non è solo amore in termini di relazioni ma anche l’amore dei genitori, dei nonni e degli amici. L’amore che noi riserviamo per queste persone ci fa andare avanti. L’amore è una sicurezza che noi lo vogliamo ammettere o meno.”
(G. classe quarta).

Gemma n° 2226

“Quest’anno ho riflettuto parecchio su cosa avrei potuto portare come gemma, non perché non avevo delle cose da portare bensì perché le cose che avrei voluto portare erano davvero molte.
Così ho scelto un oggetto che potesse racchiudere in qualche modo tante piccole gemme che hanno contribuito a riempire quest’anno con tante emozioni ed esperienze.
Quindi ho portato una macchina fotografica analogica e anche alcune foto che ho scattato durante momenti di grande spensieratezza e felicità.
Questa analogica in particolare è la terza che utilizzo; la prima l’avevo comprata insieme alle mie amiche durante un viaggetto che avevamo fatto insieme a Trieste ad aprile, infatti è piena di foto che abbiamo scattato durante quella giornata. La seconda comprendeva principalmente foto che ho scattato durante le mie vacanze in Grecia e alcune foto scattate a Londra. Nella terza (ovvero questa), che non ho ancora terminato, ci sono altre foto di Londra, un paio di foto fatte ad alcuni concerti a cui sono andata quest’estate ma soprattutto tante foto delle mie amiche.
Ho scelto di portare la macchina fotografica non perché sia la mia più grande passione, bensì perché a me piace davvero molto scattare foto a luoghi e a persone che amo, di cui vorrei ricordarmi per sempre, infatti anche la galleria del mio telefono è davvero piena di foto.
Le mie foto non devono necessariamente avere un significato profondo, semplicemente rappresentano ciò che io considero bello.
Molte foto mi ricordano del luoghi, ricollegabili a delle avventure che ho vissuto; altre ritraggono le amiche, una delle cose che amo di più fotografare, soprattutto mentre fanno cose semplici e spontanee; secondo me le mie amiche sono davvero davvero belle, non solo esteticamente, loro hanno qualcosa che le fa splendere in tutto ciò che fanno.
Faccio tante foto durante delle belle esperienze memorabili, così che anche nei momenti di tristezza, nei quali la mia mente non riesce a spostarsi dai pensieri negativi, io possa riguardare le mie foto ed ecco che subito ritorna un grande sorriso: mi basta semplicemente guardare una foto scattata in un momento pieno di serenità per stare un po’ meglio.
C’è una frase di una delle mie canzoni preferite dei The Cure, ovvero Pictures of You, che dice “I’ve been looking so long at these pictures of you that I almost believe that they’re real; I’ve been living so long with my pictures of you that I  almost believe that the pictures are all I can feel” (ovvero “ho guardato così a lungo queste tue foto che quasi credo che siano reali; ho vissuto così a lungo con le mie foto di te che quasi credo che le immagini siano tutto ciò che posso sentire”); diciamo che per me le foto sono appunto un modo per rivivere i ricordi e farmi tornare “a quei momenti lì”, intrisi di serenità.
Inoltre scattare foto alle persone è uno dei miei modi per dimostrare affetto, è per questo che cerco, nella quotidianità, di “cogliere l’attimo” e scattare qualche foto durante dei momenti spontanei: secondo me infatti le foto più belle sono fatti negli attimi più inaspettati.
Per me fare foto è sia una “dimostrazione di amore” verso persone, cose o luoghi che sto fotografando, sia un mezzo per non dimenticarmi mai delle esperienze vissute, così da ricordarmene sempre; mi trasmettono speranza e allegria, sono un modo per ricordarmi che nonostante i momenti brutti, durante i quali magari è difficile trovare un motivo per continuare ad andare avanti, ci sono anche molti momenti pieni di felicità, che mi permettono di andare avanti nella speranza di vivere ancora tanti momenti come quelli” (S. classe terza).

Gemma n° 2222

“La gemma che ho deciso di portare è una collana che mi ha regalato mia mamma qualche mese fa. È un ciondolo che abbiamo preso insieme a Venezia in una bancarella e inizialmente era per lei. Io prima usavo un’altra collana con una pietra di quarzo rosa, soltanto che dopo un po’ di tempo si è rotta, così mia mamma ha deciso di darmi la sua. Da quel momento la indosso ogni giorno perché fin dal primo istante mi ci sono affezionata e mi ha portato anche tanta fortuna in certe situazioni. È un ciondolo a forma di cuore fatto con il vetro di Murano e per me ha un valore immenso perché rappresenta l’amore. Per me l’amore è un sentimento molto importante perché senza amore non c’è vita. Può essere l’amore per la propria famiglia, per i propri amici oppure per una persona nuova nella nostra vita. Questa collana rappresenta per me l’amore che non basta mai ed è per questo che voglio portarmela sempre con me ovunque vada” (K. classe terza).

Gemma n° 2221

“Ho pensato molto a che oggetto o fotografia portare quest’anno, ma nessuno mi convinceva completamente, nessuno mi faceva dire “questa è proprio la mia gemma!” Allora come mia ultima gemma del liceo ho deciso di portare la mia classe.
Mi sento enormemente grata di essermi trovata in una classe dove posso essere me stessa senza vergogna e senza sentirmi giudicata, accerchiata da amore e sostegno reciproco.
L’anno scorso è stato uno dei più duri della mia vita e grazie ai miei compagni di classe e alcuni professori sono riuscita a venirne fuori, trovando nella scuola e tra le mura della mia aula un angolo sicuro dove rifugiarmi quando soffrivo.
Mi ritengo fortunata, perché so che non tutti si sentono bene nella classe in cui si trovano e la scuola a quel punto diventa un incubo. Io nel mio cuore porto tutti i miei compagni, dal primo all’ultimo, e mi auguro di avere per sempre questo bel ricordo di loro e degli anni che abbiamo passato insieme. Quando da grande parlerò del liceo, sicuramente la prima cosa che mi verrà in mente sarà il tempo prezioso passato con loro e, da brava sensibilona quale sono, sicuramente mi scenderà una lacrima” (G. classe quinta).

Gemma n° 2216

“Come gemma ho scelto di portare mia sorella A. perché è una tra le pochissime persone che mi capiscono e mi aiutano. A. ha 17 anni, ha i capelli biondo scuro e gli occhi azzurri. Ha un carattere veramente molto particolare e faccio fatica qualche volta a capirla. Io ed A. litighiamo ogni giorno ma questo non influisce tanto sul nostro rapporto. A. non dimostra affetto, non mi ha mai abbracciato o dato un bacio sulla guancia, non mi ha mai detto “ti voglio bene” (forse perché si vergogna) però so che ci tiene a me come io tengo a lei. In questi mesi ci parliamo molto di più, ci raccontiamo di tutto e di più e ci sfoghiamo, mentre un anno fa ci dicevamo solo “ciao” e basta. Io mi fido ciecamente di A. e per me la fiducia è qualcosa che non tutti si meritano. E’ proprio lei la persona che mi insegna, ogni giorno, a crescere e a pensare. Senza di A. mi mancherebbe un pezzo fondamentale e insostituibile della mia persona” (C. classe prima).

Gemma n° 2211

“Ho portato una canzone che ricorda tanto la mia infanzia perché me l’aveva dedicata mio papà. In realtà della mia infanzia non ricordo tante cose però questa canzone mi è rimasta impressa perché ha un bellissimo testo.

Per me il papà è un punto di riferimento perché, anche se qualche volta mi fa arrabbiare e mi innervosisce molto spesso, il papà è sempre il papà. Mi piace anche una frase che dice che il papà è il primo eroe di un figlio e il primo amore di una figlia” (G. classe terza).

Gemma n° 2207

“Ho scelto di portare una fotografia di anni fa nella quale ci sono mia mamma, mio fratello ed io nel pancione. La mia famiglia sarà sempre preziosa come una gemma. Ci tengo molto a questo ricordo speciale seppur io non fossi ancora nata, credo anche che saremo per sempre uniti e che continueremo a volerci bene come dal primo momento” (A. classe terza).

Gemma n° 2204

“Qualche mese fa, precisamente ad ottobre, sono andata a Cividale per fare un giro tra le bancarelle di antiquariato insieme al mio ragazzo.
Mai mi sarei aspettata però, di trovare la mia gemma.
Mi ricordo che stavamo passeggiando e avevamo deciso di fermarci a guardare una bancarella; tra le varie cose, ho trovato loro: sono due medagliette che un tempo si cucivano nei cappotti, e a guardarle così non sono nulla di che, però sembrava mi stessero aspettando, perché incise su quelle medagliette ci sono le iniziali mie e del mio ragazzo. Non mi sembrava vero, anche perché erano le uniche, non ce ne erano altre con altre iniziali, c’erano semplicemente loro in mezzo alle cianfrusaglie.
Forse non saranno nulla di che, anche perché non me ne posso fare nulla, ma sono rimasta talmente colpita dalla coincidenza che me le sono portate a casa. Mi sembra assurdo, quasi un segno del destino averle trovate, mi ha fatto la pelle d’oca, perché io un po’ ci credo in queste cose, penso di averle trovate per un motivo.
È come la storia che ci ha raccontato lei prof, di quando ha incontrato Sara, c’è una connessione così forte che avvengono cose che non sappiamo spiegare. Magari sono ancora troppo giovane, ma so che io sono tale e quale a lui, e che lui è la mia anima gemella; anche se un giorno dovesse finire, non penso che troverò mai un’altra persona così simile a me che mi faccia sentire a casa”
(A. classe quarta).

In ricordo di Fratel Biagio

Riporto il caldo saluto che don Agostino Petriciello rivolge oggi, sulle pagine di Avvenire, a fatel Biagio Conte, scomparso a Palermo in questi giorni a causa di una malattia.

“Fratel Biagio è morto? No, questa è una menzogna. Fratel Biagio è vivo, più vivo che mai, adesso che è volato via da questo mondo. Lo incontrai, ci incontrammo. Insieme ci calammo nelle acque pure del Vangelo e della preghiera per tentare di dissetare l’arsura che ci portiamo dentro. Quel giorno, come sempre, avevo pregato: «Manda, Signore, un angelo sul mio cammino». E l’angelo, ancora una volta, arrivò. Aveva un volto pulito, incorniciato da una barba incolta che gli dava l’aspetto di un antico patriarca; un sorriso largo, sereno, leggero. E degli occhi stupendamente verdi. «Come sono belli gli angeli», pensai. E mi misi alla tua scuola. L’angelo non va ostacolato, ma ascoltato, seguito. Quante volte ero stato ad Assisi? Quante volte avevo desiderato di poter essere stato contemporaneo di Francesco? Quante volte avevo sostato e sognato davanti al suo saio, ormai quasi ridotto in polvere? Un giorno lo incontrai sul mio cammino, Francesco. Si chiamava Riccardo. Chiedeva la carità di un passaggio in auto. Incuriosito, mi fermai. Mi riportò alla fede. Poi, come un’aquila alla quale va stretto il nido, volò verso un Paese da cui tanti fratelli scappano. A servire un popolo che tanti potenti affliggono. A farsi povero per loro e con loro. Oggi lo vedo poco. La Tanzania è lontana. Rimane l’affetto, la riconoscenza, la collaborazione, la nostalgia. Il desiderio e il bisogno di essere scandalizzato ancora dalla radicalità dei coraggiosi.
E arrivasti tu, Biagio. A ricordare a me, alla Chiesa, al mondo, che l’amore vero non conosce le mezze misure; che gli innamorati sanno osare, rischiare, mettersi in gioco, sfidare il destino. Sempre eccessivi, sempre presenti. Sei stato un ingordo, frate. Hai affollato quella schiera di uomini e donne che non si accontenta mai. Che guarda continuamente oltre l’orizzonte. Che non ha paura di niente, nemmeno del peccato. Che non si ferma nemmeno davanti all’evidenza. Milioni di persone muoiono di fame. Avresti voluto sfamarle tutte, ma non ti era possibile. Non ti sei arreso. Hai dato da mangiare ai poveri di Palermo. Confidando in Dio. Fidandoti della Provvidenza. Ai poveri di pane si aggiunsero i poveri di cuore, i poveri di spirito, i poveri di vita. Non ti sei scagliato con rabbia contro i rapinatori dei forni altrui, li hai cercati, li hai trovati, li hai aiutati a non perdere la speranza, la dignità, la fede. Sei stato, Biagio, un calcio negli stinchi per tanti tiepidi come me.
Il Francesco di Assisi siciliano del nostro tempo. Com’è bella la nostra santa madre Chiesa, frate. Questa grande famiglia dove c’è posto per tutti, santi e peccatori e peccatori trasformati in santi. Così simili, così diversi, così normali, così strani, così originali. Sei volato via a pochi giorni di distanza da papa Benedetto. Le differenze tra te e lui, tra la tua vita e la sua, saltano agli occhi. Eppure quanto vi somigliate. Con strumenti diversi e diverse voci, insieme avete cantato la serenata a chi vi aveva rapito il cuore. Che state facendo, adesso? Quale inenarrabile Mistero stanno contemplando i vostri occhi? Biagio, Benedetto, fratelli di tutti, pregate per noi.
Alla Sicilia, cui la mafia stupida e assassina, ha fatto tanto male, ha strappato tante vite, il Signore ha voluto regalare un uomo buono, semplice, spoglio, indifeso, ricco della sua sola povertà. Un uomo con le braccia larghe, lo sguardo lungo, il cuore senza confini. Non hai disprezzato niente dei doni che Dio ha dato agli uomini. Hai voluto condividerli con i poveri. In fondo – permettimi – sei stato lo scaltro del vangelo. Hai capito che la gioia non viene dal possesso e dal potere, ma dal servizio che si rende alle persone, soprattutto quelle che sanno gioire per le piccole cose. Quanto pane hai spezzato agli affamati? « Entra, benedetto dal Padre». A quanti ignudi hai offerto un mantello e un tetto perché non morissero di freddo e di vergogna? « Entra, benedetto dal Padre» Fratel Biagio, Pino Puglisi, Rosario Livatino, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino. Doni immensi della Sicilia del nostro tempo alla Chiesa e al mondo. Prega per noi, frate. Continua ad essere l’angelo che ognuno desidera incontrare. Grazie per averci ricordato che «alla sera della vita ciò che conta è avere amato». Ottienici il dono della perseveranza, perché, come te, non ci stanchiamo di fare sempre e solamente il bene.”

Gemma n° 2200

“Ho deciso di portare questo cappello di Spider-man. Nonostante possa sembrare una cosa molto infantile, per me ha un grande significato. Ad agosto dell’anno scorso sono riuscita ad andare in Bosnia dai parenti di mia mamma. Sono rimasta a casa di mio nonno e di mia zia, che vivono insieme. Era la prima volta che andavo giù dopo la pandemia ed ero molto felice. Un giorno mia mamma e mio nonno sono usciti a fare shopping al centro commerciale. Quando sono tornati a casa mio nonno mi ha dato questo cappello, sapendo che il personaggio mi piaceva. La cosa ovviamente mi ha fatto molto piacere. Questo cappello è diventato l’ultima cosa che mio nonno mi ha dato prima di morire, pochi mesi dopo. Ho deciso di portarlo perché è un modo non troppo triste per avere qualcosa che mi ricordi lui e che posso sempre avere con me” (V. classe seconda).

Gemma n° 2194

“Ho scelto di portare come gemma un libriccino che mi è stato regalato dalla mia maestra dell’asilo alla fine dei 3 anni.
Il libro si chiama Tu sei speciale di Max Lucado. La storia parla del piccolo popolo di Wemmicks (degli omini in legno, creati da un falegname di nome Eli). Gli Wemmicks passano il tempo a scegliere chi di loro meriti una stella o un pallino grigio in base alle loro capacità e in base al loro aspetto fisico. Un giorno Pulcinello incontra una Wemmick senza stelle e senza pallini e ciò lo spinge a capire come questo sia possibile. Egli aveva sempre ricevuto solo pallini e per questo motivo pensava di non meritare una stella, e decise di andare a parlare col suo falegname per poi scoprire che le stelle e i pallini stanno attaccati e hanno un valore soltanto se siamo noi a darglielo.
Ciascuno di noi può ritrovarsi nel protagonista della storia perché proprio come lui molto spesso non ci sentiamo adeguati in un mondo che ci guarda con indifferenza o ci giudica solo per come appariamo e non per come siamo dentro. Anche se forse ero troppo piccola per capirne a pieno il significato, ogni tanto mi capita di rileggere questo libro e capire che anche se può sembrare una storia per bambini, in realtà racchiude un significato molto profondo, ossia non fermarsi alle apparenze e non farsi limitare dal giudizio altrui” (S. classe quarta).

Gemma n° 2193

“Ricordo quando tempo fa mia mamma mi ha chiesto: “Ma tu ogni tanto ci pensi alle nonne?”. Ci penso quasi ogni giorno. Penso alla loro storia, alla loro forza e all’amore che hanno saputo darmi. Entrambe se ne sono andate quando avevo all’incirca 10 anni a causa di una delle malattie peggiori conosciute, il cancro. Non lo si fa spesso, o almeno non lo faccio io, ma ci tenevo a ricordarle oggi e a condividere queste foto del loro bellissimo sorriso, perché voglio che vengano ricordate così com’erano sempre prima della malattia: sorridenti e gioiose. Gli ultimi ricordi che ho di loro sono un po’ offuscati, ma i loro aspetti erano sicuramente diversi da ciò che appare in queste foto. Le condizioni in cui ci hanno lasciato erano terribili da guardare per una bambina che al tempo non capiva cosa stesse succedendo e perché, ma che poteva intuire come sarebbe andata a finire. Erano magre, calve, deboli, con gli occhi privi di quella scintilla di felicità, ma sono sempre rimaste bellissime. Su questo non ci piove. Hanno saputo mostrarmi le loro debolezze e il loro amore per me nonostante il loro dolore, e vorrei tanto che loro sapessero della donna che sono diventata ora, in quanto è anche merito loro. Ancora oggi dopo tanti anni quando penso a loro mi tornano gli occhi lucidi. Purtroppo sono pochissime le foto che ho con loro, ma almeno mi aiutano a ricordarle. La cosa che più mi fa male è essere consapevole di star dimenticando il suono delle loro voci e il calore dei loro corpi. Ma ogni volta che le vedo, in foto o nei miei sogni, non posso che ricordare quanto fossero belle, come degli angeli (che poi secondo me angeli un po’ lo erano per davvero). Mi mancano come l’aria, ma so che ora non soffrono più e a me basta questo, ora stanno bene. Vorrei poter dire loro quanto amore provo nei loro confronti e quanto sono grata di averle avute al mio fianco, seppur per poco tempo” (F. classe quarta).

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: