Conosco una persona che utilizza uno pseudonimo per la sua attività di blogger: ha un sito vivace in cui scrive senza mezzi termini quello che pensa. Spesso irrita e provoca, certo affascina. Pubblico alcune parti di un suo post di stamattina:
“ragazzine che si suicidano per essere messe alla gogna da coetanei o compagni di classe su internet: insulti al loro aspetto fisico, istigazioni a suicidarsi che ottengono il loro scopo; un sito, addirittura che è quasi specializzato in questo: Ask.fm.
suicidi annunciati, perseguiti con ostinazione anche se non con intenzione, che concludono mesi di caccia, di insulti, di vessazioni diventate intollerabili: cronache di suicidi annunciati, direbbe Marquez.
e sono i suicidi dei diversi e delle diverse: i diversi dal canone omicida del conformismo dominante.
l’ultima è una ragazzina di 14 anni di Venaria, gracile, mingherlina, che si getta dalla finestra della camera alle due di notte, dopo essersi vestita come per andare a scuola, e la trovano morta in cortile la mattina.
“Cesso, vatti a nascondere, dimostri dieci anni, sei la vergogna delle 2000″
e lei, che è malata di cuore dalla nascita, scrive tre messaggini alle sue amiche del cuore per dirgli “ti voglio bene” e poi decide di farla finita: tanto i segreti della vita li ha già scoperti tutti, pensa, e questa sofferenza è troppo grave per reggerla.
come se non ci fosse spazio al mondo anche per le donne esili; come se la fragilità in una donna non fosse desiderabile per uomini un poco insicuri (so di che cosa parlo).
quando sento qualche ragazza che si lamenta di non essere bella io vorrei dire loro quello che col tempo ho imparato anche riguardo al mio essere un uomo non bello: che una moderata bruttezza può essere un bene del cielo, perché ti protegge da relazioni false.
la bellezza può essere una maledizione e condannare a destino dell’usa e getta; tienti caro il non essere vistosa o vistoso: è una specie di marchio di qualità messo in anticipo sui tuoi contatti umani, che porterà a privilegiare nelle relazioni con te chi cerca qualcosa di più autentico.
[…]
il bullismo, la stupidità, la volgarità, la violenza gratuita contro i deboli non li ha inventati internet, ma ha dato loro una forza sconosciuta.
internet che nei nostri sogni doveva essere l’aggregatore delle intelligenze è invece lo strumento che permette di fare massa agli stupidi.
la stupidità è anche criminale, però, ma stupidamente, cioè senza neppure accorgersene.
ma ora io vorrei provare a mettermi nei panni di quei compagni di classe che hanno spinto la 14enne al suicidio.
che cosa può spingere un altro 14enne a insultare una ragazzina perché la ritiene brutta?
c’è una gratificazione in questo per lui, evidentemente: che tipo di gratificazione?
uomini che odiano le donne prima ancora di essere diventati uomini del tutto?
uomini pronti ad uccidere le donne, perché le considerano solamente un oggetto del loro piacere, e dunque una ragazza non attraente, cioè non scopabile, è una ragazza inutile?
[…]
se c’è un legame tra estetismo e violenza, per cui le civiltà che sviluppano maggiormente il senso del bello, come quella italiana, sono anche le civiltà del culto della violenza, questo legame diventa qualcosa di cupo, quando l’estetismo si trasferisce dall’arte alla fisiognomica e l’opera d’arte dominante diventa il corpo.
il tatuaggio è il manifesto di questo nuovo mondo dove i valori estetici vanno vissuti fisicamente e non esiste quasi altra forma d’arte possibile che quella dove il corpo riassume in se stesso tutti i canoni della bellezza e non ne ammette altri.
dove il cinema, che ha rubato alla danza e a teatro il segreto del corpo come linguaggio estetico e lo ha ingigantito sino a farne il suo nuovo vangelo, diventa pornografia.
è il mondo nel quale, come disse una volta appunto uno di questi giovani, “Oscar Wilde era un estetista”.
è il mondo dove – in nome di questo modo di concepire l’estetismo – si può anche uccidere chi non si adegua o non è in grado di adeguarsi: fosse una cosa consapevole, sarebbe nazismo.
ma non smette di essere nazismo perché è inconsapevole.”
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