Le 12 tesi di Spong. 5

Pubblico la quinta tesi di John Shelby Spong. Qui la cornice di inquadramento del suo lavoro e qui la fonte.

miracoloLe storie dei miracoli del Nuovo Testamento non possono più essere interpretate, nel nostro mondo post-newtoniano, come avvenimenti soprannaturali provocati da una divinità incarnata. Nella Bibbia, i miracoli non sono esclusivi di Gesù. (…). Credo che si possa ora dimostrare che quasi tutti i miracoli attribuiti a Gesù possono essere spiegati come versioni estese di storie di Mosè, di Elia e di Eliseo, o come applicazioni alla vita di Gesù, in senso messianico, dei segnali del regno di Dio in Isaia. (…). Cosicché i miracoli sarebbero segnali che interpretano Gesù, non avvenimenti soprannaturali che infrangono le leggi della natura. Conviene prendere nota che Paolo sembra non aver saputo assolutamente nulla di miracoli associati al ricordo di Gesù. (…). I miracoli associati a Gesù vengono introdotti nella tradizione cristiana con Marco, agli inizi dell’ottava decade del I secolo. (…). I testi dei racconti di miracoli nei vangeli, che costituiscono la base su cui parlare del potere soprannaturale di Gesù, sono pieni di simboli che servono a interpretare. (…). Se solo aprissimo gli occhi per vedere come i racconti di miracoli del Nuovo Testamento non debbano essere letti letteralmente come avvenimenti soprannaturali, ci avvicineremmo molto di più a ciò che gli evangelisti avevano in mente quando cercavano di usare il testo di Isaia 35 in maniera che trovasse compimento nei vangeli. (…).”

Superjesus

Posto un articolo interessante di Dario Morelli che ho trovato su L’Huffington Post. Va a implementare l’argomento del secondo anno sul sacro nella pubblicità. Alla fine della lettura mi son portato dietro una gran tristezza senza viverla con la leggerezza di Morelli; forse perché ho la sensazione che molti desiderino proprio questo tipo di Jesus Superhero… E la cosa mi preoccupa non poco.

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“La Warner Bros sta promozionando “L’uomo d’acciaio”, il nuovo film di Superman, tra i pastori cristiani d’America. Li sta invitando gratuitamente alle proiezioni. Ha persino commissionato a un teologo un’omelia intitolata “Jesus: The Original Superhero”, da utilizzare per le prediche domenicali. Parla di un messia venuto da lontano, cresciuto da genitori umani che non comprendono la fonte dei suoi poteri, e che all’età di 33 anni è chiamato al supremo sacrificio per salvare l’umanità. Superman di Kripton o Gesù di Nazareth, siamo là. Lo riferisce l’autorevole CNN, in questo caso ancora più autorevole in quanto appartenente alla stessa Time Warner che controlla la Warner Bros. Tutto il materiale pubblicitario di stampo cristiano riferito al film è reperibile su un apposito sito. Questo tipo di promozione non è una novità. Campagne simili sono già state allestite per “I Miserabili”, “Soul Surfer” e “The Blind Side”. Il sistema comincia ad essere consolidato. Del resto si tratta solo di una evoluzione naturale del mercato pubblicitario, sempre più attento a targettizzare e personalizzare la comunicazione. Infatti è da sottolineare che “L’uomo d’acciaio” non viene presentato a chiunque come una rievocazione fantascientifica della vita di Gesù. Questa lettura è riservata soltanto ai ministri di culto delle chiese cristiane d’America, evangelisti del Verbo da tramutare anche in evangelisti della Warner. E questo anche in ottemperanza al nuovo comandamento del social marketing, secondo cui il prodotto va piazzato prima di tutto gli opinion leaders, lasciando poi a loro il compito di diffondere il verbo pubblicitario nella propria cerchia di influenza. Viceversa, per il resto del mondo – mediamente insensibile alla cristologia – il film di Superman è presentato soltanto come un film di Superman: eroismo, effetti speciali, crash boom bang.

Qualcuno potrebbe osservare che si tratta di una strumentalizzazione del sentimento religioso per fini commerciali. Assolutamente sì, ma di un tipo completamente nuovo rispetto al passato. Questa non è una di quelle solite pubblicità Benetton-style, che usano i riferimenti religiosi per provocare scandalo e far ricordare il brand. Qui siamo davanti a un uso molto più raffinato e strategico del sentimento religioso, un uso potremmo dire “integrato”. Si tenta di capire come la pensa ogni determinata fetta di pubblico per poi parlarle nel suo stesso linguaggio, presentando il prodotto nel modo più confacente al suo punto di vista. Non è niente di dissimile da quello che si fa nella comunicazione politica, quando il candidato tenta di “vendersi” parlando di valori cristiani ai cristiani, di lavoro ai disoccupati, di impresa agli imprenditori, etc. Questo è il portato del nuovo marketing basato sulla profilazione, sui messaggi ritagliati addosso a ciascun cluster di pubblico, idealmente a ogni singolo destinatario del messaggio stesso. Non c’è da scandalizzarsi se questo tipo di pubblicità comincia a intaccare una delle leve più potenti dell’animo umano, il sentimento religioso. L’importante, come sempre, è saperlo.”

Per strada

Il solito pungente Gioba

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