Su Avvenire Roberto I. Zanini intervista Giovanni Reale (sì, lo stesso del manuale di filosofia insieme ad Antiseri). Ne riporto i tratti che mi sembrano salienti.
Riferendosi alla decisione del ministero dell’Istruzione di sostituire obbligatoriamente dal 2014 nelle scuole i testi cartacei con quelli digitali, Reale afferma: «Ho letto alcuni articoli che hanno
paragonato questa iniziativa alla diffusione della stampa nel Rinascimento, in cui si sosteneva che proprio la stampa ha fatto nascere la cultura della scrittura. Un errore storico gravissimo. La cultura della scrittura è precedente a Platone. E non è vero che l’uso diffuso della scrittura ha fatto nascere la filosofia, semmai è il contrario. È stata la necessità di conservare i dialoghi di Socrate a costringere i suoi discepoli a trascriverli, perché la semplice memoria non poteva essere sufficiente. Erano famosi i dialoghi trascritti da Simone il ciabattino, nella cui bottega spesso Socrate si intratteneva. Quando il filosofo usciva, Simone ne trascriveva le parole. Insomma, la diffusione della stampa ha rafforzato una cultura che esisteva da migliaia di anni, non l’ha creata né promossa. E le nuove tecnologie nei fatti capovolgono quello che per 2500 anni è stato diffuso con la scrittura, che ne esce sconfitta».
Poi continua: «Bisogna tornare a comprendere che tutto ciò che si apprende è frutto di fatica e il grado di istruzione è direttamente proporzionale all’impegno. Oggi invece c’è chi si presenta per la laurea con tesi scopiazzate da internet. Recentemente a un premio per i giovani sull’Europa sono stati trovati tre temi uguali. Gli autori, esclusi, si sono ribellati sostenendo di essersi impegnati nel fare ricerca. Ma hanno fatto solo copia e incolla dallo stesso sito web».
«Il problema non sono le nuove tecnologie, ma l’uso sbagliato che se ne fa. Internet lo uso e mi è utile. Ma lo uso come mezzo, non come fine della mia conoscenza. Quando venni chiamato dal ministro Berlinguer nel gruppo di studio per la riforma scolastica, mi trovai in conflitto con alcuni dei colleghi (gli stessi che hanno ispirato il ministro Profumo) che sostenevano che i classici a scuola sono superatissimi. “Basta con i classici” dicevano, bisogna dare strumenti multimediali. Io obiettavo che gli strumenti non sono i contenuti. Loro a insistere che i contenuti vengono fuori dall’uso degli strumenti. Ma questi strumenti non possono essere considerati dei creatori di contenuti. Gli strumenti servono per diffonderli, non per crearli. Chi mette i contenuti negli strumenti?».
«Un Paese che vuole costruire futuro deve fare in modo che la scuola non perda il suo ruolo di costruttrice di rapporti umani e di quella forza produttiva che è l’intelligenza dell’uomo, che costruisce le macchine e le usa, ne idea e ne costruisce altre. Come diceva Marco Aurelio, “al mattino, quando ti svegli e ti senti stanco, devi dire: mi alzo per compiere il mio mestiere di uomo”. E allora dobbiamo chiederci con sincerità: ma l’uomo ipertecnologico come se la cava nel mestiere ultimativo che è quello di essere vero uomo? Oggi a chi è affidato il compito di costruire gli uomini di domani? Alle macchine?».
