Gemma n° 2578

“Oggi come gemma ho deciso di portare i biglietti di una partita che sono andata a vedere.
Il 5 maggio 2024 sono andata a Bologna a vedere una partita di basket della Virtus Segafredo Bologna contro Dolomiti Energia Trentino. Credo sia stata la giornata più bella di sempre e avrà sempre un posto nel mio cuore.
Ho regalato questi biglietti a una persona davvero importante, sapendo quanto a lei piaccia questa squadra. La sua reazione è stata indescrivibile ed è rimasta senza parole!
Siamo andate a Bologna in macchina e, una volta trovato parcheggio, abbiamo girato un po’ la città.
Bologna è meravigliosa e si è guadagnata il prima posto tra le mie città italiane preferite. Credo che questo sia legato principalmente ai ricordi che si sono creati qui.
Verso le 17 siamo andate verso l’arena e una volta entrate ho provato una sensazione incredibile. È stato tutto pazzesco: il riconoscimento, il riscaldamento, la partita e il tifo. PAZZESCO!
Siamo andate poi a mangiare in una fantastica trattoria: abbiamo diviso una lasagna e una cotoletta alla bolognese, erano buonissime!
Dopo siamo tornate alla macchina e abbiamo fatto ritorno in Friuli.
La mia gemma quindi non è solamente un biglietto di una partita, bensì una giornata indimenticabile”.
(R. classe terza).

Gemma n° 2170

“Sono tifoso dell’Inter da quando avevo 12 anni. Seguo questa squadra attivamente, e ieri il gruppo storico dei “Boys” ha annunciato lo scioglimento, mettendo fine ad un capitolo indelebile della storia del tifo nerazzurro, ma che mi ha fatto anche fare una domanda: perché seguo il calcio? “È solo un gioco” mi hanno sempre detto… “ventidue tizi in bretelle che corrono dietro ad un pallone”. Non posso biasimarli, perché fondamentalmente hanno ragione, e ancora oggi mi chiedo: perché lo faccio? Perché ogni domenica ascolto la radiolina per soffrire a causa di uno sport? Più e più volte sono andato a dormire con una sensazione di gonfiore al fegato, ho insultato quegli undici giocatori, ho pianto… Ne vale la pena? La mia risposta è sì. Perché nessun’altra cosa al mondo ti riesce a trasmettere emozioni simili, perché quando senti dalla radio o dalla TV il boato dei 60.000 di San Siro capisci che sei parte di una famiglia, così per l’Inter come per le altre squadre. Sono sensazioni uniche, che ti porterai sempre dentro, e lo senti dentro di te che non la abbandonerai mai, che nonostante le difficoltà la tiferai ovunque, anche in Lega Promozione.
La regola è una sola: non tifate questa squadra se siete deboli di cuore!
PAZZA INTER AMALA
🖤💙🐍CN69
(L. classe terza).

Gemma n° 2065

“La gemma che ho deciso di portare é la sciarpa del Milan. 
La sciarpa l’ho presa nel 2019, quando per la prima volta sono andata a San Siro, é stata un’esperienza bellissima poter vedere per la prima volta il Milan giocare; mi ricordo che quel giorno segnò Piatek, che era il mio giocatore preferito. Quando sono tornata a San Siro con la sciarpa mi sono venuti in mente un sacco di bei ricordi, in particolare la curva sud. 
Potrà sembrare stupido provare così tante emozioni per delle persone che giocano a calcio ma vi giuro che non lo é” (G. classe prima).

Gemma n° 1936

“Ho scelto di portare la foto di questo foglio (non ho rischiato di rovinare l’originale) con le firme dei giocatori dell’Inter del 2014. C’è la data della mia prima partita allo stadio con mio padre e un mio amico; sono sempre stato tifoso dell’Inter e da piccolo avevo il sogno di incontrare i giocatori dal vivo. Mio padre era amico di uno dei membri dello Staff e il giorno prima della partita abbiamo assistito ad un allenamento e poi ho parlato con alcuni giocatori e mi sono fatto fare le firme. E’ stato uno dei momenti più belli della mia vita ed è un ricordo indelebile”.

Lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano ha scritto: “Una volta alla settimana, il tifoso fugge da casa sua e va allo stadio. Sventolano le bandiere, suonano le trombe, i razzi, i tamburi, piovono le stelle filanti e i coriandoli: la città scompare, la routine si dimentica, esiste solo il tempio. In questo spazio sacro, l’unica religione che non ha atei esibisce le sue divinità…”. Commento così la gemma di D. (classe terza), ricordando anche che devo avere da qualche parte, probabilmente tra le pagine di un vecchio diario, due fogli ingialliti con le firme di Oliver Bierhoff e di Marcio Amoroso.

Gemme n° 454

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Con queste parole L. (classe seconda) ha presentato la sua gemma: “La mia gemma è il primo trofeo di judo, la mia prima gara in assoluto. Per me è importante perché lì c’erano tutta la società e i compagni che facevano il tifo per me. Durante questo percorso (9 anni) ho perso molti compagni che mi stavano vicino e ovviamente questo mi dispiace: il trofeo rappresenta anche l’unità tra me e i miei amici.”
Credere nelle proprie capacità, nella propria abilità, nel proprio potenziale è importante; tuttavia, sentire che ci credono anche gli altri e che sono lì a dimostrartelo e a dirtelo, ti fa tirare fuori quel qualcosa in più che può fare la differenza.