Ma se io lo chiamo

Dio che non esisti ti prego

che almeno su questa grande nave

che mi porta via

le cabine siano … siano ben areate

Ma se non esiste perché lo preghi?

Non esiste fintantoché io non ci credo

finché continuo a vivere

come viviamo tutti

desiderando, desiderando

ma se io lo chiamo …

Troppo tardi …

Per la forza terribile

dell’anima mia, forse vile, trascurabile in sè,

però anima nella piena portata del termine,

se lo chiamo verrà.

(Dino Buzzati)

Musica di Natale

Non manca molto a Natale. Nel 2009 sul blog avevo postato alcune canzoni non tradizionali sul Natale: Morgan, MCR, Baglioni, De Gregori, Carboni, Articolo 31. A breve posterò delle novità…

Amare il dolore?

Prendo dalla rete

Ha suscitato vasta eco la decisione di Lucio Magri, 79 anni, giornalista, fondatore del Manifesto e uomo politico, di ricorrere alla pratica del suicidio assistito in una clinica svizzera. La scelta di Magri, che si è compiuta ieri, frutto di una grave depressione, ma anche di una razionalità estrema, suscita contrapposizione tra chi chiede di rispettare comunque la volontà dell’individuo e chi rifiuta la strada dell’eutanasia. In definitiva il gesto di Magri pone a tutti il problema dell’approccio della persona alla sofferenza. Del mistero del dolore si è parlato ieri sera a Torino all’Università del Dialogo del Sermig, realtà di fraternità fondata da Ernesto Olivero con la presenza della scrittrice Susanna Tamaro. Adriana Masotti ha chiesto a Olivero una riflessione sulla vicenda Magri: 

dolore1.jpgR. – Ogni volta che una persona muore, prego e faccio silenzio, perché so che Dio è Padre di tutti gli uomini, di tutte le donne, di coloro che credono e di coloro che credono di non credere. Quindi Lui sa… Certo che ogni morte fa pensare e una morte come questa fa pensare ancora di più. Mi viene in mente uno dei pensieri che ho scritto in una situazione molto tragica della mia vita, quando scrissi nel mio diario: l’uomo certamente ha bisogno di casa, di lavoro, ma ha bisogno di scoprire il senso della vita, ha bisogno di scoprire da dove viene e dove va. Io penso che la vita di ogni uomo – e sto parlando di me stesso – sia una preparazione all’ultimo momento. Credo di aver capito un po’ la vita a forza di asciugare le lacrime, a forza di accogliere persone che mi guardavano negli occhi e mi chiedevano qualcosa… La cosa principale che ho capito è che deve far di tutto per cambiare un po’ il mondo.

D. – Il dolore fa parte – e lo sappiamo – della vita di tutti, credenti e non credenti, e per tutti il dolore non è bello e va quindi ricercato il modo per non soffrire; va anche accettato sul piano umano … ma ne siamo preparati?

R. – Io credo che dobbiamo preparare le persone a vivere e a morire e dobbiamo preparare le persone a star vicino, fino all’ultimo momento, alle persone che soffrono: nessuno deve essere abbandonato! Anche perché oggi la sofferenza come veniva intesa una volta credo che sia quasi completamente sparita, perché ci sono delle medicine e ci sono delle cure che possono alleviarla, però è importante il rapporto umano. Io ricordo una giudice di Milano che – molti anni fa – mi chiese se potevo accogliere un ragazzo con l’aids e mi disse: ti costerà una cassa da morto e quindici giorni di lavoro. Io mi sono messo nei panni di questo ragazzo e gli dissi: “Perché negli ultimi 15 giorni della tua vita non smetti di drogarti? Noi ti assisteremo notte e giorno, momento dopo momento, non ti abbandoneremo mai!”. Lui ha accettato questa sfida e sono passati altro che quindici giorni: sono passati quindici anni, sono passati venti anni ed è ancora vivo! Ecco l’insegnamento che io mi diedi in quel momento: una famiglia, una comunità, un partito o un gruppo culturale non devono assolutamente abbandonare un uomo o una donna che muore!

D. – E’ giusto dire che il cristianesimo non invita ad amare il dolore e la Croce, ma chiede invece di amare il Crocifisso e quindi Gesù in Croce, l’uomo in Croce?

R. – Certamente. Proprio pochi giorni fa, una donna che aveva paura di morire e di lasciare la sua famiglia e mi ha detto: “Mi dicono che devo amare il dolore…” E io gli ho detto: “Non è giusto. Per amare Gesù bisogna amare Dio; il dolore non è da amare, ma – a volte – è da sopportare. A volte è un nemico: Gesù stesso ha gridato sulla croce … (mg)