
“Ricordo ancora quelle estati trascorse in cantina, al fresco, con l’odore della tempera che si mescolava all’aria calda e la compagnia di nonno. Lo osservavo in silenzio mentre, concentrato, cercava il prossimo soggetto da dipingere. Nonno ha un talento unico, un amore per la pittura che si vedeva in ogni suo gesto. Durante le lunghe giornate d’estate, se non riuscivo a trovarlo, sapevo che sarebbe stato da qualche parte in casa, con il pennello in mano. La sua passione era così grande che sembrava riempire tutta la casa. Io, nel frattempo, aspettavo con ansia di vedere l’opera finita, immaginando cosa sarebbe uscito da quella sua mano che sapeva trasformare ogni pennellata in qualcosa di speciale.
Di nonno conservo due quadri che non lascerò mai. Il primo è il mio “primo” quadro. È ironico dirlo, perché in realtà io non ho dipinto proprio nulla: era la mano di nonno che creava meraviglie, io gli dicevo solo cosa disegnare. Eppure, quella volta la mia mente ingenua lo ha portato a dipingere un mare notturno, con una barca al centro, immersa in un silenzio che mi sembrava infinito. Speravo che fosse lui a firmare il quadro, ma per farmi fare bella figura davanti a mamma e nonna, prese il pennello e, con un sorriso, firmò con il mio nome. Quel gesto mi riempì di felicità.
Purtroppo, nonno si è ammalato di una malattia che gli ha rubato la lucidità, ma non la passione per la pittura. Nonostante tutto, continua a cercare una tela e un pennello, come se quel bisogno di esprimersi non possa essere fermato (neppure dalla malattia). Ora, però, i suoi quadri non rappresentano più qualcosa di significativo.
Ascolta solo la sua mente, che gli suggerisce immagini che può comprendere solo lui. E, per quanto sia difficile, io lo osservo e cerco di non perdere quel filo che ci lega attraverso l’arte.
Quest’anno, il giorno del mio compleanno, è stato ancora più speciale perché stavo per varcare la soglia della maggiore età. Nonno, con la sua memoria fragile, non si è dimenticato. Quando sono andata a trovarlo, mi ha dato un piccolo quadro con tre girasoli su uno sfondo verde. L’ho guardato e ho sentito una commozione che non riesco a descrivere. È il quadro più bello che io abbia mai visto, perché in ogni pennellata c’era tutto l’amore che lui ha sempre avuto per me. Ora è appeso sopra il mio letto, come un piccolo pezzo di lui che mi accompagna ogni giorno.
Grazie a nonno, ho imparato fin da piccola ad amare l’arte, a vedere il mondo attraverso gli occhi di chi sa cogliere la bellezza nelle piccole cose. Nell’arte, rivedrò sempre una parte di lui, una parte che non perderò mai: l’arte per me è eterna, quindi anche nonno lo è. Nonostante il tempo e la malattia, rimarrà sempre con me, nei suoi quadri e nei miei ricordi”.
(J. classe quinta).

