Gemma n° 2269

“Ho deciso di portare questa canzone perché è molto importante per me. Mi ricorda infatti il periodo di aprile-maggio 2016, quando mia nonna è venuta a mancare. Mia madre metteva sempre questa canzone, che rappresenta ora un periodo brutto della mia vita. Ero molto legata a mia nonna e perderla quando ero ancora piccola è stato motivo di grande tristezza. Nonostante questo la canzone mi ricorda anche il forte legame che avevo con lei e quindi, tristezza a parte, ogni volta che l’ascolto mi tornano in mente bei momenti” (M. classe seconda).

Gemma n° 2268

“Ho deciso di portare questo braccialetto perché mi è stato regalato dai miei genitori, dicendomi delle parole importanti. L’anno scorso mi si è rotto sul bus, mi era dispiaciuto e quindi ho chiesto a mio padre di portarlo a sistemare; quest’anno per il compleanno l’ho riavuto.
Questo bracciale, che io considero un po’ un compagno di squadra e un po’ me stessa, simboleggia una rottura tra la me del passato e quella di adesso, che dopo un momento difficile è diventata più forte” (G. classe seconda).

Gemma n° 2267

“Per la Gemma di quest’anno ho deciso di portare il mio primo body di twirling. Può darsi che qualcuno di voi si stia chiedendo “cos’è il twirling?”, ora ve lo spiego io così vi risparmiate il tempo della ricerca. Il twirling è una disciplina agonistica tecnico-combinatoria che esalta i fattori fisici individuali, mettendo in evidenza l’aspetto estetico del movimento. Unisce a movimenti propri della danza, ginnastica ritmica ed artistica, l’uso di un bastone che viene lanciato in aria o fatto roteare sul corpo. Ma il twirling non è solo uno sport, è anche un’ arte.
Arte perché si richiede stile e bellezza, sport perché combina intensa coordinazione nel mantenere il bastone in movimento mentre il corpo si muove con grazia, attraverso vari movimenti adattati con interpretazione musicale, alti livelli di concentrazione e sforzo fisico.
Io pratico questo sport da ormai 12, quasi 13, anni, quindi dalla stagione 2010/2011; ho deciso di portare il primo body proprio perché per me ha un ricordo veramente speciale, per me è l’inizio di una storia che va avanti da tempo. Per me il twirling è tutto, è una valvola di sfogo quando tutto va male, parecchie volte mi sono anche arrabbiata, sono caduta molte volte, a volte mi sono fatta così tanto male che ho pensato “no ora smetto, non ce la faccio più”, ma poi ho pensato, “voglio veramente buttare via tutti questi anni di sforzo”? La risposta era sempre no, quindi mi sono rialzata, mi sono fatta forza e sono andata avanti. Quando le persone mi chiedono “ma non ti sei stufata? É dodici anni che vai avanti” la risposta è NO, perché io mi ricordo ancora la me bambina che sognava di arrivare in nazionale, e adesso ce la sto facendo, sto realizzando il mio sogno. La me di 11/12 anni fa non avrebbe mai immaginato di arrivare fino a qui, la me che indossava questo body, non avrebbe mai pensato che potesse accadere una cosa così grande. Quindi questo body per me è tutto, qua rivedo tutti i miei ricordi passati, e spero in futuro di vederne ancora di più belli”.
(S. classe seconda).

I monaci e TikTok

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Un interessante articolo de Il Post, pubblicato l’11 marzo.

“Tra gli oltre 7 milioni di utenti di TikTok in Cambogia c’è una piccola nicchia, quella dei monaci buddisti, che lo usano perlopiù per diffondere i principi del buddismo theravada, la scuola più antica e prevalente nel paese. Il problema è che il codice monastico ha regole molto rigide, pensate per evitare che i monaci attirino l’attenzione su di sé: una cosa che contrasta nettamente con il modo in cui funziona TikTok e con il senso stesso dei social network.
Per questi motivi, come ha raccontato il sito di news internazionali Rest of World, di recente fra i religiosi è nato un dibattito che riguarda proprio l’utilizzo di TikTok: c’è chi lo ritiene un canale utile per coinvolgere più fedeli, e chi invece lo reputa uno strumento controverso e da usare con grande cautela, se non da evitare.
Tra i monaci buddisti cambogiani che hanno un account su TikTok ci sono Bo Pisey e Hak Sienghai: entrambi vivono in un monastero a Battambang, nel nord-ovest del paese, e hanno rispettivamente più di 132mila e 550mila follower. Nella gran parte dei casi sia loro sia gli altri monaci postano foto di momenti di preghiera o video in cui parlano degli insegnamenti del Buddha e del percorso che i buddisti dovrebbero seguire per metterli in atto (Dharma). Ogni tanto però condividono anche video che vanno al di là della religione, per esempio quelli in cui incontrano i turisti o in cui si riprendono assieme agli animali.
In certi casi poi gli account TikTok dei monaci, soprattutto quelli dei novizi, sono molto simili a quelli delle altre persone adolescenti: ci sono selfie, video spiritosi e foto che in qualche caso sembrano voler attirare attenzioni non esattamente religiose, per esempio mostrando i monaci a petto nudo.
In Cambogia più di un terzo della popolazione usa TikTok. Da tempo i monaci usavano social network come Facebook e YouTube per diffondere i loro insegnamenti e condividere video in cui parlavano di temi vari. Con TikTok, che si basa prevalentemente sui contenuti che sono di moda e diventano facilmente virali, la loro posizione però è un po’ più scomoda. Le violazioni del codice monastico adottato dai monaci buddisti nel Sud-est asiatico infatti possono comportare punizioni che vanno dai blandi richiami fino all’espulsione dall’ordine.
I principi del buddismo theravada prevedono tra le altre cose che i monaci non possano fare sesso, non debbano uccidere né rubare; anche i novizi sono poi tenuti a seguire altri precetti, tra cui non danzare, non cantare e in generale mantenere un comportamento estremamente sobrio e rispettoso. Come ha spiegato a Rest of World Yon Seng Yeath, vice rettore di un’università buddista di Phnom Penh, la capitale del paese, almeno la metà di queste regole è pensata per fare in modo che i monaci non attirino l’attenzione su di sé: un principio che sembra essere molto difficile da rispettare su un social network in cui è facile raggiungere rapidamente un pubblico molto ampio, al di là delle intenzioni del singolo.
Bo Pisey sostiene di voler solo diffondere il Dharma e di non voler ricavare nient’altro dal suo profilo di TikTok, che ritiene un buono strumento per interagire con le persone, se usato bene. Hak Sienghai dice che è naturale utilizzare TikTok, in un mondo in cui la tecnologia ha rivoluzionato il modo di comunicare con le persone: sostiene di volersi avvicinare ai follower ma non troppo, e spiega di voler essere un esempio per giovani monaci che potrebbero non usare i social nella maniera più opportuna.
Altri monaci sostengono invece che mettersi in mostra su TikTok sia contrario ai valori buddisti, e che soprattutto i novizi non dovrebbero usarlo per non distrarsi dallo studio degli insegnamenti. C’è poi chi propone di introdurre un codice di condotta, come il monaco San Pisith, che al momento studia in Estonia: San Pisith non si dice in favore di un divieto totale, ma per esempio suggerisce che i contenuti condivisi siano esclusivamente didattici.
Seng Yeath fa anche parte dell’autorità regionale dei monaci, che ha il compito di vigilare sul loro comportamento in 4 delle 25 province della Cambogia e stabilire eventuali punizioni in caso di infrazioni. Finora non ci sono state grosse punizioni contro i monaci che condividevano contenuti su TikTok, ha spiegato: sono state osservate solo piccole violazioni, come aver cantato o ballato, che di norma sono state punite solo con l’obbligo di chiedere scusa al tempio. Alcuni gesti, conclude, sono considerati comunque meno gravi se fatti dai giovani.”

Gemma n° 2266

“Come gemma ho deciso di portare una canzone che ho iniziato ad ascoltare da un po’ di mesi.
Già dal mio primo ascolto ciò che mi ha colpita sono state le parole usate e il loro forte significato. Il fatto che sia una canzone che parla di una cosa a me così vicina è stata una delle cose che mi ha fatto avvicinare sempre di più, capendo piano piano che cosa davvero volesse dire.
Questa canzone mi ricorda tante cose, come il fatto che la diversità non è qualcosa da nascondere, piuttosto qualcosa da celebrare” (P. classe terza).

Gemma n° 2264

“Ho portato questi due oggetti spediti dalla madre di una mia amica del Brasile; la mia amica è autistica, quindi non so quanto sia consapevole di tutto ciò. Non so quale sia il messaggio dietro questi due oggetti, mi piace pensare che siamo noi due, completamente diverse ma allo stesso tempo uguali. Mi offrivo sempre per aiutarla, per accompagnarla fuori dalla classe e non mi dispiaceva affatto stare accanto a lei. Tutti chiamerebbero questa una responsabilità, la più preziosa per me” (A. classe seconda).

Gemma n° 2263

“Ho scelto di portare questa stella marina perché mi ricorda l’estate che ho passato al mare con mia cugina. Un’estate fa, infatti, sono andata al mare con lei e abbiamo trovato questa stella marina così l’abbiamo seccata e abbiamo deciso di tenerla come ricordo. Quindi, ogni volta che vedo questa stella marina, penso a lei, e alle belle vacanze che abbiamo passato insieme” (G. classe seconda).

Gemma n° 2262

“Ascolto questa canzone fin da quando è uscita, nel 2012; è l’unico brano che non mi ha mai stufato. La ascoltavo perché mi dava coraggio e lo fa anche adesso, ogni volta che la riascolto” (G. classe seconda).

Gemma n° 2261

“1° Settembre, 2022
h. 22.30
Quando manca una persona a noi cara cerchiamo immediatamente di raccogliere ogni cosa possa rammentarcela. Una frase, un oggetto, un ricordo qualunque, come se avessimo paura che con la morte fisica, quella persona non esistesse più, si cancellasse dalla nostra mente.
La verità è che, nonostante i ricordi sbiadiscano, l’essenza dell’anima è immortale. Quella persona vive in noi, è nei nostri modi di dire, nelle nostre azioni quotidiane, è legata a noi per sempre in una maniera che non potremo percepire finché non la riabbracceremo.
Le anime si ritrovano sempre.”
(B. classe quinta).

Gemma n° 2260

“La mia gemma è questa collana che mi è stata regalata l’anno scorso in occasione del mio compleanno.
Me l’hanno regalata le mie tre migliori amiche.
Per me questa collana è molto importante perché mi porta sempre fortuna e la considero quindi un oggetto molto prezioso.
È un quarzo rosa che rappresenta l’amicizia e i sentimenti legati al cuore”.
(M. classe seconda).

Gemma n° 2259

“Ho portato la foto della mia nonna materna: si chiama H. Lei per me è la persona più importante; da piccolo preferivo stare a casa sua, non a che casa mia ci fossero litigi, ma lei mi ha insegnato l’educazione, il rispetto e, visto che è parecchio brava a cucinare, anche qualche tipico piatto albanese. Da poco mio nonno è morto, quindi cerco di starle più vicino possibile anche se lei abita in Albania. Questo Natale e per il mio compleanno è venuta qui in Italia, ci siamo divertiti e abbiamo riso tanto. Poi, quando se n’è dovuta andare, mi sono molto rattristito. Se la conosceste anche voi, pensereste la stessa cosa perché lei è così affettuosa e carina con tutti” (L. classe prima).

Gemma n° 2258

“Premessa: non sono una persona che ama fare vedere le proprie debolezze e i propri problemi. Anzi, cerco di evitarli per illudermi di stare bene. Allora voglio usare la mia gemma per liberarmi da pesi che porto dentro e che raramente riesco a buttare fuori e spero di potervi regalare un po’ di speranza con il mio discorso.
Allora ho deciso di parlarvi di mio papà che è venuto a mancare 2 anni fa.
Oggi vi volevo leggere la lettera di addio che ho scritto e letto al suo funerale.
Nota: in accordo con C. la lettera resta tra i muri dell’aula.
Ora ho scritto un pensiero per tutti quelli che hanno perso qualcuno, che sia un amico, un papà, una mamma, uno zio, un gatto, un cane, oppure che hanno rischiato di perdere qualcuno a cui volevano bene o ancora a chi ha perso se stesso.
Non c’è vita senza morte. E non c’è morte senza vita.
Sta a noi decidere se vivere senza vivere e attendere la morte o se vivere tutto ciò che capita di bello o brutto che sia, assaporando ogni secondo che abbiamo per poi poter dire “ho vissuto”. Un giorno tutt’a un tratto, purtroppo, ci viene tolta la possibilità di creare nuovi ricordi, nuove risate, nuove chiacchiere con le persone a cui teniamo e pensiamo di non poter fare a meno di quel qualcuno. È vero che parte di noi muore con la morte di una persona a noi cara ed è giusto sentirsi sperduti e pieni di dolore. Ma, oltre alla parte di noi che se ne va, ne abbiamo un’altra che resta. E sta a noi decidere se abbandonarci al dolore o cercare di salvarci aggrappandoci a quelle cose che nella vita valgono la pena di essere vissute.
Quindi vi chiedo di vivere. È molto più facile a dirsi che a farsi, è vero. Ma il tempo corre, modifica le nostre vite, le prende e le spiaccica al muro come un foglio in piena bora triestina. Prendete voi in mano le vostre vite e piangete, disperatevi, urlate ma non dimenticatevi che il tempo che passate a torturare voi stessi è meno tempo per essere felici. Godetevi ogni istante, dalle feste con gli amici fino alle sere più noiose a cena con la famiglia, nulla è eterno tutto può distruggersi in un nanosecondo, ma voi dovete vedere il sole non solo dopo la tempesta ma anche prima.
La vita è vostra e per quanto possa fare spesso schifo, ci sarà sempre quel qualcosa o quel qualcuno che vi farà dire “cavolo, meno male che sono qui e sto vivendo”.
(C. classe quarta).

Gemma n° 2257

“Ho portato una foto di Firenze. Due settimane fa vi sono andata per un weekend: è stata la sorpresa di anniversario del mio fidanzato. Il venerdì me l’ha detto e il sabato mattina siamo partiti” (L. classe quinta).

Gemma n° 2256

“I nonni sono una delle cose più preziose che esistano, un dono che purtroppo non tutti sono così fortunati da ricevere. Io sono stata la bambina più fortunata del mondo, non solo ho conosciuto i miei nonni, ma anche i bisnonni. Purtroppo però, non c’è cosa peggiore che vedere giorno dopo giorno questo dono stupendo sgretolarsi.
Mi ricordo quando giocavo a carte con il bisnonno , tutti i pomeriggi. Lui entrava in casa e appoggiava il suo cappello sullo scalino, sempre lo stesso, mi guardava con i suoi occhi blu dolcissimi e mi chiedeva in friulano: “hai fatto la pipì nel letto stanotte?”. E io ridevo, ridevo tantissimo. Ridevo quando non mi faceva mai vincere ai giochi di carte, quando faceva delle sciocche battute e quando faceva le sue solite espressioni o boccacce sceme. Ma poi, tutto un tratto, i suoi occhi sono diventati assenti e io un ricordo vago nella sua mente, non ero più la sua nipotina che faceva la pipì nel letto e che rideva con lui, ero solo un ricordo sbiadito, un’immagine sfocata e poi più nulla.
Così anche per nonna, che sta convivendo ora con l’Alzheimer e che ogni tanto mi chiede se sono la sua vicina di casa venuta dalla Francia e io le devo ricordare che sono io, sua nipote e che Daniele, il mio papà, è suo figlio e lei risponde che c’è sempre una prima volta per conoscerlo.
Inizialmente mi faceva sorridere il fatto che mi chiedesse 50 volte se volessi l’insalata o quando perdeva le cose e le ritrovava solo mesi dopo tra grandi risate, ma ora è lei ad essersi persa. Anche il nonno sta girovagando tra gli ospedali, il Parkinson è una brutta bestia.
Nonostante ciò ho ancora quasi tutti i miei nonni e continuo a ridere e sorridere insieme a loro e mi reputo fortunata anche solo ad averli conosciuti, ma vederli andare via o essere per loro solamente un’immagine indefinita, mi ferisce”.
(S. classe quinta).

Gemma n°2255

“Ho conosciuto una persona, pensavo di aver vinto la lotteria, tutto il mondo sembrava più luminoso, più interessante, più divertente.
Mi sono sentita la sola al mondo, per poi sentirmi sola nel mondo. Non lo trovo necessariamente un male, infatti la mia gemma sono io. Mi sono resa conto di quanto negli anni io sia cambiata, questo grazie anche all’influenza positiva o negativa che più persone che ho incontrato negli ultimi anni hanno avuto su di me.
Non sono riuscita a trovare niente di abbastanza importante o significativo per me in questo momento della mia vita se non me stessa. Quando qualcosa va male, sono la mia spalla, quando le cose vanno meglio, non mi sento di condividerle per il terrore di sentirmi dire che non sono abbastanza interessanti, perciò gioisco tra me e me.
Non sono mai riuscita ad apprezzarmi, avevo questa voce nella testa che mi ripeteva che avevo bisogno sempre di qualcuno al mio fianco che mi valorizzasse, quando in realtà mi sono resa conto che mi facevano sentire solo peggio.
Nessuno mi ascolta e mi capisce meglio di me e alla fine dei conti sono felice di come sono andate le cose, perché mi ha permesso di rendermi conto di quanto in realtà valgo e di sentirmi più a mio agio” (C. classe quinta).

Gemma n° 2254

“Come gemma ho deciso di portare questo CD che ha segnato la mia infanzia. Infatti è stata mia mamma a comprarlo 10 anni fa dopo aver sentito una canzone dell’artista, Lana Del Rey, che veniva data alla radio. Lei ha detto che si è innamorata subito della voce dell’artista, che è unica, e del CD. Così ogni volta che eravamo in macchina lo metteva su e lo ascoltavano insieme.
Crescendo mi sono dimenticata completamente di quest’album e dell’artista in generale, pensando non avesse fatto altri successi dopo quell’album. Anche il CD pensavo fosse andato perso e quindi non mi è mai passato per la mente di riascoltare le sue canzoni.
Poi, durante la quarantena del 2020, mi sono imbattuta in un suo video e risentirla per la prima volta dopo anni mi ha fatto riaffiorare una marea di ricordi. Anche solo l’immagine della copertina per me è significativa e me la ricordavo anche solo avendo riascoltato una canzone. Sono finita a riascoltare tutto l’album e ho realizzato che sapevo ancora tutte le canzoni. Magari non le parole, ma le melodie le riconoscevo tutte.
Quindi sono andata a cercare il CD per tutta la casa e alla fine l’ho trovato.
Adesso lo ascolto sempre con mia madre quando siamo in macchina e ogni volta ci sembra ad entrambe di tornare indietro di 10 anni e rivivere quei momenti.
Spero, un giorno, di poter andare ad un suo concerto insieme a mia madre”.
(E. classe seconda).

Gemma n° 2253

“La mia gemma quest’anno è un braccialetto con un significato importante: è stato il regalo di Natale da parte della famiglia di una persona a cui tengo molto. Il bracciale mi piace perché mi fa sentire apprezzata da quella famiglia e per questo lo porto sempre con me” (G. classe seconda).

Gemma n° 2252

“Come gemma ho deciso di portare la mia migliore amica G. Io e lei ci conosciamo fin da piccole, da quando avevamo 2 anni… all’inizio eravamo solo amiche ma quasi 2 anni fa cominciai a rendermi conto di non avere una migliore amica vera, perché ero sempre quella messa per seconda scelta, e così capii che l’unica vera amica che avevo era G. Lei è l’unica persona che riesce veramente a capire come mi sento, la persona con la quale posso sfogarmi veramente (e anche lei con me), l’unica persona di cui posso fidarmi ad occhi chiusi. Nei miei momenti più bui lei era la luce. Quando sto con lei riesco a liberarmi dai pensieri che ho in testa, a lasciare i brutti momenti e i brutti ricordi alle spalle: diciamo che sto proprio bene. Lei è sempre stata al mio fianco e io lo sarò sempre per lei. Sento che questa amicizia non finirà mai, lo spero, perché è una di quelle amicizie fortissime che anche se ci sono dei momenti brutti non si spezzano ma si rafforzano” (S. classe prima).

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