“La canzone che ho scelto è The nights di Avicii, la conosco da tantissimi anni. Fino all’anno scorso mi piaceva solo musicalmente, ma quando ho avuto un momento no questa canzone mi ha aiutato ad uscirne e quindi oggi la ascolto anche per il ruolo che ha avuto per me”.
Questa la gemma di R. (classe seconda). Mi fa molto strano vedere il video di questo pezzo, guardare quanta energia, entusiasmo, gioia emergano, e poi pensare al suicidio di Avicii. Colpisce ancor più sentire queste parole da lui cantate: Mio padre mi ha detto quando ero solo un bambino: «Queste sono le notti che non muoiono mai. Quando le nuvole di tuono iniziano a riversarsi, accendi un fuoco che non possono spegnere, scolpisci il tuo nome in quelle stelle splendenti». Ha detto: «Vai ad avventurarti ben oltre le rive, non abbandonare questa tua vita, ti guiderò a casa, non importa dove ti trovi».
Gemma n° 1847
“Ho una foto con mio fratello: gli ultimi due anni sono stati piuttosto difficili per la mia famiglia. Mio fratello, sin da quando sono piccola, è stato per me un pilastro, una figura molto importante. Nell’ultimo anno mi sono resa conto di avere una persona stupenda come fratello, una persona che ammiro tantissimo e che mi ha sempre insegnato tanto e lo sta facendo tuttora. Per me è anche come un papà e senza di lui sarei distrutta”.
Quando C. (classe quinta) ha presentato la sua gemma non ho potuto fare a meno di pensare a “Hey brother” del compianto Avicii. Alcuni dei versi: “Hey fratello, c’è una strada infinita da scoprire; hey sorella, sai che l’acqua è dolce, ma il sangue è più denso. Oh, se il cielo dovesse mai crollare, per voi non c’è niente che non farei. Hey fratello, credete ancora l’uno nell’altro? Hey sorella, mi domando se credi ancora nell’amore. Oh, se il cielo dovesse mai crollare, per te non c’è niente che non farei”.
Gemme n° 55
I Coldplay sono stati portati in classe da M. (classe terza). “Siamo adolescenti, ci stiamo affacciando all’essere adulti e le sofferenze iniziano: ci sono momenti in cui ci sentiamo giù. Questa canzone l’ho sentita moltissimo e ogni volta che sono giù è l’unica canzone in grado di tirarmi su. Il titolo sembra non c’entrare nulla col testo, sembra allegorico. Mentre la ascoltiamo, proviamo a pensare a qualcuno o a qualcosa che ci faccia dire “viva la vita”. Viviamo di queste cose, di questi ricordi.”
Parto da lontano per arrivare a una canzone che mi fa dire “viva la vita”. C’è un personaggio biblico che deve affrontare un viaggio nella profonda solitudine esistenziale, una di quelle che fanno più male, perché è la condizione dell’abbandonato, o meglio, di colui che è divenuto merce di scambio: e la cosa che crea più dolore è che il commercio è stato organizzato da chi dovrebbe esserti più vicino, in quanto legato a te dal sangue. Mi sto riferendo a Giuseppe, il figlio di Giacobbe, venduto a dei mercanti ismaeliti dai suoi fratelli.
C’è una canzone dello svedese Avicii che nelle prime due strofe si adatta bene alla condizione di Giuseppe. Il brano è “Wake me up” (2013) e le parole sono: “Sento la mia strada nell’oscurità, guidato da un cuore che batte, non so dove il viaggio si concluderà ma so da dove iniziare”. E continua con quello che voglio leggere come un accenno alle invidie e gelosie dei fratelli di Giuseppe nei confronti della benevolenza del padre verso il figlio di Rachele e la sua capacità di sognare e interpretare i sogni: “Hey! Loro mi dicono che sono troppo giovane per capire, dicono che sono rinchiuso in un sogno. La mia vita mi passa davanti se non apro gli occhi, a me va bene così”.
Ascoltare i sogni delle persone e con essi leggere il futuro: questo dono, che poi diventa l’ancora di salvezza per Giuseppe, all’inizio è un regalo scomodo. Ho già scritto che è uno dei motivi di odio dei fratelli; immagino anche che non sia stato facile per lui riferire al capo dei panettieri del faraone la sua triste sorte. Dai tre canestri di pane bianco che tiene sulla testa e che vengono divorati dagli uccelli, Giuseppe deduce, di lì a tre giorni, l’impiccagione dell’uomo e la lacerazione delle sue carni da parte dei volatili… Provo a vestire gli abiti di Giuseppe e penso che non è facile, che vien voglia di non dormire più per evitare quei sogni, che vorrei non dover chiudere gli occhi quando viene sera, che desidererei restituire gentilmente quel dono (un po’ come i precog del film “Minority report” che abbiamo visto in classe). Ma sento anche che se questo è il Suo disegno un motivo deve esserci, e che forse anche io, prima o poi, scoprirò il senso di questo essere qui in Egitto, lontano da mio padre e mia madre, forse anche io capirò il significato del mio viaggio, forse anche io saprò chi sono. Ancora Avicii: “Svegliami quando sarà tutto finito, quando sarò saggio e vecchio… Vorrei rimanere giovane per sempre, non temo di chiudere i miei occhi. La vita è un gioco fatto per tutti e l’amore è il premio. Per tutto questo tempo stavo trovando me stesso e non sapevo che mi ero perso”.
