Gemma n° 1785

“Ho portato, come gemma, un video e questa coccarda. La coccarda l’ho vinta all’ultimo concorso fatto prima di tornare a scuola e che mi ha anche risollevato dopo un concorso andato male ad agosto. Ho chiesto al mio istruttore di firmarmela e lui mi ha detto subito di sì. L’ho portata per due motivi. Il primo è il fatto che lui l’abbia firmata: lui è uno che nella vita ha fatto tutto quello che poteva fare e il fatto che abbia preso a cuore di insegnare a noi e di trametterci tante cose che sa è una cosa che mi ha sempre stupito. Mi dà una mano in tutto, anche con la scuola e l’università. Il secondo motivo è legato al grande percorso fatto con la mia cavalla, comprata quando aveva 5 anni e ora ne ha 8. All’inizio tutti dicevano che non valeva niente, che era troppo per me, che non ero capace di montarla e che più di 115 non avrebbe saltato. Anche dopo essermi rotta una vertebra molti mi sconsigliavano di montarla; il mio istruttore ha insistito perché continuassi a farlo e sono arrivata ad un risultato che neppure mi aspettavo. Nel video che ho portato si vede il salto di un ostacolo di 130 cm, fatto quest’estate (l’istruttore mi dice di non saltare più di 115 perché non si fida, poi quando ce la faccio mi dice che la cavalla è troppo brava e che non me la merito… In realtà lui sa che ho superato tanti miei limiti perché dopo l’infortunio avevo paura). Per me è stata una grande rivincita aver fatto ciò con questa cavalla!”.

Ecco la gemma di T. (classe quinta). Non sono uno di quelli che pensano che possiamo fare qualsiasi cosa, e che siano sufficienti determinazione e volontà. Credo che siamo fatti sia per superare i limiti, sia “semplicemente” per sfidarli, e magari essere respinti e comprendere quindi per bene quali siano. Fermarsi troppo presto, prima ancora di provare a superarli, penso che comporti un rischio sintetizzato in una frase de Il barone rampante di Italo Calvino: “Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori!”.

Gemme n° 410

equi

Ho portato due fotografie su una delle mie grandi passioni: i cavalli. Uno scatto è del 2006 (quando ho iniziato il corso a Pradamano), l’altro è insieme al mio cavallo che accudiva mio zio. Da un anno non pratico più l’equitazione e la mia decisione è stata influenzata anche dal fatto che il giorno di Natale ho scoperto che mio zio aveva venduto il mio cavallo; tuttora mi sento ferita e delusa anche perché mio zio era l’unico che capiva la mia passione. Questa foto è l’ultima che ho potuto fare con lui: è una parte molto importante della mia vita. Inoltre voglio riportare due frasi: «il galoppo di un cavallo è come un volo senz’ali» e «non esiste una così intima segretezza come tra cavallo e cavaliere». Le ho scelte perché rappresentano i sentimenti e le passioni che provavo quando cavalcavo. La seconda rappresenta l’intesa intima e indissolubile che c’era tra noi. Per me era come un migliore amico che mi ha aiutato in un momento difficile della mia vita quando pochi mi hanno ascoltato”. Questa è stata la gemma di M. (classe seconda).
Afferma Sharon Ralls Lemon “La gioia essenziale di stare con i cavalli è il mettersi a contatto con i rari elementi di grazia, bellezza, spirito e fuoco”.

Gemme n° 291

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Ho voluto mostrare alcune delle mie foto scattate in due anni. Ho iniziato ad appassionarmi alla fotografia nel 2013 con una macchina compatta. Poi mi hanno prestato una reflex e dopo poco ne ho acquistata una; ho iniziato a far foto grazie alla passione per i cavalli ai concorsi. Poi ho comprato un obiettivo macro per foto più dettagliate. Quello che ritengo speciale nella fotografia è riuscire a fermare il momento in cui si scatta e che non succederà più così come si è verificato. Si possono anche vedere dettagli che altrimenti non si vedrebbero. Penso di aver imparato a osservare meglio la realtà e ad apprezzare gli attimi vivendoli”. Questa la gemma di V. (classe seconda).
Condivido la passione di V. e anche la sensazione della fotografia come una sorta di parentesi temporale, un fermare il tempo, una sospensione, un modo di fermarsi per vivere un tempo parallelo. Affascinante. Amo citare Henri Cartier-Bresson: “Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento”.

Gemme n° 269

eleonora

E. (classe seconda) ha presentato così la sua gemma: “Vi presento Eureka, la mia cavalla, anche se è da un po’ che non cavalco. Era anche una passione di mio nonno che in pratica non ho mai conosciuto, perché scomparso quando io ero molto piccola. E’ un modo per avvicinarmi a lui.”

Così dei cavalli parlava Lev Tolstoj: “Il cavallo possedeva al massimo una qualità che faceva dimenticare tutti i suoi difetti; aveva il “sangue”, sangue “che si fa sentire”, come dicono gli inglesi. I muscoli fortemente rilevati al di sotto della rete delle vene, distesi sotto la pelle sottile, mobile e liscia come raso, sembravano duri come ossa. La testa asciutta, con gli occhi in rilievo, luminosi e vivi, si allargava verso le froge prominenti dalle membrane iniettate di sangue all’interno. In tutta la linea della cavalla, e in particolare nella testa, c’era qualcosa di volitivo e nello stesso tempo di dolce. Era una di quelle bestie che sembra non parlino solo perché la conformazione della loro bocca non lo permette”.

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