E. (classe seconda) ha presentato così la sua gemma: “Vi presento Eureka, la mia cavalla, anche se è da un po’ che non cavalco. Era anche una passione di mio nonno che in pratica non ho mai conosciuto, perché scomparso quando io ero molto piccola. E’ un modo per avvicinarmi a lui.”
Così dei cavalli parlava Lev Tolstoj: “Il cavallo possedeva al massimo una qualità che faceva dimenticare tutti i suoi difetti; aveva il “sangue”, sangue “che si fa sentire”, come dicono gli inglesi. I muscoli fortemente rilevati al di sotto della rete delle vene, distesi sotto la pelle sottile, mobile e liscia come raso, sembravano duri come ossa. La testa asciutta, con gli occhi in rilievo, luminosi e vivi, si allargava verso le froge prominenti dalle membrane iniettate di sangue all’interno. In tutta la linea della cavalla, e in particolare nella testa, c’era qualcosa di volitivo e nello stesso tempo di dolce. Era una di quelle bestie che sembra non parlino solo perché la conformazione della loro bocca non lo permette”.