“Come gemma ho deciso di portare alcune delle cose che ho scritto negli ultimi mesi, nel loro insieme sono simboleggiate da questi due diari che nelle loro pagine racchiudono il continuo trasformarsi dei miei pensieri.

9 febbraio 2023

Facciamo scivolare i secondi sulle mie ciglia, sbatto le palpebre e il tempo è ora un segmento delle mie iridi. Soffro la fermezza delle tue pupille invece, la profondità di una materia così sinistra.
Abbraccio l’elefante che cammina sul mio petto, abitudine è ripassare con il dito le sue fatidiche orme. Essere vigili mi è impossibile.
Ho smarrito la mia bussola in un frenetico formicaio, esageratamente percettiva vuol dire condanna.
Accarezza, carezza quel fiore in cui non riconosci il tuo volto.
Ho perso a causa di un bifrontismo, la semplicità e la natura, limpida e universale che il bocciolo racchiude e i molteplici fiati sospesi, chiusi, strozzati che fatico a trattenere.
10 marzo 2023

Quando un fiore che accompagna un altro
Si immette in terra diversa
Si sradica dal calore delle fondamenta del suo vicino
Che sia per colpa dell’inverno, dei raggi quasi dolenti o per il marcio che lo pervade
Perché a volte annaffiare troppo un fiore
Lo porta alla morte
Ma l’altro
Quello rimasto da solo nel terreno
Dove combatte la guerra delle rose
Va osservato per contare i petali che perde
E ricordargli che il cambio di stagione
Arriva presto.
13 marzo 2023
Dal mio cuore si apre un varco di edere che vi avvolgono senza rendervi prigioniere del mio amore.
Cerco di non prendervi troppo in me perché ho paura della precarietà delle cose ma la verità è che un giorno sanguinerò la vostra assenza.
La mia crescita va a voi.
“Spero che potremo curare le nostre piantine a vicenda e insieme” (Elena)
Grazie perché siete presenti.
Alle mie muse e ai miei fiorellini.
La vita con voi è pensare che “la guerra sia finita” o di “averla vinta” come dicono i Baustelle, lo Stato Sociale e Fiore.
30 marzo 2023
LIBERTÀ E DEMOCRAZIA
Su un campo di guerra di rose il petalo che vibra alla stessa frequenza dell’empireo di quelle canine sprona nell’universo dei fiori la libertà di poter scegliere quale ramo adorare, su quale campo insorgere e quale fusto possedere.
Solo perché nel terreno lavorato esiste la possibilità di scorgere il pacifismo di un bocciolo, non vuol dire che l’atto suo di respirare e innalzarsi sia presente nella realtà empirica. E come mai il giardiniere, invece di prestare attenzione agli insetticidi da lui in controllo continua ad inondare il fiore di pesticidi e acqua? Come se mettere un seme in un ruscello pieno ma vuoto possa dargli l’anima di trovare i suoi simili. La ricerca di coloro in cui riconoscere la sua stessa essenza, l’ebbrezza di amare assieme, oltrepassando varchi ormai obsoleti.
Il fiore che parla ad un altro immaginandosi di avere il coraggio di trasmetterlo un giorno al giardiniere dice: “si sta piccoli, non mi sento piccolo, ma si sta stretti in questo prato, vorrei uno spazio in cui le mie radici cercano quelle altrui, senza sentire al mio centro la precarietà della mia esistenza, vorrei potessimo avere il cuore diverso ma dello stesso colore, così da poter decidere di essere liberi assieme”.
27 aprile 2023
La poesia è quel frammento simbolico del mio essere terreno che porge una carezza alla mia spropositata follia concedendole una briciola del quieto stare e del tacito passante.
Il grillo parlante saltella sul tetto del mio sguardo credendo sia gradevole e magari anche fragoroso confondere l’osservatore che nella mia mente risiede, maneggia il gioco delle sedie non curante del fatto che il partecipante è uno solo, io.
Nel silenzio assordante delle cicale, in un campo senza tempo e stagione giro lentamente attorno a una disposizione labirintica di sgabelli.
Leggere di Franco Arminio e della sua arte sconfortante mi ha immobilizzata cullandomi nella frenetica e controversa partita che la vita gioca fuori dalla mia finestra.
Il grillo parlante non ride più, siede accanto a lui la follia di prima e sul tetto ora regno io con la mia poesia.
Mi alzo sul bordo e vicino una falena si posa felicemente. Le sussurro che fare un passo in avanti sarebbe una vittoria, che magari donarmi all’aria vorrebbe dire indossare la sua specie.
Mi chiede come ho fatto a trarre tutti in inganno e la risposta è che la mia poesia è la mia stessa follia.
8 giugno 2023
Infine, semplicemente un commento a una poesia presente nel libro di Franco Arminio “Cedi la strada agli alberi, poesia d’amore e di terra”.

(L. classe quinta).



