Gemma n° 2773

“Ho scelto questa foto poiché raffigura un momento del viaggio in Grecia che ho fatto a febbraio. La foto è stata scattata in cima all’Acropoli di Atene, alle spalle del Partenone. La ritengo molto significativa per me in quanto, oltre all’esperienza in sé, ho potuto passare dei gran bei momenti con i miei amici più cari” (F. classe quinta).

Gemme n° 450

The Migrant Journey Through The Eyes Of An Eight Year Old Syrian Girl
Shaharzad Hassan mostra un suo disegno, fotografato nel campo profughi di Idomeni, Grecia, 18 marzo 2016 (Matt Cardy/Getty Images)

La mia gemma consiste in alcune foto dei disegni fatti da Shaharzad Hassan, una bambina di Idomeni, campo profughi in Grecia. Lei è siriana, ha 8 anni e così sta raccontando l’esperienza della diaspora siriana. Sono rimasta colpita perché i disegni raccontano la storia di questi profughi attraverso i suoi occhi. Da un lato emerge la tenerezza, dall’altro quanto loro capiscano la situazione. Penso sia una visione molto realistica dei fatti.” Questa è stata la gemma di G. (classe quinta).
Magnus Wennman è un fotoreporter svedese. In un’intervista alla CNN, presentando il proprio lavoro “Where The Children Sleep” che potete vedere qui, ha detto: “Il conflitto e la crisi possono anche essere difficili da capire , ma non è difficile capire che questi bambini hanno bisogno di un posto sicuro per dormire. Questo è facile da comprendere. Hanno perso la speranza, e ci vuole molto perché un bambino smetta di essere tale e smetta di essere felice, anche nei posti veramente brutti”.

Musica dell’anima

Stamattina su fb una collega ha messo il link al video dell’ultima apparizione del Coro e Orchestra sinfonica nazionale greci dell’Ert, la televisione nazionale che ha chiuso le trasmissioni qualche giorno fa. Le immagini sono molto commoventi e mi hanno toccato nel profondo, anche perché proprio ieri, durante una delle mie passeggiate campestri in compagnia di Mou, ascoltavo un vecchio podcast di “Uomini e profeti”. Era ospite Moni Ovadia che commentava così l’esecuzione del Kol Nidre, il canto che apre la liturgia del Kippur ebraico:

“Io penso che il canto redima la parola dalla monotonia, dalla banalità, anche dall’arroganza. La parola è canto prima di essere significato; la sua prima istanza è il canto. Questo accomuna tutte le fedi. La capacità del canto, della musica, di toccare l’anima trascende anche le coordinate della religione; è un elemento che tocca l’essere umano nelle sua profondità e gli permette di trascendere il dato puramente materico al quale è legato con quasi una sorta di immediatezza. Ci sono dei canti e delle musiche che toccano tutti gli uomini, le coordinate spazio-temporali cadono, cade tutto questo. Portano all’intimità più intima, dove non ci sono le pietrificazioni, i pregiudizi, le idee precostituite. Dice Abraham JoshuaHeschel che il cantore deve perforare l’armatura dell’indifferenza. Non è la dimensione del bel canto, della bella voce: qualcuno, non ricordo chi, ha detto che si può cantare senza voce, senza anima no.”

Nei volti di musicisti e cantori greci ho visto tanta anima, un’anima che non si può lasciare senza il cibo che la alimenti e che alimenti l’anima di ciascuno. La mia collega, musicista, ha così commentato il video: “Mettere a tacere la Musica penso sia una delle azioni più avvilenti e svilenti per una nazione… e purtroppo anche la nostra sta vivendo la stessa tristissima realtà”. Vivo la musica da ascoltatore e mi emoziona tantissimo. Questo post vuole essere una carezza per chi la musica la crea e la vive sulla propria pelle.

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