Gemma n° 2783

Immagine creata con ChatGPT®

“Il 29 gennaio scorso, verso le quattro del pomeriggio, mi è stato detto qualcosa che non avrei mai voluto sentire. Era un normalissimo pomeriggio, quando ricevetti la chiamata di una mia amica. All’inizio tutto sembrava tranquillo: ci stavamo aggiornando sull’ultimo periodo. Ma lei non era serena come al solito, e quando le ho chiesto cosa ci fosse che non andava, mi ha raccontato che un suo amico aveva avuto un grave incidente in moto qualche giorno prima.
Mai avrei immaginato che, chiedendole il nome del ragazzo, ne avrei sentito uno così familiare.
Quante possibilità c’erano che fosse proprio lui? Sperando con tutto il cuore che non fosse vero, le ho chiesto il cognome. Era lui.
Ho sentito un nodo alla gola. La vita del ragazzo con cui avevo condiviso ogni singolo giorno delle scuole medie, il mio amico più caro, colui che era riuscito a farmi sorridere ogni volta che ne avevo bisogno, era appesa a un filo.
Era da tanto che non lo sentivo, ma quella stessa mattina, prima ancora di sapere dell’incidente, mi ero soffermata a guardare il piccolo peluche-portachiavi che mi aveva regalato anni fa. Come se, in qualche modo, qualcosa volesse avvertirmi.
Ero arrabbiata e distrutta. Per giorni ho continuato a controllare il telefono, in attesa di quel messaggio che avrei preferito non leggere mai: quello che mi avrebbe detto che avevano staccato le macchine e che lui non c’era più.
Sono stati giorni pesanti, in cui non riuscivo a pensare ad altro, nemmeno quando dormivo. Il 31 gennaio quel messaggio è arrivato. Non riuscivo a realizzarlo, e spesso scoppiavo a piangere senza motivo. Io e la mia amica ci siamo sostenute a vicenda, fino al giorno del funerale. Nessuna delle due voleva crederci.
Quando sono andata a salutarlo per l’ultima volta, ho cercato di rimanere forte. Ma sono crollata appena l’ho visto. In quel momento ho realizzato davvero tutto, e un’ondata di emozioni mi ha travolta, fino a farmi inginocchiare a terra. Suo padre mi è venuto incontro e mi ha stretta forte.
Anche se era lui ad aver perso un figlio, è riuscito a trasmettermi un po’ della sua forza.
Ci penso quasi ogni giorno, e mi chiedo ancora: perché proprio lui? Un ragazzo pieno di vita, che metteva tutto sé stesso in ogni cosa che faceva, e in ogni persona che aveva accanto.
Forse non c’è un vero perché. Ma una cosa è certa: fa riflettere su quanto la vita possa essere inaspettata, fragile e spesso troppo breve.
E per quanto io stia ancora male, continuo a pensare che, proprio per questo, dobbiamo usare il tempo che abbiamo nel modo migliore possibile.”
(S. classe quinta)

Gemma n° 2508

“Come mia prima gemma ho scelto di portare il brano Summertime Sadness di Lana Del Rey.
Ho scelto proprio questa canzone, tra tutte quelle che mi piacciono di quest’artista, perché la ascoltavo spessissimo durante l’estate del 2023, che per me fu un periodo molto triste poiché persi il mio nonno paterno a luglio e il mio nonno materno a settembre.
Ogni volta che la ascolto penso a loro e a tutti i bei momenti passati insieme in famiglia.
E, come dice Lana, penso che mi mancheranno per sempre come alle stelle manca il sole nel cielo mattutino” (M. classe prima).

Gemma n° 2299

“Ciao nonna,
Non puoi minimamente immaginare quanto per me sia difficile scrivere questa lettera, in quanto non avrei mai immaginato e voluto che sarebbe stata l’ultima gemma di religione che avrei portato.
Solitamente ho sempre preferito associare alle gemme momenti felici passati in famiglia o esperienze vissute con gli amici durante l’estate. Ma questa volta mi sono fatto coraggio e ho deciso prontamente di affrontare il dolore più grande che negli scorsi mesi mi ha completamente stravolto la vita.
Non sono qui per scrivere una lettera convenzionale in cui potrei benissimo copiare e incollare delle frasi da internet, ma sono qui per dirti quanto mi manchi, e quanto la tua assenza si fa sentire ogni giorno di più. Mi è difficile descrivere a parole la sensazione di vuoto che provo ogni mattina al risveglio, consapevole di non poter fare una semplice chiamata a una delle persone di cui ho maggiormente bisogno per rendere migliore la giornata. Più ci penso e meno accetto il fatto che siano passati già 6 mesi da quel maledetto giorno in cui hai deciso di lasciarci e di volare in cielo.
Potrei trascorrere ore e ore a scrivere su di te, sulla tua personalità, sul tuo buon animo e soprattutto sulle tue positività e forza di volontà, per le quali oggi tutti ti ricordano e ti tengono in un posticino nel loro cuore; perciò, preferisco scrivere ciò che mi ricorda di più di te e ciò che ogni volta che ci penso mi regala un sorriso, un po’ nostalgico, ma pieno di felicità.
Di te mi mancano quelle videochiamate lunghissime in cui cercavi di consolare e incoraggiare un bambino che aveva tanta nostalgia di casa, il profumo del sugo della domenica che come te nessuno sapeva fare, vederti cucire per ore e ore, andare con te al cimitero a portare dei fiori al nonno e dopo andare a prendere un gelato, giocare a carte, mi manca ascoltare tutte quelle sere d’estate le tue storie di quando eri piccola, mentre scherzavo dicendoti che credevo provenissi del paleolitico, mi mancano quelle dolci carezze che mi facevi al mattino per dirmi che la colazione era pronta, mi mancano tutte le quelle volte in cui ti sentivo canticchiare durante le faccende di casa, mi mancano quei pranzi interminabili con tutta la famiglia nella tua casetta, mi manca la tua mania del pulito, mi manca passare quei pomeriggi di caldo torrido con te in cui l’unica soluzione per riuscire almeno a «respirare» era sdraiarsi per terra, mi mancano tutti quegl’incoraggiamenti che mi davi in chiamata il giorno prima di una verifica di matematica che mi tranquillizzavano.
Insomma di te mi manca tutto soprattutto la quotidianità e il fatto che riuscivi a migliorare in qualunque modo una giornata iniziata male.
A distanza di mesi quella della tua perdita è per me una ferita ancora aperta che neanche il tempo riuscirà a rimarginare, ma so che a prescindere del posto o della circostanza in cui io mi trovi, tu sei sempre con me ad accompagnarmi ed a incoraggiarmi nelle sfide che la vita presenta.
Mi manchi tanto,
dal tuo vasscdozz”.
(L. classe quinta)

Gemma n° 2193

“Ricordo quando tempo fa mia mamma mi ha chiesto: “Ma tu ogni tanto ci pensi alle nonne?”. Ci penso quasi ogni giorno. Penso alla loro storia, alla loro forza e all’amore che hanno saputo darmi. Entrambe se ne sono andate quando avevo all’incirca 10 anni a causa di una delle malattie peggiori conosciute, il cancro. Non lo si fa spesso, o almeno non lo faccio io, ma ci tenevo a ricordarle oggi e a condividere queste foto del loro bellissimo sorriso, perché voglio che vengano ricordate così com’erano sempre prima della malattia: sorridenti e gioiose. Gli ultimi ricordi che ho di loro sono un po’ offuscati, ma i loro aspetti erano sicuramente diversi da ciò che appare in queste foto. Le condizioni in cui ci hanno lasciato erano terribili da guardare per una bambina che al tempo non capiva cosa stesse succedendo e perché, ma che poteva intuire come sarebbe andata a finire. Erano magre, calve, deboli, con gli occhi privi di quella scintilla di felicità, ma sono sempre rimaste bellissime. Su questo non ci piove. Hanno saputo mostrarmi le loro debolezze e il loro amore per me nonostante il loro dolore, e vorrei tanto che loro sapessero della donna che sono diventata ora, in quanto è anche merito loro. Ancora oggi dopo tanti anni quando penso a loro mi tornano gli occhi lucidi. Purtroppo sono pochissime le foto che ho con loro, ma almeno mi aiutano a ricordarle. La cosa che più mi fa male è essere consapevole di star dimenticando il suono delle loro voci e il calore dei loro corpi. Ma ogni volta che le vedo, in foto o nei miei sogni, non posso che ricordare quanto fossero belle, come degli angeli (che poi secondo me angeli un po’ lo erano per davvero). Mi mancano come l’aria, ma so che ora non soffrono più e a me basta questo, ora stanno bene. Vorrei poter dire loro quanto amore provo nei loro confronti e quanto sono grata di averle avute al mio fianco, seppur per poco tempo” (F. classe quarta).

Gemma n° 1992

“La mia gemma è un orecchino di perla, uno solo perché l’altro l’ho perso. Non sono i primi in assoluto, ma i primi di cui ho ricordo; avrò avuto 6 o 7 anni e me li ha regalati mia nonna. Li tenevo sempre, un po’ come faceva lei; in più io porto il suo nome. Quindi, questa cosa ci univa tantissimo e io l’ho sempre ammirata per il suo carattere, il suo modo di fare, anche se talvolta era un po’ dura. Un giorno alle elementari, giocando a ricreazione, mi sono accorta di averne perso uno e sono andata in panico, ho persino fatto chiamare mia mamma. Non ero tanto impaurita di far arrabbiare la nonna, ma ero molto dispiaciuta di averlo perso; allora le abbiamo telefonato e mi ha tranquillizata tanto. Ora, anche se l’orecchino è unico, lo indosso qualche volta perché è un regalo di nonna, anche se lei non c’è più: un modo per ricordarmi di lei”.

Commento la gemma di G. (classe seconda) con un breve testo di Alessandro D’Avenia da Cose che nessuno sa: “Nessuna perla è uguale all’altra. Nessuna perla è mai perfettamente simmetrica. E nelle cose di questo mondo meglio tenersi lontani dalla perfezione: la luna quando è piena comincia a calare, la frutta quando è matura cade, il cuore quando è felice già teme di perdere quella gioia, l’amore quando raggiunge l’estasi è già passato. Solo le mancanze assicurano la bellezza, solo l’imperfezione aspira all’eternità.”

Gemma n° 1881

“E’ l’iniziale del mio nome: mi è stata regalata da mia nonna due anni fa. A quel tempo si è ammalata di Alzheimer, io sono stata a trovarla e quando si ricordava delle cose ed era anche il mio compleanno, mi ha regalato quel ciondolo. All’inizio non l’avevo considerato tanto, però poi è stato l’ultimo regalo che ho potuto avere da lei perché l’anno dopo è venuta a mancare e io in quel momento non sono potuta esserci. Quel ciondolo è l’unica cosa che mi è rimasta come ricordo, lo custodisco e lo porto sempre al collo”.

Quanto raccontato da A. (classe prima) mi ha fatto pensare a quelle volte in cui il “peso”, l’importanza di un oggetto possano cambiare nel corso del tempo e come certi momenti li viviamo senza la consapevolezza che possano essere determinanti: la vita è imprevedibile (e a volte dolorosa e spietata).

Gemme n° 456

M. (classe quinta) ha presentato così la sua gemma: “Questa canzone non è stata concepita secondo l’interpretazione che ne ho dato io. E’ la prima canzone ascoltata in modalità casuale il giorno dopo la morte di mia nonna nel maggio 2012; lei se n’è andata 15 minuti prima della mezzanotte del mio compleanno. Ero particolarmente triste perché era stata una cosa molto improvvisa: in soli venti giorni si era ammalata e se n’era andata. Questa canzone mi ha colpita perché dava voce ai miei pensieri: parla di una domenica che appare vuota e insignificante per l’assenza di qualcuno. Ligabue si chiede se la persona che manca riesca a sentire il suo pensiero e il suo sentimento; si stupisce che il mondo vada avanti e sembri lo stesso mentre lui non accetta questa assenza nella sua vita. Io l’ho interpretata così e quando la ascolto riprovo le stesse sensazioni di quell’orribile domenica”.
Sembra strano e contraddittorio che certe assenze siano così presenti. D’altro canto penso anche che sia proprio attraverso momenti come quello appena descritto che il rapporto con chi non è più di questa terra continui, in qualche maniera. E’ un modo per rinnovare l’amore e l’affetto che si provano per quella persona, una voce per dire “non ti dimentico, sei sempre con me, ti voglio sempre bene”.

Gemme n° 453

Ho scelto questa canzone perché mi piace e per le parole, perché quando ogni volta che la ascolto mi ricorda una persona a me care che non c’è più”. Con queste parole M. (classe seconda) ha commentato la propria gemma.
Quando se ne va qualcuno a cui teniamo particolarmente, la mancanza si fa sentire in maniera molto forte, anche a distanza di molto tempo. C’è un antico e breve proverbio cinese che, a mio parere, rende molto bene questa sensazione: “Un giorno, tre autunni”.

Gemme n° 426

nonno

Ho portato una foto con mio nonno; per me è stato come un secondo padre. E’ mancato tre anni fa: con lui avevo un rapporto molto affettuoso, scherzavamo molto e litigavamo spesso, ci volevamo molto bene. Poi si è ammalato e in 9 mesi se n’è andato: è stato anno devastante per la mia famiglia e per me: mi manca molto.” Così A. (classe seconda) ha presentato la sua gemma.
Il modo di ricordare il nonno e di parlare di lui è uno dei modi con cui farlo vivere ancora. Ed è bello averlo condiviso con altre persone.