Gemma n° 2493

“Il 13 Giugno 2023 mi viene detto che sono stata bocciata.
Ovviamente non è stato un fulmine a ciel sereno, lo sapevo da un po’ che sarebbe andata così, ma ciò non significa che l’abbia presa bene. Mi ricordo perfettamente com’è andata: c’era un sole caldo e splendente e facevo l’animatrice al centro estivo, una delle mie attività preferite.
Avevo la squadra blu, composta da bambini dai 6 agli 8 anni.
Quel giorno S., che nonostante i suoi 7 anni aveva una vita troppo travagliata, mi disse: “Maestra S., sei diventata la mia maestra preferita!”.
G., G. e C., di 9 anni e appassionate di ginnastica artistica, mi chiesero di guardarle mentre facevano un balletto che avevano creato da sole.
G., 8 anni e con una gamba rotta mentre andava in bici, si sedette accanto a me e mi raccontò tutto quello che sapeva sugli antichi egizi.
M., 18 anni e la mia migliore amica da 5, mi chiese di andare a mangiare al Mc.
D., 19 anni e il mio posto di pace, mi disse che amava il mio sorriso.
Era una giornata perfetta.
Mentre salutavo i genitori che venivano a prendere i loro figli, vidi la macchina dei miei avvicinarsi, cosa strana considerando che tornavo a casa sempre da sola.
Forse dovevano passare di lì e avevano pensato di venirmi a prendere?
Salii in macchina e mio padre mi chiese com’era andata, ma prima che potessi rispondere, mia madre disse: “Ha chiamato la prof, quest’anno rimani in quarta”. Dissi solo “Vabbè, tanto lo sapevamo tutti”.
Entrai a casa e non ebbi neanche il tempo di spogliarmi per fare la doccia che scoppiai a piangere. Un pianto estremamente esagerato per essere una notizia che già sapevo sarebbe arrivata.
Ma non ero triste per il fatto di dover ripetere l’anno, ero triste perché avevo preso coscienza che sarei rimasta un anno indietro, che non sarei più stata nella classe migliore che mi sia mai capitata. Non avrei più sentito le interrogazioni assurdamente divertenti di Cod, non avrei più riso con Terra ricordando la nostra esperienza come compagne di stanza, non avrei mai più detto “buongiorno raggi di sole!” appena entrata in classe.
Era come se avessi perso parte di me stessa.
Ora, so perfettamente che ci sono cose ben peggiori nella vita, ma il dolore che sentivo era una miscela di nostalgia, di paura e di incertezza per il futuro. Non sapevo cosa mi avrebbe riservato l’anno successivo, se sarei riuscita a mantenere i legami con i miei ex compagni, se avrei trovato di nuovo il mio posto di pace.
Il pianto che mi aveva travolto era il risultato di tutte queste emozioni riversate in un momento preciso, quando la realtà di ciò che stava accadendo si era manifestata in tutta la sua crudele semplicità. Avrei dovuto affrontare una nuova classe, nuovi insegnanti, una nuova dinamica che non avrei potuto predire.
Così, la doccia che avrebbe dovuto lavare via la fatica della giornata, fu invece un momento di confronto con me stessa, con i miei timori e con la consapevolezza che il mio mondo stava cambiando, anche se non ero del tutto pronta ad accettarlo.
Ora sono in una nuova classe, ho nuovi amici e sono riuscita a mantenere i rapporti a cui tengo di più, quindi direi che non sta andando così male come pensavo.
Certo, a volte il senso di nostalgia e tristezza mi travolge e mi porta giù, ma sto imparando a tornare in superficie sempre più velocemente.
Ho deciso di non scrivere un finale a questo testo perché non so cosa mi riserverà il futuro e non so se sarò pronta ad accettarlo, ma so per certo che porterò per sempre nel mio cuore i miei raggi di sole.”
(S. classe quarta).