Gemma n° 2390

“Questo è il raccoglitore in cui tengo tutte le parti che ho suonato con la banda, infatti è pienissimo di fogli e perdo sempre tantissimo tempo a cercare le parti. Ogni canzone ha un ricordo che può essere bellissimo quanto traumatico. Per esempio il brano “Let it go” di Frozen, che chiamo il mio personale inferno, mi ha fatto patire abbastanza le pene dell’inferno per riuscire a farlo bene il giorno del concerto. Uno dei miei brani preferiti è “Highlights from the Aristocats” che comprende alcuni frammenti delle canzoni del film degli Aristogatti” (V. classe terza).

Gemma n° 2180

“Ho deciso di portare come gemma la mia chitarra elettrica perché ha un significato molto importante per me. Io suono da quasi 6 anni e mi piace pensare a tutto il percorso fatto e a dove andrò con la musica. Quando ho visto per la prima volta questa chitarra, avevo la sensazione che fosse quella giusta, infatti, con lei, ho iniziato il mio percorso nella band e ho fatto i miei primi concerti. Parlando con amici, le ho trovato anche un nome “Stormy”, che significa tempestosa, perché ogni volta che la prendo in mano e la suono mi dà molta forza, come quella di una tempesta, e mi aiuta a estraniarmi dal mondo e superare momenti difficili” (B. classe seconda).

Gemma n° 1938

“Suono la chitarra da 4 anni, quasi 5 e questa rappresenta la cosa più importante che ho perché è una possibilità in più che ho di esprimermi e in molti casi anche una via di fuga. Quella in foto è una delle due chitarre che possiedo, quella acustica, ed è quella che preferisco perché mi permette di esprimermi al meglio e di farmi sentire meglio”.

Faccio visita ai Led Zeppelin per commentare la gemma di B. (classe prima). Il chitarrista Jimmy Page afferma: “Credo che ogni chitarrista abbia nel proprio modo di suonare qualcosa di intrinsecamente unico. Deve solo trovare cosa lo rende diverso dagli altri e svilupparlo.”

Gemme n° 469

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Ho portato il depliant dell’ultimo concerto della JuniOrchestra Santa Cecilia, di cui ho fatto parte fino a poco tempo fa; per me è stata come una famiglia composta da una novantina di persone. Sette anni fa ho fatto un’audizione quasi per scherzo, non mi aspettavo di essere presa; invece è iniziata quest’avventura dove ho incontrato le persone più importanti della mia vita. Ho vissuto anche esperienze negative ma mi hanno formata e resa quel che sono. Il direttore si comporta quasi come un padre. Siamo divisi per capacità ed età e c’è anche un sottogruppo di ensemble di arpe, un’altra mini-famiglia, ed è raro trovare persone amichevoli in un ambiente in cui vi può essere molta competizione. Questo è stato il mio ultimo concerto: ero un po’ triste anche se siamo sempre rimasti in contatto. Le vere amicizie rimangono nonostante la lontananza.” In questo modo B. (classe seconda) ha presentato la sua gemma.
Una citazione di Pennac, a metà tra scuola e orchestra: “Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un’orchestra che prova la stessa sinfonia. E se hai ereditato il piccolo triangolo che sa fare solo tin tin, o lo scacciapensieri che fa soltanto bloing bloing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri, e che siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce all’insieme. Siccome il piacere dell’armonia li fa progredire tutti, alla fine anche il piccolo triangolo conoscerà la musica, forse non in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa musica. Il problema è che vogliono farci credere che nel mondo contino solo i primi violini”.

Gemme n° 360

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E’ una foto del 2010, scattata al saggio di fine anno: rappresenta il mio amore per la musica. Suono dal 2008 e questo percorso mi ha aiutato a crescere. Devo ringraziare mia cugina che mi ha trasmesso questa passione per la musica e i miei che mi sostengono sempre”. Questa la gemma di I. (classe seconda).
Una frase anonima recita così: “La vita è come un pianoforte: i tasti bianchi rappresentano la felicità e i tasti neri la tristezza. Ma qualunque sia il cammino della tua vita, ricorda che anche i tasti neri servono per fare musica.” Ricorda un po’ l’idea del recente “Inside out”…