Ci sono delle volte in cui, alla fine delle giornate di lavoro, ti metti a pensare a quello che è successo, alle cose vissute, dette e sentite, e ti accorgi che ci sono dei collegamenti che non eri riuscito a cogliere immediatamente. Vado in successione temporale.
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Ieri in seconda “Prof, ma lei va a messa? Ma le piace? Cosa ci trova?”.
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Oggi in quinta abbiamo riflettuto e discusso sulla maggiore velocità e immediatezza di internet rispetto alla televisione, soprattutto per certe generazioni. Un esempio? Qualcuno ci dice: “Hai sentito cos’è successo…?”. Il primo “luogo” che viene in mente per trovare notizie non è più la tv, ma la rete.
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Dieci minuti fa navigando sui miei siti di riferimento arrivo su vino nuovo e leggo questo pezzo.
Ed ecco che mi ritrovo ad unire i punti 1 e 2 e a chiedermi quanto possa dire a un giovane una messa
domenicale di oggi. Mi è capitato spesso di trovarmi a organizzare veglie di preghiera o momenti di riflessione e a volte capitava di voler usare dei simboli: una cosa che mi è stata insegnata è che un simbolo efficace non ha bisogno di essere spiegato. Se necessita di chiarimenti significa che non è simbolico… Certo c’è bisogno di conoscenze. Anche il codice della strada si basa su segnali e simboli: qualcuno ce li ha spiegati o sono entrati a far parte delle nostre conoscenze con l’esperienza e ora non serve altro. Però a volte vengono aggiornati, soprattutto se non sono più significativi. Per capire dei quadri a tema sacro è necessario conoscere il testo biblico. Un tempo le vicende bibliche erano note e molti simboli non andavano spiegati. Oggi non siamo più in questa situazione: o i simboli vengono spiegati o devono essere cambiati e aggiornati per essere significativi.
