Un viso inenarrabile dal sole

I momenti in cui si affrontano le ore buie e cupe del dolore; i momenti in cui si vive l’abbandono; i momenti in cui non si riesce a vedere un domani; i momenti in cui si cerca ovunque speranza. Le parole degli amici sembrano non dare sollievo, non bastare. Pare che l’uomo non sia fatto per sopportare questo ingombro nel cuore, per vivere questo stato. Eppure, scrive Luzi, si ritrovano le proprie orme, i propri riferimenti consueti, anche dietro le curve improvvise e impreviste. E lì riprende la speranza e l’attesa di uno spiraglio di luce. E che ognuno lo legga come crede: riferimento all’infinito se penso al sole, riferimento all’umano se penso al viso. In ogni caso incontro che porta all’inenarrabile.

Dove l’ombra procede e le strade ristanno

tra i fiori, ricordarmi le parole

e le grida dell’uomo è forse un inganno.sole.jpg

Ma sempre sotto il cielo consueto

ritrovo le mie tracce, il mio sole

e gli alberi remoti del tempo

fissi dietro le svolte. E sempre,

ancor che mi sia noto il dolce segreto,

sulla polvere quieta, tra le aiuole,

m’indugio ad aspettare che sporga

un viso inenarrabile dal sole.

(Dove l’ombra, Mario Luzi)

Dove sta la verità?

truth.jpgRitorno sul post dell’altro ieri sulla verità perché facendo un po’ di zapping internettiano mi sono imbattuto in una canzone di Pero Pelù del 2008 e contenuta nell’album Fenomeni. Il brano è caratterizzato da una domanda che viene ripetuta continuamente: “dove sta la verità?”. Nei versi tutta una serie di esempi di superficialità in cui sembra difficile andare al fondo delle cose, soprattutto nel mondo della comunicazione: “L’opinione conta più di ogni realtà, siamo eroi e mostri con un titolo ad effetto… Conta ciò che appare più di quello che è… Dimmi la memoria chi la salverà dalla propaganda, dai rifiuti e dal bla bla bla”. A questo si aggiunge il soggettivismo: “Tu mi vedi bianco lui mi vede nero l’altro vede rosso e fa già opinione…”. Nel mare di confusione che così si genera si spalanca la difficoltà di costruirsi un’idea propria, un’opinione fondata da poter coltivare e difendere: “Naufrago in tempeste di opinioni, ogni cosa ha mille facce e altrettante versioni: il mio punto di vista in questa giungla”. Rischiamo di essere spaesati, di perderci nel mare senza appigli o magari di ritrovarci naufraghi su isole sconosciute che hanno le loro leggi e le loro regole: “Sono fuori di testa dentro questa giostra, bugie a fin di bene, poi bugie in tribunale, bugie calcolate per farci sognare”. Solo verso la fine sembra aprirsi la possibilità di una risposta alla domanda frequente: “I muri non fermeranno le mie idee. Dove sta, dove sta, come sta la verità? … dietro le nostre bugie … Dove sta, dove sta, come sta la verità? … Nel nostro DNA”. La risposta sembra essere dentro l’uomo, in ciò che lo contraddistingue personalmente da tutti gli altri, il suo DNA che non può essere confuso con quello di qualcun altro. Mi resta però un tarlo: e quell’ultimo verso? “Dove sta, dove sta, dov’è mister verità? Dimmi dove quando e come”… E quel tarlo mi fa chiedere: ma la verità è l’opinione? Aveva ragione Gadamer, la verità è nomade?