In prima mi capita di raccontare la storia di Mister Gustavson di Leo Buscaglia, un uomo che passa la vita chiuso in una noce di cocco nella speranza che qualcuno lo trovi; muore lì dentro senza poter raccontare di un cugino che vive in una ghianda. Ne avevo scritto anche il 23 gennaio. L’argomento? Il mettersi in gioco nelle relazioni, il rischiarsi. Oggi aggiungo una paginetta di Alessandro D’avenia presa da “Cose che nessuno sa”:
“Qualunque sia la cosa che ti è cara, il tuo cuore prima o poi dovrà soffrire per quella cosa, magari anche spezzarsi. Vuoi startene al sicuro? Vuoi una vita tranquilla come tutti gli altri? Vuoi che il tuo cuore rimanga intatto? Non darlo a nessuno! Nemmeno a un cane, o a un gatto, o a un pesce rosso. Proteggilo, avvolgilo di passatempi e piccoli piaceri… Evita ogni tipo di coinvolgimento, chiudilo con mille lucchetti, riempilo di conservanti e mettilo nel freezer: stai sicuro che non si spazzerà… Diventerà infrangibile e impenetrabile. Sai come si chiama questo, Giulio?” chiese Filippo, che si era infervorato nel parlare. Gli era spuntata una vena nella fronte.
Giulio scosse la testa. Voleva sentire il seguito.
“Inferno. Ed è già qui: un posto dove il cuore è totalmente ghiacciato. Sicuro, ma freddo. Là fuori è pieno di queste persone. Glielo leggi in faccia che hanno il cuore freddo: per paura, per mancanza di fame, per pigrizia. Tu non sei così Giulio. Questo ti salva, anche se fai delle gran cavolate… Perché c’è modo e modo di tirare i rigori!”

