Messico-Usa, Usa-Messico

In classe abbiamo visto queste due foto a proposito della frontiera tra Stati Uniti e Messico.

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Rocco Cotroneo scrive su Sette:

“Un tempo il Messico era sinonimo di emigrazione disperata verso il sogno del Nord, oggi è uno dei Paesi al mondo che più attrae manodopera straniera. Il numero di immigrati legali è più che raddoppiato dal 2000 al 2010 e continua a crescere. Merito di una economia in buona salute e di una serie di leggi che stimolano soprattutto l’arrivo di “cervelli”: l’ultima, entrata in vigore lo scorso settembre, ha ulteriormente snellito le procedure, facendo scattare un nuovo aumento del 10 per cento delle richieste di residenza. Un reportage pubblicato dal New York Times entra nelle pieghe del fenomeno e scopre, per esempio, che il 75 per cento degli emigrati legali in Messico sono statunitensi. Il clamoroso sorpasso sarebbe addirittura già avvenuto: ci sono cioè più cittadini Usa che messicani a varcare la frontiera che corre lungo il Rio Grande. I primi, ovviamente, non attraversano il deserto illegalmente. Il presidente messicano Enrique Pena Nieto ha usato un’espressione colorita («finalmente gli astri si stanno allineando a nostro favore») per definire il momento magico dell’economia, nonostante il suo Paese resti all’attenzione del mondo per gli elevati indici di violenza (causati dal narcotraffico), mentre i grandi problemi non sono certo spariti: sistema scolastico di basso livello, diseguaglianza, sacche significative di povertà. La creazione di opportunità è dovuta soprattutto alla rinascita di molti posti di lavoro legati all’economia Usa, che negli ultimi decenni se n’erano andati verso l’Estremo Oriente. Poi si è visto che non sempre ne valeva la pena: il vantaggio della manodopera cinese a buon mercato si è ridotto, e il Messico è alle porte di casa.”

E se Al Gore…

Su Sette del Corriere della Sera uscito l’11 ottobre Danilo Taino fa un’interessante osservazione che richiama anche quella previsione del 2003 sul clima che abbiamo visto in classe: Dal 1998 la temperatura media della Terra non aumenta. Ma perché gli organismi preposti a tenerla sotto controllo mantengono toni allarmistici?

Ecco l’articolo pepato.

“C’era una domanda alla quale il rapporto degli esperti delle Nazioni Unite sul clima, Serra.jpgpubblicato a fine settembre, avrebbero dovuto rispondere. Era la più interessante. Perché dal 1998 la temperatura media sulla faccia della terra non aumenta? Gli scienziati dell’Ipcc, l’Intergovernmental Panel on Climate Change, avevano pubblicato il loro ultimo report nel 2007: catastrofico, in linea con le previsioni di disastri globali avanzate in conferenze e al cinema da Al Gore. D’altra parte, sempre nel 2007, l’ex vicepresidente degli Stati Uniti e l’Ipcc stesso furono insigniti del Premio Nobel per la Pace, grazie agli allarmi che lanciavano. Da allora, i risultati scientifici del rapporto 2007 si sono rivelati in alcuni punti sbagliati: ad esempio nell’esagerazione della velocità con la quale i ghiacciai dell’Himalaya si stanno sciogliendo. Ora, nell’attesissimo report di quest’anno, però, l’Ipcc dedica ai 17 anni di temperatura piatta una semplice nota. A loro non sembra interessare: potrebbe mettere in discussione le teorie che hanno sostenuto per anni. Preferiscono tenere i toni dell’allarmismo elevati, presentare come una grande novità il fatto che la probabilità che i cambiamenti climatici siano prodotti dall’attività umana sia passata dal 90 al 95%. Diamine. E preferiscono fare dichiarazioni roboanti sulle catastrofi possibili mentre essi stessi ridimensionano le previsioni allarmistiche che avevano fatto. Ora, l’Ipcc prevede che la temperatura della Terra aumenterà “probabilmente” più di 1,5 gradi centigradi entro il secolo. Nel 2007 sosteneva che sarebbe cresciuta “probabilmente” più di due gradi: e due gradi è il limite sopra il quale potrebbero esserci catastrofi. Su questa, che è la novità del rapporto, buona parte del pigro sistema dei media globali ha sorvolato. L’Ipcc inoltre ammette che è difficile legare l’attività dell’uomo alle maggiori siccità e al numero più elevato di uragani. La questione non è irrilevante. Nessuno nega che un problema di effetto serra esista. È che se lo si esagera e si prevedono catastrofi si finisce con il mettere in campo politiche di altissimo costo e inutili: ad esempio i sussidi a pioggia a fonti di energia pulita inefficienti, sussidi spesso accaparrati dalle mafie. E si continua a sollevare il mostro, a dire che esiste una lobby del petrolio che vuole negare il climate change: quando in realtà la lobby vincente è quella e si nutre – denaro, carriere e Nobel – dell’allarmismo di Al Gore.”

E se facessimo tutti come Lady Gaga?

timidezza, ricerca, introverso, audaceUn anno fa, giorno più giorno meno, scrivevo a proposito della timidezza. Ecco che, sull’ultimo numero di Internazionale, trovo un articolo piuttosto interessante. Partendo dall’osservazione del comportamento di salamandre e cinciallegre, trote arcobaleno e sialie, si cerca di dedurre qualcosa di utile per l’uomo. Il motivo del mio interesse per l’argomento è contenuto in una delle frasi dell’articolo: “Il problema è che nella società dove trionfa l’audacia le persone insicure hanno vita difficile, tanto da far considerare la loro timidezza un disturbo psichiatrico”.

Pubblico il pdf dell’articolo (l’originale è su “New Scientist”) che ho recuperato sulla rassegna stampa dell’università di Pisa (che consiglio).