Parte di uno scritto di Enrico Peyretti comparso sul numero 05 di Rocca. Lo pubblico come spunto di riflessione per i credenti in questa Settimana Santa.
“Nella lettura dei vangeli vediamo progressivamente emergere la decisione di eliminare quell’uomo che, con la sola autorità di uno spirito nuovo, e «facendo il bene», porta una religione del bene debordante dalla religione nota, stabilita, ufficiale, una legge nuova che supera e compie l’antica. Il vangelo intero è detto in sintesi nel primo annuncio: viene il regno di Dio, è tra voi e dentro di voi. Si tratta di decidersi per un altro modo di vivere, nel quale i poveri e gli oppressi sono liberati: un vivere gli uni per gli altri, dunque una vita che non morirà, perché non usa i mezzi della morte, della negazione degli altri, per affermarsi. Chi opera questa realtà e la proclama con «parole di vita» è rifiutato e condannato in nome di Dio. Il mondo (religioso, politico, culturale) che si arroga il possesso di Dio a propria utilità non riconosce la vita che viene dal vero Vivente, il cui vero nome è al di là di tutti i concetti e le dottrine che ce ne facciamo. Le immagini che ci facciamo di Dio vanno continuamente smontate, relativizzate, per potere riconoscere i suoi veri segni. Nell’idea di Dio è proiettata molto della nostra volontà di potenza. Dio è un nome comune che, con la maiuscola, noi rendiamo nome di un vivente misterioso di cui abbiamo qualche sintomo nel pensiero, desiderio nel cuore, buio negli occhi e silenzio nelle orecchie.”
Gemme n° 433
“Ho portato la maglietta di un grande capitano che ora si è ritirato dal calcio giocato. Per me è un mito, magari non dotato di un grandissimo talento per il calcio, ma un giocatore che ha sempre messo tantissima grinta senza mai mollare; è stato un campione sempre costante negli allenamenti, e sempre pronto a fare di tutto per la squadra. Mi ispira e mi porta a non mollare mai; penso che cercando di fare sempre qualcosa di più, allenamento dopo allenamento, i risultati arrivino. Il calcio per me è tanto. Anche il numero di maglia mi piace.” Questa è stata la gemma di M. (classe seconda).
Riporto quello che il giornalista sportivo Luigi Garlando ha scritto nel 2013 sulla Gazzetta: “Javier Zanetti è una figurina che ogni padre metterebbe in mano al proprio figlio come un santino, a prescindere dal campanile del tifo: gioca come lui, comportati come lui. Il capitano nerazzurro è da anni una stella polare indicata ai giovani che si incamminano nello sport. La sua lezione più preziosa è la dignitosa accettazione della sconfitta e l’orgoglioso sforzo per ripartire. Una lezione straordinariamente moderna oggi che ai ragazzi si insegna altro: che la sconfitta è la spia del fallimento, da evitare in tutti i modi, e non un passaggio naturale e istruttivo per migliorarsi.”