


“Sin dalla prima lezione di religione sapevo già quale sarebbe stata la gemma che avrei portato. Avevo pensato a cosa dire e a mostrarla a tutta la classe. Ci ho pensato fino a due settimane fa, fino a quando l’ho persa. Ho deciso però di “portarla” lo stesso perché per me ha, o aveva, un valore immenso.
Come gemma ho deciso di portare la borraccia che usavo per giocare a pallavolo. Non era una semplice borraccia, come si può pensare, bensì una sicurezza, un tranquillante nei miei momenti di ansia, “un’amica” che mi consolava. Ma cos’aveva di speciale questa borraccia? Erano i cerotti che vi erano attaccati sopra a renderla speciale.
Questi cerottini erano semplici ma al tempo stesso “magici” e a renderli magici erano i momenti in cui venivano attaccati alla borraccia, oltre al significato che trasmettevano. Quando ero in ansia per una partita abbiamo attaccato il cerottino con su scritto “don’t worry” e leggendolo mi tranquillizzavo ogni volta prima di entrare in campo, quando invece una partita era andata male abbiamo attaccato il cerottino con su scritto “don’t cry” e ogni volta che lo rileggevo capivo che non bisognava demoralizzarsi per una sola partita brutta. Abbiamo poi attaccato un cerotto per bambini dove c’erano disegnate delle mucche molto carine e un cerotto rosso a forma di cuore su cui poi ne abbiamo incollato un altro identico sopra perché si stava staccando. Il mio preferito però era quello rosa con 5 cuoricini rossi e una scritta fatta a mano in pennarello che diceva “POCA ANSIETTA, LA GIUSTA QUANTITÀ”.
Non vorrei darlo per scontato quindi mi sento in dovere di dirlo: a rendere speciale questa borraccia non erano tanto i cerotti, ma la persona con cui li attaccavo. Persona senza la quale non sarei riuscita ad affrontare la scorsa stagione. E ogni volta che mi capitava di rileggerli, pensavo ai momenti passati insieme e mi scappava un sorriso”.
(R. classe seconda).
