Gemma n° 2805

“Quest’anno come gemma ho deciso di portare la mia passione più grande che mi accompagna dall’età di 9 anni: lo scoutismo.
Lo scoutismo a molti potrebbe sembrare un’attività banale, una perdita di tempo e che come attività vendiamo solo biscotti…. ma per me non è così. Per me lo scoutismo è il mio mondo, il mio posto felice: la mia vita è incentrata sull’aspettare sabato per quelle 3 ore di serenità perché quando sono a scout posso essere veramente me stessa sapendo di non dovermi nascondere dietro maschere sociali. Senza lo scoutismo non sarei io.
Quest’attività mi ha letteralmente salvata perché è stata la luce in fondo a un buio tunnel perché non stavo passando un bel periodo: mi ero trasferita da poco a Udine e non avevo amici veri dato che alle elementari mi prendevano in giro a causa del mio aspetto fisico… Finché un giorno il mio vicino di casa, della mia stessa età, mi propone di provare scout (attività che non avevo mai sentito prima) all’Udine 1 insieme a lui. All’inizio io non volevo nemmeno andarci perché avevo paura che mi avrebbero criticata anche là, però dopo innumerevoli sforzi mia mamma mi aveva convinto. Fortunatamente ha insistito tanto: là ho trovato persone leali, gentili, disponibili, disposte ad aiutare il prossimo, pensare prima agli altri che a se stesse (… i valori dello scoutismo). Insomma, avevo trovato la mia gente…
Insieme a loro sono cresciuta molto e soprattutto sono diventata così tanto responsabile che sono diventata capo.
Amo così tanto lo scoutismo che gli ho dedicato tutta la tesina di terza media.
Sono contenta che ne faccio ancora parte perché ho ancora al mio fianco persone che so che non mi tradiranno mai. Lì ho conosciuto il mio migliore amico, che è tutto per me, e da un anno è entrata anche la mia migliore amica (che conoscevo già prima) che è letteralmente una sorella per me. Poi, grazie ad alcune attività e uscite di zona, ho conosciuto gente di tutta Udine e dintorni con cui ancora mi sento.
Sono sicura di pochissime cose nella mia vita, ma sono certa che qualunque cosa accada io continuerò a fare scout e trasmetterò questa passione anche a mio fratello e un giorno anche ai miei figli, andando avanti per molte generazioni e andrò fiera che tutto ciò sia iniziato da me”.
(M. classe prima).

Gemma n° 2795

Immagine creata con ChatGPT®

“Come gemma di religione ho deciso di portare una persona davvero speciale per me: la mia migliore amica A. Io e lei ci conosciamo da sei anni e, fin dal primo momento, è diventata una delle persone più importanti della mia vita. Con lei posso parlare di tutto, senza paura di essere giudicato. È sempre stata al mio fianco e non potrò mai ringraziarla abbastanza per tutto ciò che ha fatto per me. Spero, allo stesso modo, di essere riuscito anch’io a sostenerla quando ne aveva bisogno. Purtroppo lo scorso anno si è trasferita e da allora non riusciamo più a vederci spesso. Ma quando un’amicizia è vera, la distanza non conta davvero. Il nostro rapporto assomiglia a quello di due fratelli: anche se a volte ci prendiamo in giro o ci insultiamo per scherzo, sappiamo entrambi quanto siamo importanti l’uno per l’altra” (M. classe terza).

Gemma n° 2781

Immagine creata con ChatGPT®

“Come gemma ho deciso di portare il gruppo con cui mi alleno: essendo il mio uno sport individuale si potrebbe pensare che non ci siano legami o supporto tra i diversi componenti di un gruppo, anzi, forse una certa rivalità. Prima di iniziare questo sport lo pensavo anch’io. Poi ho conosciuto i ragazzi nelle foto, e ho completamente cambiato punto di vista: forse proprio perché c’è rivalità tra i componenti si crea un legame che ha alla base il bisogno di aiutare e di essere aiutati, per cui se uno fa uno sport individuale non è perché non ama i rapporti con gli altri, anzi. Ad esempio io devo per forza stare con qualcuno, mi dà molto fastidio dover fare qualcosa da sola, ancora di più se richiede molto sforzo o concentrazione. Avere come compagni quei ragazzi mi aiuta molto: ovviamente non ci confidiamo i segreti più profondi di famiglia, anzi, la maggior parte del tempo la passiamo a prenderci (giocosamente) in giro per i nostri errori più stupidi o a buttarci per terra (mi rendo conto che non è il maggior grado di divertimento a cui uno potrebbe aspirare, ma non siamo a posto). Proprio il fatto di non parlare profondamente di ciò che ci accade ci ha aiutati a creare un così bel rapporto: ci aiutiamo senza farlo vedere, senza controllare chi aiutiamo o da chi veniamo aiutati, perché è diventato così normale per qualcuno essere consolati per qualche errore in gara o qualche tempo che non siamo riusciti a fare che ormai praticamente lo facciamo senza pensare. Quando quest’anno siamo riusciti a fare dei tempi che ci servivano per delle gare importanti abbiamo passato la sera in albergo a fare casino e siamo stati svegli tutta la notte, festeggiando soprattutto uno di noi che aveva inaspettatamente fatto un tempo molto basso, e che è da poco entrato nel gruppo. Il giorno dopo in corriera stavamo parlando e a un certo punto lui ci ha ringraziati per la festa della sera prima. Noi non capivamo e lui ha detto che nello sport che faceva prima, sempre individuale, c’era così tanta rivalità da essersi creata una tale gelosia da parte di tutti i compagni che alla vittoria di uno gli altri non si complimentavano, ma gli facevano notare senza gentilezza gli errori che aveva fatto. Questo mi ha fatto pensare, perché prima non mi ero mai resa conto della nostra amicizia così profonda. Loro per me sono davvero importanti, non riuscirei ad andare avanti senza di loro: quando penso di non farcela o di non riuscire ad andare avanti sento uno di loro che fa il tifo per me e sto subito meglio, e spero che per loro sia la stessa cosa quando io faccio il tifo, perché spesso torno a casa senza voce. Ovviamente non abbiamo solo momenti positivi, ma la maggior parte riusciamo a trasformarli: un po’ di tempo fa stavamo facendo una gara e siccome mi sa che siamo tra gli atleti più competitivi del nord-est italiano io e un altro ragazzo stavamo correndo probabilmente più velocemente che in gara, quando lui è caduto, andando a sbattere sui materassi. Pensavo non si fosse fatto niente ma quando l’ho guardato ho visto che aveva la gamba piegata in modo innaturale, infatti se l’era appena rotta. In mezzo alla confusione di allenatori che chiamavano l’ambulanza e atleti terrorizzati io e e altri due ragazzi veniamo mandati a prendere del ghiaccio dalla vasca della rolba. Siccome eravamo di corsa e gli altri due ci mettevano tre ore ho deciso di infilarmi nella vasca con i pattini, prendere la neve e correre fuori prima di bagnarli troppo. Non sapevo che sotto i primi 10 cm di acqua ci fosse un metro d’acqua gelida. Ovviamente mi stanno ancora prendendo in giro per quel tuffo. Dopo il tuffo però io stavo malissimo, perché il ragazzo era caduto per colpa mia, dato che avevo fatto un sorpasso interno non molto regolare. Allora in spogliatoio mi sono messa a piangere e subito sono arrivati i miei compagni che hanno iniziato a dirmi di stare tranquilla, che non sarebbe successo nulla e (ovviamente suo fratello l’ha detto) che era colpa sua se era caduto. Questo per far capire come questi ragazzi riescano ad aiutarmi in qualunque situazione, e dopo il mio imbarazzante tuffo l’hanno subito buttata sul ridere e sono riusciti a consolarmi mentre stavo davvero male. Io gli voglio davvero bene, non so come farei senza di loro, perché mi aiutano in un sacco di momenti difficili (ovviamente soprattutto nello sport). Sono i miei pasticcini numero 1. Spero di fare cinque gemme in tutta la mia vita, e spero che avergliene dedicata una possa far capire quanto bella sia la nostra amicizia, che continua anche fuori dal palaghiaccio”.
(M. classe prima).

Gemma n° 2701

“Quest’anno ho deciso di portare la mia cagnolina, Lilly. L’abbiamo presa un anno fa in un periodo per me molto buio, nel quale ho sofferto particolarmente d’ansia, e dal quale sto ancora cercando di uscire. Lei è stata fondamentale nella crescita da me compiuta finora poiché la sua vicinanza era l’unica cosa che mi aiutava ad alleviare l’ansia. Non avevo mai capito prima quanto ci si potesse legare ad un animale ma lei per me è veramente tutto” (E. classe quarta).

Gemma n° 2617

“Oggi come gemma ho deciso di portare le mie amiche perché sono alcune delle persone più importanti della mia vita e in tutti gli anni che ci conosciamo mi hanno aiutata a superare dei momenti difficili nella mia vita. Con loro posso anche essere me stessa senza preoccuparmi di essere giudicata e spero che continueremo ad essere amiche ancora per molto tempo” (E. classe quarta).

Gemma n° 2473

“Ho deciso di portare come gemma una canzone del mio artista preferito: Pietra di luna di Chiello.
Questa canzone ha un grande significato per me, perché la ascoltavo in un periodo molto difficile della mia vita. Mi sono molto rispecchiata nella canzone e mi ha aiutato ad affrontare i miei problemi” (M. classe prima).

Gemma n° 2449

“Oggi ho deciso di portare come gemma mia madre. Insieme abbiamo passato dei momenti molto duri della nostra vita come, per esempio, penso il più importante, la separazione in casa con mio padre. In quegli anni ero piccola e solo poco tempo fa ho capito quanto fosse stata effettivamente forte mia madre e come abbia avuto il coraggio di continuare una sua strada da sola con le sue due figlie accanto. Per me lei è una mia fonte d’ispirazione: anche se molto spesso non andiamo d’accordo e litighiamo, per me lei rimane comunque l’unica persona di cui mi posso fidare al 100%, perché so che lei non mi abbandonerà mai. Quindi se un giorno mi dovessero chiedere: Cosa vorresti diventare da grande? Beh io risponderei sicuramente, come prima cosa, una brava madre come lo è stata lei per me fino ad adesso e come continuerà ad esserlo in futuro” (S. classe seconda).

Gemma n° 2402

“Cara classe, siamo cresciuti insieme, abbiamo passato 5 anni assieme, passando attraverso sfide, vittorie, e momenti indimenticabili che ci hanno accompagnato nel nostro percorso comune. Ora, ci troviamo alla fine di questo viaggio, all’ultimo anno di superiori, pronti a concludere questo capitolo con i ricordi che abbiamo costruito insieme, uno accanto all’altro.
Nel corso di questo periodo, abbiamo condiviso risate, lacrime, e la scoperta di noi stessi. Siamo diventati non solo compagni di classe, ma veri e propri amici, anzi ancora meglio una famiglia. Le lunghe giornate di studio, le risate durante le pause, e le gite  fuori dalla scuola sono diventate le tessere di un mosaico unico che piano piano si sta concludendo e rappresenta la nostra esperienza insieme.
Siamo diventati una squadra, una famiglia, sostenendoci durante i momenti difficili e celebrando insieme i successi.
Ora, mentre ci avviciniamo alla fine di questo capitolo, è inevitabile guardare indietro e riflettere sul nostro cammino.
Siamo maturati insieme, abbiamo affrontato le incertezze del futuro e sostenuto i nostri sogni. La nostra classe è diventata un rifugio sicuro, un luogo dove siamo cresciuti, imparando non solo dagli insegnamenti dati dai nostri insegnanti, ma anche dalla vita.
Voglio dirvi Grazie, grazie per essere diventati una delle parti più importanti della mia vita, anche quando essa mi sembrava scivolare tra le mani, voi siete riusciti ad aiutarmi.
Siete e sarete un pezzo cruciale della mia vita. Grazie
(A. classe quinta).

Gemma n° 2382

“Sono entrata nel 2023 con la consapevolezza di dover cambiare precisi aspetti della mia persona ed un grande bisogno di aiuto.
Quest’ultimo l’ho trovato in Dio, che è stato, è e sarà sempre il mio sostegno e conforto nei momenti difficili.
Inizialmente non mi sono resa conto di come quest’anno sarebbe diventato decisivo, una svolta per la mia vita.
Ho compreso ciò strada facendo.
Ormai poche settimane ci separano dal 2024; guardando indietro ai mesi passati, riconosco con felicità e commozione che solo Dio, con la sua potenza, ha operato in me le grandi trasformazioni necessarie.
Perciò ho scelto come gemma la foto dei fiori che ho ricevuto in occasione del mio battesimo” (S. classe quinta).

Gemma n° 2379

“Proprio ieri mi è capitata tra le mani questa piccola boccetta di profumo che ho comprato durante la gita a Nizza di marzo. Ciò mi ha fatto tornare in mente tutti i bei ricordi che ho condiviso con i miei compagni di classe, sia durante la gita che nel quotidiano tra i banchi di scuola.
Per me loro sono stati una piccola seconda famiglia, a volte anche una prima. Mi hanno aiutato quando ne avevo bisogno, mi sono stati vicini nei momenti di difficoltà, mi hanno supportata e motivata a continuare gli studi. A loro devo tanto del mio percorso scolastico, e soprattutto dei miei progressi a livello personale. Con alcuni di questi ho condiviso 5 anni di scuola, con altri addirittura pochi mesi, ma sono davvero grata di essere circondata da un gruppo così genuino di persone, che prima di essere miei compagni di classe, sono miei amici. Vi voglio tanto bene ragazzi” (T. classe quinta).

Gemma n° 2330

“Come ogni anno, anche questo ho avuto qualche dubbio su cosa portare come gemma. Poi ho pensato all’ultimo periodo e non ho avuto nessun dubbio.
Ho voluto portare questa foto, non tanto per la foto in sé ma per ciò che significa la persona che c’è. Il rapporto che ho con mia mamma è davvero particolare.
A volte è un rapporto madre figlia normale.
A volte è come se fossimo la stessa persona, siamo identiche non solo esteticamente ma anche caratterialmente, entrambe timide, un po’ chiuse, scegliamo bene le persone con le quali aprirci.
Io ho scelto di aprirmi proprio con lei, infatti a volte il nostro rapporto si trasforma in uno da migliori amiche. Credo sia da poco più di un anno che abbiamo legato così tanto.
Il tutto è nato ad aprile 2022, dopo un’assemblea d’istituto sui disturbi alimentari, quando mi sono confidata con lei e, per la prima volta, ho detto a qualcuno quali fossero le paure, le insicurezze che mi turbavano in quel periodo.
Il nostro rapporto poi è tornato ad essere quello madre-figlia fino a dicembre dell’anno scorso.
Da un giorno all’altro mi sono ritrovata con il cuore a pezzi, senza punti di riferimento, mi sono sentita persa.
Sono entrata nel periodo più brutto della mia vita e lei era l’unica persona che lo sapeva, l’unica con cui potevo e riuscivo a parlare.
Si è subita tutte le mie crisi, i pianti, il mio mal di stomaco, gli sbalzi d’umore, le lamentele, le chiamate persino da Lisbona perché stavo male, i discorsi fino a sera tardi a parlare del più e del meno, lo shopping assieme, tutti i miei gossip.
C’è stata e c’è sempre per me, per incoraggiarmi, per spronarmi e per consolarmi. Anche quando faccio di testa mia, pensando di riuscire a cavarmela da sola senza l’aiuto di nessuno, quando faccio la testarda e vado dritta per la mia strada finché non sbatto la testa e mi faccio male.
Ha sempre cercato di darmi quello che lei non ha mai avuto, una migliore amica, una sorella, una spalla su cui ridere, piangere, confidarsi.
Non mi ha mai fatto mancare nulla e non posso davvero lamentarmi di niente.
Crescendo mi sono resa conto di quanto sia importante per me e che senza di lei non riuscirei ad andare avanti.”
(C. classe quinta)

Gemma n° 2221

“Ho pensato molto a che oggetto o fotografia portare quest’anno, ma nessuno mi convinceva completamente, nessuno mi faceva dire “questa è proprio la mia gemma!” Allora come mia ultima gemma del liceo ho deciso di portare la mia classe.
Mi sento enormemente grata di essermi trovata in una classe dove posso essere me stessa senza vergogna e senza sentirmi giudicata, accerchiata da amore e sostegno reciproco.
L’anno scorso è stato uno dei più duri della mia vita e grazie ai miei compagni di classe e alcuni professori sono riuscita a venirne fuori, trovando nella scuola e tra le mura della mia aula un angolo sicuro dove rifugiarmi quando soffrivo.
Mi ritengo fortunata, perché so che non tutti si sentono bene nella classe in cui si trovano e la scuola a quel punto diventa un incubo. Io nel mio cuore porto tutti i miei compagni, dal primo all’ultimo, e mi auguro di avere per sempre questo bel ricordo di loro e degli anni che abbiamo passato insieme. Quando da grande parlerò del liceo, sicuramente la prima cosa che mi verrà in mente sarà il tempo prezioso passato con loro e, da brava sensibilona quale sono, sicuramente mi scenderà una lacrima” (G. classe quinta).

Gemma n° 2212

“La mia gemma è questa foto. Ci siamo io e R., una delle mie migliori amiche. Abbiamo iniziato a legare l’anno scorso, in seconda, grazie ad un’uscita con altre persone. In prima anche se eravamo nello stesso gruppo non parlavamo quasi mai. Mi ricordo che le uniche volte che le scrivevo era per chiederle qualcosa sulla scuola e ogni volta le scrivevo più volte scusa per il disturbo e grazie. Cosa che ora mi sembrerebbe strana da scrivere. Non mi sarei mai aspettata di legare così tanto con lei, passare molti bei momenti e fare molte nuove esperienze insieme. Come in tutte le amicizie ci siamo anche sostenute nei brutti momenti. Tra la scuola e le attività sportive che facciamo assieme passo più tempo con lei che con chiunque altro. Sono molto felice di aver conosciuto una persona così e che faccia parte della mia vita” (G. classe terza).

Gemma n° 2206

“Come gemma ho deciso di portare il DUM (Dinsi une man), l’esperienza che ho avuto il piacere di ripetere per la terza volta questa estate. Nell’anno che è passato tra i due turni ho capito quanto questo volontariato sia importante per me e riflettendo ho compreso che è grazie a questa esperienza che poi ho deciso di voler intraprendere medicina come studi universitari per aiutare le persone. È difficile spiegare cosa renda così speciale questa settimana di volontariato semplicemente perché è un’esperienza che si comprende quando si vive; il dum per me è come una famiglia ormai ed è un posto dove provo una felicità pura e sincera che non trovo da nessuna parte. La foto che ho scelto ha un significato specifico, siamo io e una delle persone che mi erano state affidate, G.. G. non è una persona che parla molto o che abbia voglia di socializzare, lui sta nel suo e non partecipa spesso alle attività che organizzavamo; accettare questa cosa per me era difficile nei primi giorni, cercavo ripetutamente di coinvolgerlo e al suo rifiuto nella mia testa era come se stavo fallendo nel mio compito di volontario. Con il passare dei giorni ho capito che è normale che lui non abbia voluto partecipare e che era fatto così. Una cosa che non ho menzionato è che G. odia le foto, non penso ci sia cosa che odi di più nell’intero soggiorno e, quando era tempo della giornata della fotografia, lui, nella foto di gruppo non ha voluto partecipare nonostante la mia insistenza e mentre gli altri ragazzi stavano facendo un lavoro in cui modificavano le foto G. era seduto su una panchina a controllare il telefono. Ad un certo punto mi chiamano e mi dicono che G. vuole una foto con me io ho risposto “no non le vuole non fa mai foto non insistete”, ma mi hanno risposto che ha chiesto specificatamente una foto con me e in quel momento mi sono come illuminato e dopo aver fatto la foto mi ricordo che gliel’ho data e lui l’ha conservata nel suo marsupio ed ero estremamente contento perché era come se le cose che facevo come volontario avessero avuto un riscontro e una ricompensa. Non dimenticherò mai a cena quando mi mostrava sul telefono gli articoli che Google consigliava e mi ha parlato di come i nidi di vespa siano pericolosi e quali fossero i modi di mandarli via oppure quando gli scrivevano lettere e sorrideva mentre le leggeva. Questi sono i ricordi che terrò stretto sempre a me fino alla morte e questa è anche la magia del volontariato: connettersi con altre realtà che sembrano distanti ma in realtà sono più vicine a noi di quanto pensiamo.”
(E. classe quinta).

Gemma n° 2190

“È da qualche anno che vado dalla psicologa e una volta era venuto fuori il discorso della felicità. Lì per lì non sapevo molto bene che cosa risponderle, perché effettivamente non sapevo cosa mi rendesse davvero felice. Questa estate per caso, ho iniziato a scrivere nelle note del mio cellulare una sorta di rubrica in cui scrivevo “cose che gli sconosciuti fanno che mi rendono felice”. Diciamo che sono molte le cose che sono state scritte:

1. “La signora che incontro sempre dopo scuola quando vado a prendere il bubble tea che mi sorride sempre”. L’anno scorso finivamo scuola a mezzogiorno e quaranta e per questo motivo, finita scuola, tornavo subito a casa per pranzare e tornavo subito ad uscire per prendermi il bubble tea prima di iniziare a fare i compiti. Mi capitava tutti i giorni di incontrare questa signora; io non conosco lei come penso lei non conosca me, eppure mi sorrideva sempre. Questa cosa era in grado di cambiarmi totalmente l’umore e migliorarmi la giornata. 

2. Un’altra volta mi trovavo a Lignano perché c’era una mia amica che faceva stagione. Ero con mia mamma ferma ad aspettare questa mia amica, quando è passata una famiglia su un risciò: erano una mamma, un papà, un ragazzo che penso avesse la mia età e presumo il suo fratellino più piccolo. Ad un certo punto, dopo svariate volte che avevano fatto su e giù, i genitori si sono fermati davanti a me e mi hanno detto “sai siamo ripassati davanti a te perché sei proprio carina”. Questa cosa mi ha davvero migliorato la giornata. 

3. Mi trovavo al ristorante di mio papà e in qualche tavolo più in là, c’era una signora che penso abbia avuto 70 anni. Stava cercando di aprire una bottiglia d’acqua, non riuscendoci. Così mio papà le aveva chiesto se avesse bisogno di una mano e lei disse di sì. Subito dopo la sentii sussurrare “ogni tanto abbiamo bisogno degli uomini, TERRIBILE”. Questa frase è stata in grado di cambiarmi la giornata.

(G. classe quinta).

Gemma n° 2108

“Quest’anno, a differenza dello scorso, ho voluto portare una gemma felice e negli ultimi 11 mesi la mia felicità è stata lui.
Questa foto è molto significativa per me perché, dopo due anni di covid, eravamo finalmente tornati in presenza e ciò ha significato tornare compagni di banco. Lo siamo sempre stati, sin dalla prima, ma dopo pochi mesi è scoppiata la pandemia che ci ha divisi, ma questo non ha fermato la nostra amicizia.
Lo smile sul dorso della mano è un dispetto che gli facevo, ma che è poi diventato il simbolo del nostro rapporto. Lo scorso dicembre ha iniziato a cambiare tutto, sono entrati in gioco i sentimenti e ora stiamo felicemente insieme.
È stato un anno molto difficile per me, dopo 13 anni il mio inconscio ha deciso di risbattermi in faccia il trauma della morte di mia mamma.
Lui, però, ha fatto tanti piccoli gesti per strapparmi il sorriso, tra cui portare una commovente gemma su di noi (la gemma n°2046), venire con me al concerto di Irama (nonostante non gli piaccia) e accordarsi con mio papà per farmi una sorpresa portandomi al cinema.
Quando sono con lui mi sento protetta e tutti i miei problemi spariscono. Vada come vada gli sarò sempre grata per tutto e rimarrà sempre il mio primo vero grande amore” (G. classe quarta).

Gemma n° 2076

“Quest’anno come gemma ho deciso di portare questi due bracciali. Io mi affeziono facilmente a regali ricevuti da persone importanti per me e questi li ho ricevuti dalle mie migliori amiche. Con loro posso essere me stessa senza paura di essere giudicata e mi hanno aiutata in un periodo non proprio bello della mia vita” (E. classe seconda).

Gemma n° 2022

“Il primo video l’ho portato perché mi ritrovo nelle parole di Rkomi. L’album è uscito il 30 aprile dell’anno scorso e l’ho ascoltato spesso; tutti i video sono canzoni con altri artisti mentre lui è al volante. Mi rispecchio nella sua musica ed è come se mi lasciassi guidare da lui. Alla fine dice che lo scopo nella vita non è pensare solo a se stesso ma anche agli altri, è come se stesse pensando a me, a chi ascolta la sua musica.

La seconda canzone definisce un po’ l’amico che vorrei e che magari avevo in passato e che ora non  ho più per vari motivi o proprio perché il colore che vedeva lui non era quello che vedevo anch’io. Mi è sempre mancato un amico con cui sfogarmi, rispecchiarmi, dire tutti i miei problemi, essere me stesso al 100%. Infatti mi ritrovo molto anche nel titolo Amico dove sei?

L’ultima canzone mi serve per definire un po’ la mia visione del mondo di oggi, secondo me veramente rovinato dai social. Riconoscendo di esserne vittima, cerco di allontanarmi dai social perché constato che rovinano tante amicizie e identità. Spesso si preferisce stare sui social che viversi la vita al di fuori. Mi rispecchio nel video e mi emoziono molto ogni volta: mi fa riflettere una parte del testo, quella che fa: “la gente come me morirà da sola”. Difatti il bambino fino alla fine rimane solo e anche la ragazza muore da sola senza essere ricordata”.

Che casualità! L’ultima gemma di quest’anno scolastico porta il numero dell’anno in cui siamo. Se l’avessi voluta questa coincidenza non sarei riuscito ad ottenerla. E questa proposta da G. (classe terza) è una gemma densa, offre tanti spunti di approfondimento. Ne scelgo uno dal primo video proposto. Le ultime parole di Rkomi sono “Uno dovrebbe cercare di avvicinarsi alle altre persone”. Ebbene, ieri sera stavo rileggendo alcune parole di don Pierluigi Di Piazza, da poco scomparso. Le riporto perché le trovo attinenti a questo “avvicinarsi alle altre persone”.“… Gesù, nel suo modo di vivere, non insegna una dottrina, ma un modo di essere, di relazionarsi. E lo fa certamente con le parole, ma soprattutto con i suoi gesti nel rapporto con le persone. E quando qualcuno gli chiede chi è il prossimo e cosa ognuno di noi deve fare per vivere da uomo di fede, per salvare e per salvarsi, lui racconta quella storia straordinaria che è la parabola del samaritano, in cui quello che conta è la compassione di uno straniero che si china su uno sconosciuto, ferito e abbandonato lungo la strada, perché è mosso a compassione dai suoi gemiti e dalle sue sofferenze. E la compassione lo porta a prendersi cura di quella persona, mentre prima il sacerdote del tempio era passato e aveva guardato dall’altra parte, e la stessa cosa aveva fatto il levita, l’inserviente del tempio. A me ha sempre colpito molto la laicità di questa parabola, perché non vi si nomina mai la fede, non si nomina mai Dio, ma è come se si dicesse che dove un uomo aiuta un altro uomo lì c’è già la presenza di Dio. Senza nominarlo, Dio è presente” (Accoglienza Giustizia Pace. Commenti ai Vangeli di Pierluigi Di Piazza, 2008). Sono parole che muovono le mie emozioni, i miei pensieri e mi determinano ad agire.