“Come gemma quest’anno ho deciso di portare una persona: mio fratello. Nonostante i nostri tre anni di differenza abbiamo un rapporto bellissimo sin da quando eravamo piccoli; infatti, ci raccontiamo sempre tutto, ci copriamo e ci supportiamo. Quest’anno non vive più con me e i miei genitori e sento tantissimo la sua mancanza ed è per questo che ho deciso di portarlo come gemma” (E. classe terza).
“Questa foto l’abbiamo scattata lo scorso anno io e il mio gruppo di amici. Ho deciso di portare loro come gemma di quest’anno già verso la fine della seconda. E ciò perché loro sono stati per me un punto di riferimento in questi 5 anni di liceo. Nella foto però manca un membro perché ha cambiato scuola qualche anno fa e purtroppo non avevo foto col gruppo intero. Nonostante ciò, ogni singolo membro è estremamente importante per me e tengo tantissimo ad ognuno di loro e spero vivamente che dopo il diploma resteremo in contatto e riusciremo a ritrovarci in futuro” (V. classe quinta).
“Quest’anno come gemma ho deciso di portare l’amicizia: credo di saperne molto su essa e in questi anni mi ha sempre accompagnata. C’è una persona molto speciale per me e io la considero come una sorella, siamo cresciute insieme e ormai anche le nostre famiglie sono molto legate. Riusciamo a capirci anche con un solo sguardo, con lei mi sento a casa e quando sto male riesce sempre a strapparmi un sorriso e questo basta a descrivere la nostra amicizia. Lei è una parte di me talmente importante che se la perdessi, penso che non sarei più io. Ogni volta che sto male o semplicemente quando voglio parlare lei è sempre al mio fianco. Passiamo molto tempo insieme e ci vediamo anche al di fuori della scuola, per esempio pratichiamo danza insieme. Con lei il tempo non mi basta mai e soprattutto passa sempre troppo velocemente. Si dice che l’anima gemella esista solo in amore ma io ho avuto la fortuna di trovarla nell’amicizia”. (H. classe terza).
“Come gemma di quest’anno, ho voluto portare questo charm di Pandora, un regalo che ho ricevuto per Natale da una persona davvero speciale per me: mia sorella V. Questo charm non è solo un semplice oggetto, ma rappresenta per me un legame profondo e indissolubile con lei. V. è sempre stata al mio fianco nei momenti di difficoltà, sostenendomi quando prendevo un brutto voto a scuola e aiutandomi a superare le mie insicurezze. Ma non solo: è stata anche la mia compagna nei momenti più belli della mia vita, condividendo con me gioie, risate e ricordi indimenticabili. Ora, però, le cose sono cambiate. V. non vive più con me, e in alcuni momenti sento molto la sua mancanza. La casa sembra un po’ più vuota senza la sua presenza quotidiana, e spesso mi capita di desiderare di poter tornare indietro nel tempo, a quando condividevamo ogni attimo della nostra giornata. Per fortuna, però, in famiglia abbiamo una bellissima abitudine: almeno una volta alla settimana, lei e il suo ragazzo vengono a cena da noi. Queste serate sono diventate un appuntamento fisso che aspetto sempre con impazienza, perché mi permettono di rivederla, chiacchierare con lei e sentirmi di nuovo vicina a lei, come un tempo. Ogni volta che penso a mia sorella, provo un’enorme gratitudine e ringrazio il Signore per avermi donato una persona così speciale. È la sorella migliore che potessi mai desiderare, e se avessi la possibilità di scegliere in un’altra vita, non avrei alcun dubbio: la risceglierei ancora e ancora”. (L. classe seconda).
“Come gemma ho deciso di portare il rapporto che ho con mia sorella. Noi due siamo cresciute insieme, sappiamo sogni e segreti l’una dell’altra, ma tra noi ci sono anche divergenze e silenzi. Ci siamo sempre sostenute nei momenti difficili e ci siamo sempre divertite al massimo quando ne avevamo l’occasione. Essendo la più piccola cerca sempre di copiare quello che faccio e mi considera un punto di riferimento ottimo per se stessa. Ammiro molte cose anche io di lei, nonostante sia più grande, in quanto abbiamo due caratteri totalmente differenti, che però si attraggono. Ammiro molto il suo fregarsene del parere altrui e la forza con cui affronta i periodi più bui, dalla scuola allo sport in quanto fa ginnastica artistica a livelli agonistici e ha allenamenti da 4 ore ogni giorno esclusa la domenica. Adesso sta crescendo e stiamo diventando sempre più complici; prima magari litigavamo più spesso perché lei raccontava ai miei genitori le cose che le confidavo, ora invece sono sicura che le cose che le confido non le dice a nessuno. Sono molto contenta di potermi confidare con lei e viceversa. Penso che sia la cosa più bella che la vita mi abbia dato, perché senza di lei, senza la mia luce nei momenti più bui, non sorriderei anche quando vorrei solo piangere” (G. classe prima).
“Fa strano dirlo, ma questa è la mia ultima gemma. Proprio per questo motivo ho pensato a lungo a cosa o chi portare, ma alla fine sono andata sul sicuro. Come ultima mia gemma infatti, ho deciso di parlare della mia nonna materna, B., per ringraziarla un po’ per tutto quello che ha sempre fatto per me. Io e mia nonna siamo sempre state molto legate, anche perché ho passato la maggior parte della mia infanzia e della mia adolescenza a casa sua. Molti dei ricordi più vividi della mia infanzia infatti sono proprio con mia nonna. Ricordo perfettamente tutti i pomeriggi passati a farla disperare, dato che non riuscivo ad addormentarmi in nessun modo e allora la costringevo a prepararmi la mia tazza a forma di orso piena di spremuta di arancia e zucchero e portarmi fino alla discarica di T. per vedere i gabbiani, promettendole che solo così mi sarei addormentata (ovviamente non mi addormentavo mai). Inoltre ogni tragitto in auto con mia nonna era sempre accompagnato da un’accurata selezione di CD di canzoni estive anni cinquanta e sessanta o di canzoni natalizie dello Zecchino d’Oro, che ascoltavamo indipendentemente dal periodo dell’anno (al 90% se ci avessero fermate in un pomeriggio di novembre ci avrebbero beccate mentre ascoltavamo Sapore di sale di Gino Paoli). Ricordo ancora perfettamente i pomeriggi passati a preparare le frittelle, a bere il the, a cucire, a trasformare la sua casa in un museo con i miei disegni o a ripeterle disperatamente gli argomenti delle mie interrogazioni. Infatti, nonostante mia nonna non abbia mai potuto continuare a studiare, ha sempre cercato di aiutarmi come poteva nei compiti e nello studio quando non potevano farlo i miei genitori, ricordandomi quanto io fossi fortunata a poter andare a scuola e dandomi quel pizzico di motivazione in più. Mia nonna inoltre è sempre stata (ed è ancora) un po’ la mia complice. Quando litigavo con le mie amiche o una verifica non andava come speravo infatti, era sempre lei la prima a saperlo (anche se poi andava subito a dirlo a mia mamma, pure quando le facevo promettere che non lo avrebbe fatto). Avrei ancora tantissime cose da dire, ma meglio finire qua perché sennò non la finisco più. Insomma, ci tenevo a concludere la mia serie di gemme ringraziando per bene la nonna B. per tutto quello che ha fatto e continua a fare per me”. (B. classe quinta).
“Per la mia gemma ho deciso di portare cinque persone che per me sono fondamentali. Ci siamo conosciute in momenti diversi, ma oggi siamo un gruppo super unito. C’è S., la bionda del gruppo anche se questo non la rispecchia, probabilmente è la più organizzata di tutte. Quando c’è da prenotare il sushi chiama sempre lei. Poi c’è E., la “terrona” del gruppo, se c’è da litigare lei parte in siciliano e non si ferma finché non le danno ragione. C’è anche E., che a volte esagera parlandoci dei suoi malesseri del mare, ma quando si tratta di fare festa, è sempre lei a offrire casa. Poi c’è K., la più dolce e paziente: è quella che riesce sempre a mantenere la calma e a fare in modo che il gruppo resti sereno, anche nei momenti più caotici. Infine, c’è A., che quando parte una canzone rumena, ci prende per mano e subito iniziamo a ballare in cerchio. Siamo tutte diverse, ognuna con la sua personalità e il suo carattere, ma insieme moriamo sempre dalle risate. Ogni volta che usciamo a S. o andiamo a una festa, è sempre un’avventura. Succedono cose strane, ma ci divertiamo un sacco, e quella sensazione di pazzia è una delle cose che rende speciali questi momenti. A proposito di feste, ho scelto di rappresentare il mio gruppo con una canzone. In generale partiamo sempre con il Pagante ma quella che ci gasa di più è sicuramente Settimana bianca: ogni volta che parte questa canzone, in qualsiasi posto ci troviamo, ci guardiamo negli occhi e cominciamo a cantarla a squarciagola. Per concludere, spero che questa amicizia possa durare per sempre, perché, a prescindere da tutto, le mie amiche sono una parte fondamentale di me”. (C. classe seconda).
“Oggi come gemma volevo dedicare qualche riga alla mia migliore amica V. per esprimere quanto la nostra amicizia sia significativa per me. Anche se ci conosciamo da relativamente poco, mi hai dimostrato di essere non solo una compagna per qualsiasi situazione ma anche un faro di luce nei momenti bui che cerca di diventare più luminoso quando tento di rimanere al buio. Le risate che condividiamo e i momenti di conforto che mi offri sono solo alcune delle gemme della nostra amicizia e ogni giorno mi rendo conto di quanto sia fortunata ad averti accanto. Attraversando alti e bassi la tua presenza è stata un costante supporto. Guardando indietro, rifletto con gratitudine su tutti i ricordi che abbiamo costruito insieme. Ogni momento trascorso con te è un capitolo prezioso del mio racconto. La tua amicizia è un regalo che continuo ad apprezzare ogni giorno, e sono entusiasta di vedere cosa ci riserverà il futuro insieme. Ti auguro tante cose belle e molta fortuna in qualsiasi ambito della tua vita e spero di esserne per sempre partecipe” (G. classe seconda).
“Come gemma di religione quest’anno ho deciso di portare i miei nonni materni: D. e G. I miei nonni sono la mia infanzia e il dono più prezioso che ho; ricordo i pomeriggi passati da loro, talvolta cucinando con la nonna, talvolta uscendo a camminare con il nonno o giocando a briscola assieme; cose semplici che però mi hanno lasciato dentro grande serenità. Oggi, per diversi motivi, trascorro meno tempo con loro, ma conservo nel mio cuore ogni singolo istante di spensieratezza e gioia passato in compagnia e non li ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che hanno fatto e fanno tuttora per me e la mia famiglia. I miei nonni ci sono sempre stati, senza se e senza ma, sempre, qualsiasi cosa non andasse loro c’erano, qualsiasi cosa di cui fossi felice glielo dicevo, qualsiasi cosa, loro sono sempre stati disponibili e lo sono tuttora, fanno tutto quello che possono per vedere sempre tutti felici. Ci tengo tanto a loro, come ci tengo tanto a questa foto che gli ho scattato nel corso dell’estate 2022, durante le vacanze trascorse assieme a Lignano. Sono dunque passati due anni da quando l’ho scattata, e non nego che non sia cambiato nulla, gli incidenti di percorso ci sono stati, ma d’altronde è normale che sia così, con l’amore e la forza si supera tutto. Ho scelto questa foto perché ritrae perfettamente, anche dopo 50 anni di matrimonio, quello che è ancora adesso il loro rapporto, basato sulla complicità e l’affetto, nonostante la vita li abbia messi più volte alla prova di fronte a situazioni difficili. Se mi chiedessero come vorrei arrivare a 70 anni, forse direi: “vorrei essere come mia nonna per la sua semplicità, la pazienza, la complicità e la tenacia nel saper andare avanti sempre, soprattutto nei momenti difficili e vorrei essere come mio nonno per il suo altruismo, bontà d’animo e la costante attenzione verso il prossimo… insomma, spero da grande di renderli fieri di me” (G. classe seconda).
“Quest’anno come gemma ho deciso di portare una persona molto importante per me con cui ho un rapporto di astio e amore: mio fratello. Io e lui abbiamo 4 anni di differenza ed è molto difficile relazionarci senza litigare almeno una volta al giorno. Mio fratello ha un carattere molto competitivo e soprattutto egoista, ma riesce comunque ad essere dolce. Io sono più tranquilla e ho un carattere molto empatico, ma spesso mi trovo in difficoltà per la paura di dargli un cattivo esempio a causa di certi comportamenti, perché so quanto lui mi veda come un punto di riferimento. In quest’ultimo periodo stiamo litigando molto meno e spero che questa cosa migliorerà sempre più con la sua crescita, anche se rimarrà per sempre il rompiscatole di casa” (G. classe seconda).
“Vivi d’amore… ho scelto questa frase, che mi disse mia madre durante una conversazione, tra una frase e l’altra. Lo disse senza darci un peso, quasi un po’ a caso, ma da quel momento mi è rimasta particolarmente impressa. Penso sia la cosa più vera che qualcuno abbia detto di me, mi rispecchia appieno. Io vivo veramente d’amore, trovo che senza non possa esserci vita che possa essere degna d’essere chiamata tale. Parlo dell’amore platonico per un amico, dell’amore per la musica, dell’amore per un libro, per uno sport e per praticamente tutto quello che caratterizza la vita e l’essere di ognuno di noi. Poi, ovviamente, c’è anche l’amore inteso come, secondo definizione, “sentimento di viva affezione verso una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia”. Io in prima persona attualmente sto provando, come la maggior parte dei miei coetanei, un amore adolescenziale; tra esattamente due settimane saranno due anni che staremo insieme, e trovo che, guardando anche le esperienze di altri, al giorno d’oggi sia un grande traguardo per due diciassettenni. Ho notato che spesso le relazioni che si hanno a quest’età possono essere “denigrate” da altri, più grandi e con più esperienza sicuramente… “siete troppo piccoli cosa volete saperne dell’amore” … ecco, non trovo che si possa valere la stessa cosa per me ed il mio ragazzo. Sarò sicuramente anche di parte, ma sono sicura che se altri avessero dovuto passare le situazioni che abbiamo passato noi due avrebbero preso strade separate, invece noi abbiamo avuto la forza di rimanere insieme, uno accanto all’altra, al momento del bisogno e non solo. C’è voluta forza di volontà sicuramente, ma, alla fine, se non mettiamo tutti noi stessi per l’altro che senso ha? Siamo letteralmente cresciuti insieme, siamo maturati insieme e, so che può sembrare banale come cosa, ma non pensavo di poter mai provare sentimenti del genere per qualcuno. Non glielo dico spesso, ma ho la sensazione che me l’abbia mandato qualcuno da lassù per curare le mie ferite”. (K. classe terza)
“Quest’anno come Gemma ho deciso di portare G., o come la conoscono tutti i miei amici e la mia famiglia, Nonna G. La nonna è sempre stata nel cuore di tutte le persone che l’hanno conosciuta. Da quando sono nata, dati i turni più vari e improbabili dei miei genitori, lei mi ha fatto da seconda mamma: dormivo da lei nel suo letto perché il nonno se n’è andato poco dopo la mia nascita , mangiavo da lei, andavo lì dopo scuola… Di solito durante il periodo dell’asilo mi svegliavo alle 7 e il papà mi portava a casa sua per fare colazione mentre mi faceva le trecce ogni mattina. A 12 anni ho litigato con i miei genitori perché, nonostante casa sua non fosse così moderna, volevo a tutti i costi comprarla una volta cresciuta e abitarci. Con lei ho passato anni a colorare rigorosamente dentro ai bordi, a guardare la tv, a cercare di fare esercizi di matematica che lei purtroppo con la quinta elementare sapeva risolvere ancora meno di me che già non ci capivo niente. E nonostante questo mi è stata sempre vicino. Ho avuto la fortuna di aver avuto una nonna che abitava vicino a tutte le scuole che ho frequentato prima di scoprire Udine. Infatti, al contrario dei ragazzi del mio paese chiusi nella stessa dimensione, io mi sentivo speciale, anche se un po’ esclusa da loro, ad avere una doppia vita perché il pomeriggio ero fuori con i miei amici a P. e infatti le persone importanti sono diventati loro. Ho avuto la fortuna di aver avuto una nonna che dentro è sempre stata una bambina, che faceva il contrario di quello che le dicevano i miei per vedermi felice, come comprarmi gli ovetti kinder: è stata la persona con cui bisognava mantenere i primi segreti infatti, con cui si mangiava di tutto, ci si riempiva di gelato senza che la mamma lo venisse a sapere. E se lo veniva a sapere si sghignazzava comunque sotto i baffi. Lei mi ha insegnato non tutto, ma buona parte, come ci si arrangia, come vedo la nonna ideale, come si raccontano battute in friulano che non sono divertenti ma che fanno ridere per la loro banalità, come reagire ai primi atti di bullismo nei miei confronti. A 5 anni mi aveva già reso una discreta giocatrice di scala quaranta. Ora la vedo quasi ogni giorno ma sono cambiate delle cose: io non ho la scusa per andare da lei, anzi spesso mi è logicamente scomodo, lei in 17 anni è invecchiata e ci sente la metà, il che diminuisce la comunicazione e certe volte la pazienza. Cerco di andare a pranzo una volta a settimana ma è complicato. Eppure la nonna è sempre lì che mi aspetta con un sorrisone, a braccia sempre aperte con il gelato, gli ovetti e le carte in mano, mentre io maledico il tempo che è passato troppo in fretta e vorrei starle vicino più che mai”. (E. classe quarta)
“Quest’anno come gemma ero indecisa su cosa portare. Quest’anno è stato un anno di tanti cambiamenti, sia belli che brutti, ma che in qualche modo mi hanno aiutata a crescere ancora di più. Ho avuto modo di conoscere tante persone nuove, ma soprattutto rinsaldare il rapporto con altre, soprattutto grazie allo sport ma anche grazie alla scuola. Quest’anno sarà l’ultimo anno di liceo, e volevo cogliere l’occasione di quest’ultima gemma per ringraziare uno per uno i miei compagni di classe. Partiamo dalle mie vicine di banco: A: la conosco praticamente da quando sono nata, abbiamo frequentato la scuola materna, l’asilo, le elementari, le medie, le superiori e chissà magari finiremo insieme nella stessa università. A. forse è uno dei motivi per cui mi alzavo e alzo ancora la mattina per venire a scuola anche se molto spesso non ne avrei voglia: i minuti di lezioni con lei passano più veloci, cerchiamo sempre di aiutarci e dividerci le cose da fare. Forse, anzi sicuramente, senza di lei l’esperienza del liceo non sarebbe stata la stessa. C: a C. non piace quando la chiamo col suo nome intero, ma ormai si è rassegnata. È stato facile voler bene a C.: è una ragazza solare che sa diffondere il buon umore; è una ragazza speciale, che merita tanto. Mi riesce ad ascoltare e sopportare tutto il giorno e soprattutto ha tanta pazienza (mi lascia usare i suoi pennarelli che le rubo puntualmente ogni giorno). E: io e E. siamo in un certo senso molto simili: entrambe sportive, competitive (lei un po’ più di me), ed abbiamo anche lo stesso umorismo. Penso che sia la persona che dal punto di vista sportivo possa capirmi di più, e mi spiace sentire che non può nuotare, perché so cosa significa rinunciare a qualcosa che ti ha accompagnato per tutta la vita. (Anche se mi sta antipatica le voglio bene.) L: L. è un ragazzo d’oro. Anche se quando abbiamo verifiche e interrogazioni mi mette ansia anche quando non ce l’ho, sa portare il buon umore in classe e in qualche modo sa sempre mettermi di buon umore, che sia con un abbraccio, un sorriso o una parola. C: C. ha una grande forza. Sia al di fuori della scuola che nel contesto scolastico. Ammiro molto la sua padronanza dell’italiano, il modo in cui parla in qualsiasi lingua e in qualsiasi altra materia. Penso che sia tra le persone che sanno infondere più calma e razionalità in classe (insieme a L. o L. che dir si voglia). C: anche C. è stata tanto forte: mi ha reinsegnato cos’è la motivazione e che non bisogna mai mollare e lei infatti non l’ha mai fatto: l’anno scorso sicuramente non è stato facile per lei ma ha comunque cercato di continuare a coltivare i suoi interessi e le sue passioni nonostante tutto. A: A. non ha avuto neanche lei un periodo facile, però ha saputo rialzarsi, ed è assolutamente una cosa di cui deve andare fiera. La sua risata da scimmietta e la sua solita domanda “andiamo al sushi” mi fanno sempre sorridere. S: che dire, S. è una persona impulsiva, diretta e onesta, ed è questo quello che mi piace di lei: ti dice le cose come stanno, senza fare troppi giri di parole. L: L. rappresenta per me l’allieva modello, e non vuole essere un’offesa: ha un modo di pensare e scrivere che secondo me supera tutti noi. Leggere i suoi temi, le sue risposte mi fa capire che ho ancora tanta strada da fare, e che se mi impegnassi di più forse potrei ottenere anch’io qualcosa di più (di sicuro però non al suo livello). A: A. oggi non è qua, ma di lei mi piace la sua organizzazione e la sua voglia di portarsi avanti con le cose da fare (la voglia che dovrei avere anche io, che puntualmente mi riduco sempre all’ultimo a fare tutto).G: G. è arrivata quest’anno nella nostra classe. Non ci conosciamo ancora bene, ma di lei mi piace il modo in cui parla di certi argomenti che si vede che le piacciono, perché attraverso le parole riesce a trasmettere questa sua passione. Le auguro di poter proseguire al meglio questo anno scolastico e di continuare a provarci perché purtroppo o per fortuna il nostro ultimo anno è ancora lungo”. (E. classe quinta).
“Qualche settimana fa, riguardando le foto scattate durante l’infanzia, ho trovato questa qui che è una delle mie preferite: raffigura me e mia sorella mentre ci abbracciamo quando eravamo bambine. Ho deciso di portarla come gemma perché è una tra le mie foto preferite di noi due e mostra la costante complicità che ha sempre caratterizzato il nostro rapporto. Nonostante i vari e tipici litigi tra sorelle, ci vogliamo un mondo di bene e so che sarà sempre lì a supportarmi. Inoltre la foto mi è cara in quanto cattura la spensieratezza che si ha da bambini, senza decisioni importanti da prendere e responsabilità. È dunque per me un bellissimo ricordo” (G. classe quarta).
“Ecco la mia gemma, G.. G. è mio fratello ed è una delle persone che amo di più. Io e lui siamo cresciuti insieme come se fossimo gemelli, infatti abbiamo solamente due anni di differenza. Molti della classe conoscono G. in quanto è una persona eccentrica, energica ed estremamente espansiva. Oggi però vorrei farvi conoscere il lato più sensibile e dolce di mio fratello e lo farò raccontandovi quanto amore c’è tra di noi. Ultimamente ho compreso l’importanza di avere accanto un fratello, G. infatti mi capisce al volo, gli basta uno sguardo o un “toc toc” sul muro che divide le nostre stanze. A settembre ho messo fine ad una lunga relazione. G. ha subito capito che per me questa cosa non era stata facile e da quel momento, per un mese ha passato molte notti insieme a me raccontandomi cose divertenti o dicendomi “ma cosa ti frega, è scemo e ti trattava male”. Anche ultimamente passiamo le serate insieme, io devo studiare molto e a lui dispiace lasciarmi sola, quindi resta in camera mia ad ascoltarmi ripetere storia, scienze, francese…
Ho deciso di parlare di lui perché nonostante gli infiniti litigi a causa del caricatore o per chi abbia il diritto alla doccia per primo G. è la mia persona preferita e per lui darei qualsiasi cosa” (C. classe quinta).
“La mia ultima gemma ho deciso di dedicarla alle mie tre sorelle. Si chiamano E., G. e A.. E. è la più grande ed è quella che diciamo ha “aperto la strada”. Mentre G. e A. sono le più piccole. Ogni volta che le persone ci vedono insieme ci dicono sempre che siamo uguali, ma noi dopo tutti gli anni che sono passati non abbiamo ancora capito come fanno le persone a vederci uguali o per lo meno simili. Se siamo “simili” di aspetto, di carattere siamo totalmente diverse. E. è la più riservata e timida. Lei è quella che cerca sempre di non litigare o dopo un litigio è la prima che viene a chiedere scusa perché non le piace bisticciare. G. è la terza ed è quella che prende la vita con calma. Per lei la vita va presa con leggerezza e per lei i problemi si trovano in fondo alla lista delle cose da fare. La prima cosa invece è dormire e mangiare (me l’ha detto lei di dirlo. Per lei sono cose essenziali). A. invece è l’ultima ed è l’artista della famiglia. Ha un’immaginazione fuori dal comune. A. però è anche “l’animalista”. Adora gli animali e per il compleanno ha convinto i miei genitori a farsi comprare una papera. Come tutte le sorelle e i fratelli non andiamo sempre d’amore e d’accordo. Io direi che andiamo a periodi. Ci sono periodi in cui facciamo ogni cosa insieme; mentre ci sono periodi in cui non siamo capaci di stare insieme per più di 5 minuti. Nonostante ciò ci vogliamo un sacco di bene, anche se non ce lo diciamo così spesso. Per noi non è importante dirsi “ti voglio bene”, perché è come se fosse una cosa “scontata”. È un po’ come una regola non scritta ma tu sai che c’è ed esiste e che niente e nessuno potrà mai cambiarla. Loro sono le mie rocce. Sono quelle persone che in mezzo alla tempesta mi terrebbero la mano. Sono le mie complici perché ogni cosa stupida da fare si fa insieme. Ma sono anche “maestre di vita” perché da ognuna di loro imparo qualcosa. Loro hanno un pezzo del mio cuore che nessuno potrà mai avere” (M. classe quinta).
“Io volevo parlare di mia sorella, la ‘cosa più importante che possiedo’. Lei ha tre anni e mezzo meno di me e condividiamo qualsiasi cosa facciamo, anche se sono cose brutte ce le diciamo anche senza dirle ai nostri genitori. Sappiamo tutto l’una dell’altra, abbiamo un rapporto di fiducia oltre ogni limite e non ho paura di dirle nulla. Sono molto felice ad avere una sorella così, significa che mi vuole tanto bene e quando reputa sbagliata una cosa che ho fatto, mi aiuta a correggerla e io faccio lo stesso con lei”.
Il vocabolario Treccani definisce complicità la partecipazione a un’azione criminosa o colpevole, considerata, in diritto penale, una forma di concorso nel reato. Non mi azzarderei ad accostare questa descrizione al rapporto tra M. (classe seconda) e la sorella. Poi, più avanti, si legge Con senso attenuato, connivenza, aiuto diretto o indiretto in macchinazioni anche scherzose, e sim.: se n’è andata a ballare all’insaputa del fidanzato e con la c. della sorella; anche, perfetta intesa. Ecco, ci siamo. Allora sì, direi che è un buon modo di definire quello speciale legame che lega due sorelle.
“Ho scelto questa canzone perché io e la mia amica la cantiamo sempre. Poi l’ho fatta ascoltare anche a mio fratello e ora, quando i nostri genitori vanno a dormire, la sera, siamo io e lui in salotto a sentire questa canzone”.
Friends dei Chase Atlantic è la gemma di J. (classe prima). Che tuffo nel passato il racconto della sua condivisione col fratello: c’è stata una fase della mia vita in cui tornavo a casa piuttosto tardi, i miei già a letto da un pezzo e mia sorella addormentata sul divano. La svegliavo e ci mettevamo a parlare e a condividere tante cose, anche per una o due ore prima di andare a dormire a nostra volta. Una delle cose che più mi mancano di quel periodo.
“Lei è A. Questa foto fu scattata più o meno a giugno dell’anno scorso, avevamo appena finito il nostro doppio e nonostante non avessimo più fiato eravamo felici, davvero felici. Io e A. ci siamo appunto conosciute circa 5 anni fa ad allenamento, inizialmente pensavo fosse come le altre ragazze più grandi, che non considerano le nuove arrivate poiché lei aveva iniziato nuoto qualche anno prima di me. Con il passare del tempo abbiamo iniziato ad instaurare un legame fortissimo. Inizialmente eravamo un gruppo di 5 ragazze, ci volevamo molto bene ed eravamo sempre pronte ad ascoltarci a vicenda, poi invece, col passare del tempo abbiamo capito che ci serviva dello spazio. Ma io e A. non ci siamo separate. Ne abbiamo passate tante assieme. Lei riesce a convincermi a fare tutto, anche le cose più stupide, che magari, per come sono fatta, non farei mai e viceversa. Tornando alla foto di prima voglio raccontarvi il retroscena. Sfortunatamente A. era da anni che non riusciva più a esibirsi durante le gare perché soffriva molto di attacchi di ansia, si fermava durante la coreografia e non riusciva a completare un esercizio. Lei, la persona più disponibile e generosa di tutte, non era in grado però di gestire le sue paure. Poi, arrivò il giorno in cui facemmo il nostro doppio per la prima volta assieme. Inutile dire che riuscì a finirlo tutto e per questo, subito dopo l’esibizione ci abbracciamo fortissimo. Io perché ero orgogliosa di lei e di come era riuscita ad affrontare questo suo grande ostacolo, lei aveva capito che la nostra amicizia era talmente forte che grazie ad essa era riuscita a trovare quel conforto che le serviva da tempo. Non so spiegarvi quanto sono grata di avere una persona del genere al mio fianco, ci capiamo solo con uno sguardo e capita spesso che diciamo le stesse cose nello stesso momento. Forse siamo un po’ strane sì, ma vi assicuro che nella nostra stranezza riusciremmo a perderci per giorni interi, a ridere, cantare a squarciagola e ballare. Con lei provo quel senso di libertà che nessun’altra persona mi ha dato prima. Non ho paura di essere giudicata e posso sempre dirle tutto e lei è sempre pronta ad ascoltarmi. Auguro anche a voi di trovare una A.” E’ stata forte l’emozione destata dalla gemma di A. (classe terza), un elogio dell’amicizia in tutte le sue dimensioni. Jorge Luis Borges è autore di questi versi: Non posso darti soluzioni per tutti i problema della vita Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori, però posso ascoltarli e dividerli con te Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro Però quando serve starò vicino a te Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cadi La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei Però gioisco sinceramente quando ti vedo felice Non giudico le decisioni che prendi nella vita Mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti, Però posso offrirti lo spazio necessario per crescere Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore Però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo. Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere Solamente posso volerti come sei ed essere tua amica.
L. (classe quinta) ha acceso il suo iPad e ha proiettato due foto: “Sono due foto con mia mamma perché la mia gemma è il nostro rapporto. Fino a poco tempo fa spesso facevo le cose senza dirle niente e quando veniva fuori che magari ero uscita litigavamo sempre; non capivo di sbagliare, me la prendevo sempre con lei e pensavo fosse cattiva. Col tempo sono cambiata e ora ho un bellissimo rapporto con lei, parliamo di tutto e non mi sento imbarazzata su niente perché mi sento a mio agio. Usciamo spesso anche da sole senza il resto della famiglia e talvolta ci scambiano per sorelle e per me lei non è solo una mamma ma anche un’amica; anche in casa, quando combiniamo qualcosa, siamo complici”.
Devo dire che in questi anni sono più frequenti le gemme d’amore nei confronti dei nonni rispetto a quelle nei confronti dei genitori, anche se comunque più frequenti rispetto al passato. Il poeta bengalese Rabindranath Tagore scriveva: “Il bambino chiama la mamma e domanda: “Da dove sono venuto? Dove mi hai raccolto?”. La mamma ascolta, piange e sorride mentre stringe al petto il suo bambino: “Eri un desiderio dentro al cuore”.” Ecco, quel de-siderio, quella mancanza di una stella (de-, distanza e – sidera, stelle) che dia senso al tuo cielo, è ciò che fa sì che quella relazione sia così forte, quell’amore così totale.