Gemme n° 257

Una presentazione di foto e testi accompagnati da questa canzone è stato il modo con cui M. (classe quarta) ha esposto la sua idea di felicità e la sua gemma: “la mia ragazza, il migliore amico, la migliore amica, tutte quegli amici senza i quali ci sarebbe un vuoto incolmabile (se potessi li metterei tutti), la mia famiglia e in particolare mia cugina, non prendermi sul serio, viaggiare, fotografare paesaggi, o soggetti inconsci di essere nel mio obbiettivo, il tennis, perdermi nei ricordi, i tramonti, addormentarmi con il rumore della pioggia, la spensieratezza che solo la mia età e l’estate mi concedono, rientrare a casa dopo lungo tempo, il caffè, dormire ad oltranza, essere di conforto alle persone che amo, essere un punto di riferimento per le persone che amo, immergermi nella vasca da bagno calda in inverno e al buio, ascoltando le mie canzoni preferite, rendermi conto di essere un ragazzo immensamente fortunato (i miei genitori hanno fatto il possibile per rendermi felice, e sono sempre più conscio di essere circondato da persone che mi amano veramente), ridere, ma fino alle lacrime, fino ad avere i crampi alla pancia, fantasticare su dove mi troverò tra 5 anni e realizzare di avere tutto il futuro davanti”.
Proprio oggi, in un’altra quarta, una ragazza ha proposto la visione di questo breve video:

Gemme n° 251

Volevo cercare una gemma che vi facesse felici; mi sono messa a cercare dei video ma non trovavo nulla che corrispondesse alle sensazioni che volevo lasciare. Poi, facendo un po’ le mie cose, mi sono accorta che canticchiavo una canzone che mi faceva veramente felice e pertanto ho deciso di condividerla: spero che vi rubi un sorriso o vi lasci una bella sensazione”. Così M. (classe quinta) ha presentato la sua gemma. La canzone, come accaduto sul web, anche in classe ha acceso qualche commento. Mi fermo all’intento di M., quello di rendere felici gli altri. In classe ho suggerito la visione di “Inside out”. Qui pubblico una vignetta del mitico Peanuts.

effetti-collaterali-della-felicita

In me

nel mezzo

«Nel bel mezzo dell’odio,
ho trovato che c’era, dentro di me, un invincibile amore.
Nel bel mezzo delle lacrime,
ho trovato che c’era, dentro di me, un invincibile sorriso.
Nel bel mezzo del caos,
ho trovato che c’era, dentro di me, un’invincibile calma.
Nel bel mezzo dell’inverno,
ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate.
E che ciò mi rende felice.
Perché afferma che non importa quanto duramente il mondo vada contro di me,
in me c’è qualcosa di più forte,
qualcosa di migliore che mi spinge subito indietro».
Albert Camus

Gemme n° 224

Matrix-of-Love

Ho portato come gemma un’opera di Vladimir Kush che rappresenta la multipla manifestazione dell’amore. Mi piace questo artista russo surrelista metaforico; porta nei suoi quadri disegni di fiori, farfalle, natura in modo da farci pensare a differenti concetti della vita. Ho scelto “Matrix of love”; secondo l’autore l’amore è un insieme di tante piccole cose e piccole manifestazioni. Sono rappresentati diversi quadri. Il primo è l’amore puro, poi c’è un pendolo con l’età dell’oro e due innamorati. Poi dei fiori. Quindi due foglie dorate che ricordano due innamorati che si stanno guardando. Sotto vi sono due figure che danzano con due hula hoop che ricordano le due fedi di un matrimonio tra loro intrecciate. Poi le forbici, l’unità dei due in uno (rimanda al Simposio: “Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v’era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà…”). Il portamonete ricorda la fortuna. La conchiglia conica rappresenta i cromosomi dell’uomo e della donna, l’unione fisica che dà la luce. I calici con due figure sono augurio, auspicio di felicità e amore. C’è poi un altro fiore con due figure nel bulbo. Infine la chiave e il lucchetto, ancora le due metà destinate a cercarsi e trovarsi.” Questa è stata la gemma di M. (classe quinta).
Mi soffermo su un particolare che avevo già sottolineato in classe. Tra il quadretto delle due foglie e quello dei danzatori sono appese due carte. Sono due otto. Mi piace pensare che siano due infiniti che si incontrano, si intrecciano e diano origine a un terzo infinito.

Gemme n° 183

Il film da cui ho preso questa sequenza racconta di una foresta ricca di alberi, gli Alberi delle Feste più Liete; ogni albero apre un portale verso una festa. Il protagonista arriva da Helloween e giunge al Natale. Il film è uno dei miei preferiti e mi ricorda l’infanzia perché mi piaceva talmente tanto che ho obbligato i miei a comprare la videocassetta: ogni anno lo rivedo più volte. Tra l’altro questa canzone è quella che più amo nel film, mi rende felice: la ascolto e sorrido.” Questa la gemma di S. (classe quinta)
La voce narrante del film afferma:
È stato molto tempo fa, più di quanto ora sembra,
in un posto che forse nei sogni si rimembra,
la storia che voi udire potrete,
si svolse nel mondo delle feste più liete.
Vi sarete chiesti, magari, dove nascono le feste.
Se così non è, direi… che cominciare dovreste!”
Solletica la curiosità, attira, invita, calamita, magnetizza… E più avanti si sente “Il curioso va all’interno”… Buon cammino, buone scoperte, buona profondità.

Gemme n° 142

screen1La mia gemma è questo messaggio di un’amica che non vedo da un po’. Non ho altro da dire”. Questa la telegrafica presentazione di D. (classe seconda). Appoggio questa frase, attribuita a Marilyn Monroe: “Le persone dolci non sono ingenue. Né stupide. Né tantomeno indifese. Anzi, sono così forti da potersi permettere di non indossare alcuna maschera. Libere di essere vulnerabili, di provare emozioni, di correre il rischio di essere felici.”

Gemme n° 125

caramella1

Questa caramella di Helloween è stata la gemma di F. (classe quarta). “Ricordo una giornata stortissima, sono al supermercato con mia madre, e davanti a noi c’è una bimba con in mano un pacchetto di queste caramelle. Il papà non se ne accorge. Alla cassa la bimba appoggia il pacchetto di caramelle sul nastro suscitando la contrarietà del padre. “A scuola facciamo una festa, tutti portano qualcosa e io non ho niente da portare”. Il papà fa la faccia brutta e le dice “Sai che ora che non c’è la mamma non penso di potertela comprare”. Mi prende un groppo in gola, guardo mia madre e prendo io le caramelle. Li rincorro fuori dal supermercato pensando fra me e me “ma cosa ho fatto?”, li raggiungo, li fermo, il padre mi fulmina con lo sguardo, ma la bimba mi dà un abbraccio fortissimo: me lo porto ancora nel cuore”.
La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l’amore, i matrimoni, i funerali. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l’anima respira e grazie alla quale vive.” (Banana Yoshimoto, “Un viaggio chiamato vita”)

2015, vi auguro lo stesso

alba 2015

E’ la prima mattina di questo 2015, il sole fa capolino tra nubi sottili e cerca di scaldare prati e alberi che stanotte hanno tremato di freddo non poco. La casa è in ordine dopo una serata passata nel calore della compagnia di cari amici. Sara sta dormendo sul divano abbracciata a Mou che, grazie alla barriera sonora che ho eretto, quest’anno non ha sentito i fuochi e i botti che tanto lo terrorizzano. Non voglio fare un bilancio dell’anno appena terminato. Sento che la vita che sto vivendo ha un senso che mi piace e tanto mi basta. Desidero solo rivolgere il mio pensiero in due direzioni. Una è quella di una strada percorsa praticamente da sempre, ed è quella della presenza amorevole delle persone amate, amanti ed amiche che mi piace ricordare con affetto, riconoscenza e calore. Alcune sono figure presenti da più di 40 anni, altre sono arrivate dopo, altre ancora da poco, ma sono tutti mondi significativi ai quali la mente si rivolge col sorriso; il cuore si riscalda nel pensarli o nel vederli. L’altra direzione è connessa al mio lavoro, ed è quella che mi ha portato a incontrare in questi 17 anni centinaia di ragazze e ragazzi. Oggi diversi di loro hanno intrapreso percorsi professionali, accademici, esistenziali lunghi, altri ancora li hanno appena iniziati, altri ancora devono ancora capire cosa sperano e desiderano per se stessi. Anche loro contribuiscono a far balzare il mio cuore di gioia, a nutrirmi di emozioni belle. Sono una persona felice, serena, grata. Lo devo anche a voi. Vi auguro lo stesso.

Gemme n° 100

Il commento di C. (classe quinta) al filmato scelto come gemma è stato molto sintetico e “raffreddato”. “Questo film mi è molto piaciuto e soprattutto questa sequenza: dobbiamo inseguire quello a cui teniamo e che desideriamo”.
A commento e a ulteriore stimolo di riflessione, una scena di Coach Carter:

Gemme n° 80

Ho proposto una canzone sulla capacità di stupirsi: spesso le nostre giornate si succedono molto simili e penso sia importante dare rilievo anche a piccole cose, magari a stupidaggini, che hanno la capacità di renderci felici”: sono le parole con cui S. ha commentato questo brano di Povia:

E’ vero, S., a volte basta veramente poco, anche solo un modo diverso di vedere le cose:

Gemme n° 64

balzo

Ho portato un post-it che non è un semplice post-it: con questo vorrei dire che a volte la felicità arriva all’improvviso. E’ l’autografo di un attore del mio paese, Raffaello Balzo. Ero bambino quando me l’ha fatto. Lui ha lottato due volte contro la morte, a 1 anno durante il terremoto quando è stato salvato dalla nonna, e nel 2006 per un malore durante un programma televisivo. A volte la fortuna arriva all’improvviso come la felicità.” Questa è stata la gemma di A. (classe quarta).

A proposito della fortuna Rita Levi Montalcini ha detto: “Ai giovani auguro la stessa fortuna che mi ha condotto a disinteressarmi della mia persona, ma di avere sempre una grande attenzione nei confronti di tutto ciò che mi circonda, a tutto quanto il mondo della scienza, senza trascurare i valori della società.”

Gemme n° 61

BambarénLettera a mio figlio sulla felicità” di Sergio Bambarén (2010) è il libro che C. (classe quinta) ha portato in classe. “E’ un regalo di mia mamma di 2 anni fa. L’ho riletto; è un padre che scrive una lettera sulla felicità, sul modo di vivere, al figlio Daniel intervallandola con racconti della sua vita personale. Leggo alcune frasi importanti anche per la mia vita: sono le cose che ci aiutano a vivere meglio. Le ho prese dalla lettera e non dalle esperienze del padre.” Ed ecco le pagine del libro:
Sono persuaso, come lo ero da bambino, che il segreto di un’esistenza felice e realizzata dipenda dalla direzione che si sceglie. E la chiave, figlio mio, è imboccare la tua strada, nessun’altra, solo quella che ti detta direttamente il cuore.
Infatti, soltanto chi osa spingersi un po’ più in là scopre quanto può andare lontano, soltanto chi segue il proprio cammino ha la possibilità di vivere una vita basata sull’autenticità, l’amore, l’armonia. Soltanto chi cammina al cammino della propria musica è davvero libero.
Perciò non seguire il sentiero tracciato da qualcun altro; piuttosto va’ dove una strada ancora non c’è e lascia la tua scia: se cadi, rialzati, affronta le avversità e trova sempre il coraggio di proseguire. Fai della tua esistenza qualcosa di spettacolare!
Si vive una volta sola, ma se percorrerai la strada che appartiene a te e a te soltanto, una volta giunto al termine del viaggio avrai la sensazione di aver vissuto mille vite.
La vita è meravigliosa, non importa che cosa ti diranno gli altri. Non dimenticare che la bellezza è negli occhi di chi guarda, sempre.” (pagg. 51-52)
Poi passiamo a credere che la felicità arriverà quando noi o il nostro partner guadagneremo di più. Quando avremo i soldi per comperare una macchina più grande, quando potremo andare in vacanza, quando otterremo una posizione migliore in azienda, quando finalmente butteremo giù quei chili di troppo attorno al giro vita, quando andremo in pensione… E potrei andare avanti a oltranza.
La verità, Daniel, a mio modesto parere, è che non c’è momento migliore per essere felici di adesso, qui e ora.
Quando altrimenti? La vita sarà sempre piena di nuove sfide, di infinite posticipazioni. Tanto vale ammetterlo e convincersi che – lo ripeto – il momento per essere felici è semplicemente quello presente. Non illudiamoci che ci siano un domani o una strada da percorrere fino in fondo per raggiungere la felicità! La felicità e la strada per conquistarla iniziamo a costruirle a partire da questo istante, attimo dopo attimo. Perciò dai sempre valore al presente, mio piccolo Daniel, e non dimenticare mai che il tempo non aspetta nessuno.
Negli anni a venire, non rimandare in attesa di finire la scuola, di innamorarti, di trovare un buon lavoro, di sposarti, se è ciò che vuoi, o di avere dei bambini… Perché un giorno i figli lasceranno il nido ed il tuo matrimonio potrebbe finire. Non abituarti ad aspettare un venerdì sera, un sabato mattina, la primavera, l’estate, l’autunno o l’inverno … Ma soprattutto non aspettare di avere esaurito il tuo tempo per capire che non c’è momento migliore per essere felice di questo! Non mi stancherò mai di ribadirlo: la felicità non si trova una volta tagliato il traguardo, ma proprio sulla strada che stai percorrendo, lungo il sentiero per raggiungere i sogni che hai deciso di inseguire.
Tanto tempo fa ho letto da qualche parte queste parole. Mi auguro che siano per te un promemoria prezioso:

Lavora come se non ti servisse denaro,

ama come se non avessi mai dovuto soffrire,

e balla come se nessuno ti stesse guardando.

Questa è la vita!” (pagg. 56-58)

Le parole di Bambarén sono talmente pregne e cariche di significato che riesco solo a trovare una canzone che canti l’incredibilità della vita:

Gemme n° 55

I Coldplay sono stati portati in classe da M. (classe terza). “Siamo adolescenti, ci stiamo affacciando all’essere adulti e le sofferenze iniziano: ci sono momenti in cui ci sentiamo giù. Questa canzone l’ho sentita moltissimo e ogni volta che sono giù è l’unica canzone in grado di tirarmi su. Il titolo sembra non c’entrare nulla col testo, sembra allegorico. Mentre la ascoltiamo, proviamo a pensare a qualcuno o a qualcosa che ci faccia dire “viva la vita”. Viviamo di queste cose, di questi ricordi.”

Parto da lontano per arrivare a una canzone che mi fa dire “viva la vita”. C’è un personaggio biblico che deve affrontare un viaggio nella profonda solitudine esistenziale, una di quelle che fanno più male, perché è la condizione dell’abbandonato, o meglio, di colui che è divenuto merce di scambio: e la cosa che crea più dolore è che il commercio è stato organizzato da chi dovrebbe esserti più vicino, in quanto legato a te dal sangue. Mi sto riferendo a Giuseppe, il figlio di Giacobbe, venduto a dei mercanti ismaeliti dai suoi fratelli.
C’è una canzone dello svedese Avicii che nelle prime due strofe si adatta bene alla condizione di Giuseppe. Il brano è “Wake me up” (2013) e le parole sono: “Sento la mia strada nell’oscurità, guidato da un cuore che batte, non so dove il viaggio si concluderà ma so da dove iniziare”. E continua con quello che voglio leggere come un accenno alle invidie e gelosie dei fratelli di Giuseppe nei confronti della benevolenza del padre verso il figlio di Rachele e la sua capacità di sognare e interpretare i sogni: “Hey! Loro mi dicono che sono troppo giovane per capire, dicono che sono rinchiuso in un sogno. La mia vita mi passa davanti se non apro gli occhi, a me va bene così”.
Ascoltare i sogni delle persone e con essi leggere il futuro: questo dono, che poi diventa l’ancora di salvezza per Giuseppe, all’inizio è un regalo scomodo. Ho già scritto che è uno dei motivi di odio dei fratelli; immagino anche che non sia stato facile per lui riferire al capo dei panettieri del faraone la sua triste sorte. Dai tre canestri di pane bianco che tiene sulla testa e che vengono divorati dagli uccelli, Giuseppe deduce, di lì a tre giorni, l’impiccagione dell’uomo e la lacerazione delle sue carni da parte dei volatili… Provo a vestire gli abiti di Giuseppe e penso che non è facile, che vien voglia di non dormire più per evitare quei sogni, che vorrei non dover chiudere gli occhi quando viene sera, che desidererei restituire gentilmente quel dono (un po’ come i precog del film “Minority report” che abbiamo visto in classe). Ma sento anche che se questo è il Suo disegno un motivo deve esserci, e che forse anche io, prima o poi, scoprirò il senso di questo essere qui in Egitto, lontano da mio padre e mia madre, forse anche io capirò il significato del mio viaggio, forse anche io saprò chi sono. Ancora Avicii: “Svegliami quando sarà tutto finito, quando sarò saggio e vecchio… Vorrei rimanere giovane per sempre, non temo di chiudere i miei occhi. La vita è un gioco fatto per tutti e l’amore è il premio. Per tutto questo tempo stavo trovando me stesso e non sapevo che mi ero perso”.

Gemme n° 53

“Ho portato la canzone che accompagna la mia storia d’amore; è anche il brano che ha ispirato quella che per me è la canzone migliore che io abbia scritto.” Così A. (classe quinta) ha introdotto la sua gemma. “Mi piacciono il testo e la melodia, e il pezzo esprime il rapporto all’interno degli Slipknot, che è quello che dovrebbe esserci all’interno di ogni gruppo: amore, amicizia, esserci per gli altri.”

https://www.youtube.com/watch?v=dXpkSKGoaIw

Per restare su genere e tematica mi affido a “Alone in heaven” dei Sonata Arctica: il concetto è semplice. Che senso ha una gioia, una felicità se sono da solo a viverla, se non posso condividerla con nessuno? “Mi chiedo soltanto, tutto questo può essere il paradiso se i miei migliori amici bruciano all’inferno? Paradiso. Che diavolo farei in quel luogo senza te? In paradiso, solo in paradiso… Non ti lascerò mai indietro. È tutti per uno, e tutti per la vita.”

Un’altra candela accesa

Sorriso

Non esiste alcun dovere tanto sottovalutato quanto l’essere felici. Quando siamo felici, disseminiamo il mondo di buone azioni involontarie, che rimangono sconosciute persino a noi stessi, o, quando vengono scoperte, sorprendono per primo il benefattore.
[…] Preferisco imbattermi in un uomo o una donna felici che in un biglietto da cinque sterline. Irraggiano serenità e quando entrano in una stanza danno l’impressione che un’altra candela si sia accesa. Non ci interessa che sappiano dimostrare il quarantasettesimo teorema (di Euclide); fanno di meglio, dimostrano con i fatti il grande teorema della Vivibilità della Vita.” (Robert Louis Stevenson, In difesa dei pigri)

Gemme n° 10

One Direction

Ho portato questo pezzo di carta giallo: dietro vi sono 6 mesi di attesa, 1 giorno di ansia a scuola per sapere se l’avrei ottenuto, lacrime di felicità, attesa, grida, nuove conoscenze, incontri, foto, i due migliori giorni della mia vita cone le due ore e mezza più intense e veloci, sogni belli, serenità. Quando si sono aperti i cancelli di San Siro sono entrata tremante e durante il concerto sentivo che cantavamo insieme. Ci sono tante emozioni dietro a un pezzo di carta giallo”. Questa è la gemma di F. (classe quarta); ha portato il biglietto del concerto degli One Direction, tramite i quali ha conosciuto anche il suo secondo gruppo musicale preferito, i 5 Seconds of Summer, di cui abbiamo ascoltato questa

Sono andato con la mente al mio primo vero e sentito concerto: 23 maggio 1995, Milano, Bon Jovi. Gran caldo, Little Steven e Ugly Kid Joe come gruppi di apertura. Inizia il concerto e la band tiene il palco meravigliosamente, prendendo in giro i Take That (che poi sono gli One Direction di allora…). Concerto lungo, ecco la scaletta:
Livin’ on a prayerbon jovi
You give love a bad name
Wild in the streets
Keep the faith
I’d die for you
Diamond ring
Bed of roses
Stranger in this town
Blaze of glory
Hey God
Lay your hands on me
I’ll sleep when I’m dead / Jumpin’ Jack Flash / Glory days
Bad medicine / Shout / Bad medicine
Always
Blood on blood
Wanted dead or alive
Rockin’ all over the world
Someday I’ll be Saturday night
I’ll be there for you
Runaway
Finito verso mezzanotte, inizia il caos. Devono sfollare 35.000 persone e gli organizzatori pensano bene di far chiudere alla stessa ora la metropolitana. Raggiungiamo a fatica la stazione su bus stracarichi e stipati all’inverosimile. Arriviamo verso le 2.00, giusto in tempo! Sì, in tempo per vedere i fanali rossi del nostro treno che si allontana. Ci spostiamo a Milano Lambrate, bivacchiamo sulle panchine fin verso le 5.00 e finalmente saliamo su un altro treno… Ha ragione F.! Ci sono tante emozioni dietro a quei pezzi di carta!

Gemme n° 8

La prima gemma di oggi è quella proposta da S. (classe quarta). E’ una sequenza tratta da “La tigre e la neve”. E’ una scena che la emoziona, che le fa pensare alla bellezza, alla poesia. “E’ come dice Benigni: Per trasmettere la felicità, bisogna essere felici e per trasmettere il dolore bisogna essere felici”.

Allego semplicemente la trascrizione del monologo; penso possa essere utile soffermarcisi sopra con un po’ di calma:

Su, su, svelti, veloci, piano, con calma, non vi affrettate.
Non scrivete subito poesie d’amore che sono le più difficili, aspettate almeno un’ottantina di anni. Scrivete su un altro argomento, che ne so… sul mare, vento, un termosifone, un tram in ritardo. Non esiste una cosa più poetica di un’altra. La poesia non è fuori, è dentro.
Cos’è la poesia? Non chiedermelo più, guardati allo specchio, la poesia sei tu.
Vestitele bene le poesie. Cercate bene le parole, dovete sceglierle. A volte ci vogliono otto mesi per trovare una parola. Scegliete, perché la bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato a scegliere, da Adamo ed Eva. Lo sapete quanto c’ha messo Eva prima di scegliere la foglia di fico giusta? Ha sfogliato tutti i fichi del paradiso terrestre.
Innamoratevi. Se non vi innamorate è tutto morto. Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si muove tutto. Dilapidate la gioia, sperperate l’allegria. Siate tristi e taciturni con l’esuberanza. Fate soffiare in faccia alla gente la felicità.
Per trasmettere la felicità, bisogna essere felici e per trasmettere il dolore bisogna essere felici.
Siate felici. Dovete patire, stare male, soffrire. Non abbiate paura a soffrire. Tutto il mondo soffre.
E se non vi riesce, non avete i mezzi, non vi preoccupate, tanto per fare poesia una sola cosa è necessaria: tutto.
E non cercate la novità. La novità è la cosa più vecchia che ci sia.
E se il verso non vi viene da questa posizione, da questa, da così, buttatevi in terra, mettetevi così.
E’ da distesi che si vede il cielo. Guarda che bellezza, perché non mi ci sono messo prima?!
Cosa guardate? I poeti non guardano, vedono.
Fatevi obbedire dalle parole.
Se la parola è “muro” e “muro” non vi dà retta, non usatela più per otto anni, così impara!
Questa è la bellezza come quei versi là che voglio che rimangano scritti lì per sempre..
Forza, cancellate tutto!”

Gemme n° 3

Oggi non riporto la gemma portata da C. (classe terza) per un semplice motivo: ha “regalato” ai compagni una foto del suo battesimo. “Ho portato questa foto perché è un momento in cui sono sia con mamma che con papà. Si sono separati quando avevo quattro anni e questo è uno dei pochi ricordi che ho della nostra vitamacchinina insieme”. Sono anche io una persona che fa molta fatica a recuperare i ricordi dell’infanzia. Talvolta emergono dal passato in modo inatteso, magari grazie a un oggetto, un suono, una voce, un profumo, una foto…
Ci sono legami di seta… che ti aspettano su incroci del destino che mai avresti immaginato. Il Ricordo unisce ciò che la vita separa. E ti sembra una strana, inaspettata, piacevole connessione notturna, come una carezza, senza tempo.” (Anton Vanligt)

Felicità, Poesia, Amore

In quarta guardiamo assieme questa sequenza

Guardarla ora sarà diverso, per me. Inoltre, ero al liceo, in seconda, quando la nostra prof. di italiano ci ha accompagnati al cinema a vedere, nel pomeriggio, “L’attimo fuggente”. Inevitabile, la mattina dopo, farci trovare sui banchi con lei che diceva “Che scemi che siete!”. E mi torna anche alla mente il film che mi ha fatto scoprire Robin Williams: “Good morning, Vietnam”.
Good-Morning-VietnamStamattina Veronica, una mia ex studentessa, ha scritto così su fb: “Solitamente sono refrattaria a simili annunci, eppure non posso fare a meno di richiamare alla mente le mille e più volte in cui ho riso, pianto, sorriso, riflettuto e apprezzato maggiormente la vita grazie all’intensità e alla misura di Robin Williams, attore a tutto tondo che come pochi ha saputo suscitare in me riflessioni di cui non posso che essere eternamente grata. Che sia soltanto questione di sceneggiatura o opportunità, poco importa; sono intimamente convinta che trasmettere un messaggio sia possibile soltanto se si crede davvero nel suo contenuto: le parole non trapassano silentemente e facilmente lo schermo, a meno che non siano di notevole rilevanza concettuale…eppure il professor John Keating e il dottor Sean McGuire hanno travalicato ogni mia riserva mentale, raggiungendo il più profondo del cuore, lì dove covano sentimenti, passioni, emozioni, pulsioni latenti. Fra dialoghi di straordinaria potenza espressiva e interpretazioni autenticamente sentite, ho compreso sin da bambina insegnamenti che difficilmente ho sentito espressi ma che fortunatamente ho assimilato e racchiuso nell’Es del mio essere, per portare un po’ di ordine e pace laggiù, dove scalfire l’impalpabile è quasi sempre un’impresa…quasi. Il linguaggio del cinema, universale per definizione, non è rimasto inascoltato, e anzi è riuscito spesso e volentieri a entrare in zone inesplorate, suonando le mie corde più dolci e al contempo quelle dal suono più screziato, grazie a perle dell’arte visiva come “L’attimo fuggente” e “Good Will Hunting”… Ho appreso che la vita va guardata adottando angolazioni differenti, che un uomo senza libertà è soltanto una sincope, che l’autoconsapevolezza dei propri desideri e delle proprie emozioni è la chiave per il raggiungimento della Felicità, che la Poesia non è semplicemente questione di metrica e figure retoriche, che l’intelligenza scolastica e/o accademica nulla ha a che vedere con l’esperienza esistenziale e con la capacità sensoriale, che l’empatia (ciò che più si avvicina alla saggezza umana) non si impara sui libri, che il talento non può giacere a lungo sottaciuto da convenzioni e imperativi sociali (prima o poi si sprigionerà con tutta la sua forza con effetti più o meno desiderati e desiderabili), che l’Amore rende sublime e grande anche l’uomo più comune…
Un piccolo omaggio a una delle persone che più fra tutte mi ha saputa emozionare, permettendomi di veder lontano e, così facendo, tracciando una via nel firmamento…”

Grazie a Veronica e a tutte le anime che si lasciano interrogare e a chi, quegli interrogativi, pone.

Un lieto durante

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Penso che preferirei un lieto durante. Molti dei film che passano in tv o al cinema presentano una storia tragica per buona parte della durata, salvo poi concludersi con un lieto fine. Diciamo un buon 80% di sfighe varie, anche 90, e poi quel contentino finale che ti fa uscire dal cinema sereno e in pace, soddisfatto del felice epilogo. Poi non sappiamo come va avanti; nessuno ci dice se dopo l’ultimo titolo di coda i protagonisti girano l’angolo e vengono messi sotto da un tir. Perché questo rovescerebbe completamente la nostra percezione: tornerebbero a essere gli sfigati del 90% del film, anzi peggio, perché sarebbero pure stati presi in giro con quello sprazzo di gioia… Questa profonda riflessione di una calda domenica pomeriggio di inizio giugno mi ha portato a concludere che, in definitiva, per la vita di una persona sarebbe auspicabile un lieto durante, decisamente lungo, piuttosto che un ultimo istante di intensa felicità. Almeno alle 19.27.