Gemma n° 2285

“Come ultima gemma quest’anno ho deciso di portare due poesie, una di Pierluigi Cappello indirizzata ai bambini ed una di Hermann Hesse. Nonostante lo stesso titolo La farfalla i due testi mostrano due diverse visioni della vita in due momenti distinti, infanzia ed età adulta. In questo periodo, in quanto studenti di quinta, siamo nel mezzo di un passaggio dall’essere considerati adolescenti ad essere quasi adulti e di conseguenza a comportarci come tali, ma soprattutto dobbiamo prendere delle decisioni che determineranno il nostro futuro. Per questo motivo, mi ritrovo spesso a pensare ai momenti dell’infanzia in cui le mie preoccupazioni erano altre e quando anche una sola farfalla colorata poteva migliorarmi l’intera giornata” (A. classe quinta).

Gemma n° 2110

“Per la gemma di quest’anno ho scelto un libro intitolato Siddharta, di Herman Hesse, che ho letto quest’estate. In generale, Hesse ama scrivere di grandi personaggi che nel corso della storia si imparano a conoscere e trovano se stessi, spesso senza farlo apposta. In particolare ho deciso di leggere uno dei passi più significativi, che secondo me riassume perfettamente tutto ciò che lo scrittore vuole comunicare tramite il suo breve romanzo. 
Siddharta si rivolge all’amico Govinda, parlando della ricerca e di come cercare non significhi sempre trovare.
Disse Siddharta: “Che cosa dovrei mai dirti, io, o venerabile? Forse questo, che tu cerchi troppo? Che tu non pervieni a trovare per il troppo cercare?”
“Come dunque?” Chiese Govinda.
“Quando qualcuno cerca,” rispose Siddharta, “allora accade facilmente che il suo occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa, fuori da quella che cerca, e che egli non riesca a trovare nulla, non possa assorbire nulla in sé, perché pensa sempre unicamente a ciò che cerca, perché ha uno scopo, perché è posseduto dal suo scopo. Cercare significa: avere uno scopo. Ma trovare significa: esser libero, restare aperto, non avere scopo. Tu, venerabile, sei forse di fatto uno che cerca, poiché, perseguendo il tuo scopo, non vedi tante cose che ti stanno davanti agli occhi.”
Siamo talmente impegnati nella nostra estenuante ricerca che spesso, alla fine, rimaniamo a mani vuote, non perché non abbiamo trovato l’oggetto della ricerca, ma proprio perché non siamo stati abbastanza liberi e abbastanza aperti da lasciare che altre cose che ci sembravano meno importanti venissero a noi. Abbiamo gli occhi talmente puntati su una cosa sola, sullo scopo, sull’obiettivo, che il nostro sguardo non cade sul resto. Il “resto” non ci interessa, è sempre lì davanti agli occhi, pare scontato. Il punto è che spesso il “resto” ci sembra avere meno valore, crediamo che non ci possa dare quanto lo farebbe lo scopo della ricerca. Però nel “resto”, si può celare l’occasione della vita, un’esperienza indimenticabile, una persona che ci sappia voler del bene: il “resto”, a cui non diamo peso o valore, potrebbe essere anche l’obiettivo stesso.
Riconosco il fatto che il mio pensiero possa essere un concetto difficile da capire, ma a volte sono spaventata dal fatto di essere capace solamente di cercare e non di trovare” (E. classe terza).

Gemme n° 66

hesse

Un libro di Herman Hesse è stato portato in aula da T. (classe quarta): “Narciso e Boccadoro”. “Ce l’aveva consigliato in estate la prof. Ero riluttante perché avevo i miei libri da leggere; poi a fine estate ho ceduto e ho scoperto un libro fantastico, che fa apprezzare il bello della vita, un bello legato alla spiritualità. Mi ha avvicinato anche alle arti figurative. Parla di donne, di amore. E’ scritto in un modo particolare, come se fosse distaccato dalla realtà, dai problemi, e questo mi mette serenità.”
Riporto due citazioni che amo particolarmente:

  • «Mai più!» Diceva imperiosa la sua volontà. «Domani ancora!» Supplicava il cuore singhiozzante.”
  • Talvolta scrivo una lettera greca, un theta o un omega, e girando appena un pochino la penna vedo la lettera che guizza; è un pesce, mi ricorda in un attimo tutti i ruscelli e i fiumi del mondo, tutto ciò che esiste di fresco e di umido, l’oceano di Omero e l’acqua su cui camminava Pietro; oppure la lettera diventa un uccello, mette la coda, rizza le penne, si gonfia, ride, vola via… Ebbene, Narciso, tu non dai molta importanza a lettere di questo genere, vero? Ma io ti dico: con esse Dio scrisse il mondo.”
  • Ciò a cui tendiamo

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    Si chiama amore ogni superiorità, ogni capacità di comprensione, ogni capacità di sorridere nel dolore. Amore per noi stessi e per il nostro destino, affettuosa adesione a ciò che l’Imperscrutabile vuole fare di noi anche quando non siamo ancora in grado di vederlo e di comprenderlo – questo è ciò a cui tendiamo.” (Hermann Hesse, Sull’amore)