E noi lo cerchiamo

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Giotto, Natività, Basilica Inferiore di Assisi, Transetto destro

 

E noi lo cerchiamo
e vorremmo che passasse
sulle strade
come uno di noi, e dietro
gli andrebbe perfino
la pietra in questo
bisogno d’amore
sensibile, in questa
tangibile fame.

Intanto che Lui risalta
sopra l’errore
necessario.

(David Maria Turoldo, “O sensi miei… Poesie 1948-1988”, pag. 52)

Radici del legno

volto del croc

Penso che Alda Merini abbia una profondità che non sia stata ancora percepita e valorizzata. Penso anche che le sue parole siano in grado di trasmettere delle emozioni al di là del fatto che una persona sia credente o meno in qualcosa o qualcuno. Ad esempio, queste parole sono prese dal suo “Poema della croce” e mi fanno venire i brividi ogni volta che le leggo:

Quel volto così sudato,
così battuto,
così vilipeso.
Quel volto che ha detto al mondo
tutto quello che aveva da dire
e per cui
anche se non ci fosse stata la croce
non poteva dire più nulla.
Quel volto senza cammino
che mangiava le pietre dei persecutori,
quelle pietre più fresche del suo sangue,
che lui invocava
per poter dormire in pace
i giorni della sua natività.
Era nato sopra la pietra
e sulla pietra voleva morire.
Invece doveva morire su un palco,
su un teatro di derisione,
su un legno che dimostrava che lui,
figlio di un falegname,
non poteva essere Dio.
Ma quel legno era l’albero delle profondità del male,
quel legno ha messo radici in tutto il mondo
e nessuno ha capito e sentito
il peso e il calore di quelle radici,
che sono entrate
nella mani delle donne.