Gemma n° 2752

“Come gemma ho deciso di portare Gigi, il mio pupazzo. Gigi è apparso per la prima volta nella mia culla il giorno in cui sono nata e da lì non ci siamo più separati, essendo insieme da ben 18 anni. È sempre stato con me, il primo giorno d’asilo come l’ultimo, quando andavo in bicicletta e in vacanza, quando andavo a casa dei nonni e quando avevo gare e saggi di ginnastica artistica. Per quanto io sia razionale, per me Gigi non è “cotone e stoffa”. Anche quando da piccola me ne rendevo conto, e una parte di me stava male per il suo essere inanimato, era più forte di me fermare questa mia illusione. Forse più che illusione è un amore infinito ed eterno, che riconosce l’essere inanimato che Gigi è ma riesce ad andare al di là di ciò. Gigi è il posto in cui vive ancora la me bambina, che è capace di dimostrare un affetto puro e alla fine neanche richiesto, che è ancora innocente e dolce. Il mio pupazzo è sempre stato lì, dove lo lasciavo la mattina e lo ritrovavo la sera, ad ascoltarmi parlare dell’asilo, poi delle elementari e infine di argomenti sempre più grandi. Crescendo, mia madre ha cercato di regalarmi altri Gigi, simili o più grandi. Ma non c’è stato verso di cambiarlo, però gli altri li ho sempre tenuti con cura, lontani da me. (Tranne uno, che è stato seppellito brutalmente.) Uno dei ricordi più belli che ho legato a Gigi è quando mia nonna lo lavava, usando un ammorbidente molto profumato, che lo ripuliva per bene dopo essere stato a contatto con tutto. Poi mia nonna lo appendeva sul filo del bucato che scorreva tra due alberi con delle mollette e, non appena arrivavo a casa sua, mi diceva che c’era una sorpresa ad aspettarmi. Quindi lo trovavo lì, appeso in aria per le orecchie su un filo molto più alto di me. Era irriconoscibile per quanto fosse pulito e, benché amassi il sapone che usava e adorassi sentirlo per i primi giorni, non vedevo l’ora che riacquistasse il suo solito profumo. Mi piaceva anche vedere la nonna felice per essere riuscita a lavarlo per bene e che mi ripeteva di annusare quanto fosse buono quell’ammorbidente. Gigi mi ricorda, quando disprezzo la me bambina per l’innocenza e l’immaturità che penso mi abbia lasciato a volte, che è sempre stato oggetto di un amore puro e genuino, che non ha mai dovuto chiedere ma ha sempre ricevuto da una bambina di appena qualche anno” (M. classe quarta).

Gemma n° 2520

“Come gemma di quest’anno ho deciso di portare questo peluche che mi è stato donato da neonata. Si tratta di un piccolo panda regalatomi dai miei nonni pochi mesi dopo la mia nascita. Fin da subito me ne sono affezionata, era uno tra i tanti peluche che stava nel box con me però in lui ho sempre trovato qualcosa di più interessante e bello rispetto agli altri.
Forse perché ci giocavo spesso con mia nonna così da farlo diventare una parte molto importante nella vita di un neonato: infatti il nome ‘panda’ é stata la prima parola che ho pronunciato. Di preciso non so come io ci sia riuscita, non me lo ricordo ovviamente, ma secondo alcune fonti avevo sempre sotto il braccio quel piccolo panda e grazie all’aiuto di mia nonna, la quale costantemente mi ripeteva il nome di quell’oggettino, da un giorno all’altro quella parola è uscita dalla piccola boccuccia.
Si tratta di un oggetto molto importante per me non solo per il valore affettivo ma anche per il fatto che rappresenta la cura con cui i miei nonni mi hanno accolta nei miei primi mesi di vita. Sono molto grata per il dono di aver avuto dei nonni amorevoli, ho potuto sperimentare con loro la vicinanza, la tenerezza e la saggezza. Mi hanno insegnato cosa significhi essere benvenuta al mondo, fare parte di una storia familiare, una storia da custodire” (S. classe prima).

Gemma n° 2288

“La gemma che ho deciso di portare è il mio peluche Tui. Lo porto con me da quando sono nata, e per il momento non ho intenzione di lasciarlo. Tui è per me un oggetto di conforto, un qualcosa con cui so di essere al sicuro durante la notte. Spesso mi ritrovo a stringerlo, per colmare il vuoto dentro di me nel cuore della notte. Il mio desiderio è quello di tenerlo sempre con me, e magari darlo ai miei bambini; voglio che loro capiscano che questo animaletto, che per molti può essere insignificante, era qualcosa di molto importante per la mamma” (V. classe seconda).

Gemma n° 2239

“Ho deciso di portare questo coniglio di peluche. Mi è stato regalato quando ero piccola da mia zia e mia nonna e, adesso che purtroppo non ci sono più, ogni volta che lo guardo mi ricorda loro. È sempre rimasto nella mia camera da allora è non mi ha mai lasciato e anche solo guardarlo mi dà conforto e mi aiuta ad affrontare momenti difficili” (E. classe seconda).

Gemma n° 2228

“Come gemma di quest’anno ho scelto il mio piccolo pupazzo a forma di coniglietto. Me l’ha regalato un’amica di mia madre quando non avevo ancora compiuto un anno e da allora è stato, in un certo senso, il mio migliore amico. Quando tutto il mondo intorno a me cambiava, lui rimaneva quello che non si sarebbe mai modificato e che sarebbe rimasto sempre lì al mio fianco. Anche se è molto piccolo, quando lo abbraccio, mi riporta indietro nel tempo, a quegli anni tranquilli e spensierati” (C. classe seconda).

Gemma n° 2185

“Come gemma ho portato il mio peluche.
Me l’hanno comprato i miei genitori quando avevo circa 7 anni, forse anche meno. Anche se sembra imbarazzante, per me è davvero importante, è come se fossimo cresciuti insieme; ogni volta che ero giù (o sono giù di morale) mi bastava abbracciarlo, e magari non manderà via completamente quei sentimenti, ma sicuramente migliora la situazione; è come un peluche per il supporto morale.
Tra tutti quelli che possiedo, questo è il più importante” (N. classe seconda).

Gemma n° 2172

“Come gemma quest’anno porto Bambi, è il peluche del famoso cartone della Disney che ho sin da quando ero piccola. Mia mamma mi ha raccontato di avermi portata al negozio della Disney insieme alle mie sorelle e che appena entrata mi sono diretta verso di lui afferrandolo e chiedendole di comprarmelo. Non mi sono mai separata da Bambi e tutt’ora lo tengo accanto a me di notte” (F. classe seconda)

Gemma n° 2131

“Nonostante possa sembrare una cosa molto infantile, la mia gemma è questo peluche. Non mi ricordo bene la sua storia visto che ero molto piccola, ma so per certo che me l’ha regalato mia zia. L’aveva messo in una cesta assieme ad altri peluche e mi aveva fatto scegliere. Avevo scelto questo peluche perché il giallo per me era simbolo di felicità e in più la faccina sorridente mi ha incoraggiata a sceglierlo. Mia zia ha solo 16 anni in più di me ed essendoci cresciuta assieme mi sento molto legata a lei. Purtroppo da tre anni ha intrapreso un percorso di vita molto complesso che l’ha costretta ad una lontananza dalla sua famiglia. Volevo solo dire che con questo peluche io penso sempre a lei con la continua speranza che lei un giorno possa cambiare idea” (R. classe prima).

Gemma n° 2117

“Quest’anno come gemma ho deciso di portare un peluche che per me è molto importante. Me lo ha regalato mia zia quando ero piccola e l’ho chiamato Armando perché lo avevo portato a una gara e c’era una musica con questo nome. In quella gara sono arrivata bene e adesso per me è come un portafortuna” (E. classe seconda).

Gemma n° 2023

Inizia un nuovo anno scolastico e, con esso, una nuova serie di gemme. Quest’anno, visto un possibile e auspicato concorso che potrebbe mettere fine a 25 anni di precariato, non avrò il tempo di commentare con un mio contributo le gemme portate in classe. Iniziamo con quella di A. (classe quarta).

“Ho deciso di portare questo peluche perché l’ho preso quest’estate con le mie amiche in vacanza e quindi mi ricorda un’estate che ho passato in modo abbastanza tranquillo dopo due anni di Covid: ho fatto diverse esperienze e ho conosciuto persone nuove”.

Gemma n° 2010

“Io ho portato Lilly, il mio peluche. Ce l’ho da quando avevo pochi mesi e per me è molto importante perché, essendo timida, non parlavo tanto con gli altri e parlavo con lei. La portavo ovunque: se si vedono le foto della mia infanzia si nota che la portavo al mare, alle giostre, dappertutto. La tengo ancora proprio per la sua importanza: era sempre con me e quando ero triste lei mi faceva stare meglio”.

Mariasole non ha un peluche preferito come A. (classe prima) e come aveva mio nipote (suo papà è tornato a recuperarlo in un rifugio di montagna, pena il mancato addormentamento serale) o come avevo io (lo conservo ancora il mio orsacchiotto di improbabile colore rosso vivo). Però ci parla spesso con Teddy, Luna, Carlotta, Camilla ecc ecc. Prepara loro la pappa, li porta in giro in carrozzina, canta loro la ninna nanna. Un mondo tutto suo in cui è lei a decidere i vari ruoli che ciascuno deve ricoprire e dove è lei a decidere le regole. Chissà che non possa essere, quello dell’infanzia, un mondo che funziona meglio? O forse no? Un giorno proverò a sottopormi a questo esperimento…

Gemma n° 1984

“Ho portato un pupazzetto per me molto importante perché è di quand’ero piccolissima, all’asilo e parte delle elementari. Ogni volta che dovevo fare un viaggio o qualcosa di importante i miei me lo portavano e serviva anche ad avere fortuna. Quando lo vedo penso a qualcosa di felice”.

Questa la gemma di C. (classe prima). Scrive Ted Menton: “Un vecchio orsacchiotto porta con sé una vita di conoscenza ed esperienza, la saggezza del silenzio e l’immobilità nei momenti di grande agitazione. Avere pazienza e saper soffrire – cose che si apprendono quando si appartiene ad un bambino che sta diventando maggiorenne e che sta affrontando lo smarrimento di questo periodo – è ciò che esso sa fare meglio: il vecchio orsacchiotto ha visto la vita attraverso il cuore e gli occhi di un bambino cresciuto fino all’età adulta e forse ha persino accompagnato quell’adulto fino alla fine del percorso.”

Gemma n° 1961

“Ho deciso di portare un oggetto che mi è davvero caro, il mio peluche Flaffy. Me l’ha regalato mio papà quando avevo tre anni circa e ci dormo ancora insieme ogni notte. Mi confido su tutto con lui, come se fosse il migliore amico: ammetto che è imbarazzante a 14 anni, ma non mi interessa molto di quello che pensano gli altri, anche perché Flaffy mi ha aiutato tanto nei momenti bui, ci ho versato un sacco di lacrime”.

Mi ha fatto tenerezza la gemma di M. (classe prima) forse perché conservo ancora vari “Flaffy” che mi hanno accompagnato nei momenti grigi della mia vita.

Gemma n° 1945

“Ho portato questo peluche preso durante una vacanza in Toscana perché mi ricorda dei bei momenti”.

Nelson Mandela diceva che “Il ricordo è il tessuto dell’identità”. Non ho idea di quali siano i bei momenti dei ricordi di L. (classe terza), ma sicuramente sono lì, a costruire il tessuto della sua identità, compreso quel cinghiale.

Gemma n° 1898

“Ho portato Yoghi, il mio peluche da quando ero piccola, tutti i ricordi sono legati a lui. Si chiama così perché secondo i miei genitori assomiglia all’orso di Yoghi e Bubu, secondo me no. Ieri ho chiesto a mia madre da dove arrivasse perché non ricordavo e mi ha detto che mi è stato regalato da lei perché a un anno e mezzo sono andata a fare una prova per un gioco della Trudi e me l’hanno dato. E’ un bel ricordo della mia infanzia”.

Sì, neppure a me il peluche di V. (classe quarta) assomiglia a Yoghi. La poetessa australiana Pam Brown scrive: “L’orsacchiotto di peluche è l’ultimo dei giocattoli da cui ci si separa. E’ tutto ciò che rimane di questo nostro mondo infantile dove c’erano soluzioni a tutto. E’ un amico che non ci trova difetti, che non ci dà la colpa, che ci attende ancora sulla vecchia sedia.”

PS: la gemma 1897 è in attesa della foto 😉

Gemma n° 1877

“Questi sono due peluche di quando ero piccola a cui sono veramente molto legata. Io sono nata in Puglia, i miei genitori sono pugliesi e mio padre è militare. Quando lui non c’era perché era in missione andavamo in Puglia altrimenti restavamo qui. Io ho iniziato l’asilo là e siamo andati a fare una gita allo zoo dove ho visto lo spettacolo dei delfini e abbiamo preso il primo peluche, Schizzino. Ci ho sempre dormito, anche all’asilo, infatti dietro c’è il mio nome. L’altro me l’ha portato il papà dopo una missione e si chiama Bussi semplicemente perché c’è scritto sopra e io non avevo immaginazione. Da piccola mi divertivo a leggere loro le storie come mia mamma leggeva a me”.

Questa la gemma di E. (classe prima). Hanno dormito con noi, ci hanno accompagnato nelle prime esplorazioni, ci siamo tenuti per mano (pinna, zampa, fate voi), ci hanno dato un abbraccio nelle notti paurose, hanno ascoltato i nostri sfoghi, si sono fatti mettere nei passeggini e sulle sediole. I peluche dell’infanzia sono parte di noi, c’è poco da dire.