Gemma n° 1951

“Ho portato questa collana che mi è stata regalata due anni fa da mio padre. Non lo vedo tanto spesso, durante le vacanze di Natale o in estate. Da quando l’ho indossata penso che le cose siano migliorate: la porto sempre con me quando ho qualcosa di importante da fare, oppure la indosso e mi fa sentire bene. Una volta l’avevo persa e ci sono stata molto male, poi l’abbiamo ritrovata e da quel giorno la tengo sempre accanto a me. E’ un portafortuna, anche molto di più”.

Trovare ispirazione per commentare la gemma di M. (classe prima) mi ha portato ad una canzone di Enrico Ruggeri dal titolo Oggetti smarriti, solo che vi si parla più che altro di oggetti dimenticati e credo che siano due cose diverse. Un oggetto smarrito in quanto dimenticato non mi fa problema, l’ho dimenticato, non è più presente nella mia mente. Ma l’oggetto smarrito e cercato diventa un’ossessione, è tutto il contrario dell’essere dimenticato, è talmente presente nella mente che rischio di vederlo dappertutto. Si tratta di quell’oggetto che, anche nel caso in cui non venga ritrovato, è talmente importante da non poter essere cancellato dalla memoria.

Gemma n° 1931

“Ho portato questa medaglia, la prima che ho vinto; dato che lunedì, dopo un bel po’, riprenderò il mio sport ho pensato di portarla”.

Stavo cercando ispirazione su come commentare la gemma di E. (classe prima) e, visto che da 45 minuti è passata la mezzanotte, ho girato la pagina del calendarietto da tavolo, quello con le frasi. Mi sono imbattuto in questa di Albert Payson Terhune: “Vinci senza vantarti. Perdi senza scuse”. Ho pensato allo sport che vedo in tv e a quanto capiti di rado.

Gemma n° 1884

“Questa l’ho vinta tre anni fa: purtroppo è una medaglia per il secondo posto. E’ quella di un torneo in cui aveve gareggiato molto bene e avevo pure giocato in casa: dopo aver vinto quattro incontri mi sentivo sicuro che nessuno avrebbe potuto battermi, ma non è andata così. All’inizio pensavo fosse la medaglia del disonore, invece il mio allenatore mi ha fatto capire che, sì, il secondo posto significa essere il migliore dei perdenti ma la sconfitta ha un valore e va accettata perché fa parte del gioco e perché si può anche non essere i più forti di tutti”.
Questa la gemma di L. (classe seconda). Spesso capita di vedere, durante le premiazioni, chi arriva terzo gioire più del secondo, la medaglia di bronzo essere più felice dell’argento. In molti tornei (non in tutti gli sport) il terzo è risultato di una vittoria (scontro tra terzo e quarto posto), mentre il secondo è figlio di una sconfitta. Eppure la graduatoria finale racconterà un’altra storia. Allora lascio qui una delle più famose affermazioni del Dalai Lama: “Quando perdi, non perdere la lezione.”

Gemme n° 28

FranciaLa gemma che ha portato questa mattina A. (classe terza) è una mail, “una cosa a cui tengo molto, la risposta di accettazione della mia richiesta di soggiorno-studio all’estero, in Francia: il prossimo anno, infatti, andrò là 3 mesi a studiare. Non è tantissimo ma è importante e ci saranno senz’altro delle difficoltà. Non dico di aver paura di essere dimenticata dagli amici, ma un po’ di essere sostituita (la mia migliore amica troverà un’altra spalla? Il mio moroso, sempre se ce l’avrò, mi aspetterà? La mia compagna di banco riempirà quel vuoto?). Penso sia vera la frase che dici che si piange quando si va e si piange quando si torna; i miei genitori mi hanno detto che basta che non pianga quando sono là. Poi ho scritto una cosa sulle scelte: siamo continuamente costretti a scegliere tra più alternative, tra bene e male, e chiedo al prof di leggerla per me sulle note di “Hall of fame”…

Ogni anno, ogni mese, ogni giorno, ogni ora ci troviamo davanti a decisioni da prendere, e ogni volta non sappiamo da che parte incominciare: ci domandiamo se agire d’ istinto, o ragionarci su; se sia meglio pensare di testa nostra o chiedere un consiglio; e se sia più opportuno riferirsi ai genitori che ci conoscono dal nostro primo istante di vita, ai nonni che sono “vecchi e saggi”, o agli amici che condividono i nostri interessi. Così finiamo spesso per lanciare una moneta, se non altro, per poter dare la colpa alla sorte e non a noi stessi in caso di insoddisfazione.
La nostra intera esistenza è continuamente condizionata da scelte.
A partire da quelle giornaliere “ Come mi vesto oggi?”, “Cosa mangio a colazione?”, “Vicino a chi mi siedo in autobus?”, “Mi offro in matematica?”, “Torno subito a casa o mi fermo in centro con gli amici?”, “In TV guardo Dottor House o Gossip Girl?”. E poi ci sono quelle scelte “grandi”, che ti condizionano la vita, come la scelta della scuola superiore, dell’ università, di un lavoro, di un marito, di una famiglia, di una casa.
Una volta ho letto che “ Avere la possibilità di scelta ci rende infelici e insoddisfatti: quando scegliamo una cosa ci sentiamo tristi perché pensiamo che stiamo rinunciando ad un’altra opportunità, e ciò ci rende insoddisfatti di quello che abbiamo scelto”, ed è vero, perché ottenere qualcosa per perderne un’ altra non potrà mai essere piacevole. Il segreto quindi rimane solo quello di capire cosa non si è disposti a perdere.
Prendere una decisione è sempre molto difficile, soprattutto per quanto riguarda le relazioni! Pensa, anche se può essere un esempio un po’ stupido, a quando la tua migliore amica non va d’ accordo con il tuo ragazzo: sei costretto a schierarti, per forza. Ed è orribile, soprattutto perché in ogni caso farai soffrire qualcuno, ma prima di tutti a soffrire sarai tu.
La maggiore difficoltà quando si tratta di una scelta, è data dal fatto che non sempre Amore e Ragione la pensano allo stesso modo; anzi: quasi mai. Provare a farli conciliare è come pretendere che un ghiacciolo non si sciolga nel deserto. Inoltre, le scelte più facili sono raramente quelle più giuste: sta a noi assumerci la responsabilità delle nostre decisioni.”

Riporto una frase di Bob Marley e la scena finale de “La leggenda del pianista sull’oceano” con lo splendido monologo finale di Novecento (dal libro “Novecento” di Alessandro Baricco): “Quando sei davanti a due decisioni, lancia in aria una moneta. Non perché farà la scelta giusta al posto tuo, ma perché, nell’esatto momento in cui essa è in aria, saprai improvvisamente in cosa stai sperando di più.” (Bob Marley)