Gemma n° 2669

“Era una notte d’inverno, ricordo perfettamente che il cielo era limpido e c’era la luna piena. Io ero fuori sul balcone a sognare ed a fare la romanticona. Arrivò mio padre che mi porse la sua felpa enorme: così calda, con il suo profumo preferito travolgente. Ad un certo punto, il mio papà mi pose davanti agli occhi il suo telefono e mi disse queste tre parole: “Te la dedico”.
Era una canzone e mi misi ad ascoltarla.
“Viaggia insieme a me e io ti guiderò
e tutto ciò che so te lo insegnerò
finchè arriverà il giorno in cui
tu riuscirai a fare a meno di me.
Io ti porterò dove non sei stato mai
E ti mostrerò le meraviglie del mondo
E quando arriverà il momento in cui andrai,
Tu, tu guiderai,
Tu lo insegnerai
Ad un altro o un altro
Come te… “
La canzone in questione era “Viaggia insieme a me” degli Eiffel 65.

Dopo aver capito il testo mio padre chiamò il mio nome e mi girai. I suoi occhi brillavano di una luce che non avevo mai visto: forse era l’orgoglio, l’amore che un padre prova verso la figlia.
Mi disse “Nessun uomo ti amerà come ti amo io. Sì, un giorno ti dovrò lasciar andare, perché è giusto che tu faccia la tua vita. Ma ricordati che per te e per i tuoi fratelli la porta sarà per sempre aperta. Anche se un giorno non ci sarò più, non preoccuparti, perché sarò in tutte le stelle e ti darò il mio amore eterno da lassù”.
Questa è la mia prima gemma: l’amore della famiglia.
(N. classe quarta).

Gemma n° 2632

“Ho scelto come gemma il mare di notte perché riesce a suscitare emozioni diverse a chiunque lo osservi. Per me il mare è casa, è divertimento, è malinconia, è dolore, è nonna, è amici, è famiglia ed è solitudine.
Di notte, sotto un cielo stellato, diventa uno specchio di ciò che si ha dentro, capace di accogliere ogni nostro pensiero, ogni ricordo, ogni lacrima.
Il mare contiene ricordi: le risate che riempivano l’aria, gli abbracci che sapevano di casa, e quel senso di appartenenza che solo gli amici sanno dare.
Di notte, quando il chiasso si spegne, il mare diventa anche un luogo di malinconia. Ogni onda sembra riportare a riva un frammento di ciò che è stato, un ricordo che fa sorridere o piangere.
È impossibile guardare il mare di notte senza sentire quel misto di nostalgia e meraviglia, senza ripensare ai momenti che ci hanno segnato e a quelli che avremmo voluto trattenere per sempre.
Eppure, in tutta questa malinconia, il mare riesce a consolare. Il suo movimento costante, le sue onde che vanno e vengono, sembrano dirci che tutto passa, che ogni ferita si chiude, che ogni lacrima lasciata cadere sulla sua superficie diventa parte di qualcosa di più grande. È come se ci dicesse che anche noi, come lui, siamo fatti per andare avanti, per cambiare e trasformarci senza mai perdere la nostra essenza.
Il mare di notte può essere un abbraccio, un luogo che raccoglie i nostri momenti più belli e i nostri dolori più profondi.
È una promessa di possibilità infinite, un invito a lasciarci andare, a fidarsi di quel cammino luminoso che la luna disegna sull’acqua, anche se non so dove ci porterà.
Il mare non è solo un luogo, è una sensazione, un frammento d’eternità che ricorda chi siamo stati e chi possiamo ancora diventare”.
(M. classe quarta)

Gemma n° 2523

“All’inizio avevo parecchie idee per la gemma di quest’anno ma credo che questa immagine mi rappresenti maggiormente.
L’osservazione delle costellazioni e della luna è sempre stata un attività piacevole sin da bambina.
Credo che questa passione mi sia stata tramandata da mio nonno poiché anche lui adorava passare intere ore ad osservare il cielo.
In questi due anni ho conosciuto 3 persone davvero importanti per me: i miei migliori amici. In estate usciamo ogni sera insieme e andiamo nel campo sportivo di C. Io e la mia migliore amica portiamo dei teli da adagiare sull’erba così possiamo distenderci e osservare le stelle.
Qualche volta nascono dei battibecchi perché confondiamo le costellazioni e allora nasce una guerra su chi ha più ragione ma sono litigate divertenti che si risolvono in fretta.
Un’altra mia passione è la luna. Fortunatamente ho ereditato il telescopio di mio nonno e qualche notte d’estate la passo con mio papà in giardino a guardare la luna. Questa estate mio papà mi ha raccontato che alla mia età lui osservava la Luna con mio nonno proprio come io faccio con lui. Questa frase mi ha sempre resa contenta e possedere il telescopio di mio nonno, che è mancato qualche anno prima della mia nascita, mi gratifica. Per me è l’unica fonte sicura che abbiamo entrambi la stessa passione. Mi piace guardare le stelle anche per ricordarlo e sentirlo così accanto a me. Spero che questa mia passione non si interrompa mai poiché mi lega con tantissime persone e i ricordi con esse sono indelebili nel mio cuore” (A. classe prima).

Gemma n° 2111

“Ho scelto un’immagine molto semplice ma che per me ha un grande significato: un tramonto. Sin da quando sono bambina ho sempre amato i tramonti, in generale il cielo, le stelle e l’astronomia. Questa foto l’ho scattata una sera di luglio mi ricordo che ero seduta sullo sdraio in giardino ed ero rimasta incantata da questo tramonto. Riguardando questa foto mi vengono in mente anche tutti i bei momenti che ho passato quell’estate” (G. classe terza).

Gemma n° 2027

“Questa collana è un portafortuna per me e mi è stata regalata da un mio amico che mi è molto caro; è un punto di riferimento, la porto sempre e mi accompagna sempre, dappertutto. Mi fa pensare alle stelle” (M. classe quarta).

Gemma n° 1967

“Ieri avevo scritto una lettera, ma poi l’ho riletta ed era solo uno sfogo, quindi ho portato questo. E’ un post che ho messo su una mia pagina personale due giorni dopo la morte di G.
In queste poche righe c’è tutta la nostra amicizia: lui spiegava le stelle dal nulla, nei momenti vuoti tirava fuori il telefono e ci diceva che stelle avevamo sulla testa e le descriveva (poi non ho mai capito se era una sua passione o meno perché con lui non si capiva mai se era ironico o meno). La mia compagnia per i 17 anni mi ha regalato una stella; fa strano perché è un regalo grande, ma è come se si sentissero che l’anno dopo non ci saremmo stati tutti. “Tua Glory” è perché quando eravamo insieme lui dal nulla un giorno mi ha chiamato Glory invece che G. e abbiamo iniziato a chiamarci così. E questo è quello che dedico a lui, la sua stella, perché è lì, spero sia lì”.

Ho sempre pensato che quando una persona amata se ne va ci lascia una sorta di testamento spirituale: continuare ad alimentare con amore la relazione che c’era, in modo da percepirne la presenza, da sentire che vita e morte fanno parte di una stessa esistenza. Ecco, in quel “ti prometto che ogni tanto, non sempre, mi siederò su una panchina di notte e dal nulla inizierò a dire a chi ho intorno che stelle hanno sulla testa, come facevi tu” che ha scritto G. (classe quarta) vedo proprio quel testamento spirituale.

La luce nello sguardo

moon.jpg

A tredici, a quattordici anni io vivevo prevalentemente per strada. Ogni tanto passavo la notte da qualche amica che abitava in campagna. Invece di dormire, trascorrevamo il tempo sdraiate nei campi, incuranti del freddo, dell’umido, e interrogavamo per ore la volta celeste. Importava qualcosa di noi alle stelle lassù? Il fuoco che ardeva in loro era per noi inimmaginabile: quei piccoli soli dal basso della terra sembravano soltanto dei puntini di ghiaccio. Da qualche parte nello spazio siderale era nascosto il nostro destino? O invece era scritto solo nel nostro cuore? Come sarebbe stata la nostra vita adulta? Avremmo fatto un lavoro che ci piaceva? E avremmo trovato prima o poi il grande amore? E i figli? Quel cielo che, da parte a parte, colmava l’orizzonte era la nostra sfera di cristallo.
Nell’adolescenza la grazia delle domande bussa per l’ultima volta spontaneamente alla porta. In un’epoca di rare distrazioni come quella in cui sono cresciuta, bussava quasi con irruenza. Ora invece deve sgomitare nel frastuono per riuscire a farsi aprire se non una porta, almeno uno spiraglio. Ma sicuramente bussa e continua a bussare e, ai ragazzi che osano porsi in ascolto, offre da subito un dono straordinario – la luce che a un tratto irrompe nello sguardo”.
Susanna Tamaro, Avvenire, 21 novembre 2014

Pentolino di latta

pentolino

Nessuno, mai, riesce a dare l’esatta misura di ciò che pensa, di ciò che soffre, della necessità che lo incalza, e la parola umana è spesso come un pentolino di latta su cui andiamo battendo melodie da far ballare gli orsi mentre vorremmo intenerire le stelle.”
(Gustave Flaubert, Madame Bovary)

Più là che qua

La linea del tempo dell'Universo, dal Big Bang (a sinistra) fino a casa nostra. La galassia EGSY8p7 si situa proprio là dove le particelle presenti nell'Universo di 500-600 milioni di anni dopo il Big Bang iniziano a unirsi a formare stelle e subito dopo galassie
La linea del tempo dell’Universo, dal Big Bang (a sinistra) fino a casa nostra. La galassia EGSY8p7 si situa proprio là dove le particelle presenti nell’Universo di 500-600 milioni di anni dopo il Big Bang iniziano a unirsi a formare stelle e subito dopo galassie

Ho intenzione, nel nuovo anno scolastico, di procedere, con le classi quinte e in accordo con colleghe e colleghi di scienze, fisica e filosofia, alla lettura integrale del libro “Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli. Il tutto per stimolare quesiti e interrogativi, ma anche per permettere una lettura consapevole di brevi articoli come questo pubblicato su Focus da Luigi Bignami.
Un gruppo di astronomi ha individuato la galassia più lontana mai osservata, EGSY8p7, a 13,2 miliardi di anni luce dalla Terra. Ciò significa che hanno trovato un agglomerato di stelle, una galassia appunto, che esisteva già appena 600 milioni di anni dopo il Big Bang. Mai nessuno prima era riuscito a individuare una galassia così lontana nel tempo e nello spazio.

Il telescopio Keck, alle Hawaii
Il telescopio Keck, alle Hawaii

Per questa ricerca gli astronomi hanno utilizzato uno spettrografo a infrarossi (uno strumento in grado di osservare le caratteristiche chimiche di un oggetto) del telescopio Keck, alle Hawaii, e sono riusciti a mettere in luce l’idrogeno gassoso fortemente riscaldato dalla radiazione ultravioletta emessa dalle stelle neonate della galassia. In particolare, il team guidato da Adi Zitrin (California Institute of Technology di Pasadena) ha studiato quella che viene chiamata emissione Lyman-alfa dell’idrogeno, uno dei traccianti più affidabili della formazione stellare. «Il risultato è di grande interesse perché getterà nuova luce su come l’Universo si è evoluto nella sua giovinezza», ha commentato Zitrin.”

Dalla terra alla testa

Corsica_419 copia small

Esperti degli spazi
dalla terra alle stelle
ci perdiamo nello spazio
dalla terra alla testa.
(Wisława Szymborska, Appello allo Yeti)

Da soli col cielo

8370621378_04ed4dc7dd_b.jpg

“Osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso nell’animo, guardate le stelle e l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, quando qualcosa non vi riuscirà, quando la tempesta si scatenerà nel vostro animo, uscite all’aria aperta e intrattenetevi da soli col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete.” (Pavel Florenskij)