Ancora un articolo che fa molto pensare sempre su Vino Nuovo. Questa una delle parti centrali del pezzo di Gilberto Borghi:
“Quindi, secondo voi, un cattolico è obbligato a non pensare con la propria testa e a seguire invece ciò che gli dice la Chiesa”. “Eh, prof, non è così? – ancora Mattia – per me un cattolico è chi crede nella Chiesa, o no?” “Più che credere nella Chiesa – gli dico – un cattolico crede la Chiesa”. “Cosa vuol dire prof?”. “Vuol dire che lui stesso è dentro la Chiesa, non è estraneo. Crede cioè che anche lui fa parte di quella cosa che dice cosa va creduto e cosa va fatto. E crede che tutti i cattolici, per prima cosa, vogliono ascoltare e capire cosa gli dice Dio attraverso la sua Parola, i Sacramenti e la vita spirituale. Certo tutti si ritrovano su alcune idee che sono la base della fede, quelle espresse nel credo che si recita la domenica a messa. Ma ci credono perché usando la loro testa, vivendo le proprie esperienze, confrontandosi con chi è più saggio e ha un ruolo di guida, hanno capito che quelle idee hanno un senso, non solo perché glielo ha detto qualcuno. Ma scusate, sarebbe un insulto a Dio, che lo ha creato, se un cattolico non usasse anche la sua testa per decidere se e come credere”.
Qui l’intero pezzo. Di mio aggiungo un riferimento che ho sempre ritenuto fondamentale per me, ed è il n° 16 della Gaudium et Spes: “L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità.”
