Ecco i dati del 2011 sulla pena di morte nel mondo appena pubblicati da Amnesty.
Nel 2011 sono state messe a morte almeno 676 persone in tutto il mondo, 527 esecuzioni nel 2010. L’omicidio di stato è aumentato in modo allarmante in Arabia Saudita, Iran e Iraq. Resoconti credibili indicano che in Iran siano state messe a morte, in segreto, centinaia di persone. Un dato che raddoppierebbe il numero di esecuzioni ufficialmente riconosciuto. I dati del 2011 però non comprendono, inoltre, le migliaia di persone che si ritiene siano state messe a morte in Cina. Arabia Saudita e Iran sono gli unici paesi al mondo che continuano a mettere a morte minorenni, persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato. Sentenze capitali su minori sono state emesse in Mauritania, Sudan e Yemen.
Sebbene gli Usa siano l’unico paese del G8 ad aver eseguito condanne a morte nel 2011, l’Illinois è diventato il 16° stato abolizionista. A novembre, inoltre, il governatore dell’Oregon ha annunciato che non saranno eseguite condanne a morte durante il suo mandato. Nel resto del continente americano sono state emesse pochissime sentenze capitali in alcuni paesi caraibici.
Nella regione Asia e Pacifico, non sono state registrate esecuzioni in Giappone, per la prima volta in 19 anni, e a Singapore. In entrambi i paesi le autorità dimostrano un costante e forte sostegno alla pena capitale. Dibattiti pubblici sulla pena di morte e la sua abolizione sono stati tenuti in paesi come Cina, Corea del Sud, Malesia e Taiwan. La Mongolia è ora riclassificata come abolizionista nella pratica.
Nell’Africa Subsahariana, la Sierra Leone ha istituito una moratoria ufficiale sulle esecuzioni ed è confermato che una moratoria è stata attuata anche in Nigeria. In Ghana, la Commissione per la revisione della Costituzione ha raccomandato l’abolizione della pena di morte nel nuovo testo.
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