All’ombra della luce

daf

Lo sai. Ogni anno, con le quinte, tocchiamo l’argomento del bene e del male. Leggiamo dei testi di Wiesel, Millu, Arendt, Jonas, Hillesum, Weil… poi vi chiedo di raccontare come la pensate, se per voi esiste il male oppure no, cosa esso sia, se entrino in ballo Dio, il destino, il caso, la sfortuna, la natura… Mentre parlate mi appunto su un quadernetto i tratti salienti di quanto state dicendo: mi serve per seguire con maggiore attenzione la vostra riflessione e per tenerne un ricordo. A maggio 2016, neanche un anno fa, quando è stato il tuo turno, avevi detto che secondo te c’è un male essenziale (presente nella natura) e uno che invece è legato alle scelte dell’uomo, esemplificabile nelle leggenda dei due lupi:
«”Nonno, perché gli uomini combattono?”.
Il vecchio, parlò con voce calma.
“Ogni uomo, prima o poi è chiamato a farlo. Per ogni uomo c’è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere. Perché lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi.”
“Quali lupi nonno?”
“Quelli che ogni uomo porta dentro di sé.”
Il bambino non riusciva a capire. Attese che il nonno rompesse l’attimo di silenzio che aveva lasciato cadere tra loro, forse per accendere la sua curiosità. Infine il vecchio che aveva dentro di sé la saggezza del tempo riprese con il suo tono calmo.
“Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia, risentimento, falso orgoglio, menzogna ed egoismo.”
Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo di capire quello che aveva appena detto.
“E l’altro?”
“L’altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede.”
Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità ed al suo pensiero.
“E quale lupo vince?”
Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose con occhi puliti.
“Quello che nutri di più.”»
Neanche due mesi dopo ti è stato diagnosticato un male incurabile. Né quando ci siamo scritti né quando sono venuto a trovarti siamo più tornati sul discorso. Stamattina, quando mi è arrivata la notizia che te ne sei andata, stavo guidando e ascoltando le ultime parole di una canzone di Franco Battiato che dicono “e il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”…
Desidero ricordarti e accompagnarti con le note e le parole di una dolce canzone che sempre mi aiuta in questi momenti.
L’estate appassisce silenziosa, foglie dorate gocciolano giù. Apro le braccia al suo declinare stanco e lascia la tua luce in me. Stelle cadenti incrociano i pensieri, i desideri scivolano giù. Mettimi come segno sul tuo cuore, ho bisogno di te. Sai che la sofferenza d’amore non si cura se non con la presenza della sua figura. Baciami con la bocca dell’amore, raccoglimi dalla terra come un fiore; come un bambino stanco ora voglio riposare e lascio la mia vita a te. Tu mi conosci non puoi dubitare, fra mille affanni non sono andata via. Rimani qui al mio fianco sfiorandomi la mano e lascio la mia vita a te. Sai che la sofferenza d’amore non si cura se non con la presenza della sua figura. Musica silenziosa è l’aurora, solitudine che ristora e che innamora; come un bambino stanco ora voglio riposare e lascio la mia vita a te. Mi manca la presenza della sua figura”.
Buon viaggio Dafne.

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