Gemma n° 1821

“Questa canzone mi ricorda il periodo della quarantena: verso l’ora di cena, quando c’era il tramonto, salivo su un muretto di un angolo del mio giardino e da lì vedevo una palma dei miei vicini. Lì, insieme ai miei cani, me ne stavo tranquilla, ascoltavo musica e apprezzavo la presenza di questa palma al tramonto anche se la situazione intorno a me non era il massimo, non tanto per questioni di salute ma per la situazione in sé. E’ poi un genere musicale che condivido con mio fratello.”

Devo dire che è inusuale la scelta musicale di Q. (classe quinta): si tratta della versione più famosa del brano Garota de Ipanema, quella di Stan Getz e João Gilberto, The girl from Ipanema.
Non mi muovo dal Brasile e recupero una frase di Paulo Coelho: “Gli uomini si dividono in quelli che costruiscono e quelli che piantano. I costruttori concludono il loro lavoro e, presto o tardi, sono colti dalla noia. Quelli che piantano sono soggetti a piogge o tempeste, ma il giardino non cesserà mai di crescere”. Ecco, ho la sensazione che Q. e chi, come lei, abbia cercato un luogo rigenerativo durante la quarantena, si sia comportato un po’ come “quelli che piantano”…

Gemma n° 1820

“Ho portato due foto: le abbiamo fatte molto a caso ma volevo portarle perché è il primo anno in cui mi sento veramente parte di un gruppo a livello di amicizie. Non che gli anni scorsi sia stata male, ma quest’anno mi sento molto più libera, in particolare per le persone presenti nelle foto”.

V. (classe quinta) ha messo insieme due valori che sono spesso al centro delle nostre attenzioni: la libertà e l’amicizia. Una sequenza tratta dalla serie tv Felicity: due amiche hanno appena terminato di discutere, si avvicina un uomo e dice loro:

“Se ho capito bene, ragazze, e ho la certezza d’aver capito bene, voi due vi siete incontrate quando eravate terribilmente sole, e forse anche un po’ disperate, e avevate entrambe bisogno di amicizia. Ciascuna di voi due ha subito deciso che l’altra era la sua migliore amica, ma era un po’ troppo presto, non credete? Perché quello che c’era tra di voi non era una grande amicizia! Io ho avuto un migliore amico per sessantatre anni. Siamo stati ragazzi insieme, abbiamo fatto la guerra insieme. Sessantatre anni. La verità è che non si trova un migliore amico: migliore amico si diventa! Non accade in un incontro, in un anno o due. L’amicizia è paragonabile a una scatola, e se quello che ci mettete dentro è prezioso, durerà! Giudicare la vostra amicizia dopo solo un anno, anche se sono accaduti tanti fatti, è come giudicare un film prima di aver visto il secondo tempo. In conclusione, non credo che voi due foste grandi amiche.”
E aggiunge: “Sono due le cose che possono accadere: o col tempo riuscirete a diventare quello che vi illudevate soltanto di essere, oppure diventerete un ricordo che pian piano, purtroppo, svanirà nel nulla.”

Gemma n° 1819

Ha lasciato che il suo iPad si caricasse per tutta l’ora e alla fine M. (classe quinta) ha presentato la sua gemma.

“Ho deciso di portare come gemma il mio anno all’estero e in particolare le persone che porto nel mio cuore. Ho avuto modo di conoscere molte persone e di stringere rapporti davvero importanti. Ciò mi sta molto a cuore: ho avuto solo 10 mesi di tempo per conoscere e stare con queste persone e quindi abbiamo cercato di approfittare di ogni momento. Tornata in Italia ho sentito molto la mancanza di tutto questo. Ho portato alcune foto. Emerge in particolare il rapporto con la mia compagna di stanza: è arrivata nella mia famiglia perché la sua era un disastro e siamo finite in quarantena, chiuse dentro la nostra camera in quanto le uniche della casa negative. Siamo molto diverse e abbiamo litigato tanto tanto tanto, ma ora siamo molto unite. Vi sono poi altre amiche molto importanti con le quali ho condiviso tanti viaggi e tante esperienze; quando penso all’Inghilterra ormai penso a loro e ai momenti vissuti insieme. Abbiamo anche deciso di tornarci insieme per una settimana.”

M. ha descritto un viaggio sostanzialmente durato 10 mesi e che non si è concluso al suo ritorno, perché, terminato quello fisico, per lei è iniziato un altro viaggio. Lo si può comprendere attraverso una canzone dei Negrita di più di 15 anni fa, Rotolando verso sud, le cui prime parole dicono: “Ogni nome è un uomo ed ogni uomo è solo quello che scoprirà inseguendo le distanze dentro sé. Quante deviazioni, quali direzioni e quali no? prima di restare in equilibrio per un po’… Sogno un viaggio morbido, dentro al mio spirito e vado via, vado via, mi vida così sia”. Il viaggio qui è dichiaratamente metaforico, è quel percorso compreso tra una distanza e l’altra presente all’interno di ogni uomo, è quello spazio che sta tra un momento di equilibrio e l’altro. E’ una condizione tipica dell’uomo, non vi si può sottrarre, è la vita stessa. Rinunciare al viaggio è rinunciare a vivere: “mi vida così sia”.

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