“Quest’anno ho portato come gemma delle foto con i miei nonni. Nella prima foto ci sono io da piccola assieme ai miei nonni durante la festa di un mio compleanno che appunto ero solita festeggiare a casa mia nel mio giardino insieme ai parenti più stretti. La seconda invece è una foto del Natale appena passato. Ho deciso di parlare di loro perché hanno ricoperto un ruolo importante nella mia vita. Sono stati il mio papà e la mia mamma, tutto ciò che so l’ho imparato da loro da piccolissima. Ogni volta che vado a trovarli mi vengono in mente tutti i ricordi: quando ero piccola ogni giorno andavo a casa loro che abitano in un paesino piccolissimo, di 4 case, classico paese di contadini. Mi ricordo le passeggiate nei campi con mio nonno, mi raccoglieva le pannocchie e mi diceva “ninine fâs viodi a tô none” e per me era come oro; raccoglievamo i pomodori ciliegina, ci sedevamo per terra in mezzo al campo e li mangiavamo tutti. Grazie a mia nonna ho imparato molte cose. Mi ha insegnato a fare il tiramisù e tuttora “nonna, tu âs fat il tiramisù?” Ogni volta che vado da loro. Ricordo quando lei doveva lavare i vestiti a mano e io la aiutavo lavando i fazzoletti in panno di mio nonno. Ogni settimana mi comprava i gessetti per disegnare sul marciapiede del giardino e giocare a campana con il nonno. Loro hanno i polli e i conigli e ho sempre amato aiutare mia nonna a dar da mangiare e prenderli in braccio. Mi ricordo quando andavamo tutti assieme in bici, perché loro non hanno la patente, nel paese vicino a fare la spesa. I pomeriggi assieme a mio nonno sulle altalene del parchetto”. (I. classe quinta).
“Ho riflettuto a lungo su cosa portare per questa gemma, non tanto perché non sapevo cosa portare (anche se effettivamente anche questo è stato uno dei fattori), ma soprattutto perché è l’ultima gemma che porterò (si spera). La mia preoccupazione non era tanto “chissà cosa posso portare”, ma “e se sbaglio? E se ho qualcos’altro da dire?”. Quindi barerò un po’ innanzitutto, perché voglio usare questa introduzione per ringraziare innanzitutto lei, prof, per averci dato questo spazio per esprimere una parte di noi stessi, senza la paura di essere giudicati. Inoltre, mi piacerebbe ringraziare anche tutta la classe, perché nonostante tutti gli alti e i bassi, tutti i “gruppetti” che si sono creati, sono sempre stati tutti dei ragazzi molto inclusivi, comprensivi e sempre pronti ad aiutare in caso di difficoltà, e mi reputo molto fortunata ad essere finita in una classe di questo tipo, perché poteva andare molto peggio. Detto ciò volevo dire che mi mancherete un po’ tutti, sia quelli con cui ho legato di più, che con quelli con cui ho legato di meno, perché non troverò mai un altro ambiente del genere e, anche nel caso esistesse qualcosa di simile, non sarà mai uguale a questo corso. Detto ciò posso finalmente iniziare la mia gemma. Quest’anno ho deciso di portare un insieme di oggetti che risalgono a giugno 2023. Io l’estate di solito sono molto libera e, avendo amici che abitano abbastanza lontano, non ho molte possibilità di vederli molto spesso (mannaggia a loro). Per tenermi un po’ impegnata ho deciso di fare l’animatrice al campo estivo della mia squadra di pallavolo, che ho scelto principalmente perché era retribuito (lo ammetto, sono una brutta persona). Coloro con cui ne ho parlato in classe possono confermare che ero molto scettica sull’argomento e che ero sicura che sarebbe stato un peso e che non mi sarei divertita per niente. Inutile dire che mi sbagliavo su tutti i fronti. Piccola premessa: la quarta superiore è stata molto pesante per me sia a livello di studio che di relazioni umane, ci sono state un po’ di “miscommunication”, passatemi il termine, con alcune delle persone che qui in classe sono per me estremamente importanti (che derivano principalmente dal fatto che io per prima non parlo delle cose che mi turbano e ho la tendenza a tenermi tutto dentro, per poi esplodere alla fine, no, non è molto sano, avete ragione se lo pensate), ma anche dal fatto che per qualche mese ho cercato di uscire da una relazione durata anni, che solo dopo esserne uscita ho capito essere esageratamente tossica (ai livelli che mi sono stata sentire dire che non potevo andare a studiare fuori dal Friuli -mio grande sogno fin dalle medie-, che non facevo niente per stare vicino a questa persona, quando ero la prima a cercare di andarle incontro e di trovare delle soluzioni per aiutarla, e che, nel caso, sarei stata la causa del suo suicidio e molto altro). Comunque, dopo questa premessa non tanto piccola, che ovviamente mi ha fatto perdere il filo del discorso, posso finalmente iniziare a parlare della mia gemma in sé per sé. Allora: 12 giugno 2023, ore 9.30 circa, Alessia viene affidata al gruppo di bambini più piccoli, dai 5 ai 7 anni (bimbi nati nel 2015-2016, no, il mio cervello non ha ancora processato questa informazione) e da quel giorno capisce che forse non odia poi così tanto i bambini come diceva. Fin dal primo giorno, infatti, quelle piccole pesti mi hanno conquistato il cuore poco a poco. Forse per altre persona presenti qui in classe, può sembrare stupido o banale, ma io ho molti cugini, qualcuno molto più piccolo di me, (l’ultima è nata nel 2020), e io sono una delle cugine più grandi, quindi ho vissuto in mezzo a bimbi piccoli per molto tempo e i miei cugini non sono esattamente il miglior esemplare di bimbo dai 2 ai 13-14 anni. Dico solo che appena i miei cuginetti più piccoli si mettono in combutta, tutti i più grandi finiscono la giornata a suon di moment per il mal di testa. Quindi la mia esperienza con i bimbi piccoli non è decisamente la migliore. Questi bambini invece, insieme a un po’ tutta l’atmosfera del campus mi hanno aiutato a ritrovare non tanto la felicità, quanto la spensieratezza. Lì per lì non me ne sono accorta più di tanto, ma a ripensarci mi sono veramente resa conto di quanto ne avevo bisogno in quel periodo e anche per farmi iniziare la quinta in modo più leggero. La cosa che mi ha sorpresa di più è stato vedere quanto velocemente questi piccoli esserini hanno iniziato a legarsi a noi animatori, del tipo che dal secondo/terzo giorno venivano già a cercarci per parlare (fino alla sfinimento a volte, come quando ci tartassavano di domande -“maestra ma quanti anni hai? Indovina quando compio gli anni. Maestra ma quando si mangia?), per giocare oppure per un abbraccio (a volte erano troppo appiccicosi? Sì, però gli era concesso). E qui arriviamo ai primi oggetti della mia gemma: la foglia a forma di cuore, il fiore e l’elastico con la stellina. Questi infatti sono tre regali che mi hanno fatto tre delle mie bimbe. Non rappresentano niente di per sé, però, per me costituiscono il ricordo dell’affetto incondizionato che queste bimbe provavano per me, in particolare perché per me è molto difficile legare con le persone -di qualsiasi tipo-. Grazie a questi mi ricordo anche un po’ di tutto il gruppetto, sia i bimbi che le bimbe e della loro spontaneità, perché, sebbene abbia una cosa solo di queste tre bimbe (in realtà avrei altre foglie e fiori, ma si sono disintegrati il giorno stesso e non ho potuto tenerli), tutti i bambini in realtà mi sono rimasti impressi. La seconda cosa che mi ha stupita sono stati i giochi. Nel senso: molte volte noi animatori partecipavamo ai giochi a fianco dei bimbi. In queste occasioni, oltre a metterci in competizione tra noi, -perché siamo un po’ dei cretini-, ho riscoperto la bimba che c’è in me. Da piccola non mi piaceva particolarmente partecipare ai giochi con gli altri bambini, probabilmente perché finivo sempre con l’essere quella messa un po’ in disparte (ci sono stati episodi di una crudeltà tale durante la mia infanzia che mi hanno portata ad allontanarmi dalle attività di gruppo), mentre giocando con i bimbi ho riscoperto il divertimento terra terra di lupo ghiaccio, palla prigioniera, un-due-tre stella (questo gioco particolarmente era divertente perché noi animatori ci mettevamo a fare il solletico ai bambini per farli “eliminare”) e molti altri. In particolare, la cosa che mi è rimasta più impressa è come i bambini diventassero molto più competitivi e agguerriti -in senso buono- quando giocavamo con loro (un giorno abbiamo giocato con loro al tiro della fune: 5 animatori, di cui 3 giocatori di pallavolo, tra cui uno della serie D maschile, contro una trentina di bimbi. Inutile dire che ci hanno stracciato). A questo disco si ricollega la maglietta del campus, che appunto racchiude tutta l’esperienza che ho fatto in sé. Mi dispiace tediarvi ancora, so che non mi sopportate, più, ma vorrei dire altre tre cose che mi hanno scaldato il cuore (per non dilungarmi metto anche i punti -spoiler: mi dilungherò comunque-):
la prima cosa è come si illuminavano i loro occhi quando mi notavano la mattina, per poi qualche volta correre ad abbracciarmi;
la seconda cosa è accaduta poco dopo la fine del centro estivo. Dopo una lezione di scuola guida sono uscita e ho trovato fuori uno dei bimbi (vicino alla scuola guida c’è un centro per l’insegnamento della lingua inglese tipo) e in particolare mi ha colpito perché questo era uno dei più caotici, e quando mi ha vista è corso ad abbracciarmi
la terza cosa invece è successa ad agosto alla sagra di Rizzolo. Una delle mie bimbe mi ha vista, aveva una bottiglia e un pacchetto di patatine in mano. La scena è stata: lei che da velocemente le patatine e la bottiglia alla madre, corre verso di me e mi salta praticamente in braccio.
Con questo la mia -cortissima- gemma è giunta al termine. Ne approfitto per ringraziare ancora una volta il prof per le cose dette prima, ma anche perché è probabilmente l’unico che non mi dice di stringere i miei discorsi”.