Una scelta già fatta

Ogni giorno faccio delle scelte. A volte sono meditate e ben ponderate, altre volte si basano sull’istinto o sul momento. A volte hanno conseguenze decisamente gravose, altre volte sorvolabili. A volte portano a strade imprevedibili, altre volte sono molto scontate. Il bello è che spesso i ragionamenti si focalizzano e si soffermano sulle motivazioni di una scelta che in realtà ho già esercitato, e il grosso del lavoro non è sulla decisione in quanto tale ma sul renderne ragione… E’ ben chiaro in questo dialogo di Matrix Reloaded.

scegliere, idea, opinione, matrix“Oracolo: Dolcetto?

Neo: Tu sai già se lo accetterò vero?

Oracolo: Se non lo sapessi bell’oracolo sarei…

Neo: Se sai già la risposta come posso fare una scelta?

Oracolo: Perché non sei venuto qui per fare una scelta, la scelta l’hai già fatta, sei qui per conoscere le ragioni per cui l’hai fatta.”

Il lato divertente e imprevedibile è che, spesso, arrovellandomi sulle ragioni mi ritrovo a rivalutare la scelta iniziale 😉

Un dove o un chi?

Prendo spunto da un dialogo del film Matrix (e mi accorgo che sono già passati 14 anni dalla sua uscita, gosh!). Chi non l’avesse visto sappia che Thomas Anderson è un programmatore informatico e, come hacker, utilizza lo pseudonimo di Neo. Viene contattato dal misterioso Morpheus. Ecco uno dei primi dialoghi:

Morpheus: Immagino che in questo momento ti sentirai un po’ come Alice che ruzzola nella tana del Bianconiglio.

Neo: L’esempio calza.

Morpheus: Lo leggo nei tuoi occhi: hai lo sguardo di un uomo che accetta quello che vede solo perché aspetta di risvegliarsi. E curiosamente non sei lontano dalla verità. Tu credi nel destino, Neo?

Neo: No.

Morpheus: Perché no?

Neo: Perché non mi piace l’idea di non poter gestire la mia vita.

Morpheus: Capisco perfettamente ciò che intendi. Adesso ti dico perché sei qui. Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti. Senti solo che c’è. E’ tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo. Non sai bene di che si tratta, ma l’avverti. E’ un chiodo fisso nel cervello, da diventarci matto. E’ questa sensazione che ti ha portato da me. Tu sai di cosa sto parlando…

Neo: Di Matrix.

Morpheus: Ti interessa sapere di che si tratta, che cos’è? Matrix è ovunque, è intorno a noi, anche adesso nella stanza in cui siamo. E’ quello che vedi quando ti affacci alla finestra o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. E’ il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi, per nasconderti la verità.

Neo: Quale verità?

Morpheus: Che tu sei uno schiavo. Come tutti gli altri sei nato in catene, sei nato in unaPILLOLE MATRIX.jpg prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore, una prigione per la tua mente. Nessuno di noi è in grado purtroppo di descrivere Matrix agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos’è. E’ la tua ultima occasione: se rinunci, non ne avrai altre. Pillola azzurra: fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.”

Ho citato il film non per parlare di misteriose realtà nascoste sotto quello che stiamo vivendo (o pensiamo di vivere, per restare nell’atmosfera del film), o per introdurre il tema del complottismo, ma semplicemente per utilizzarlo come metafora del cammino dell’uomo alla ricerca di se stesso: a volte risultiamo imperscrutabili anche a noi stessi, facciamo fatica a capire chi siamo, a comprendere quali sono le cose significative per noi. Sento spesso le persone parlare di desiderio di fuggire, di scappare da una realtà che non sentono più loro, di difficoltà di sentirsi appartenenti a un luogo che non sentono più proprio. Ecco allora che mi chiedo: quello che non si trova è un posto dove stare o un chi essere in qualsiasi luogo ci si trovi?