“La mia gemma è una canzone di un gruppo poco noto. Li ho conosciuti attraverso la lettura di un libro. Un mese fa è mancata mia nonna e io tendevo a non parlare della mia sofferenza, scaricandola nelle canzoni e nelle letture. Anche se il testo e il video possono sembrare lugubri, mi facevano stare bene. Un po’ mi rivedevo nel protagonista che qui parla della morte della madre; qui ho visto una luce, una speranza e ho sentito che mia nonna mi sarebbe stata vicina”. Questa la gemma di N. (classe quinta).
Trovo bellissimo il video dei Dionysos. Avendo fatto la scelta del bianco e nero, l’elemento delle ombre e delle luci diventa fondamentale e penso sia giocato molto bene. Amo i toni scuri, quando fotografo preferisco calcare la mano sulle ombre piuttosto che sulle luci… mi ha allenato a cogliere anche i più piccoli segnali di luce, di speranza…
Un viso inenarrabile dal sole
I momenti in cui si affrontano le ore buie e cupe del dolore; i momenti in cui si vive l’abbandono; i momenti in cui non si riesce a vedere un domani; i momenti in cui si cerca ovunque speranza. Le parole degli amici sembrano non dare sollievo, non bastare. Pare che l’uomo non sia fatto per sopportare questo ingombro nel cuore, per vivere questo stato. Eppure, scrive Luzi, si ritrovano le proprie orme, i propri riferimenti consueti, anche dietro le curve improvvise e impreviste. E lì riprende la speranza e l’attesa di uno spiraglio di luce. E che ognuno lo legga come crede: riferimento all’infinito se penso al sole, riferimento all’umano se penso al viso. In ogni caso incontro che porta all’inenarrabile.
Dove l’ombra procede e le strade ristanno
tra i fiori, ricordarmi le parole
e le grida dell’uomo è forse un inganno.
Ma sempre sotto il cielo consueto
ritrovo le mie tracce, il mio sole
e gli alberi remoti del tempo
fissi dietro le svolte. E sempre,
ancor che mi sia noto il dolce segreto,
sulla polvere quieta, tra le aiuole,
m’indugio ad aspettare che sporga
un viso inenarrabile dal sole.
(Dove l’ombra, Mario Luzi)
