Gemma n° 2540

“È da tutto l’anno che mi dico «questa è l’ultima gemma che posso presentare, devo trovare qualcosa degno di nota!» e poi non sono mai soddisfatta di quello che scelgo. È una mia cosa tipica, dare tutto per scontato, trovare tutto banale. Ma proprio queste cose, a cui spesso non attribuisco il giusto valore, sono quelle che mi porto nel cuore. Oggi voglio essere grata per tutto ciò che ho e che mi rende felice.
– Amici e famiglia: credo che queste siano le cose che più sottovaluto, anche perché ci ho a che fare spesso e diventano quasi una “routine”. Ma il fatto che siano diventate parte integrante della mia giornata è un privilegio che solo in pochi hanno. Sono circondata da persone meravigliose che mi aiutano nel momento del bisogno, che mi strappano un sorriso quando sono triste e che, con il loro entusiasmo, mi fanno scoprire sempre cose nuove.
– Musica: sono circondata dalla musica da quando ho memoria. Sono grata ai miei genitori per avermi permesso di seguire il mio sogno di suonare il violino. Nonostante ora non lo suoni più, è stato un compagno di vita con cui ho potuto esprimere sensazioni ed emozioni che a parole non sarei mai stata in grado di comunicare. E questo vale per tutto ciò che riguarda la musica, come ad esempio i concerti che offrono una versione diversa e unica che solo un live può trasmettere (non per niente dico spesso che i concerti sono una forma alternativa di terapia).
– Tatuaggi: ho due tatuaggi (per ora) e raccontano due storie legate ai punti precedenti. Sul braccio sinistro ho il titolo di una canzone dei Pinguini Tattici Nucleari, una canzone che mi ha parlato dal primo ascolto (e che mi ha fatto piangere un fiume di lacrime in live). Nell’altro braccio ho due fiori che simboleggiano me e mia sorella.
– Arte: come la musica, l’arte ha sempre fatto parte di me. Ho deciso di portare “sulla soglia dell’eternità” di Van Gogh visto ad una mostra a Trieste. Non so cosa sia successo in me ma, appena l’ho visto, è come se fossi stata completamente alienata dai miei pensieri e catturata nel quadro, come fossimo solo io e lui (inutile dire che, anche qui, ho pianto fiumi). Trovo meraviglioso il modo in cui le opere d’arte mi possano parlare in maniera così chiara e forte e come sappiano colpire la mia sensibilità.
Per concludere, spero in futuro di dare meno per scontate tutte queste cose e di apprezzare tutto ciò che c’è di meraviglioso nella mia vita. Spero di non perdere mai l’entusiasmo nel vedere un tramonto o nel sentire una canzone per la prima volta, quell’entusiasmo della me bambina che vedeva tutto con occhio nuovo.
(F. classe quinta).

Gemma n° 2367

“La gemma che ho portato quest’anno è il biglietto del concerto dei Pinguini. Questo è stato il mio primo concerto e ci sono andata con mio papà. Ero molto felice di andare e mi ricordo che quando hanno iniziato a cantare le prime canzoni ero molto emozionata, non mi sembrava vero di star ascoltando dal vivo le stesse canzoni che ascoltavo ogni giorno in camera mia” (A. classe terza).

Gemma n° 2100

“Quest’anno ho deciso di portare la canzone “Ricordi” dei Pinguini Tattici Nucleari come gemma perché, nonostante io non sia una grande fan di questo gruppo, penso che questa canzone sia un capolavoro, con un significato profondo e, per me, con un valore immenso. Inizialmente mi piaceva la sua musicalità e il suo testo che, nel periodo in cui l’ho ascoltata per la prima volta, mi riportava alla mente la mia appena terminata storia d’amore adolescenziale, trasformandosi in un riflesso della nostalgia e tristezza che provavo, facendomi sentire capita.
Un giorno però, parlando di questa canzone con le mie amiche, mi è stato svelato il vero senso della canzone, che parla di ricordi, come dice il titolo, che stanno svanendo dalla mente di una persona affetta di demenza senile.
Da quel momento ogni volta che l’ho ascoltata mi ha mosso qualcosa dentro in maniera diversa rispetto ai primi ascolti, probabilmente perché l’alzheimer l’ho vissuto sulla mia pelle in maniera passiva, avendo perso mia nonna materna nel 2020 a causa di questo male atroce e disumano.
Perciò ora questa canzone è il “ricordo” che a me rimane di lei e che posso condividere con mia madre, cantandola a squarciagola, cercando di nascondere le lacrime.
La cosa che mi segna e mi rende felice di questa canzone è che finalmente è stata data voce ai sentimenti suscitati da una malattia che toglie tutto, sia quando vissuta direttamente che quando subita indirettamente, come “spettatori”.
D’altronde cosa siamo noi senza i ricordi?” (A. classe quinta).