“Come gemma di quest’anno ho deciso di portare un posto per me molto importante, ovvero l’Albania. Quando penso a quel luogo penso alla mia infanzia, alle estati calde e belle che ho passato con la mia famiglia. Purtroppo, però, quando ci penso, penso anche a quanto in fretta passino gli anni e a quanto lontani stiano diventando quei ricordi. É da ormai tanti anni che io non ci torno più e la nostalgia che provo diventa sempre più grande. Nonostante ciò, però, sono felice di aver passato bei momenti come quelli e sono felice che facciano parte di me. Spero davvero, un giorno, di poterci tornare e rivivere i ricordi che hanno segnato la mia vita. So che non sarebbe più come una volta, ma so che tornarci mi farebbe sentire felice e in pace” (G. classe terza).
“Ho portato questo libro perché è uno dei pochissimi oggetti che mi sono rimasti dal periodo in cui vivevo in Brasile. Me l’hanno regalato i miei compagni di classe quando stavo per trasferirmi in Italia. Dentro ci sono tutte le loro firme e un biglietto che dice: “ti mandiamo Lineia perché non ti dimentichi di noi e nemmeno delle capuchinhas”. Le capuchinhas sono dei fiori, e in Brasile questa frase è un modo affettuoso per dire: “ricordati non solo di noi, ma anche di tutto quello che faceva parte della tua vita là”. Il libro in sé è un racconto per bambini, pensato per far conoscere l’arte di Monet attraverso gli occhi di due ragazzini, la sua casa, i suoi giardini, il suo mondo. In realtà non l’ho mai letto fino in fondo. Per me finirlo sarebbe come chiudere quel capitolo della mia vita. Io ho cambiato spesso paese e ho dovuto lasciare quasi tutto indietro ogni volta. Questo libro invece mi ha seguito in tutti gli spostamenti. Non lo guardo quasi mai, non è un oggetto a cui penso nella vita di tutti i giorni… ma forse proprio per questo significa così tanto: è uno di quegli oggetti che senza volerlo finisce per raccontare una parte di te, anche quando tu non ci pensi più.” (A. classe quinta)
“Come prima gemma ho scelto questa foto che ritrae mia mamma, mia zia, mio zio, mio cugino e me nel 2018. L’ho scelta perché mi ricorda da dove vengo e le tradizioni presenti in questo piccolo paese della Romania. Questo tipo di indumento tipico del territorio si indossa solo ad eventi/festività importanti, come in questo caso il matrimonio in comune (per quello in chiesa ci si veste eleganti e basta). Per me è anche molto importante perché il vestito che indosso io me lo ha fatto mia nonna che purtroppo adesso non c’è più” (S. classe prima).
“Dopo tanti ripensamenti, finalmente anche quest’anno ho scelto la mia gemma! Ho deciso di portare qualcosa di veramente personale: i miei genitori 🙂 Non sono solita esplicitare i miei sentimenti verso di loro, ma sono delle persone a cui devo veramente tantissimo in ogni aspetto della mia vita, delle persone che ammiro profondamente, non solo per il loro esempio umano, ma anche per i valori giusti ed esemplari che hanno trasmesso sia a me che a mio fratello. Nonostante ogni tanto tendano ad esserci delle divergenze tra noi, rimangono sempre e comunque delle brave persone di grande valore, che meritano di essere orgogliose per ciò che sono, anche se probabilmente non è così. Ma sono io fiera per loro. Mi fanno sentire amata in un modo che non credo si possa spiegare con semplici parole. Io colgo che sono un motivo di orgoglio per loro e loro lo sono per me. Mi ascoltano, mi accolgono, mi lasciano essere me stessa, permettendomi di “sbocciare” e diventare la versione migliore di me, supportandomi in tutto ciò che faccio. Se dovessi utilizzare una metafora, mi descriverei come una piantina che sta crescendo proprio perché il terreno in cui si trova è fertile, e le radici sono ben nutrite. Sono veramente grata di avere dei genitori come loro, che sceglierei non solo in questa vita, ma in tutte quelle che potrei vivere.” (F. classe quarta).
“Questo è lo stadio della mia città in brasile (Belo Horizonte): ho scelto di portarlo come gemma perché oltre ad essere lo stadio della mia squadra del cuore mi dà anche bei ricordi sull’ultima volta che sono stato in Brasile due anni fa” (T. classe quarta).
“Come gemma di quest’anno ho deciso di portare la Polonia, il Paese d’origine dei miei genitori. In questi anni mi sono sempre chiesta se sia anche il mio Paese d’origine o meno. Tutta la mia famiglia vive lì, ci passo ogni vacanza di Natale e parte delle vacanze estive e a casa parlo polacco con i miei genitori; sicuramente le mie origini sono legate alla Polonia ma non ho mai capito se quello fosse mai stato il mio posto o meno. Per questo ho sempre avuto un rapporto di amore e odio con il fatto di vivere in Italia e avere una diversa nazionalità. Questo stile di vita mi ha sempre creato molta confusione riguardo a quello che sarà il mio futuro. Non credo che riuscirò mai ad attardarmi allo stile di vita che c’è lì, e in particolare al freddo e all’alimentazione; per me è un posto dove posso andare in vacanza, visitare i miei parenti e prendermi una pausa terapeutica dalla mia vita qui in Italia. Pur sentendomi molto meglio in Italia, mi ricorderò sempre delle mie radici perché mi hanno aiutata tanto ad avere una sensibilità e una prospettiva più ampia riguardo a certe cose, a prendere in considerazione due modi di vivere molto diversi nelle mie scelte future” (K. classe quinta).
“In questa foto è presente l’albero di Natale che ogni anno fanno nel mio paesino in piazza. Ho deciso di portare quest’immagine perché amo il Natale e quest’immagine per me ha significato di famiglia. Il paesino in cui sono cresciuta è la mia casa e la mia famiglia. Mi sento al sicuro a casa mia e non potrei desiderare posto migliore in cui vivere. Inoltre, per me non esiste cosa più importante della mia famiglia. Sono sempre accanto a me, mi supportano e mi vogliono un bene incondizionato. Non saprei cosa fare senza di loro”. (R. classe terza)
“All’inizio avevo parecchie idee per la gemma di quest’anno ma credo che questa immagine mi rappresenti maggiormente. L’osservazione delle costellazioni e della luna è sempre stata un attività piacevole sin da bambina. Credo che questa passione mi sia stata tramandata da mio nonno poiché anche lui adorava passare intere ore ad osservare il cielo. In questi due anni ho conosciuto 3 persone davvero importanti per me: i miei migliori amici. In estate usciamo ogni sera insieme e andiamo nel campo sportivo di C. Io e la mia migliore amica portiamo dei teli da adagiare sull’erba così possiamo distenderci e osservare le stelle. Qualche volta nascono dei battibecchi perché confondiamo le costellazioni e allora nasce una guerra su chi ha più ragione ma sono litigate divertenti che si risolvono in fretta. Un’altra mia passione è la luna. Fortunatamente ho ereditato il telescopio di mio nonno e qualche notte d’estate la passo con mio papà in giardino a guardare la luna. Questa estate mio papà mi ha raccontato che alla mia età lui osservava la Luna con mio nonno proprio come io faccio con lui. Questa frase mi ha sempre resa contenta e possedere il telescopio di mio nonno, che è mancato qualche anno prima della mia nascita, mi gratifica. Per me è l’unica fonte sicura che abbiamo entrambi la stessa passione. Mi piace guardare le stelle anche per ricordarlo e sentirlo così accanto a me. Spero che questa mia passione non si interrompa mai poiché mi lega con tantissime persone e i ricordi con esse sono indelebili nel mio cuore” (A. classe prima).
“Ho deciso di portare come gemma le Filippine. Solitamente quando torno nelle Filippine con i miei genitori, ossia ogni 3 anni circa, stiamo a Nasugbu (una città di Batangas) con i parenti e con gli amici. Quest’anno siamo andati a Palawan, un arcipelago delle Filippine. Siamo stati a Puerto Princesa e a El nido, in particolare a Cadlao Island e Miniloc Island. Ho portato un video che riassume le mie vacanze di Natale” (J. classe quinta).
“Bikky, questo è il nome con cui affettuosamente mi chiama mio papà da quando sono nata nel 2005 con il nome di M., nome importante e ricco di storia. Il mio nome era anche quello della mia bisnonna M., chiamata così da tutti perché, povera, non aveva portato la vittoria di Caporetto tanto sperata dal suo papà. Io invece credo di aver portato un po’ più di fortuna: una figlia femmina dopo due maschi. Della mia bisnonna io non so nulla ma l’unica cosa che ho di lei sono i suoi occhi e i suoi lineamenti che io e mamma condividiamo. Pensando a questo, ultimamente sono giunta alla conclusione che dentro ognuno di noi si uniscono tutte le storie e ricordi di vite passate e anche di facce che ci rendono quelli che siamo. Trovo veramente speciale guardare i miei genitori e fratelli e vedere in loro qualcosa che ci accomuna nonostante le differenze, e che ci lega l’un l’altro e con chi c’era prima di noi. Un nome, una somiglianza, un tratto comune. Fa tenerezza vedere dentro di sé una parte di loro. Di mia mamma ho i lineamenti e i capelli, di mio papà il carattere e il sorriso (anche i denti storti), dei miei fratelli ho gli insegnamenti, i ricordi e le cicatrici che mi hanno procurato giocando e soprattutto quel tipo di amore che solo i fratelli più grandi sanno dare e che farà sempre parte di me… e della mia bisnonna beh un nome che spero mi porti fortuna e vittoria nella vita” (M. classe quinta).
“Ho deciso di portare una foto di Napoli dal mare visto il legame fortissimo che sento con questa città. Mio padre è napoletano ed è stato lui a trasmettermi questo amore incondizionato per Napoli e la sua gente. Ogni volta che ci vado ci lascio il cuore” (R. classe quarta).
“Come gemma ho deciso di portare il “Pumo”, che è un oggetto tipico pugliese nello specifico salentino. Solitamente si regala alle persone che hanno appena comprato casa e/o per portare fortuna. Io ho deciso di prenderlo perché mi piace e anche perché è un modo per ricordare le mie origini a cui sono molto legata” (E. classe seconda).
“Come gemma voglio portare il mio viaggio in Sudafrica. È stato circa 4 anni fa, sono andata con la mia famiglia, siamo andati in aereo e quelle 12 ore mi sembravano infinite. Era tutto così strano, così diverso che non ci credevo. Sono stata lì due settimane, piene di avventure diverse, per esempio ho fatto il safari dove ho visto diversi animali. Abbiamo fatto molti giri per la città, precisamente sono andata a Johannesburg ma però non l’ho visitata perché è molto pericolosa. Ho visto la piazza di Mandela e la sua statua sono andata a visitare anche una miniera, insomma ho visto parecchie cose che mi hanno proprio stupita. Lì abitano i parenti di mia mamma e ho avuto la fortuna di vederli per la prima volta e di spendere del tempo assieme. Sono state due settimane intense piene di gioia, ecco perché ho deciso di raccontare questo viaggio, il mio preferito” (N. classe prima).
“Questa è una foto che ho scattato quest’estate quando ero a casa dei miei nonni. Ho deciso di portare questa gemma perché è uno dei miei posti preferiti e ogni volta che mi trovo lì mi sento spensierata e rilassata, soprattutto quando è sera e si possono vedere le luci lontanissime della città” (A. classe terza).
“La mia gemma è un regalo che mi ha fatto mia nonna, il braccialetto d’oro con cui mio nonno le ha fatto la proposta. Mi ha detto che sarà un ricordo di lei anche quando mi lascerà.”
Mi vengono sempre in mente le radici quando ci sono gemme come quella presentata da G. (classe prima), le vie che affondano nel terreno del passato per poterci permettere di essere chi siamo. Il poeta spagnolo Juan Ramón Jiménez, premio Nobel per la letteratura, ha scritto una frase molto bella, che fa sentire quelle radici non solo presenti, ma proiettate nel futuro: Radici e ali. Ma che le ali mettano radici e le radici volino.
“Ho portato questa collana che rappresenta la bandiera dell’Albania, l’aquila a due teste perché sono nata in Italia ma ho origini albanesi e mi sento più albanese che italiana. Come la maggior parte delle persone che hanno origini diverse da quelle italiane, c’è sempre stato qualcuno che scherzava o prendeva in giro per queste origini, ma non mi sono mai vergognata per questo motivo, anzi. Quando vado in Albania, quasi ogni estate, mi sento proprio bene, spensierata e allegra, anche perché là ci sono tutti i nonni e due delle mie zie: là ci ritroviamo con la maggior parte dei miei cugini e ogni anno impariamo a conoscerci meglio, ad apprezzare i cibi, le abitudini, le tradizioni. Anche la lingua, sin da piccola, sono sempre stata io a volerla imparare: sentivo i miei genitori parlarla ed ero molto curiosa di capire e conoscere. Questo è come il mio portafortuna”.
Sento le parole di G. (classe seconda) e provo a interiorizzarle. Quello che sento è qualcosa che mi lega ad una terra, all’infanzia, alle esperienze vissute, alle lingue parlate, alle tradizioni che hanno segnato la mia vita e che mi fanno pensare al Friuli e all’Italia. Prima al Friuli, poi all’Italia. Prima o poi troverò il tempo di analizzare tutto questo.
“Ho portato una foto: ci siamo io, mia sorella e mio nonno. Siamo a casa del nonno, su questa collina da cui si può vedere tutto il Friuli. In questo posto mi sento libera, mi siedo e non penso a nulla. Ci sono anche due generazioni a confronto: quando ci sediamo con il nonno e lui inizia a raccontare la sua storia, la sua vita, lo ascoltiamo sempre volentieri e ci permette di dare anche alle nostre esperienze altri significati”.
Quelle di A. (classe terza) sono parole e immagini che sanno proprio di Friuli per chi, come me, in questa terra ci è nato e ci è cresciuto, per chi questa terra la ama profondamente. Prendo le parole friulane di Celso Macor da una pubblicazione curata dal collega Gabriele Zanello: Svualâ senza slaifs tun zîl diliberât da rimis e da pauris cun pinsîrs a slàs, come ch’a’ vegnin e si fermin culì come zïuladis di anima tal sburît dal timp. Volare senza freni / in un cielo liberato da rime / e da paure / con pensieri in disordine, / così come vengono / e si fermano qui come grida di anima / nel precipitare del tempo. (da Svualâ senza slaifs, 2018, Società filologica friulana)
“Ho portato una serie di foto che ho scattato durante le ultime vacanze di Natale quando sono andata a trovare i miei parenti in Puglia. E’ una cosa importantissima per me, ci vado 2-3 volte all’anno e sono momenti bellissimi a cui tengo tanto e che aspetto con ansia per tutto l’anno. Ho visitato Castel del Monte e Matera, una città che volevo visitare fin da piccola. Inoltre amo fotografare. Di qui la gemma.”
V. (classe quarta) ha portato una gemma che ha il profumo delle radici. Sì, lo so che sono i fiori ad avere profumo, mentre le radici sanno di terra. Ma senza quell’abbraccio sotterraneo in cui si stringono le radici, avremmo il profumo del fiore?
“Ho deciso di portare questa racchetta perchè è l’oggetto più importante che possiedo. Questa racchetta è appartenuta a mio nonno che era un appassionato di tennis, di calcio e di tutti gli sport. Grazie a lui ho compreso che il calcio è la mia passione. Purtroppo il 30 dicembre 2021 è venuto a mancare, in pochissimo tempo, a causa di una malattia. Ho voluto tenere come ricordo questa racchetta perché, per me, racchiude tutti i miei ricordi con lui. Questa perdita mi ha segnato molto…”.
Non sapevo della perdita subita da M. (classe seconda), l’ho saputo nel momento in cui ha fatto questa gemma. La perdita dei nonni ci segna perché, nella maggior parte dei casi, dentro di noi ci sono forti i segni della loro presenza, del loro affetto, delle loro vite che semplicemente continuano a farsi sentire anche quando loro non ci sono più. Mi piace molto trovare nel mio carattere, nelle cose che faccio, nelle passioni che ho, segni dei miei nonni e dare loro il nome che avevano.
“Come gemma ho portato questa foto, scattata a inizio ‘900: ci sono alcuni miei parenti, compresa una quadrisavola che ovviamente non ho conosciuto. Lo scatto è importante per me per due motivi: il primo è che mi appassiona quest’epoca e qui se ne vedono molti aspetti, come il modo di vestire o di acconciarsi i capelli e che la tecnologia sta avendo i suoi primi sviluppi per cui la foto è in bianco e nero. Il secondo motivo è che mi affascina molto conoscere chi erano i miei antenati e scoprire le mie origini”.
Questa è la gemma proposta da V. (classe prima), che mi scuserà per aver travolto la sua foto con tanta luce, ma dovevo rendere i volti poco conoscibili. Uno dei temi da lei toccati è quello delle origini, delle radici, argomento al quale sono molto legato. Desidero commentare questa gemma con due brani musicali molto differenti tra loro. Il primo è del 2003: è un brano dei Sud Sound System, uno di quelli per i quali mi piacerebbe avere un’aula in cui poter mettere la musica a palla, eliminare la pandemia, accostare i banchi e metterci tutti a ballare e saltare (a quest’ora mi limito a infilarmi gli auricolari, mettere il volume al massimo e dimenarmi sulla sedia). E’ un pezzo che parla di radici culturali: se veramente ami le tue non puoi che apprezzare quelle degli altri. Si intitola Le radici ca tieni, si può trovare la traduzione in rete se non si è avvezzi al dialetto salentino.
Il secondo brano compirà 50 anni a luglio e ha tutta un’altra sonorità. E’ di un cantautore italiano che ho ascoltato tanto, Francesco Guccini; tuttavia questa non è una delle canzoni che musicalmente amo, ma il testo fa pensare molto. Qui non è una foto a innescare la riflessione ma una casa. Si intitola Radici. “La casa sul confine della sera Oscura e silenziosa se ne sta Respiri un’aria limpida e leggera E senti voci forse di altra età E senti voci forse di altra età La casa sul confine dei ricordi La stessa sempre, come tu la sai E tu ricerchi là le tue radici Se vuoi capire l’anima che hai Se vuoi capire l’anima che hai Quanti tempi e quante vite sono scivolate via da te Come il fiume che ti passa attorno Tu che hai visto nascere e morire gli antenati miei Lentamente, giorno dopo giorno Ed io, l’ultimo, ti chiedo se conosci in me Qualche segno, qualche traccia di ogni vita O se solamente io ricerco in te Risposta ad ogni cosa non capita Risposta ad ogni cosa non capita Ma è inutile cercare le parole La pietra antica non emette suono O parla come il mondo e come il sole Parole troppo grandi per un uomo Parole troppo grandi per un uomo E te li senti dentro quei legami I riti antichi e i miti del passato E te li senti dentro come mani Ma non comprendi più il significato Ma non comprendi più il significato Ma che senso esiste in ciò che è nato dentro ai muri tuoi Tutto è morto e nessuno ha mai saputo O solamente non ha senso chiedersi Io più mi chiedo e meno ho conosciuto Ed io, l’ultimo, ti chiedo se così sarà Per un altro dopo che vorrà capire E se l’altro dopo qui troverà Il solito silenzio senza fine Il solito silenzio senza fine La casa è come un punto di memoria Le tue radici danno la saggezza E proprio questa è forse la risposta E provi un grande senso di dolcezza E provi un grande senso di dolcezza”.