Gemma n° 1817

L. (classe quinta) ha acceso il suo iPad e ha proiettato due foto: “Sono due foto con mia mamma perché la mia gemma è il nostro rapporto. Fino a poco tempo fa spesso facevo le cose senza dirle niente e quando veniva fuori che magari ero uscita litigavamo sempre; non capivo di sbagliare, me la prendevo sempre con lei e pensavo fosse cattiva. Col tempo sono cambiata e ora ho un bellissimo rapporto con lei, parliamo di tutto e non mi sento imbarazzata su niente perché mi sento a mio agio. Usciamo spesso anche da sole senza il resto della famiglia e talvolta ci scambiano per sorelle e per me lei non è solo una mamma ma anche un’amica; anche in casa, quando combiniamo qualcosa, siamo complici”.

Devo dire che in questi anni sono più frequenti le gemme d’amore nei confronti dei nonni rispetto a quelle nei confronti dei genitori, anche se comunque più frequenti rispetto al passato. Il poeta bengalese Rabindranath Tagore scriveva: “Il bambino chiama la mamma e domanda: “Da dove sono venuto? Dove mi hai raccolto?”. La mamma ascolta, piange e sorride mentre stringe al petto il suo bambino: “Eri un desiderio dentro al cuore”.” Ecco, quel de-siderio, quella mancanza di una stella (de-, distanza e – sidera, stelle) che dia senso al tuo cielo, è ciò che fa sì che quella relazione sia così forte, quell’amore così totale.

Gemme n° 448

Ecco la gemma di M. (classe terza): “Ho portato questo video per presentare una mia passione: la danza classica. Qui, tra l’altro, si prende un po’ in giro la danza classica per eccellenza con questo famoso adagio”.
Una poesia di Rabindranath Tagore:
La stessa corrente di vita
che scorre nelle mie vene,
notte e giorno scorre per il mondo
e danza in ritmica misura.
E’ la stessa vita che germoglia
gioiosa attraverso la polvere
negli infiniti fili dell’erba
e prorompe in onde tumultuose
di foglie e di fiori”.

Gemme n° 438

Ho trovato per caso questo video: dimostra quanto sia importante compiere delle piccole azioni spontanee senza per forza essere persone di successo o con tanti soldi per approcciarci agli altri”. Con queste parole M. (classe quinta) ha presentato la propria gemma.
Studio e leggo la Bibbia da anni e penso che questa frequentazione mi porti a citarla poco spesso sul blog. Tendo a dare per scontata la conoscenza di certi passi o di certi personaggi. Oggi, invece desidero presentare una donna protagonista di un breve passaggio del vangelo di Marco (12, 38-44): «Diceva loro mentre insegnava: “Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave”.
E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.
Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: “In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.»
A questo passo fa eco un racconto di Tagore: “Ero andato mendicando di uscio in uscio, lungo il sentiero del villaggio, quando apparve in lontananza un cocchio d’oro. Era il cocchio del figlio del re. Pensai: E’ l’occasione della mia vita. Sedetti spalancando la bisaccia e aspettando che l’elemosina mi venisse data, senza che neppure dovessi chiedere, anzi che le ricchezze piovessero in terra attorno a me. Ma quale non fu la mia sorpresa quando, giunto vicino, il cocchio si fermò, il figlio del re discese e, stendendo la mano destra, mi disse: Cos’hai da donarmi?. Quale gesto regale fu mai quello di stendere la mano a un mendicante! Confuso ed esitante, presi dalla bisaccia un chicco di riso, uno solo, il più piccolo, e glielo porsi. Ma che tristezza a sera, quando, frugando nella mia bisaccia, trovai un piccolo chicco d’oro, uno solo. Piansi amaramente di non aver avuto il coraggio di avergli donato tutto!”

Gemme n° 364

piscina

E’ una foto di parecchi anni fa in cui ci siamo io e mia mamma: lei è la persona per me più importante, mi ha fatto anche da papà, insegnandomi tantissime cose. Certo, ora ci sono delle discussioni, ma dopo 5 minuti facciamo pace. E’ come una migliore amica, la prima persona a cui dico tutto, e che sa sempre come aiutarmi”. Questa la gemma di M. (classe seconda).
Mi affido alle poetiche parole di Rabindranath Tagore: “Da dove sono venuto? Dove mi hai trovato? Domandò il bambino a sua madre. Ed ella pianse e rise allo stesso tempo e stringendolo al petto gli rispose: tu eri nascosto nel mio cuore bambino mio, tu eri il Suo desiderio. Tu eri nelle bambole della mia infanzia, in tutte le mie speranze, in tutti i miei amori, nella mia vita, nella vita di mia madre, tu hai vissuto. Lo Spirito immortale che presiede nella nostra casa ti ha cullato nel Suo seno in ogni tempo, e mentre contemplo il tuo viso, l’onda del mistero mi sommerge perché tu che appartieni a tutti, tu mi sei stato donato. E per paura che tu fugga via ti tengo stretto nel mio cuore. Quale magia ha dunque affidato il tesoro del mondo nelle mie esili braccia?”

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