Alla riscoperta di Nina Hagen


Il 13 agosto 2010 su L’Espresso è uscito questo pezzo di Giancarlo Riccio. Sotto posto pure un video

Nina Hagen? Eccola di nuovo ‘unterwegs’. O, se si preferisce, on the road, visto che il nuovo album, ‘Personal Jesus’, che uscirà a settembre in Italia, è cantato in inglese. Per lei – la più popolare rockeuse tedesca, 55 anni compiuti qualche mese fa, protagonista della scena punk berlinese dopo un’infanzia trascorsa a Berlino Est sotto le ali del patrigno Wolf Biermann, cantautore dissidente – il 2010 è l’anno del grande ritorno. In tour fino a ottobre (in quasi tutta Europa, inseguita dalla delusione dei fans italiani, costretti a rincorrerla tra la Germania e la Spagna e poi a Budapest, alla Cité de la Musique di Parigi e a Praga), Nina Hagen resta quella icona del rock che ha ammaliato Wim Wenders e Pedro Almodóvar, disorientato l’apparato musicale di una città disincantata e sempre più aperta come Berlino, fino a costruire la leggenda della bad girl che negli anni Ottanta si masturbava in tv, faceva le linguacce ai politici, ma scriveva anche canzoni neoromantiche come ‘Lacrime della natura’ dove ‘nuvole passero svolazzano nel cielo’. Provocatoria, iconoclasta, la Hagen è stata prima la regina della rockszene di una metropoli divisa in due dal Muro, poi è fuggita negli Usa. In California ha cantato, scoperto il gusto di fare l’attrice come pure la madre (a Los Angeles, nell’81, ha avuto la prima figlia, Cosma Shiva, con il chitarrista olandese Ferdinand Karmelk). Poi, tornata in Europa, ma non in Germania, ha attraversato a Ibiza le notti maudit di allora e lì è nato vent’anni fa il secondogenito Otis, somigliantissimo al padre, l’attore Franck Chevallier. Infine, interprete delle storiche ‘Auf Bahnhof Zoo’, ‘Der Spinner’ e ‘Superboy’, è tornata in Germania. Ha informato il pubblico di essere diventata cristiana, di non provare ‘più gusto nel fare l’amore’, e ha confermato, come aveva confidato alla stampa popolare anni fa, che ‘la prima volta è stata a 13 anni’. Nella casa di amici berlinesi, la Hagen – capelli nerissimi, trucco pesante e occhiali scuri – ha incontrato ‘L’espresso’, ma prima di parlare di musica, dice di non sopportare Angela Merkel. E da lì vuole cominciare la conversazione, a riprova che è ancora una donna impegnata come lo era da ragazzina nella Ddr.

Perché tanta insofferenza nei confronti di una cancelliera, donna come lei, venuta dall’Est come lei?

‘Perché la Merkel è come George Bush: una politica che sostiene di essere cristiana, ma mente. Perché una vera cristiana non manderebbe soldati in guerra (le truppe tedesche sono di stanza in Afghanistan, ndr.), non avvallerebbe la costruzione di nuove centrali nucleari. Ma poi lei è solo un ingranaggio del sistema che governa il mondo e che rischia di portarlo alla distruzione. Le lobbies di industrie pericolose minacciano il nostro creato e la natura che ci è stata invece regalata da Dio. Dobbiamo costringere i potenti a cambiare politica, soprattutto verso l’ambiente e per questo abbiamo ancora moltissimo da fare. Ed è chiaro che dobbiamo salvaguardare tutto ciò che è stato creato e diventare una umanità nuova, capace di convivere in pace. Ma in fondo, io sono solo una cantante’.

E allora parliamo di lei, della sua musica, delle parole che scrive. È di nuovo in tour, come ai tempi dei concerti berlinesi e poi di quelli negli States. Con il suo pubblico è cambiato qualcosa in 30 anni?

‘No. Mi riconoscono i vecchi fans, come mi scoprono i coetanei dei miei figli. I miei concerti sono anche narrazioni, ricordi, citazioni dal mio passato. Dal vivo non mi sono mai risparmiata, anche se i miei collaboratori provano a tenermi a freno, ogni tanto. Ma io non ci riesco: perché cantare dal vivo mi dà quella emozione anche fisica alla quale non riesco a rinunciare. Neanche pensando a come mi sentirò dopo nel backstage. Stordita: ma, mi creda, felice’.

Si ritrova addosso energia sufficiente, anche se non è più giovanissima?

‘Io non sono per niente stanca. Anzi. Mi sento più giovane di almeno vent’anni. Vede, per molti anni mi sono occupata principalmente di miei figli. Facevo la mamma, e ne sono contenta. Ora, ambedue sono adulti e fuori di casa. E io posso di nuovo dedicarmi alla mia professione con lo slancio necessario’.

Infatti, finalmente c’è un suo nuovo disco, ‘Personal Jesus’, con il brano guida che non è propriamente una cover dei Depeche Mode. Che cosa significa per lei?

‘Erano un desiderio del cuore e una preghiera del cuore che si sono realizzati. Ho risparmiato molto per questa produzione,visto che non avevo una casa discografica. L’ho trovata solo quando avevo finito di registrare l’album’.

Lei qui canta in inglese. Perché? E che cosa rappresenta invece la lingua tedesca per la sua musica?

‘Questo disco è un omaggio al mio Creatore, all’autore della mia vita Gesù Cristo e a tutti gli uomini che hanno espresso nella musica gospel la buona novella dell’amore per il prossimo e della vita eterna. Per quanto riguarda la lingua, durante i miei concerti propongo musica rock in tedesco e suono brani sia vecchi che canzoni nuove, sempre in tedesco’.

Rock e ballate: qual è il suo nuovo stile?

‘Non ho nessun nuovo stile. Io sono musicista e cantante e ho abbracciato le radici del gospel americano delle origini e la musica rock per tutta la vita. Riascolti i miei dischi di quando avevo 18 anni: vi troverà già molte canzoni gospel, come ad esempio i ‘Mahalia Jackson-Hits’: ‘Right on time’ , ‘Gonna live the life’ , ‘Hold me … Ave Maria’, ‘Spirit in the sky’. E poi, se prende i miei storici brani come ‘Naturträne’, ‘African Reggae’ e ‘Superboy’, è possibile già individuare alcune mie esperienze successive’.

Alcuni critici dicono che lei canta ‘My Way’ meglio di Frank Sinatra. Che cosa ne pensa?

‘Che hanno ragione, no? Seriamente: non credo che abbia senso mettere a confronto artisti diversi. La voce di Frank è esattamente unica come la mia’.

Lei è anche attrice e performer. In quale parte del mondo ha raggiunto il successo maggiore?

‘Nella patria dell’anima. Non è un luogo geografico’. 

Scrive più volentieri la musica o i testi delle sue canzoni?

‘Io amo le canzoni che la gente possa cantare’.

Si è fatta battezzare un anno fa. Che significato ha avuto per lei?

‘Si è trattato di un battesimo meraviglioso. Io ero stata per tutta la vita una cristiana e una seguace di Gesù. Ma ero stata anche per anni una ospite e poi una adepta di una setta induista con un guru che aveva cercato di farmi dimenticare Gesù. Non c’è riuscito, ma le ha provate tutte: persino sacrifici di animali in nome di Dio. Davvero terribile. Ma quando sono riuscita a conoscere le pagine negative e oscure di questo guru, ho avuto la fortuna di incontrare cristiani che mi hanno fatto ritornare alla mia vera fede’.

Insiste nel dire che ama Dio. Perché lo ama?

‘Perché lo conosco. O meglio, mi sono presto resa conto che per trovarlo avrei per prima cosa dovuto fare la sua conoscenza. Dio si è continuamente manifestato nella mia vita. Io sono sua figlia e lo sarò per sempre. È stato lui che mi ha amato per primo’.

È vero che lei vuole cantare per papa Ratzinger?

‘Sì. Io canto per papi e poliziotti, per politici e professori, idraulici e mezzani, principesse e ciarlatani, principi e pionieri, spacconi e chi non lo è. Per tutti’.

Torniamo al suo passato. È nata nella Germania dell’Est. A 17 anni è diventata famosa con la canzone ‘Hai dimenticato di prendere il rullino a colori’ in cui parlava del grigiore della Ddr…

‘Ho lasciato l’Est grazie a Wolf Bierman (dissidente, scrittore, cantante, ndr.), mio padre adottivo, nel 1976. Nella vecchia Ddr, quando ero ragazzina, la gente si incontrava segretamente nelle chiese e lì cercava di fare cose proibite dal regime. Si pregava per la libertà, si proponevano piani per costruire un futuro libero, si cantavano canzoni vietate. Insomma, tanta solidarietà. Poi arrivò la svolta, le manifestazioni di massa e le preghiere che il Muro cadesse, spontaneamente, senza premeditazione’.

E quando il Muro cadde nel novembre 1989?

‘Quel giorno io stavo cantando a Francoforte. Non appena abbiamo saputo del Muro, abbiamo cambiato i nostri piani e siamo partiti di notte per Berlino per esserci: per partecipare alla grande festa della riunificazione’.

Che opinione ha della scena rock berlinese?

‘Molto vivace. Io la amo’.

Lei è una artista poliedrica: teatro, arte, video, musica, cinema. Che cosa preferisce?

‘Tutto. Davvero tutto’.

Ognuno di noi ha bisogno di un ‘Personal Jesus’?

‘Sì. È costruire giorno per giorno un rapporto personale con il nostro Creatore’.

 

Commenta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.