Sapete che mi piace ascoltare le canzoni e fantasticarci un po’ sopra, cercando magari dei legami con dei personaggi biblici o comunque delle tracce di spiritualità. Oggi pomeriggio riascoltando “Impressioni di settembre” della PFM nella cover di Franco Battiato, oltre che a godere di quel fantastico (e primo per l’Italia) assolo di moog, ho immaginato che quelle parole potessero essere dette da Pilato qualche tempo dopo aver mandato a morte Gesù. So che non appartiene alla tradizione della Chiesa l’immagine di un procuratore romano così tormentato e dubbioso, ma frasi come “cerco un sole ma non c’è… e la vita nel mio petto batte piano. Respiro la nebbia… penso a te. … e leggero il mio pensiero vola e va, ho quasi paura che si perda.”mi fanno pensare a un uomo che si interroga quasi con amarezza e paura (“no… dove sono… adesso non lo so”), a un uomo che ha salvato il suo potere (per lui il problema-Gesù non era tanto un pericolo religioso, quanto una questione di fedeltà a Cesare e a Roma) ma ha perso se stesso (“sono un uomo, un uomo in cerca di se stesso”) e si ritrova a camminare solo (“no…cosa sono…adesso non lo so, sono solo il suono del mio passo”). Voglio però cogliere nelle ultime parole il segno della speranza anche per colui che, come dice una battuta, è l’unico uomo della storia a essere diventato più sporco dopo essersi lavato le mani (“ma intanto tra la nebbia filtra già. Un giorno come sempre sarà”). Se invece volessimo dare una chiave negativa anche alla parte finale, pensando a un Pilato che trova spazio solo per la rassegnazione, è sufficiente citare queste parole di Cesare Pavese: “Non c’è cosa più amara che l’alba di un giorno in cui nulla accadrà, non c’è cosa più amara della inutilità… La lentezza dell’ora è spietata per chi non aspetta più nulla”.
A seguire vi posto il video nella versione dei Marlene Kuntz e il testo del brano.
Quante gocce di rugiada intorno a me,
cerco un sole ma non c’è
dorme ancora la campagna.. forse no,
è sveglia mi guarda… non so.
Già l’odore della terra, odor di grano,
sale adagio verso me,
e la vita nel mio petto batte piano.
Respiro la nebbia… penso a te.
Quanto verde tutto intorno e ancor più in là
sembra quasi un mare l’erba
e leggero il mio pensiero vola e va
ho quasi paura che si perda.
Un cavallo tende il collo verso il prato
resta fermo come me
faccio un passo, lui mi vede…è già fuggito
respiro la nebbia… penso a te
no… dove sono…adesso non lo so
sono un uomo, un uomo in cerca di se stesso
no…cosa sono…adesso non lo so
sono solo il suono del mio passo
ma intanto tra la nebbia filtra già.
Un giorno come sempre sarà.

Carissimo, ho provveduto a inserire il tuo blog nella lista dei “blogger” amici – sul mio sito, per ricambiare la cortesia. Buon lavoro e complimenti per ciò che scrivi. 🙂
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