Così sono le cose, non posso farci niente


001.jpg“Così sono le cose, non posso farci niente. E’ successo”.

La Vita, soffermandosi insieme a me ai piedi del monte della giovinezza, additò qualcosa alle nostre spalle. Guardai e vidi nel cuore della pianura una città dalla strana forma e dallo strano disegno, da cui salivano fumi di diversi colori. Il tutto era velato da nebbia sottile, quasi celato alla vista. Chiesi alla Vita cosa fosse. Rispose: “E’ la Città del passato. Osservala bene”.

Osservai, e vidi luoghi di lavoro e d’azione come giganti tra le ali del sonno.

E santuari di parole intorno a cui si libravano anime

che gridavano di disperazione e cantavano di speranza.

E templi innalzati dalla fede e distrutti dal dubbio.

E minareti di pensieri levati al cielo come mani tese a chiedere l’elemosina.

Torri di progresso erette dal coraggio e rovesciate dalla paura.

Palazzi di sogni devastati dai risvegli.

Taverne d’amore dove gli amanti si ubriacavano, mentre il vuoto si burlava di loro.

Palcoscenici sui quali l’esistenza recitava il suo dramma

finché non arrivava la morte a compiere la sua tragedia.

Questa era dunque la Città del Passato:

una città lontana e prossima; in vista, eppure nascosta.

La Vita s’incamminò avanti a me e disse: “Seguimi: a lungo abbiamo indugiato”. E io: “Dove andiamo adesso?” Rispose: “Verso la Città del Futuro”. Dissi: “Abbi compassione, perché il viaggio mi ha stroncato; ho camminato sui sassi, e gli ostacoli hanno esaurito la mia forza”. “Vieni: solo il codardo indugia, ed è follia guardarsi alle spalle, verso la Città del Passato”. (Kahlil Gibran)

“Quelle parole sembrarono loro un vaneggiare e non prestarono fede alle donne. Ma Pietro, alzatosi, corse al sepolcro; si chinò a guardare e vide solo le fasce; poi se ne andò, meravigliandosi dentro di sé per quello che era avvenuto.” (Lc 24,11-12)

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