Pubblico la prima parte di un articolo di Rainews24 pensando a quanti danni possono causare le religioni che diventano assolutismi radicali e ideologie cieche e univoche.
“Non sono valsi a nulla gli appelli agli jihadisti che occupavano Timbuctu affinché non
scatenassero la loro rabbia per l’imminente sconfitta contro il patrimonio culturale e storico della ‘porta del Sahara’: prima di lasciare la città – leggenda – da oggi ormai completamente controllata da francesi e maliani – hanno bruciato un edificio che custodiva migliaia di rari manoscritti, andati irrimediabilmente distrutti.
Un atto di violenza gratuita che era però era temuto, perché proprio a Timbuctu gli jihadisti hanno dato prova di volere cancellare quello che per loro è un modo errato di onorare Allah e le parole del Profeta. Da quando conquistarono la città, hanno fatto a pezzi le molte statue di Alfarouk, il mitico angelo protettore della città, e poi gran parte dei mausolei di sabbia e legno che ornavano, come pietre preziose, la città per ricordare i suoi “333 santi”, come vengono chiamati religiosi e studiosi musulmani che scelsero per i loro ultimi giorni questo avamposto della cultura e dell’Islam più tollerante.
Timbuctu è stata da sempre una città votata alla cultura (nel Sedicesimo secolo ospitava 2500 studenti che oggi potremmo definire universitari, su una popolazione di 100 mila persone) e la raccolta e la cura dei manoscritti antichi è stato il tratto comune alle famiglie più abbienti, che per generazioni li hanno acquistati e custoditi gelosamente. Ed il paradosso è che ad andare bruciati, nell’incendio appiccato dagli jihadisti, sono stati quei manoscritti ceduti da alcune delle famiglie al centro Ahmed-Baba per essere esposti e studiati. Manoscritti non solo di carattere religioso, ma anche scientifico (molti i trattati di astronomia) in lingua araba, ma anche songhai e tamasheq…”
