Qualcosa dietro


maniEcco il post sul passato, un tempo andato che ha i suoi riflessi nel presente e rende memoria futura la presenza di chi non c’è più. Quelle che seguono sono le parole di Ray Bradbury in “Fahrenheit 451”, libro che amo e da cui è stato tratto anche un ottimo film grazie a François Truffaut (per una volta un film all’altezza del libro). “Ognuno deve lasciarsi qualcosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l’albero o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là. Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno, purché si cambi qualcosa da ciò che era prima in qualcos’altro che porti la nostra impronta. La differenza tra l’uomo che si limita a tosare un prato e un vero giardiniere sta nel tocco, diceva. Quello che sega il fieno poteva anche non esserci stato, su quel prato; ma il vero giardiniere vi resterà per tutta la vita”. Sono parole che mi fanno sempre pensare a quelle di Alessandro, un amico morto di tumore a 22 anni, che ha voluto lasciare un messaggio ai giovani: “Siate utili, lasciate traccia”.

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