Gemme n° 210

london

Una foto di Londra: è una città che mi fa stare bene, è un po’ come essere a casa. C’è anche la scia di un aereo a indicare il mio piacere per i viaggi che mi fanno sentire libera”. Ecco la gemma di M. (classe quarta).
Riporto due citazioni che amo molto e che si rimandano tra loro. La prima è un proverbio indiano: “Viaggiando alla scoperta dei paesi troverai il continente in te stesso”. La seconda la richiama e, non a caso, è di Tiziano Terzani: “Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare, darsi tempo, stare seduti in una casa da tè ad osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare”.

Gemme n° 209

Molti autori hanno scritto messaggio di speranza, di non arrendersi mai, di aumentare il controllo della propria vita. Non sempre dobbiamo essere spettatori passivi, ma dobbiamo essere anche attivi. Per questo ho portato questa canzone di Bon Jovi”. Questa la gemma di N. (classe quarta).
E’ chiaro Bon Jovi: è una canzone per coloro che costruiscono la loro strada. “Voglio vivere finché sono vivo”. Prendere in mano la propria vita, esserne i protagonisti, tenerne in mano il volante senza far da passeggeri, decidere la strada, la velocità, le soste, le accelerazioni: “il mio cuore è come un autostrada aperta”.

Gemme n° 208

Propongo la mia canzone preferita di questo gruppo pop punk metal; vengono poste tante domande abbastanza comuni, ma non si trovano risposte. Penso sia una musica che dà sfogo, più del rap e del pop: libera la mente”. Ecco la gemma di A. (classe quarta).
E’ già stato tutto scritto? Scrive Alessandro Baricco in “Oceano mare”: “Come glielo dici, a un uomo così, che adesso sono io che voglio insegnargli una cosa e tra le sue carezze voglio fargli capire che il destino non è una catena ma un volo, e se solo ancora avesse voglia davvero di vivere lo potrebbe fare, e se solo avesse voglia davvero di me potrebbe riavere mille notti come questa invece di quell’unica, orribile, a cui va incontro, solo perché lei lo aspetta, la notte orrenda, e da anni lo chiama”.

Gemme n° 207

Ho portato una sequenza del mio film preferito; penso sia una scena molto significativa e sottovalutata rispetto alla classica sequenza finale con gli studenti in piedi sui banchi: il professor Keating spinge i ragazzi a voler e dover cambiare per migliorare sé e il mondo, andare oltre i limiti, pretendere di più rispetto al quotidiano”. Con queste parole F. (classe quarta) ha presentato la propria gemma.
Riporto le parole di Robin Williams: “E proprio quando credete di sapere qualcosa, che dovete guardarla da un’altra prospettiva, anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovrete provare. Ecco, quando leggete per esempio, non considerate soltanto l’autore, considerate quello che voi pensate. Figlioli, dovete combattere per trovare la vostra voce. Più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio di non trovarla affatto. Thoreau dice che molti uomini hanno vita di quieta disperazione. Non vi rassegnate a questo! Ribellatevi! Non affogatevi nella pigrizia mentale. Guardatevi intorno! Osate cambiare. Cercate nuove strade”. Interiorizzare: una delle esperienze più stupefacenti e arricchenti che conosca. Purché poi si esteriorizzi nuovamente. Così un tu ed un io possono diventare noi.

Gemme n° 206

E’ la prima canzone in inglese che io abbia ascoltato, pertanto mi ricorda l’infanzia. Racchiude molti significati: personalmente l’ho sempre vista come un’immagine in cui le donne vengono un po’ snobbate dagli uomini e non considerate come dovrebbero. Ricorda anche la guerra: spesso non si guarda al passato riflettendoci. E poi il protagonista del video sembra la persona che si lascia trascinare dalle cose frivole e superficiali”. Questa è stata la gemma di A. (classe quarta).
All’inizio della canzone, alla fine della strofa, si sente: “between this world and eternity there is a face you hope to see”. Mi viene da pensare che possa essere lo spazio del futuro umano, quello di questa vita come luogo della possibilità, del sogno ad occhio aperto, della realizzabilità delle cose…

Gemme n° 205

Propongo questa canzone perché mi ricorda mio nonno che non c’è più da un po’ di tempo. In questo momento lo sento importante. Legati a lui sono i momenti più spensierati della vita; inoltre questa canzone mi ricorda le persone che per un motivo o per l’altro non fanno più parte della mia vita, quindi non la ascolto molto perché mi macina il cuore”. Questa è stata la gemma di C. (classe terza).
Jovanotti descrive uno stato di solitudine, di abbandono, una condizione che fa male e destabilizza perché gli uomini non hanno il dizionario giusto per comprenderla, non la sanno leggere, si sentono persi: “Sono solo stasera senza di te, mi hai lasciato da solo davanti al cielo e non so leggere, vienimi a prendere, mi riconosci, ho le tasche piene di sassi. Sono solo stasera senza di te, mi hai lasciato da solo davanti a scuola, mi vien da piangere, arriva subito, mi riconosci ho le scarpe piene di passi, la faccia piena di schiaffi, il cuore pieno di battiti e gli occhi pieni di te”.
Causa dello stato precedente, ma anche sua soluzione, penso siano racchiuse nei versi successivi: “Sbocciano i fiori sbocciano, e danno tutto quel che hanno in libertà, donano, non si interessano di ricompense e tutto quello che verrà; mormora, la gente mormora, falla tacere praticando l’allegria, giocano a dadi gli uomini, resta sul tavolo un avanzo di magia”. Vivere con dentro al cuore la passione, penso sia questa la soluzione: ho aggiunto una rima alla canzone di Jovanotti 🙂 Magari un giorno scrivo un post su cosa penso sia questa passione…

Gemme n° 204

Vorrei raccontarvi di quando, 2 anni fa, mi sono trasferita qui a Udine dall’estero, dove ho trascorso 12 anni.
marinaNon è stato facile, è stato probabilmente il cambiamento più grande che ho fatto nella mia vita fino ad ora. A causa di ciò ho passato periodi tristi e difficili ma adesso, quando guardo indietro, lo faccio sorridendo.
Mia madre mi aveva sempre detto che quando mio fratello avrebbe finito le superiori, ce ne saremmo tornate in Italia.
Lo ripeteva ormai da anni, lei non vedeva l’ora. A dire il vero, quando me lo diceva quando ero piccola, anche io ero felice: quel posto non mi piaceva poi così tanto, e quando venivo a Udine per le vacanze e poi tornavo la, lasciare le mie cugine e tutti gli altri, mi faceva sempre piangere. Ma mia mamma mi consolava e mi sussurrava “torneremo”. Poi sono cresciuta: la mia vita ha iniziato a definirsi, non mi mancava niente: avevo una famiglia che mi voleva bene, tanti amici, una in particolare che era per me come una sorella, una squadra di ginnastica fantastica, una bella palestra, una scuola e una casa che adoravo. Certo, abbiamo dovuto superare diverse difficoltà e momenti bui per poter riuscire ad ottenere quello che avevamo, ma diciamo che proprio non potevo lamentarmi. Come dicevo prima, mia madre mi aveva sempre detto che saremmo tornate a Udine, ma io proprio non ne volevo più sapere: la mia vita ormai era quella e quella doveva restare: non riuscivo ad immaginarmela diversamente: in un’altra città o con altre persone. Mia madre però mi convinse dicendo che almeno un anno dovevo provare a vedere come andava, così, con la certezza che questa parentesi della mia vita sarebbe durata solo 365 giorni, accettai.
Devo essere sincera: non sono riuscita a realizzare veramente quello che stava accadendo alla mia vita fino al momento in cui ho dovuto preparare delle valigie più grandi e pesanti del solito, e partire verso la mia città natale: questa volta, però, per sempre.
Settembre si avvicinava, e io ancora non riuscivo a credere che non sarei più andata nella mia scuola con i miei compagni di classe con cui ormai avevo già condiviso 9 anni della mia vita.
Ho chiuso un libro e ne ho iniziato un altro nell’arco di così poco tempo, che forse non sono mai riuscita veramente a capire cosa stesse succedendo. Sono stata catapultata in una realtà completamente diversa: tutto era più piccolo e non per questo era migliore o peggiore: era semplicemente diverso ed era proprio questo che mi spaventava.
Non mi ricordo bene i miei primi giorni a Udine e al Percoto, ero triste non tanto perché non mi piacesse, ma semplicemente perché non riuscivo ancora ad accettare il fatto di avere chiuso in una scatola 12 anni della mia vita, ed ero convinta di non essere in grado di riuscire ad aprirne una nuova, così aspettavo che i giorni passassero in modo da poter tornare nel luogo che ormai consideravo come “casa mia” una volta finito l’anno.
Anche a ginnastica era tutto diverso ed era una nuova realtà che io ancora non riuscivo ad accettare. Mia mamma non poteva sopportare di vedermi così triste e demotivata, penso che non mi avesse mai visto in quelle condizioni, e mi disse più di una volta che se era quello che volevo veramente, potevo tornare là con mio padre. Fu soprattutto per lei che mi feci coraggio e strinsi i denti, e devo dire che è soprattutto grazie alle persone che mi sono state vicine che ce l’ho fatta: a iniziare da mia madre, ma non meno importanti sono state quelle persone speciali che fin dai primi momenti mi hanno fatto sentire a “casa” come Alice, Kelly e tante altre ragazze della mia vecchia classe, senza dimenticare le mie compagne di squadra. E per questo gliene sarò sempre grata. Più la mia vita andava avanti, più tutto diventava come se fosse sempre stato così: avevo quasi l’impressione di non aver neanche mai avuto una vita diversa da questa. Tutto si stabilizzò: la scuola, i compagni, la ginnastica, grazie alla quale tra l’altro ho avuto la possibilità di partecipare ai campionati nazionali italiani, sentendomi fiera di poter gareggiare finalmente per il mio paese.
Quando verso la fine dell’anno dovetti scegliere se fare il corso Esabac oppure no, beh, avevo talmente la nausea di fare cambiamenti che in prima analisi ho detto subito di no. Poi mi sono fatta coraggio, se ero riuscita a superare un cambiamento talmente grande, questo in confronto non sarebbe stato niente: e ancora una volta, con Kelly ed Alice, abbiamo intrapreso questo nuovo percorso. Beh.. che dire? Ora la mia vita è forse ancora più bella di quella di prima, soprattutto perché sono circondata da persone che mi vogliono bene e che ci tengono a me, e di cui non potrei più fare a meno. Così anche quest’anno ho conosciuto un sacco di persone importanti con le quali riesco veramente ad essere me stessa, e non posso fare altro che ringraziarle tutte per questo.
Vorrei concludere con una frase di un anonimo che riassume un po’ tutto quello che ho detto: Don’t be afraid of change, you may end up loosing something good, but you will probably end up gaining something better.
Quindi si, è vero, ho lasciato dietro di me qualcosa di molto grande, ma la ricompensa che ho avuto è stata enorme. Quindi non abbiate paura di cambiare, di girare pagina, di bruciare libro, perché non potrete mai sapere quello che vi aspetta, e alla fin fine, nella vita, le uniche cose che si rimpiangono, sono le occasioni che ci siamo lasciati scappare.”
Questa è stata la gemma di M. (classe terza) mentre sul monitor scorrevano immagini e musiche della sua esperienza belga, frutto del dvd regalatole dai suoi compagni di strada.
C’è una canzone dei Tiromancino che parla della vita, delle scelte consapevoli, delle strade che ci hanno portato a traguardi inaspettati, dei sensi unici, delle direzioni obbligatorie… “Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere, dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare e avere la pazienza delle onde di andare e venire… Ricominciare a fluire… Un aereo passa veloce e io mi fermo a pensare a tutti quelli che partono, scappano o sono sospesi per giorni, mesi, anni, in cui ti senti come uno che si è perso tra obiettivi ogni volta più grandi. Succede perché in un istante tutto il resto diventa invisibile, privo di senso ed irraggiungibile per me. … Torneremo ad avere più tempo e a camminare per le strade che abbiamo scelto che a volte fanno male, per avere la pazienza delle onde di andare e venire e non riesci a capire… Succede perché in un istante tutto il resto diventa invisibile privo di senso ed irraggiungibile, per me. Succede anche se il vento porta tutto via con sé, vivendo, ricominciare a fluire.”

Gemme n° 203

La scelta di questa canzone è legata al ricordo di mio padre che non vedo da molto tempo perché i rapporti con lui sono peggiorati dopo la separazione da mia madre. Poco tempo fa ha deciso di voler riallacciare i rapporti; io devo ancora decidere bene se riprenderli, anche perché mi sembra ingiusto che lui si rifaccia vivo solo adesso. Ho il ricordo delle canzoni di De André, che lui ascoltava sempre quando io ero piccola. Probabilmente accetterò di vederlo e di parlargli ma ho intenzione di far procedere le cose con calma e pazienza”. Questa è stata la gemma di G. (classe terza).
Amo De André, l’ho scritto più volte qui sul blog. Quando sono risuonato le prime parole della canzone, mi è sembrato ci fosse un legame diretto e immediato con le ultime di G. “Quando in anticipo sul tuo stupore verranno a chiederti del nostro amore, a quella gente consumata nel farsi dar retta un amore così lungo tu non darglielo in fretta”. La maggior parte dei rapporti, soprattutto quelli più duraturi e longevi, è fatta di frequentazioni consuete, del piacevole rito dell’incontro; per un buon concerto si fanno molte prove. Non sempre è così. A volte si tratta di riprendere in mano uno strumento non suonato da tempo e a cui basta una semplice accordatura. Altre volte, purtroppo, si scopre che quell’archetto non è più in grado di suonare il suo violino. Buona musica G. e che sia la tua musica.

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